La carica del Colonnello Sumner contro i Cheyenne
A cura di Marco Vecchioni e di Sergio Mura
L’episodio di cui parliamo in questo articolo segue e si colloca subito dopo la conferenza di pace seguita al massacro di Ash Hollow, in cui, nell’estate del 1855, un reparto militare forte di 1.300 uomini, partito da Fort Leavenworth nel kansas e comandato dal generale Harney, aveva distrutto un campo di Lakota Sichangu alla confluenza dei due rami del fiume Platte, uccidendo 86 pellirosse.
Nella primavera del 1856 una controversia tra alcuni coloni ed una banda di Cheyenne, a causa di uno dei tanti cavalli che vagavano nelle praterie, si era conclusa nel sangue.
Un reparto di soldati aveva attaccato un gruppo di indiani della stessa tribù, che peraltro era del tutto estranea alla faccenda di cui veniva accusata.
Per ritorsione, altri Cheyenne avevano ucciso un ignaro cacciatore bianco isolato che non era affatto collegato all’attacco dei militari.
A loro volta, membri dell’esercito, avevano attaccato un terzo gruppo di Cheyenne, che non sapeva nulla di quanto era accaduto in precedenza.
I soldati avevano ucciso sei indiani e catturato tutti i cavalli della banda.
Di contro, i Cheyenne, avevano assalito due carovane di carri, uccidendo sette persone tra cui una donna e due bambini.
Guerrieri Cheyenne
Questa sanguinosa serie di eventi era continuata fino alla primavera del 1857, quando il colonnello E. V. Sumner, al comando di sei squadroni del 1° reggimento cavalleria, aveva lasciato Fort Leavenworth (di cui era comandante) per tentare di porre fine a questa sanguinosa serie di avvenimenti. Non era possibile rinviare ulteriormente un intervento militare, perchè le proteste dei civili, dei coloni e dei cacciatori si erano fatte insostenibili man mano che le piste si rendevano sempre più impraticabili.
Il colonnello Sumner ed i suoi soldati viaggiarono in direzione nord e ovest verso Fort Kearney, in Nebraska, e ancora a ovest verso Fort Laramie. Da questa posizione i soldati presero decisamente verso sud, dirigendosi nel Colorado dove si incontrarono con il maggiore John Sedgwick e le sue quattro compagnie di cavalleria. A questo punto, Sumner, forte di 500 uomini divisi tra cavalleria e fanteria, e con il conforto decisivo di due batterie di artiglieria, si diresse a est verso il Kansas.
Il 29 Luglio, mentre le colonne dei militari transitavano nei pressi del Solomon River (nell’attuale Contea di Sheridan), il colonnello Sumner venne raggiunto precipitosamente dai suoi scout. Avevano appena avvistato in lontananza una gran massa di indiani che erano certamente appartenenti alle numerose bande che attaccavano i bianchi in quella zona. Il colonnello bloccò subito le colonne di fanteria, ordinando ai cavalieri di accelerare l’andatura e di puntare dritto contro gli indiani.
Si prepara l’attacco
Gli indiani erano Cheyenne settentrionali e meridionali e avevano avvistato i soldati in arrivo: circa 300 guerrieri a cavallo, vestiti con i tradizionali costumi di guerra dai colori sgargianti, si preparavano, ad affrontare, per la prima volta, i soldati americani. Tutti avevano avuto modo di svolgere le cerimonie propiziatorie. L’uomo della medicina, Ghiaccio, aveva garantito di disporre del potere magico di rendere inefficaci le pallottole dei soldati. I guerrieri erano certi della vittoria.
Ma il colonnello Sumner, vecchio ufficiale dei dragoni, intriso dello spirito della cavalleria dei tempi andati, ordinò a suoi squadroni di effettuare una carica alla sciabola. Probabilmente, nelle grandi pianure, quella fu una delle pochissime volte in cui si vide uno spettacolo simile.
Gli indiani rimasero sconcertati: nessuna medicina era stata predisposta contro i lunghi coltelli.
Presi dal panico gli Cheyenne scagliarono un nugolo di frecce e fuggirono in ogni direzione e, disponendo di cavalli freschi, riuscirono a far perdere le proprie tracce.
Le perdite erano state veramente esigue, due soldati e quattro guerrieri, ma lo scontro avrebbe avuto importanti riflessi sulla colonizzazione del west.
La carica della cavalleria
Pochi giorni dopo la carica dei soldati, il colonnello Sumner scrisse un dispaccio da Fort Atkinson in cui si parlava dell’episodio di cui era stato protagonista:
“Ho il piacere e l’onore di comunicare che […] mentre mi trovavo con i miei soldati lungo il Solomon Ford del Kansas alla ricerca dei Cheyenne, improvvisamente venivo avvisato della presenza, a breve distanza, di un forte contingente di indiani in tenuta di guerra. […] Il loro numero veniva fissato dai presenti tra 250 e 500 guerrieri, ma ritengo che fossero circa 300. In quel momento la cavalleria si muoveva in tre colonne; diedi subito l’ordine ad una colonna di disporsi in un’unica linea e, senza neppure fermarsi un solo attimo, di attaccare al galoppo il nemico; alle altre due colonne diedi l’incarico di difendere i fianchi. Gli indiani erano tutti a cavallo e ben armati. Molti disponevano di un fucile ed altri di una pistola. Tutti erano fermi dove si trovavano e non accennavano ad arretrare. Si smossero solamente nel momento in cui eravamo veramente vicini e quando lo fecero fu per scappare in ogni direzione, evitando il contatto. Abbiamo provato ad inseguirli per almeno 7 miglia, ma i loro cavalli erano molto più freschi e veloci dei nostri e non siamo riusciti ad agganciarli e costringerli al combattimento. Alla fine abbiamo contato 9 indiani uccisi, ma crediamo che molti altri siano rimasti feriti. Noi abbiamo avuto due perdite e 9 uomini feriti, ma per questi ultimi non nutriamo particolari timori e crediamo che guariranno tutti. […]”
L’esito del confronto non fu ritenuto soddisfacente né dalla gente comune, né tantomeno dai comandi militari. L’idea di attaccare con le sciabole fu ritenuta una cosa assolutamente inappropriata e la principale, se non unica, causa della riuscita fuga dei guerrieri. Persino il New York Times uscì con un articolo redatto pochissimo tempo dopo l’episodio in cui si parla proprio della delusione per la stravagante condotta del colonnello Sumner. Potete scaricare l’articolo qui.
La pace fu nuovamente ristabilita, nella primavera del 1858.
Questi avvenimenti, pur non causando fratture irreparabili nei rapporti tra i due gruppi etnici, erano il segnale che qualche cosa stava cambiando.
Il confronto tra le due culture stava diventando scontro.
Inoltre le consistenti migrazioni di massa verlo l’Ovest, sarebbero presto divenute una realtà.