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Gli indomabili del selvaggio west [e intervista a Luca Barbieri]

A cura di Sergio Mura

Non sono le parole, ma i fatti a rendere vivo l’interesse per la storia del west. E dietro i fatti c’è il coraggio. Il coraggio di autori come Luca Barbieri, il coraggio di case editrici come Odoya. Ed eccoci, quindi, a celebrare un nuovo episodio di coraggio che contribuisce a ridare fiato alla storia del west e, più in generale, a tutto il settore western in Italia.
E’ uscito il nuovo libro di Luca Barbieri, acclamato scrittore di storie del west e redattore della Sergio Bonelli Editore, nonché autore di Farwest.it.
Il libro si intitola “Gli indomabili del selvaggio west” ed è la consacrazione della storia del west fatta di fatti veri, duri e puri, di gente coraggiosa e indomabile che ha saputo domare il selvaggio west.
E’ un libro documentatissimo e ricco di notizie talvolta introvabili, un libro tiratissimo e godibile al punto da poter essere letto tutto d’un fiato. Un libro che ci cala, anzi… ci precipita nel west più tumultuoso e pericoloso, sistemandoci praticamente accanto ai protagonisti delle vicende narrate.
Com’è questo nuovo libro di Luca Barbieri?
“Dammi soltanto un posto da difendere, e io e i miei ragazzi lo difenderemo.”
E’ una famosa frase detta da Davy Crockett al colonnello William Travis una volta che lo ebbe raggiunto con il suo pugno di volontari del Kentucky. Questo ci racconta la Leggenda e questo ci racconta anche Luca raccontando la Storia con la S maiuscola attraverso la lente della storia con la S un po’ meno grande, quella che appartiene alla vicenda privata dei protagonisti. Che spesso, forse costretti dagli eventi o per autentico orgoglio, si rivelarono eroi.
Nel libro troviamo tre storie vere: l’assedio di Alamo, la resistenza dei Seminole e la battaglia di Camerone, tre eventi, noti e meno noti al grande pubblico, raccontati come si farebbe sulle pagine di un romanzo.
Perché cos’è la storia se non la cornice dell’avventura?
Le tre storie sono state scelte da Barbieri per la straordinaria lezione di dignità e coraggio che danno; a distanza di oltre un secolo, ancora riecheggiano di uno straordinario urlo: mai arrendersi! Gli eroi che ne sono stati protagonisti (bianchi e indiani, senza alcuna distinzione) sono esempi di virtù e forza; sono uomini che non si sono piegati all’altrui violenza, nemmeno nei momenti più drammatici e cupi, e sono andati incontro al loro ineluttabile destino. Niente e nessuno è riuscito a fermarli e la morte è stata solo il coronamento dei loro ideali di coraggio e onore, doti che hanno permesso di continuare a ricordarli come veri e perfetti Indomabili.

NOSTRA INTERVISTA A LUCA BARBIERI

Al caro amico Luca Barbieri abbiamo rivolto alcune domande in relazione all’uscita del suo bel libro di cui vi parliamo in questo articolo. Come sempre Luca si è dimostrato quello che realmente è: un autore preparato e un pochino schivo, sempre abbastanza lontano dal chiasso e dai riflettori, ma disponibilissimo e generoso nell’aprirsi con gli appassionati di west a tutto tondo.

DOMANDA: Abbiamo attraversato il deserto editoriale e cinematografico per anni e non ci siamo mai arresi all’idea che il west potesse essere morto. Il tuo libro arriva a sorpresa e ci conforta: il west è vivo! Sei d’accordo?
RISPOSTA: Il West è stato dato per spacciato un’infinità di volte, eppure siamo ancora qui a parlarne. Il che vuol dire che il suo mito è intramontabile. Pensa soltanto a Tex Willer: il personaggio quest’anno festeggia i 70 anni di carriera… quanti altri possono dire la stessa cosa? Il West incarna un sogno, e i sogni possono impallidire, a volte, e diventare fumosi ed eterei, però mai morire!

DOMANDA: Come sei arrivato alla decisione di dare un seguito al tuo bel libro “I pistoleri” con questo nuovo spaccato di storia vera?
RISPOSTA: La voglia di West è come una febbre che non passa mai. In questi anni ho continuato a scrivere di Frontiera in vari modi, soprattutto attraverso gli articoli che regolarmente produco per la Sergio Bonelli editore, presso cui lavoro come redattore. Quindi era logico che, prima o poi, arrivasse un altro libro, il problema era soltanto decidere il taglio da dargli. Non volevo che fosse soltanto un saggio, desideravo usare la storia del West per dire qualcos’altro, qualcosa di mio, di intimo: con questo libro credo di esserci riuscito.

DOMANDA: Tra le vicende toccate in “Gli indomabili del selvaggio west” quale, a tuo parere, rappresenta meglio il carattere degli westerner?
RISPOSTA: Tutte e tre lo rappresentano, anche, paradossalmente, quella dei legionari francesi a Camerone. Dovendo scegliere, punterei la metaforica canna della Colt verso la terza storia, quella dei Seminoles, per questioni di affetto personale e di sincera stima per chi ha impugnato le armi per difendere la propria famiglia e la propria terra da un brutale invasore. Ma, a conti fatti, tutti sappiamo che lo spirito del westerner – del pioniere che affronta l’ignoto e, con le sue sole forze, senza mai arrendersi, doma uomini e natura per costruire qualcosa di suo – bè, è rappresentato magnificamente dalla storia dei texani di Alamo.

DOMANDA: Odoya sta mostrandosi affezionata alla storia del west. Puoi dire qualcosa che incoraggi altre case editrici a riprendere in mano il west?
RISPOSTA: Basterebbe l’esempio di Tex per convincere qualcuno a investire sul West: la Frontiera è affascinante di per sè, è un archetipo insito nell’animo umano, di cui ognuno di noi sente l’esigenza, la fame, il desiderio. Ogni storia è una storia western, perchè il western è l’evoluzione moderna dell’epopea classica: il viaggio di Ulisse per tornare a Itaca è quello di un pioniere verso l’ignoto.

DOMANDA: Per il west ci sarà un futuro solo se i giovani riprenderanno a mostrare interesse per indiani e cowboy. C’è qualcosa che pensi che si dovrebbe fare per stimolare questo interesse?
RISPOSTA: L’unico accorgimento possibile è modernizzare il western, per renderlo appetibile agli occhi dei più giovani, che lo snobbano perchè lo considerano “vecchio”, senza concedergli nemmeno la possibilità di fargli cambiare idea. Dunque ben vengano gli incroci con altri generi: con quello horror, per esempio, come ho tentato di fare io, pallido imitatore del Maestro Joe Lansdale, con il romanzo-antologia “Five Fingers”; oppure con il genere sci-fi, come per esempio la celebrata e seguitissima serie TV “Westworld”; o ancora con il pulp, come ha fatto magnificamente Tarantino con “Django” e, meno bene, con “The Hateful Eight”. Anche il remake in chiave rap dei “Magnifici 7” ha dimostrato che il West non è soltanto un “paese per vecchi”. Per quelli “vecchi”, invece, come me ad esempio, c’è sempre il West classico, e, finchè ci saremo noi, anche quello avrà un mercato. Ma, come sinceri amanti del genere, dobbiamo fare lo sforzo di capire che per il bene stesso del genere western, dobbiamo concedere spazio alle contaminazioni.

Titolo: Gli indomabili del selvaggio west
Autore: Luca Barbieri
Editore: Odoya
Rilegatura: Brossura leggera
Pagine: 172
Prezzo: 15 €

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