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Back home (il ritorno di Butch Cassidy)

A cura di Omar Vicari

Butch Cassidy
Nel 1925, la famiglia di Robert LeRoy Parker, alias Butch Cassidy, residente a Circleville (Utah), era sensibilmente diminuita nei suoi componenti familiari. Annie Gillies Parker, era morta nel 1905 lasciando i suoi tredici figli e il marito Maximilian Parker vedovo.
La maggior parte dei figli (sette maschi e sei femmine) si erano sposati ed avevano lasciato la casa paterna. Solo tre di questi ( Eb, Mark e Joe Rawlins ), scapoli, vivevano ancora nel ranch di famiglia vicino Circleville.
Lula Parker, una delle femmine, dopo aver sposato Joseph Betenson nel 1907, aveva lasciato la fattoria paterna e aveva iniziato a vivere col marito e i figli a Circleville. Questo non le impediva di occuparsi anche dei tre fratelli rimasti nel vecchio ranch.
Un giorno d’autunno del 1925, Max Parker era intento a sistemare la palizzata del ranch quando una Ford nera si accostò alla casa. Un uomo scese dalla macchina e mentre si avvicinava Mark prese a guardarlo con insistenza.
Sulle prime pensò che fosse suo cugino Fred Levi, ma quando il forestiero si fece più vicino, rimase come folgorato. Quel viso che sembrava così familiare era nientemeno quello di suo fratello Robert LeRoy Parker, noto ai Pinkerton e a tutte le polizie degli Stati Uniti col nome di Butch Cassidy.
Superati i primi comprensibili momenti di imbarazzo, i due tornarono verso la macchina per dirigersi in direzione di Circleville dove ora viveva il resto della famiglia. Butch non sapeva che la famiglia si era spostata in città, per cui aveva guidato la sua Ford sino al vecchio ranch.
Maximilian, il patriarca, aveva ora ottantuno anni e quel giorno si trovava seduto sul gradino vicino alla porta della cucina di casa quando la macchina con i due fratelli si fermò proprio davanti a lui.


Maximilian Parker (padre di Butch) con i figli vicini
(foto presa attorno al 1933 a Circleville)


Maximilian Parker con le figlie vicine. Lula è la seconda da sinistra
(foto presa attorno al 1933 a Circleville)

Alla vista del padre, la faccia di Butch si fece solenne. Probabilmente si stava chiedendo come sarebbe stato accolto. Nessuno avrebbe potuto descrivere quell’incontro dopo qurantuno anni di assenza. Quella visione mise a dura prova il cuore del vecchio padre e quello del fratello Dan.
Mark corse precipitosamente dalla sorella Lula pregandola di venire con lui in casa del padre. Le confessò che c’era un ospite, ma non le disse chi era la persona arrivata.
Anni dopo, Lula descrisse quell’incontro:
“Dopo aver lasciato il cibo che avevo portato da casa, entrai nel salotto dove mio padre e i miei fratelli stavano parlando con una persona estranea. Quando lo straniero si alzò, io lo guardai lungamente nell’imbarazzo di quel momento. Mi domandavo perché quel viso mi fosse così familiare. Dan, uno dei fratelli, in quel momento disse ridendo: “davvero non lo conosci?” Io ero confusa e perplessa.
“Lula, quello che tu vedi è tuo fratello Robert LeRoy”.
Io trasalii, sebbene avessi sempre pensato che Robert fosse ancora vivo da qualche parte. Lui mi fece un largo sorriso. Mi tremarono le gambe e dovetti sedermi. In quel momento qualsiasi risentimento verso quel mio fratello ritrovato così famoso, ma anche fuorilegge, sparì”.
Lula Betenson Parker aveva sempre attribuito la morte di crepacuore di sua madre alle vicende criminali di Butch. Sopiti tutti i rancori, Lula preparò quel giorno un grande pranzo per il ritorno del fratello.
Lula continuò nella descrizione di quell’incontro.
“Lui (…Butch) volle sapere tutto di noi e dimostrò un profondo dispiacere per aver causato la morte di nostra madre. Le sue imprese criminose avevano causato molte umiliazioni alla nostra famiglia, lui ne era consapevole e per tale motivo aveva aspettato tutto quel tempo prima di ritornare.
Butch ci confessò che non aveva dimenticato il volto triste di nostra madre quella mattina nel 1884 quando lui lasciò la casa”.
Lula disse ancora che il fratello non intendeva più parlare del passato, delle sue fughe, ma volle comunque rispondere ad alcune nostre domande.
La prima e più importante domanda fu quella riguardo alla sua “morte” e a quella di Sundance nello scontro in San Vicente (Bolivia), fatto riportato da tutti i giornali dell’epoca.
Butch rispose che lui e Harry Longabaugh (Sundance Kid) avevano da tempo pianificato di tornare negli Stati Uniti, ma che nel frattempo una sua gamba non era del tutto a posto causa la puntura di uno scorpione, per cui avevano dovuto rinunciare. Raccontò anche di una donna indiana che lo aiutò a guarire e che in seguito riuscirono (…Lui, Etta Place e Sundance) comunque a entrare in Messico. Butch disse che in Mexico City si separarono e che quella fu l’ultima volta che li vide.
Percy Seibert
In quanto a San Vicente, Butch affermò che quel giorno (…6 novembre 1908) non erano lì e di non sapere cosa accadde esattamente, ma di aver sentito che i corpi dei due fuorilegge uccisi erano stati identificati come il suo e quello di Sundance da Percy Seibert, loro amico nonché manager della miniera dove i due lavorarono.
Io so perfettamente, continuò a dire Butch, che la cosa non corrisponde alla realtà, poiché Percy non era presente a San Vicente, ma disse che i corpi erano i nostri solo sulla base di vaghe informazioni che bastarono comunque alla polizia boliviana. E’ probabile che Percy Seibert, sapute le intenzioni dei tre di tornare negli States, abbia voluto proteggere la loro fuga. Questo disse Butch ai suoi familiari, poi, dopo ancora un paio di giorni di permanenza partì senza più fare ritorno.
Il padre, il vecchio Maximilian, provò a trattenerlo, ma Butch rifiutò. Aveva voglia di vedere i luoghi e i vecchi amici di un tempo o almeno quelli che erano rimasti.
Nel partire, Butch pregò i familiari di tenere nascosta la sua visita e di non parlarne mai con nessuno.
“Questo sarà il nostro segreto…non dovrete mai parlarne con nessuno” disse Maximilian ai figli.
E nessuno mai ne parlò. Lula fu l’ultima sopravvissuta dell’intera famiglia a conservare il segreto di quell’incontro.
Lula affermò che occasionalmente nel tempo il padre ricevette qualche lettera da Butch, ma che le stesse furono tutte sempre distrutte per proteggere la sua vita privata.
William T. Phillips
Un giorno, il padre Maximilian ricevette un’ultima lettera da un amico di Butch nella quale c’era scritto che Butch era morto di polmonite. La lettera era semplicemente firmata “Jeff”.
Lula affermò che il fratello (…Robert LeRoy Parker), morì nell’autunno del 1937 nel Nord Ovest (…si riferiva probabilmente allo Stato di Washington) esattamente un anno prima che morisse suo padre Maximilian. Lula aggiunse che suo fratello non era la persona conosciuta col nome di William T. Phillips che certa stampa identificò col vero Butch Cassidy. Lula ha sempre rifiutato di rivelare il posto della sepoltura di Butch.
“Dove è sepolto e sotto quale nome è ancora un nostro segreto” disse Lula.
“Tutta la vita ha dovuto fuggire, ora ha l’opportunità di riposare in pace e ciò deve essere fatto”. Questo disse Maximilian a proposito di suo figlio Butch.
Se io rivelassi il posto della sua sepoltura, disse Lula, qualcuno potrebbe profanare la tomba e noi non vogliamo che debba succedere.
Sul ritorno di Butch Cassidy negli States, non esistono solo le testimonianze dei familiari. Esistono anche altre testimonianze, quelle di amici che lo conobbero.
Eccone alcune delle più interessanti:

Tom Welch

A Tom Welch, un amico nonché fuorilegge assieme a Cassidy, fu chiesto nel 1959 se Cassidy realmente morì in Sud America. Welch rispose così:
“Se Butch Cassidy fu ucciso in Sud America…..allora io ho incontrato e stretto la mano nel 1930 a Lander (Wyoming) a un uomo morto”.
In un’altra intervista, Welch ebbe a dire:
“Se Butch Cassidy morì quel giorno a San Vicente in Bolivia, io ho bevuto allora un paio di whisky assieme a un fantasma”.
Nel 1924 Tom Welch affermò che Cassidy si fermò al suo ranch. Egli guidava una vecchia Model T con un piccolo rimorchio sul retro. Dopo avermi salutato, mi disse:
“Tom, sono in giro per salutare i vecchi amici…Sali in macchina, facciamo un po’ di strada insieme”. Tom non se lo fece ripetere e assieme rividero i vecchi luoghi come Lander, South Pass, Rock Spring, Vernal e Brown’s Park.

Bert Charter

Bert Charter, il vecchio amico e compagno di Butch in molte rapine, stava vivendo gli ultimi anni della sua vita a Jackson Hole (Wyoming). Charter era straconvinto che Butch fosse ancora vivo visto che aveva visitato il suo ranch nel 1925, quindi molti anni dopo la sua supposta morte.

Josie Bassett

Josie Bassett conosceva Butch Cassidy già dai primi tempi in Brown’s Park. Ella affermò che lui e Elzy Lay, altro componente del Mucchio Selvaggio, la visitarono in due diverse occasioni dopo il 1908, quindi dopo l’improbabile morte di Butch.


Josie Bassett in tarda età

La prima visita fu nel 1929 a Rock Springs (Wyoming) mentre Josie dirigeva una pensione per conto di Tom Vernon.
In quell’occasione Tom li accolse per una bevuta insieme. Più tardi lo stesso Tom Vernon ebbe a dire: “Ucciso in Sud America?…. diavolo! Butch è venuto qui da me ed è rimasto per due giorni. Non ci sono dubbi in proposito”.
Butch e Elzy Lay visitarono Josie Bassett ancora nel 1932 in Baggs (Wyoming). Josie confermò il fatto al nipote di Elzy Lay, Harvey Murdock attorno al 1960.
Josie disse anche che trovò sia Butch che Lay un po’ fuori forma, insomma un po’ ingrassati.

Fred Hilman

Fred Hilman era un ragazzo del ranch fuori Sheridan (Wyoming) dove Butch lavorò per un po’ subito dopo la rapina di Castel Gate. Butch si accattivò la simpatia del ragazzo per avergli dato i primi rudimenti su come impugnare una colt. In un’altra occasione Fred fu vittima di uno stupido scherzo da parte di Butch che gli gettò quasi addosso un serpente a sonagli. In accordo a quanto affermò Fred Hilman, Butch gli fece visita nel 1910 quando si era sposato. Butch ridendo gli chiese se qualcun altro gli avesse tirato un altro serpente addosso. Fred Hilman riconobbe subito Butch dato che solo lui poteva conoscere la storia del serpente.
Nell’ottobre del 2009, Zane, il figlio di Fred, confermò il fatto.

Otto Schnauber

Pochi anni fa, al “Butch Cassidy Symposium” tenutosi a Rock Springs (Wyoming), era presente Bill Betenson, pronipote di Butch ed erano anche presenti un paio di vecchi signori, nipoti di Otto Schnauber che nel 1890 gestiva un negozio di macelleria a Rock Springs.


Otto Schnauber

Attorno al 1930, essi vivevano con Otto il loro nonno, e una volta a casa di quest’ultimo venne una persona avanti negli anni che sembrava essere un suo buon amico.
Otto più tardi confessò ai nipoti che quel vecchio signore altri non era che Butch Cassidy che aveva anni addietro lavorato nella sua macelleria. I due nipoti di Otto Schnauber volevano che Bill Betenson sapessero di quella faccenda e che Butch non poteva essere morto in Sud America nel 1908.

Clifford McMullin

I McMullin erano imparentati con i Parker. Ada, la sorella di Maximilian Parker aveva sposato Brigham Young McMullin.
Clifford McMullin, suo nipote, disse di aver incontrato Butch nel 1925 durante un rifornimento di benzina per la barca sul fiume Colorado. Clifford conosceva assai bene Butch da quando questi venne a nascondersi a casa di Brigham Mc Mullin a Leeds (Utah). Clifford lo riconobbe al ché Butch gli chiese notizie dello zio Brigham e della zia Ada.

Ellnor Parker

Ellnor Parker, cognata di Butch in quanto moglie del fratello Dan, affermò che Butch fece visita al fratello a Milford (Utah) negli ultimi mesi del 1930 o nei primi mesi del 1931. In quell’occasione erano presenti anche il padre Maximilian e due altri fratelli. Ellnor disse che era molto eccitata per la visita di Butch vista la sua popolarità. La visita durò tre o quattro ore durante la quale Butch si mise anche a cullare il figlio piccolo di Ellnor e di suo fratello.
Ellnor ha anche affermato che suo marito Dan e Butch sono rimasti nel tempo in contatto tra loro tramite lettere e che Butch ha mandato al fratello del denaro sino al 1937, l’anno in cui Butch morì.

David Love

Il Dr. David Love, rinomato geologo nel mondo, una volta raccontò una storia a John McPhee, autore del libro “Rising from the Plains”. Egli disse che in estate, durante una vacanza di studio a Yale, Love fece visita a Lander (Wyoming) nel 1923 al suo medico di famiglia Francis Smith. In quell’occasione il Dr. Smith confessò a Love che un paziente particolare era passato nel suo studio. Quel paziente era niente di meno che il famoso Butch Cassidy.
Il Dr. Smith, che lo aveva già curato una volta, non lo riconobbe subito, ma quando il paziente si levò la camicia riconobbe inequivocabilmente la ferita di proiettile da lui stesso curata.
Come si evince, le testimonianze di persone attendibili sul ritorno di Cassidy dal Sud America sono molteplici. A queste si aggiunge la testimonianza di un’altra importante persona, quella di Lula Betenson Parker, sorella più giovane di Robert LeRoy Parker, alias Butch Cassidy.
Il ritorno a casa di Butch è il dato comune dei molteplici resoconti di quelle persone che hanno affermato di averlo visto negli Stati Uniti dopo il 1908. Queste persone, rispettabili, non hanno avuto nulla da guadagnare da eventuali falsificazioni.
Ci sono dicerie che asseriscono che Butch Cassidy sia morto in Sud America e altre invece che provano la sua presenza dopo il 1908 negli Stati Uniti.
Butch Cassidy è morto innumerevoli volte nella sua vita, disse una volta Lula Parker. A quale di queste morti dobbiamo credere? Non è forse possibile che il resoconto della morte di Butch a San Vicente possa essere stato uno sbaglio? D’altronde la prova del DNA sui resti dei due corpi riesumati a San Vicente hanno dimostrato che quei due corpi non appartenevano né a Butch e né a Sundance.


Lula Parker (sorella di Butch Cassidy)

Lula Christine Parker nacque il 5 di Aprile 1884 nella città di Spry (Utah). Nona di tredici figli, era ancora neonata quando Butch lasciò la casa paterna per seguire la strada che lo avrebbe condotto a essere considerato il fuorilegge più ricercato d’America. Lula prese a conoscere il fratello attraverso le lettere che lui spediva al padre e attraverso le cronache sui giornali dell’epoca.
Lula ha sempre detto di aver incontrato il fratello nel 1925, anni dopo il suo ritorno dal Sud America.
Nell’estate del 1968, durante la lavorazione del film “Butch Cassidy e Sundance Kid”, girato nello Snow Canyon (Utah), la casa cinematografica venne a sapere che Lula Parker, l’unica sorella ancora vivente del fuorilegge, abitava nella vicina città di Circleville (Utah). Naturalmente venne invitata sul set, e lei fece la conoscenza di Paul Newman e Robert Redford, gli attori che impersonavano Butch e Sundance. A quel tempo, Lula portava ancora molto bene i suoi 85 anni.
Sul set familiarizzò con tutti e due, ma specialmente con Redford si instaurò un rapporto confidenziale. Quando nel 1969 il film iniziò a essere distribuito nelle sale, Lula cominciò a corrispondere con persone in ogni parte del mondo che volevano saperne di più sulle vicende del famoso fratello.
Anni dopo, nel 1975, Lula dette alle stampe un suo libro dal titolo “Butch Cassidy, my Brother” in cui scriveva che Butch non era morto quel giorno a San Vicente (Bolivia). Era tornato invece a casa nel 1925 per una visita alla famiglia e lei era lì presente. Scrisse che sapeva come era morto e dove era sepolto Butch, ma che non avrebbe mai rivelato il posto perché lei e la sua famiglia desideravano che la tomba non fosse profanata e che Butch riposasse in pace. Quando il libro uscì, Lula aveva la bellezza di 91 anni.


Lula Parker sul set nel 1968 con Paul Newman e Robert Redford.
Lula aveva 85 anni.

Il 5 Maggio 1980 Lula morì causa un ictus all’età di 96 anni all’ospedale di Panguitch (Utah) ultima vivente di tredici figli.