L’origine della Danza del Sole presso i Piedi Neri

A cura di Pietro Costantini


Ricordiamo tutti l’attore Richard Harris che, nel film “Un uomo chiamato cavallo” (1970), si sottopone al rito della Danza del Sole. Questa cerimonia veniva praticata, con varianti, da molte tribù degli Indiani delle Pianure (Sioux, Piedi Neri, Arikara, Ute, Crow, Cheyenne) fino a quando, nel 1881, il governo americano la dichiarò fuori legge perché “barbara e selvaggia”. In realtà le autorità temevano che il rito potesse essere un momento di aggregazione tra le tribù e quindi un potenziale pericolo.
Tra i Piedi Neri la Danza era il coronamento del voto di una donna fedele al marito. In altre tribù, a fare voto di gratitudine al Grande Spirito era un uomo. Per i Sioux era un momento di purificazione collettiva. Numerosi i riti a cui si sottoponevano i candidati: personali, come digiuno, decorazione del corpo, purificazione con bagni di vapore, e collettivi, come la costruzione della Tenda del Sole, la scelta del palo rituale che, eretto al centro della capanna, rappresentava l’asse di unione fra la Terra e il Cielo. Culmine della Danza (non in tutte le tribù) è l’auto-tortura: ai partecipanti veniva trapassata la carne del petto in due punti per introdurre due pioli di legno, a loro volta assicurati a cinghie legate al palo sacro. I danzatori dovevano cercare di liberarsi lacerando la carne.
La studiosa canadese Ella Elizabeth Clark ha ricostruito, dai racconti tramandati oralmente presso i Piedi Neri, un’ipotesi mitologica sull’origine di questa cerimonia. Il tema del Marito Astro e del Piccolo Astro si riscontra nella mitologia di molte tribù del Nord America, mentre l’Astro del Mattino corrisponderebbe a Venere e il Secondo Astro del Mattino a Giove.
La Danza del Sole ebbe origine molto tempo fa, quando al posto dei cavalli i Piedi Neri usavano ancora i cani come bestie da soma e per fissare a terra i tepee utilizzavano sassi al posto dei perni di legno.
Erano gli inizi dell’estate e la nostra gente si era accampata nei pressi delle montagne. In una notte serena due giovani ragazze si addormentarono tra l’erba alta, fuori dalla tenda di famiglia. La sorella maggiore, il cui nome significa Giovane Piuma, si svegliò prima che facesse giorno, proprio mentre l’Astro del Mattino sorgeva sulla prateria. Era molto bello e brillava nell’aria tersa del primo mattino. La giovane rimase a contemplarlo, finché non le giunse vicinissimo e a quel punto immaginò che fosse il suo amante. Alla fine svegliò la sorella, esclamando: “Guarda l’Astro del Mattino! E’ Bellissimo, e dev’essere anche saggio. Molti giovani mi hanno chiesto di sposarli, ma io amo solo lui”.
Qualche mese più tardi, mentre le foglie cominciavano ad ingiallire e le oche a volare verso sud, Giovane Piuma si recò da sola ad attingere l’acqua al fiume. Sulla strada del ritorno si imbatté in un giovane, fermo sul sentiero. Stava già per passargli accanto a capo chino, quando lui stese il braccio per bloccarla. Infastidita dalla sua arroganza, Giovane Piuma esclamò: “Spostati! Nessun uomo ha mai osato impedirmi di passare!”. “Sono Astro del Mattino” disse lui allora, in tono dolce “Un mattino presto, durante la luna dei fiori, ti ho vista dormire nell’erba accanto alla tenda e mi sono innamorato di te. Ora sono venuto per chiederti di seguirmi in cielo, alla casa di mio padre, il Sole. Là vivremo insieme in pace e armonia.”
Astro del Mattino era alto e diritto, la sua chioma lunga e lucente. Tra i capelli sfoggiava una penna gialla e in mano aveva un ramo di ginepro dalla cui estremità pendeva una tela di ragno. I suoi abiti erano di magnifiche pelli dai colori delicati, da cui si sprigionava una fragranza di pino ed erba dolce. Giovane Piuma ricordò la bellezza di Astro del Mattino nel cielo di quel giorno d’estate e di nuovo si sentì avvampare d’amore per lui.


“Parfleche” dei Blackfoot con la rappresentazione della Stella del Mattino

Tuttavia, pur desiderando seguirlo, disse in preda all’agitazione: “Prima devo congedarmi da mio padre e da mia madre.” “No”, rispose Astro del Mattino, “Non devi parlare con nessuno. Non devi dire a nessuno dove stai andando.” Quindi le porse il ramo di ginepro con la tela di ragno, le guarnì i capelli con la piuma gialla e le spiegò cosa doveva fare. “Prendi in mano il filo superiore della tela e posa il piede su quello inferiore. Ora chiudi gli occhi.” Quando le ordinò di aprirli di nuovo, si trovavano nel mondo del cielo, davanti a una grande casa. “Questa è la dimora dei miei genitori, il Sole e la Luna”, le spiegò Astro del Mattino, “Entra e lascia che mia madre ti dia il benvenuto.”
Era giorno, e il sole era uscito per il suo lungo viaggio quotidiano. La Luna, invece, era in casa. Astro del Mattino le parlò: “Una notte, durante la luna dei fiori, vidi questa giovane addormentata nella prateria. La amo e oggi la porto con me per prenderle in moglie.” La Luna accolse Giovane Piuma come una figlia e, quando la sera rincasò, anche il grande capo Sole la ricevette con piacere. La Luna le diede da indossare un vestito di morbida pelle di daino orlato di denti d’alce e un mantello di pelle d’alce decorato da disegni sacri. “Questi doni sono tuoi perché tu hai sposato nostro figlio”, disse.
Giovane Piuma visse felice in cielo con Astro del Mattino, imparando molte cose. Quando nacque un figlio, lo chiamarono Piccolo Astro. Allora la Luna consegnò a Giovane Piuma uno scava-radici, avvertendola: “E’ un attrezzo che possono usare solo le donne pure. Potrai utilizzarlo per estrarre qualunque tipo di radice, tranne quella della grande rapa che cresce vicino alla casa dell’Uomo Ragno. Ora hai un figlio. Scavare quella radice sarebbe cagione di infelicità per tutti noi.”
Ovunque si recasse, Giovane Piuma portava con sé il bambino e lo scava-radici. Spesso vide la grande rapa, ma temeva anche solo di toccarla. Un giorno, però, passandole accanto, ripensò al misterioso monito della Luna e le venne la curiosità di scoprire cosa vi fosse là sotto. Appoggiato il bambino per terra, zappò finché lo scava-radici rimase incastrato. Non riusciva più a smuoverlo. In quel momento volavano sopra di lei due gru, ed ella le chiamò in aiuto. Tre volte le pregò invano, ma alla quarta esse scesero in cerchio, atterrando al suo fianco. La gru capo sedette a un lato della rapa, sua moglie al lato opposto.


Tipi di scava-radici

Afferrando saldamente la rapa nel lungo becco affilato, il capo la smosse di qui e di là, intonando la canzone della medicina:

“Questa radice è sacra.
Ovunque io scavi,
Le mie radici sono sacre.”


Donna che estrae una pianta dalla radice

Quattro volte ripeté la canzone: una verso nord, una verso sud, una verso est, una verso ovest. Alla fine estrasse la rapa. Guardando nel buco sottostante, giovane Piuma scorse la Terra. A sua insaputa la rapa aveva chiuso il buco attraverso il quale Astro del Mattino l’aveva condotta con sé in cielo. Laggiù si stendeva l’accampamento dei Piedi Neri dove aveva vissuto. Vide i giovani impegnati nei giochi. Le donne che tingevano le pelli, costruivano capanne, raccoglievano bacche sule colline e attraversavano i campi per andare a prendere l’acqua al fiume. Rimase a contemplare a lungo quelle scene familiari e, quando riprese il cammino per tornare a casa, piangeva. Si sentiva sola, voleva tornare dalla sua gente nelle verdi praterie.
A casa Giovane Piuma trovò ad attenderla Astro del Mattino e sua madre: “Hai scavato la radice sacra!”, disse Astro del Mattino, non appena la vide. E, poiché non rispondeva, la Luna aggiunse: “Ti avevo avvertita di non farlo, perché io amo Piccolo Astro e non voglio separarmi da lui.”
Non aggiunsero altro, perché era giorno e il grande capo Sole era fuori. Ma la sera, varcata che ebbe la soglia, egli chiese subito: “Cos’è accaduto figlia mia? Hai l’aria triste, come se fossi in pena.” “Sì, ho nostalgia di casa. Oggi ho visto la mia gente.” Allora il Sole si arrabbiò e disse ad Astro del Mattino: “Se ha disobbedito, devi rimandarla a casa.” La Luna tentò di mitigare la sua ira, ma il Sole ripeté: “Deve tornare dalla sua gente. Con noi non sarà mai più felice.”


Villaggio dei Piedi Neri

Così Astro del Mattino condusse Giovane Piuma alla casa di Uomo Ragno, la cui tela era servita per attirarla in cielo. Sulla testa le pose il sacro copricapo della medicina, indossato solo dalle donne pure. Quindi le adagiò Piccolo Astro sul seno, avvolse entrambi nel mantello di pelle d’alce e le disse addio. Facendo grande attenzione, Uomo Ragno li calò attraverso il buco fin sulla terra.
In una sera di mezza estate, nella luna in cui maturano le bacche, Giovane Piuma fece dunque ritorno fra la sua gente e riprese alloggio nella casa dei genitori. Ma ancora non era felice. Spesso, insieme a Piccolo Astro, si recava sul crinale di un monte e là piangeva la perdita del marito. Una notte rimase sola lassù. Prima dell’alba, quando Astro Nascente si levò dalle pianure, lo supplicò di riprenderla con sé. Ma lui rifiutò: “Hai disobbedito e per questo non puoi tornare in cielo. Il tuo peccato è causa del tuo dolore e delle sofferenze di cui ora patisci insieme alla tua gente.” Qualche luna dopo, Giovane Piuma morì. Quindi morirono suo padre e sua madre e Piccolo Astro rimase solo. Era così povero che non aveva vestiti e nemmeno un paio di mocassini. E così timido che non giocava mai con gli altri bambini. Quando i Piedi Neri smontarono l’accampamento, ebbe paura di mettersi in viaggio con loro, perché gli altri bambini gli tiravano i sassi e lo deridevano.
Donna-sciamano Blackfoot. La sciarpa che pende sul davanti riporta il motivo che simboleggia la parte inferiore della Stella del Mattino
Piccolo Astro era particolarmente sensibile a causa di una misteriosa cicatrice in faccia, che con il passare del tempo diventava sempre più evidente. Sbeffeggiato da tutti, spesso si sentiva chiamare Piccolo Sfregiato.
Quando Piccolo Astro diventò un ragazzo si innamorò di una giovane dei Piedi Neri, la bella figlia di un importante capo. Piccolo Sfregiato, come anche lei lo chiamava, le spedì un regalo accompagnato dal messaggio che desiderava sposarla. Lei gli rispose in tono superiore che non avrebbe accettato finché non si fosse tolto quella cicatrice dalla faccia. Profondamente addolorato, il ragazzo andò a consultarsi con una donna di medicina, la sua unica amica. “Questa cicatrice ti è stata posta sul viso da tuo nonno, il Capo sole” gli disse la donna “Soltanto lui può toglierla.”
Piccolo Astro decise dunque di salire in cielo, fino alla casa del Sole. La vecchia donna di medicina gli confezionò un paio di mocassini e lo rifornì di pemmican.
Donna – sciamano Blackfoot. La sciarpa che pende sul davanti riporta il motivo che simboleggia la parte inferiore della Stella del Mattino

Da solo Piccolo Astro attraversò le pianure e i monti, fino ad arrivare alla Grande Acqua verso il sole calante. Per tre giorni e tre notti rimase sulla riva, digiunando e pregando il Sole. La sera del quarto giorno, egli vide una gran pista disegnarsi sulle acque. Si mise in cammino e la seguì fino a giungere nei pressi della casa del Sole. Lì si nascose, in attesa. Il mattino seguente il grande capo Sole uscì di casa, pronto per compiere il suo viaggio quotidiano. Sulle prime il nonno non riconobbe Piccolo Astro e, anzi, la vista di un essere proveniente dalla Terra lo adirò molto. Ma subito la Luna intercedette per lui. Astro del Mattino, ancora giovane e bello, portò dell’erba dolce essiccata, la bruciò come incenso ed
espose il ragazzo ai suoi sacri fumi. Quando Piccolo Astro ebbe raccontato la storia del suo lungo viaggio, dovuto al rifiuto della giovane che amava, il padre provò pena per lui e comprese perché il suo viso fosse tanto triste e stanco. “Ti aiuterò”, gli promise.
Piccolo Astro andò ad abitare nella casa del Sole e della Luna, insieme ad Astro del Mattino. Un giorno, mentre erano a caccia insieme, salvò la vita al padre uccidendo sette uccelli enormi e pericolosi che lo avevano attaccato. I tre gli furono tanto riconoscenti, che il Sole si decise ad accogliere l’unica richiesta del ragazzo: quella di cancellare la sua cicatrice. “Tu sarai mio messaggero presso i Piedi Neri”, gli disse, dopo avergli tolto lo sfregio dal viso. “Va’, e di’ loro che restituirò la salute ai malati se, una volta all’anno, terranno festeggiamenti in mio onore.”
Quindi insegnò a Piccolo Astro tutti i segreti della Danza del Sole, istruendolo sulle preghiere e le canzoni da utilizzare nella cerimonia. Quindi, a prova del fatto che era proprio il Sole a mandarlo, gli diede due penne di corvo e un mantello di morbida pelle d’alce. “Questo mantello è degno di essere indossato solo da una donna buona e virtuosa”, disse il Sole. “Sarà lei a indire la Danza del sole e a guarire i malati.”
Astro del Mattino consegnò al figlio un flauto magico e una magnifica canzone. “Con questi”, disse “conquisterai il cuore della tua amata.” Piccolo Astro tornò dunque al campo dei Piedi Neri percorrendo la Via Lattea, il tragitto più breve per scendere sulla terra.
Diede alla sua gente le istruzioni necessarie allo svolgimento della Danza del Sole, così come indicatogli dal nonno, e conquistò il cuore dell’amata, come predetto da Astro del Mattino.


Cerimonia dell’erba dolce essiccata dei Blackfeet – dipinto di Joseph Henry Sharp

La stella che resta fissa, la stella del Nord, è il buco nel cielo attraverso cui Giovane Piuma era stata fatta salire fino alla casa del Sole e quindi restituita alla Terra. La sua luce è quella che attraverso il buco filtra dalla casa del grande capo, il Sole. Il semicerchio di stelle ad est è la dimora dell’Uomo Ragno. Se un giorno nelle Pianure troverete cerchi di pietre mezzo sepolte, pietre un tempo utilizzate per fissare a terra i tepee dei Piedi Neri, capirete perché i nostri padri chiamavano quel semicerchio di stelle la Casa di Uomo Ragno.
I doni che giovane Piuma riportò con sé dal cielo vennero usati nella prima Danza del Sole, e da allora sono sempre rimasti quelli. Il sacro copricapo della medicina, la veste orlata di denti di alce, lo scava-radici, l’erba dolce da bruciare come incenso, i rebbi con cui nel fuoco vengono rigirate le braci roventi: sono tutti oggetti utilizzati dalla donna che stringe il voto e che li conserva sino alla festa successiva. Sono gli oggetti sacri della Danza del Sole. Vengono dalla casa del Sole, che la nostra cerimonia onora.


Il copricapo di Natoas

Nella foto sopra si vede il portato copricapo di Natoas dalla Donna Sacra durante la Danza del Sole dei Piedi Neri, rappresentazione visiva del mito della Stella del Mattino. Le piume rappresentano le foglie della sacra rapa raccolta dalla ragazza che sposò Stella del Mattino. Attraverso il buco nel cielo Giovane Piuma venne ricondotta da Stella del Mattino sulla Terra per portare Natoas ai Piedi Neri. Sul copricapo veniva posto un paio di piume di cornacchia (la Cornacchia aiutò ad ottenere l’originario Fardello di Medicina di Natoas dalla Donna Alce) fissate con una striscia in pelle grezza ritagliata in forma di lucertola, simbolo di longevità. Sulla parte anteriore del copricapo vi è una “bambola” in pelle di donnola contenente semi di tabacco forniti dal primo Uomo Castoro ed anche una freccia con punta di selce.

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