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Sentieri di sangue

A cura di Gian Mario Mollar
All’inizio di quest’anno, il 24 gennaio 2018, si è spento lo scrittore Dallas Mayr, meglio noto con il suo nome d’arte, Jack Ketchum. La sua morte, a differenza di quella di suoi più blasonati colleghi, non ha avuto una grande risonanza mediatica, e neanche ha causato una tardiva riscoperta delle sue opere. Eppure, Ketchum merita senz’altro di essere ricordato, se non altro per essere uno degli autori più violenti e disturbanti della letteratura americana. Se Kafka sosteneva che abbiamo bisogno di libri che graffino la nostra coscienza, Ketchum, con la sua produzione letteraria, si è spinto ben oltre, prendendo il lettore direttamente a pugni in pancia. I suoi testi, definiti dai detrattori come “pornografia della violenza”, sono in effetti testi che descrivono la natura umana in situazioni estreme, in momenti in cui non sono possibili compromessi e le regole che normano le civili relazioni interpersonali sono bandite.
È questo il caso del suo primo romanzo, Off Season, la cui trama, che ricorda un po’ il film Un tranquillo weekend di paura di John Boorman o Le colline hanno gli occhi di Wes Craven (che, non a caso, si è liberamente ispirato a questo libro), racconta di un gruppo di amici newyorkesi in vacanza nel Maine, che si imbatte in una sanguinaria famiglia di cannibali. Nel 1980 il libro suscitò grande scalpore negli Stati Uniti al punto da spingere l’editore a ritirarlo dal commercio dopo la prima edizione, malgrado le forti vendite. Anche con “La ragazza della porta accanto” del 1989, tradotto in italiano dalla compianta Gargoyle Books nel 2009, l’autore si confronta con un tema piuttosto scomodo: ispirandosi a un fatto di cronaca realmente accaduto in Indiana, il caso di Sylvia Likens, racconta con precisione chirurgica le sevizie praticate ai danni di una ragazzina da una crudele vicina di casa e dai suoi figli. Lo stile di Ketchum è al contempo repellente e magnetico: proprio quando viene voglia di distogliere lo sguardo dalle scene, perché troppo traumatiche e intense, l’autore, magistralmente, ci costringe a continuare a leggere, come ipnotizzandoci.
Al di là dei suoi testi più famosi, Ketchum è stato anche un brillante autore western: lo testimonia il suo The Crossings del 2003, tradotto in italiano da Indipendent Legions Publishing nel 2016 con il titolo (appropriato ma non letterale) di Sentieri di sangue.
La voce narrante di questo breve romanzo è quella di Marion T. Bell, un giornalista appena ventenne che nel 1848 si trova al confine tra California e Messico. Il giovane imbrattacarte gioca d’azzardo e beve molto, cercando sul fondo di una bottiglia il modo di dimenticare gli orrori a cui ha assistito facendo il reporter durante la guerra tra Stati Uniti e Messico del 1846.


Jack Ketchum

Nel corso di una notte memorabile, Bell, ubriaco fradicio, incontra John Charles Hart, un cacciatore di mustang dallo sguardo di ghiaccio e la mano sinistra perennemente occupata da due dadi, che lo invita a lavorare con lui e il suo socio, Mother Knuckle, “un gigantesco orso barbuto” dai modi rudi, ma di buon cuore. Tra i tre si instaura un’amicizia armoniosa e serena, che sarà però ben presto interrotta dall’arrivo di Elena, un’avvenente donna messicana sfuggita per un soffio a una banda di criminali e commercianti di schiavi.
Il suo arrivo rappresenta per i tre l’inizio di una drammatica avventura che li porterà ad affrontare non solo i trafficanti di schiave, ma anche le tre misteriose sorelle, Las hermanas del diablo, che sono a capo della banda e che venerano divinità ataviche con sacrifici di sangue.
Sentieri di sangue è una lettura agile e compatta, che vi regalerà qualche ora di puro intrattenimento a base cavalcate nel deserto, polvere da sparo e tanto, tanto sangue. Fin dall’inizio, Ketchum è molto chiaro in merito alla sua poetica: “Il West non era Nellie, la figlia dell’accattone, o addirittura Le avventure di Pecos Bill. Nessun romanzo d’appendice aveva nulla a che fare con la realtà. Il West era cancrena e sete, fiumi rossi di sangue e cieli così grandi da schiacciarti come un insetto.” Leggendolo, scoprirete che l’autore saprà mantenere la parola data, pur risultando, nell’insieme, molto meno indigesto e shoccante rispetto ai romanzi citati in precedenza.
Del resto, il western fornisce a Ketchum un’ambientazione ideale: la sabbia e le rocce del deserto sono un sfondo essenziale, arido e spoglio, su cui si stagliano con maggiore risalto i fiori rossi della violenza.
Buona lettura!

Ecco un breve estratto del libro:

Ecco ciò che Elena raccontò ad Hart, a Mother e a me, su come tutto quanto ebbe inizio. Disse che fu il rumore. Disse che i polli reclamavano il loro pasto mattutino in maniera così chiassosa che non udì gli zoccoli dei cavalli al di sopra del baccano proveniente dalla stia. Aveva sempre odiato i polli, e ora li ringraziava per quello che era successo. Quel mattino avevano lo sguardo stordito, come ogni volta in cui li aveva visti sciamare sull’assito del pollaio quando gettava loro delle granaglie dal secchia fuori dalla porta per attirarli all’esterno, e li guardava fluire come lava nel cortile, pensando, come talvolta le capitava, a quanto fossero più simili a formiche che a qualsiasi altra cosa avesse mai osservato in natura, o forse a guizzanti banchi di pesci che si nutrivano nel fiume. Anche se nessuna formica o pesciolino avrebbe mai puzzato come loro. Il fatto che dipendessero da lei in qualche modo la colpiva. Erano svelti e si muovevano con violenza, i loro occhi erano freddi. Come e perché quelle creature si fossero ridotte allo stato di anziani pensionati la disgustava. A quel punto chiamò per due volte sua sorella per venire a raccogliere le uova, ma Celine era giovane e alla mattina era pigra, dovette chiamarla di nuovo prima di vedere la porta spalancarsi e la sorella comparire sulla soglia, bella, mezza addormentata e dall’aria petulante; nonostante fosse infastidita Elena sorrise. la porta si richiuse me fragore, lei guardò suo padre che si sollevava le bretelle dietro la finestra appannata, osservandole per poi allontanarsi. Passò davanti alla sorella, nel cortile, senza dire una parola, e appena Celine scomparve nel pollaio riprese a spargere le ultime mandate di cibo in una serie di ampi archi dal vecchio, pesante secchio, poi si diresse verso la casa, e fu allora che li vide cavalcare verso di lei, appena fuori dall’aia. Quattro uomini. Cavalli giovani e forti. Tre degli uomini erano messicani. Il quarto era un anglo. Tutti quanti sporchi di polvere e sudore accumulati durante il viaggio. Armati di fudli e pistole. Bandoliere appese a tracolla. Soldati, pensò. La loro presenza la spaventò, le diede fastidio. Specialmente l’enorme anglo calvo che la scrutava deliberatamente con i suoi fermi occhi grigi, mentre cavalcava attraverso il mare di polli disperdendoli sotto gli zoccoli del suo cavallo, finchè non fu abbastanza vicino da permetterle di vedere la livida cicatrice, la lettera D marchiata sulla guancia, dalla mascella allo zigomo e ritorno. Va’ all’inferno, pensò Elena, e ricambiò il suo sguardo. Ne abbiamo avuto abbastanza, della guerra.

Titolo: Sentieri di sangue
Autore: Jack Ketchum
Casa editrice: Indipendent Legions Publishing
Anno: 2016
Pagine: 166
Rilegatura: brossura leggera
Prezzo: € 13,44 (versione cartacea) ed € 2,99 (versione Kindle)

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