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La vera storia del west

A cura di Domenico Rizzi

Le pubblicazioni sul West si susseguono a getto continuo, nonostante ci siamo allontanati parecchio da quella gloriosa epopea, segno evidente che l’argomento rimane ancora di vivo interesse.
Il libro “La vera storia del west”, di Jacques Portes, docente universitario di storia nordamericana in una prestigiosa università di Parigi, è un volume di 254 pagine (offerto a modico prezzo dal giornale QN- Quotidiano Nazionale) che ricostruisce la storia della Frontiera americana dalle origini fino alla definitiva colonizzazione, offrendo ampi ragguagli anche sul West attuale e una carrellata, almeno per sommi capi, dei principali film western della tradizione, non mancando di citare autori ed opere letterarie fra le più importanti, quali “Il grande cielo” di Guthrie e “Furore” di John Steinbeck. Preciso nelle date e nella successione cronologica degli avvenimenti salienti – l’esplorazione di Lewis e Clark, la grande emigrazione dei pionieri, le diverse corse all’oro e all’argento, gli scontri con i Pellirosse, il prevalere della cultura europea rispetto a quella dei nativi – Portes segue con uno sguardo di insieme la rapidissima evoluzione delle regioni colonizzate, i mezzi che portarono alla loro conquista – daprima le carovane, poi le diligenze, il telegrafo, le ferrovie – fornendo moltissimi dati indispensabili a comprendere l’argomento in tutti i suoi aspetti.
Chi si aspetta di ritrovare in questa pubblicazione i dettagli delle avventure di esploratori, capi indiani, sceriffi e fuorilegge rimarrà un po’ deluso, perché l’autore non si sofferma, se non incidentalmente, sui personaggi celebrati dalla leggenda (Davy Crockett, Wild Bill Hickok, Geronimo, ecc.) fatta eccezione per Buffalo Bill, precursore, con le sue imprese su carta stampata, le rappresentazioni teatrali e gli spettacoli circensi del Wild West Show, della diffusione mondiale della cultura western.
L’opera di Portes è fondamentale per le persone che non possiedano una visione generale della grande avventura del West, conoscendone soltanto le biografie separate dei suoi protagonisti senza l’opportuno inquadramento nei rispettivi contesti storici. E’ d’altronde evidente che l’autore conosca soltanto a grandi linee i personaggi e le vicende immortalati dalla leggenda, tanto che si permette qualche errore liquidando la sfida all’O.K. Corral come “una prodezza dei fratelli James”, attribuendo senza titubanze l’uccisione del capo Toro Alto a William Cody e innalzando Bill Clanton di Tombstone al ruolo di “grande allevatore”, mentre era soltanto il più giovane dei figli di Newman “Old Man” Clanton. Portes esagera anche nel fornire alcuni dati relativi ai Pellirosse nordamericani – questione peraltro assai dibattuta ancora oggi – scrivendo che “sul limitare del XVI secolo sette o otto milioni di Indiani vivevano sul territorio degli attuali Stati Uniti e del Canada”, mentre è ormai ampiamente condivisa la tesi che il loro numero non superasse il milione e mezzo di individui in quel periodo.
Tuttavia, queste ed altre poche imprecisioni non intaccano minimamente il valore dell’opera, che è incentrata prevalentemente sulla radicale trasformazione del West dopo la conquista, con la nascita degli Stati, il loro formidabile sviluppo economico e l’enorme afflusso di persone costituito dagli emigranti provenienti dall’Europa e dall’Asia. Un ampio spazio della trattazione è rivolto, a differenza di altri saggi in materia, al ruolo delle minoranze – cinesi, afro-americane, nipponiche – e all’ingrata sorte riservata ai nativi, dalla loro migrazione attraverso il corridoio di Bering in epoca preistorica al definitivo destino, dapprima nelle riserve governative e poi al loro graduale inserimento nella società americana. Su queste basi, Portes non condivide pienamente l’analisi della Frontiera tracciata in un notissimo saggio da Frederick Jackson Turner – peraltro sostenuta da Theodore Roosevelt e da molti scrittori della tradizione, quali Owen Wister e Zane Grey – in quanto “il West presentato da Turner è una costruzione ideologica che ignora le donne, i Neri, gli Indiani e si preoccupa molto poco del contesto economico…”
Portes ricorda, con la solita dovizia di dati statistici, la partecipazione dei “disprezzati” Indiani ai due conflitti mondiali, l’ottenimento da parte loro della cittadinanza statunitense nel 1924, le battaglie successive – dall’occupazione dell’isola di Alcatraz nel 1969 all’insurrezione di Pine Ridge del 1973 – per la conquista della completa parità. Si sofferma inoltre sul travaglio sofferto da alcune delle confessioni religiose, principalmente i Mormoni, discriminate e costrette a trasferirsi nel deserto dell’Utah per dare origine ad una società prospera ed organizzata. Lo storico riserva un interessante capitolo al cinema western ed alla sua diffusione planetaria, rimarcando con un pizzico di polemica, come esso abbia tenuto in scarsa considerazione i legittimi proprietari del suolo, dal momento che gli Indiani appaiono o sono protagonisti soltanto del 31% delle pellicole fino alla fine degli Anni Cinquanta e che soltanto film revisionisti quali “Piccolo Grande Uomo”, “Soldato Blu” e “Balla Coi Lupi”, hanno ristabilito, oltre ad un minimo di verità, la parità di trattamento fra le due parti.
In conclusione, un libro scorrevole e di piacevole lettura, che, come scrive lo stesso autore nella prefazione, “traccia un’ampia panoramica di tutta la storia del West dal 10.000 a.C. circa al 2015, in modo da farne emergere le forze profonde, dall’arrivo dei primi Amerindi fino allo sviluppo dell’estrazione del gas di scisto in North Dakota.”

Titolo: La vera storia del west
Autore: Jacques Portes
Rilegatura: Brossura leggera
Pagine: 254
Prezzo: 9,90 €
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