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Massacro a Fort Parker (Texas)

A cura di Sergio Mura

Ciò che sarebbe stato chiamato Fort Parker, nacque come fattoria fortificata abitata da coloni, a circa due miglia a nord dell’attuale Groesbeck (Contea di Limestone in Texas). L’insediamento venne costruito dall’anziano John Parker (1758-1836) che ci visse con i suoi figli, Benjamin, Silas e James, più altri membri della “Pilgrim Predestinarian Baptist Church”, una chiesa battista originaria della contea di Crawford, Illinois. I coloni erano guidati da John e Daniel Parker e arrivarono in Texas nel 1833. All’inizio il gruppo di Daniel si stabilì nella contea di Grimes, ma poi si trasferì nella contea di Anderson (nei pressi dell’attuale Elkhart) ove fondò la Pilgrim Church. Il gruppo guidato dall’anziano John Parker si stabilì invece nei pressi delle sorgenti del fiume Navasota e lì costruì una vera e propria fattoria fortificata che aveva tutte le parvenze di un forte militare.
La fortificazione era una cosa abbastanza normale in quelle terre di frontiera per via della presenza di indiani bellicosi che costituivano un costante pericolo per le famiglie di allevatori e agricoltori. Il forte fu completato nel marzo del 1834. Le mura di cinta di Fort Parker erano alte 12 piedi (4 metri circa) e racchiudevano quattro acri (16.000 mq) di terreno. Le dimensioni erano ragguardevoli. Due torri erano poste su due diversi angoli e servivano per la necessaria vigilanza armata del perimetro. Lungo le pareti interne erano disposte sei camere. Il forte aveva due ingressi, uno grande dotato di un doppio cancello rivolto a sud e un altro più piccolo con cancelletto comodo per raggiungere velocemente la sorgente d’acqua. La maggior parte degli abitanti del forte faceva parte della famiglia allargata di John e Sarah Parker.


Fort Parker

Ben presto i coloni si impegnarono nell’edificazione delle loro abitazioni e, nel contempo, a coltivare la terra per ricavarci di che vivere. In alcuni casi erano state costruite delle semplici capanne che usavano il forte come protezione.
Nei rapporti con l’esterno, ossia con gli indiani, i Parker decisero di incontrare alcune bande di nativi che erano stanziate nella zona del forte e di stipulare con loro dei rudimentali trattati di pace. Gli abitanti di Fort Parker si aspettavano che anche altre tribù avrebbero avuto interesse a stipulare con loro dei trattati. Nel contempo, però, diedero più volte ospitalità ai Texas Rangers all’interno del forte, ignorando che molti nativi americani della zona odiavano i Rangers perché a più riprese avevano combattuto ferocemente contro di loro.
I nodi vennero ben presto al pettine e il 19 maggio 1836 una grande banda di guerrieri e razziatori Comanche, Kiowa, Caddo e Wichita attaccò gli abitanti di Fort Parker. Nel suo libro di memorie Rachel Plummer ha scritto che “un minuto prima dell’attacco i campi coltivati di fronte al forte erano liberi da presenze umane e un attimo dopo contenevano più indiani di quanti avrei mai potuto immaginare”.
Gli indiani sotto le mura del forte
Uno degli indiani si avvicinò al forte con una bandiera bianca. Nessuno credette realmente alle buone intenzioni degli indiani, anche per via del modo in cui essi si erano presentati improvvisamente, tutti armati e in così grande numero. Perciò Silas Parker diede ordine ai cinque uomini presenti all’interno della palizzata di prepararsi a combattere per la vita. Benjamin Parker ebbe l’intuizione di uscire a parlamentare con gli indiani al solo scopo di guadagnare del tempo per far scappare le donne e i bambini dal portone posteriore di Fort Parker, approfittando del fatto che gli indiani non li avevano ancora circondati. Discusse l’idea con il padre, nella certezza che cinque uomini, per quanto armati, non avrebbero mai potuto tenere tutti quei guerrieri fuori dal forte per più di un minuto o due. Poi, aiutandosi con delle corde gli indiani sarebbero comunque entrati dentro e avrebbero ucciso tutti. La tensione era palpabile e la disperazione si faceva strada in quegli uomini di frontiera. Discusse di questo alla presenza di Silas, concordando che avrebbero dovuto certamente sacrificare le proprie vite per provare a salvare tutte le altre. Il loro padre concordò che il tentativo andava fatto perché era comunque tutto perduto.
Benjamin sapeva benissimo che sarebbe stato ucciso, ma uscì dal forte per parlamentare. Seguì un breve dialogo con gli indiani con il linguaggio dei segni, poi il giovane fece ritorno tra le mura del forte. Secondo il racconto di Rachel Plummer, Benjamin disse di aver intuito dalla banda che sarebbero stati comunque uccisi tutti e che perciò l’unica speranza era di correre velocemente nei boschi. Silas di nuovo discusse con lui alcuni dettagli e ci fu chi propose di rinforzare il cancello d’ingresso per organizzare meglio la difesa, ma nessuno pensò veramente di fare ciò, visto che era chiaro a tutti che gli indiani avevano già preso la loro decisione di uccidere tutti i coloni e di razziare il forte. Benjamin disse allora a Rachel che non c’era più tempo da perdere: “Corri piccola Rachel, corri via veloce per la tua vita e il bambino non ancora nato; corri più veloce che puoi!” Rachel si drizzò in piedi nell’indecisione sul da farsi. Sarebbe dovuta scappare nello stesso istante in cui Benjamin avrebbe provato a parlamentare una seconda volta con i guerrieri.
In quel mentre da fuori si sentirono moltissime e alte grida.
Si trattò di lunghissimi attimi, complessivamente pochissimi minuti durante i quali la maggior parte delle donne e dei bambini riuscì in qualche modo a scappare. Anche Rachel Plummer, che era incinta, pensò alla fine di scappare, ma temeva che non sarebbe stata in grado di tenere il passo mentre portava anche il figlio di due anni e così fece passare altro tempo prezioso all’interno del forte. Cominciò a correre solo dopo aver visto con terrore gli indiani entrare nel forte e colpire Benjamin con le loro lance. Poi udì “zio Silas gridare con forza come se avesse mille uomini con lui. Ma, ahimè, era solo e ben presto venne ucciso”. Lucy Parker, che aveva anche un bambino piccolo, si fermò a discutere con suo marito Silas, supplicandolo di scappare con lei. Elizabeth Duty Kellogg si attardò per raccogliere i loro risparmi, circa 100 $ in monete, prima di decidersi a fuggire.
Silas Parker, che era fuori con suo fratello, venne ucciso prima che riuscisse a rientrare nel cancello. Samuel Frost e suo figlio Robert furono uccisi all’interno del cancello, mentre tentavano di fuggire. Gli indiani tagliarono i genitali a John Parker e poi lo scalparono. Sua moglie era già nascosta nel boschetto e da lì potè vedere la scena. Rimase sconvolta e uscì urlando dal nascondiglio. A quel punto i guerrieri si accorsero di lei e la catturarono.
Lucy Parker ei suoi due bambini più piccoli furono dapprima catturati e poi liberati da Luther Plummer che correva al forte dai campi. I suoi due figli più grandi, tuttavia, insieme alla moglie di Luther (Rachel) e al figlio, oltre che Elizabeth Kellogg furono rapiti dalla banda.


Una vista dall’alto di Fort Parker

Alla fine della breve battaglia cinque uomini furono uccisi, alcuni furono lasciati lì dati per morti, due donne e tre bambini furono catturati, mentre il resto della piccola comunità riuscì in qualche modo a scappare nel bosco.

Chi era presente a Fort Parker:


Il cippo che ricorda i tragici eventi di Fort Parker

Vennero uccisi Samuel Frost, Robert Frost, Benjamin Parker, John Parker e Silas Parker. Furono catturati Elizabeth Kellogg, Cynthia Ann Parker, John R. Parker, Rachel Plummer e James Pratt Plummer; tutti furono successivamente riscattati o liberati. La loro prigionia durò diversi anni, tranne la signora Kellogg, che fu riscattata dopo soli 3 mesi. Tra le torture subite dai prigionieri, le donne vennero ripetutamente violentate dai loro rapitori.