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Alcune pillole sul vecchio west


Nel corso del tempo, gli appassionati o semplici curiosi di storia e storie del west hanno orientato le proprie ricerche verso questo o quel tema, in base ai propri gusti personali e, talvolta, in base agli stimoli forniti dalla lettura di un libro o di un fumetto, dalla visione di un film o da una chiacchierata con altri appassionati su un forum (come il nostro!). Le curiosità dimostrate sono tante e possono trovare ampia soddisfazione tra le moltissime pagine di questo sito.
Stavolta ne abbiamo raccolto alcune in questo piccolissimo approfondimento.

Le armi

Nella storia del west c’è sempre stata una grande disponibilità di armi di ogni tipo e i coloni ed i trapper erano famosi anche perché erano anche capaci di riparare le proprie armi, oltre a realizzarne, specialmente “armi bianche”. Per quanto possa sembrare strano, al tempo dei cowboy negli Usa le leggi sul controllo delle armi erano, in proporzione, più severe di quanto lo siano ora. In principio, ci fu sicuramente l’esplosione incontrollata delle armi, in quanto non vi era alcuna legge a riguardo né modo per farla rispettare. Ma il selvaggio west non rimase selvaggio per sempre: con la crescita delle città e delle prime comunità di pionieri, la tolleranza alle pistole diminuì. A partire nel 1878, circa 25 anni dall’espansione verso l’ovest, in molte città apparvero cartelli con scritto: “È tassativamente vietato il possesso di armi”. Ovviamente tali cartelli erano fatti per non essere rispettati o per essere rispettati prevalentemente dalla brava gente. Un pistolero difficilmente accettava di staccarsi dalle sue armi.

Gli indiani (Nativi d’America)

Quando i primi bianchi sono arrivati nel nuovo mondo, ad attenderli hanno trovato gli indigeni che lì vivevano da un tempo immemorabile. Negli Stati Uniti c’erano circa 500 diverse “nazioni” indiane. La storia dei Nativi d’America, i cosiddetti “indiani d’America” è complessa e va approfondita, perché ben poco di quello che crediamo di sapere a riguardo è vero. Il cinema americano del ‘900, infatti, ci ha tramandato una versione scorretta dei nativi americani. Solo 300 dei circa 30.000 coloni morti lungo la pista che attraverso l’Oregon portavano verso il West sono morti per mano dei nativi americani. La vera guerra contro di essi la condussero il governo e l’esercito statunitense, che secondo gli storici uccisero o causarono la morte di milioni di nativi: un vero e proprio genocidio.

I cowboy

Non vi è figura che abbia colpito l’immaginazione degli appassionati di west di quanto hanno saputo fare i “cowboy”, i giovani (spesso giovanissimi) che si occupavano di accudire il bestiame e della vita del ranch. I cowboy, discendenti dei vaqueros spagnoli e messicani sono una delle grandi icone dell’800 americano, soprattutto grazie al cinema. Ma la loro è più che altro una leggenda: i cowboy (da non confondere coi pistoleri) erano infatti ritenuti bassa manovalanza al tempo del Far West. In pochi volevano fare il loro (duro) lavoro, il che spiega perché secondo alcune fonti più di un cowboy su 10 fosse nero: erano schiavi liberati con poche chance di trovare un’altra occupazione. E anche nativi americani e migranti messicani venivano talvolta impiegati come cowboy.

La febbre dell’oro

La corsa all’oro o, più propriamente, “febbre dell’oro” è uno dei temi portanti della storia del west. L’oro… capace di smuovere masse immense di persone, spostandole dall’est verso l’ovest in cambio di un’ipotetica ricchezza e di una certa vita di rischi e di stenti. Il mito dei cowboy incrocia quello della corsa all’oro, che nel 1849 spinse migliaia di persone verso l’ovest americano (il west, appunto), in California, alla ricerca di pepite d’oro. Quella californiana in realtà non fu la prima corsa all’oro e neppure la seconda.
Tutto ebbe inizio quando il giovane Conrad Reed trovò una grande roccia gialla nel campo di suo padre in Carolina del Nord, nel 1799. I Reed non avevano idea di cosa fosse e la usarono come fermaporte per diversi anni, fino a quando un gioielliere in visita la riconobbe come pepita d’oro 17 chili. E la prima corsa all’oro ebbe inizio. Nel 1828 fu scoperto altro oro in Georgia, e partì la seconda. Infine, nel 1848, James Marshall trovò l’oro in California, dando il via a quella che conosciamo come la “grande corsa all’oro”.

Sparatoria all’O.K. Corral

Difficile trovare un appassionato che non abbia mai sentito parlare dei fatti dell’OK Corral. Si parla, infatti, di quella che moltissimi ritengono sia la più famosa sfida tra pistoleri del West, l’O.K. Corral. Al punto che l’espressione è entrata anche nel nostro linguaggio proprio per definire un duello decisivo. Ma come andarono davvero le cose? L’ormai celebre sparatoria del 26 ottobre 1881 tra i tre fratelli Earp (Morgan, Virgil e Wyatt ), Doc Holliday, Billy Claireborne, i due fratelli Clanton (Billy e Ike ) e i due McLaury (Frank e Tom ) – non fu un gran che, nonostante il coinvolgimento di otto persone. Lo scontro a fuoco vero e proprio durò solo 30 secondi. E la sparatoria non ha ebbe luogo proprio all’interno del o.k. Corral ma vicino. Lo spargimento di sangue però fu reale: tre degli uomini di legge furono feriti e i due fuorilegge McLaury e Billy Clanton rimasero uccisi.

Jesse James

Jesse James è un autentico mito della storia del west. Un mito costruito certamente sulla violenza e sul dispregio della legge. Moltissimo è quello che si potrebbe dire su questo fuorilegge. Certo è che la gente dei luoghi in cui viveva gli voleva un gran bene e, in genere, vedeva in lui la speranza del riscatto dalle miserie della guerra civile. Qui ci preme citare una piccola curiosità. Quello che forse il fuorilegge più famoso del West ebbe un problema con un… ladro d’identità. Nel 1948 Frank Dalton riuscì persino a convincere un tribunale di essere lui il vero Jesse James, potendo così adottare il nome del bandito, che oggi campeggia sulla sua tomba a Granbury, in Texas. In seguito un esame sul DNA mitocondriale ci ha rivelato che il vero James giace nel cimitero di Kearney in Missouri. Dalton probabilmente era il membro più giovane della gang di James e volle appropriarsi della leggenda del più grande bandito di tutti i tempi quando questi non poteva più… reagire.

I cappelli

I cappelli che stavano sempre incollati alla testa dei cowboy e, più in generale, a quella della gente della frontiera erano tanti e diversificati nella foggia e nei materiali. I cappelli servivano a riparare dal sole, dal vento e dalla pioggia, ma potevano essere utili anche per raccogliere l’acqua da una sorgente, oppure per offrire al proprio cavallo da bere in assenza di una fonte. Gli “Stetson” sono certamente i cappelli che più di tutti ognuno di noi ha in mente. Anche i cappelli a tesa larga dei cowboy li dobbiamo in parte al cinema: le foto dell’epoca ci restituiscono sì immagini di uomini con un cappello in testa, ma si tratta spesso di copricapi diversi: cilindri, bombette, persino cappelli da donna riadattati. Anche i famosi cappelli da cowboy prodotti dalla Stetson alla fine del 1800 somigliano poco quelli dei film. Originariamente conosciuti come “il boss delle pianure”, sembrano più moderni cappelli amish.

Buffalo Bill

Buffalo Bill è stato un vero grande della frontiera. Cacciatore e duro combattente, nella sua vita da giovane ebbe modo di lottare contro gli indiani e di militare nelle fila dell’esercito, per il quale cacciava i bisonti. Ma ad un certo punto della sua vita seppe cogliere in anticipo il vento della fine della frontiera.
Nato William Frederick Cody, fu uno dei primi a capire il potere della comunicazione pubblica, trasformando ogni suo gesto, come la cattura di un bisonte, in un’impresa epica da pubblicizzare ai contemporanei attraverso i racconti dello scrittore Ned Buntline. Con Buntiline creò anche una compagnia di giro con la quale raccontava in giro per il mondo le gesta dei cowboy. E venne anche in Italia: sbarcò a Napoli nel 1890, poi si recò a Roma dove incontrò Papa Leone XIII e organizzò una serie di messe in scena per il pubblico pagante. Degna di una vera e propria rockstar la troupe che lo seguiva: 100 cowboys, 100 pellerossa, ballerine, 200 animali e attrazioni varie, la carovana era composta da 4 treni, 51 vagoni, 800 uomini e 500 cavalli.

Fucili e pistole

Su fucili e pistole si è detto e scritto moltissimo, ma davvero i cowboy usavano le pistole? Sì è vero, ma è anche vero che gli preferivano largamente i fucili. Una pistola poteva sparare sei colpi, che ne faceva un’arma di riserva. I fucili invece, come il celebre Winchester, erano più potenti e “apprezzati” nella caccia e i regolamenti di conti. D’altro canto la portabilità della pistola non aveva pari e nella vita di ogni giorno questa caratteristica ne faceva una compagna insostituibile.