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In viaggio nelle terre del west

A cura di Omar Vicari

Innanzi tutto un ringraziamento particolare va a tutti gli amici della nostra comunità e del forum in specialissimo modo perché mi hanno fatto gli auguri per il compleanno mentre eravamo nel vecchio west.
Mi accingo ora a descrivere in modo più o meno dettagliato le giornate trascorse nei diversi Stati che abbiamo attraversato. Molti posti, a dire il vero li avevamo già visti nei precedenti viaggi (questo è il quinto), ma li abbiamo rivisitati volentieri per permettere anche agli altri amici di poterli vedere e toccare con mano.
E’ stata ancora una volta una bella avventura, a cavallo tra presente e passato, e di già, con la mente, sono al lavoro per ipotizzare il prossimo viaggio, per cui chi fosse interessato farà bene a farsi sotto fin d’ora!
Una specialissima raccomandazione: lasciate caricare le immagini un paio di minuti al fine di vederle ingrandire senza rallentamenti. Sono davvero moltissime!

Diario di viaggio

23/08
Puntuale alle ore 15.00 l’amico Rossano arriva a casa mia. Sistemiamo le valigie in macchina e partiamo verso Legnano dove ci aspetta Fernando. Gentilissimo, ci sistema per la notte in casa della figlia, un bellissimo appartamento che lasciamo il mattino dopo, accompagnati dalla pioggia, per raggiungere l’aeroporto di Malpensa.

24/8
Superato il cheek in, ci imbarchiamo in un mastodontico Boeing 777. Puntuale l’aereo decolla alle ore 10.40 e dopo nove ore di volo atterriamo all’aeroporto di Newark (New Jersey). Siamo stanchi, prendiamo possesso delle camere nel motel e ci concediamo un paio d’ore di sonno. Una rapida doccia e poi mettiamo qualcosa sotto i denti in un ristorante vicino. Chiamiamo per telefono il tassista che ci aveva prelevato all’aeroporto e lo preghiamo, se possibile, di arrivare puntuale il giorno successivo al nostro motel. Vogliamo arrivare a New York, nel Bronx, al “Woodlawn Cemetery” dove riposa quel grande sceriffo nonché cacciatore di bufali che risponde al nome di Bat Masterson.


Tomba di Bat Masterson (New York)

25/8
Facciamo una rapida colazione in attesa del taxi che arriva puntuale alle ore 9.00. Mezz’ora di strada tra il traffico pazzesco di New York e arriviamo al “Woodlawn Cemetery”, un cimitero enorme con più di 300.000 tombe costruito nel 1863. Facciamo fatica, ma alla fine, grazie alle indicazioni di più persone, arriviamo alla tomba del grande sceriffo. E’ per me una grande emozione stare sulla tomba di Bat Masterson, protagonista di primo piano di tante avventure nel vecchio west.


Omar Vicari alla tomba di Bat Masterson

Lasciato il cimitero, il taxi ci porta a Manhattan. Nel centro di New York regna il caos più completo. Il traffico è caotico, vivere qui è pazzesco. Ci permettiamo un giro di Manhattan con uno di quei bus attrezzati appositamente per i turisti.


New York

Ci sistemiamo al piano superiore, quello scoperto per intenderci. Non è una buona idea perché a parte il caldo asfissiante, ci becchiamo tutto lo smog delle macchine che intasano letteralmente New York. La quinta strada, frequentatissima, piena di negozi delle migliori firme di moda italiane, sarebbe, credo, il regno delle nostre mogli.


I negozi di lusso non si contano

Città interessantissima, ma per certi aspetti invivibile. Nel pomeriggio, stanchi, torniamo al motel.

26/8
Giornata di trasferimento da Newark a San Francisco. L’aereo parte in ritardo, ma arriviamo ugualmente in orario. In aeroporto ci consegnano una macchina impossibile, troppo piccola per noi, bagagli compresi. Protestiamo e dopo un po’ ci consegnano una “Kia” abbastanza capiente e confortevole. Prendiamo possesso del motel a Daly City (sobborgo di San Francisco), mangiamo qualcosa e poi ci ritiriamo con la promessa di visitare l’indomani a Colma (California) la tomba di Wyatt Earp.

27/8
Alle ore 9.00 siamo già davanti al cimitero di Colma, “Hills of Eternity” dove sono tumulate le ceneri di Wyatt Earp e quelle della moglie Josephine Sarah Marcus.


Il cimitero di Colma


La tomba di Wyatt Earp (Colma)


Sulla tomba di Wyatt Earp (Colma)

Non c’è bisogno di chiedere spiegazioni al box office tanto è conosciuto il personaggio. Si contano più di mille visitatori l’anno che arrivano presso la tomba del leggendario lawman. E’ di gran lunga il personaggio più visitato all’interno del cimitero. Non facciamo difficoltà a trovare la tomba. Anche qui, come per Bat Masterson, (i due erano amici) sono preso dall’emozione.

Scattiamo le foto di rito dopo di ché ci dirigiamo verso la downtown di San Francisco. Passiamo il mitico “Golden Gate” più volte in macchina e anche a piedi dopo aver parcheggiato la stessa.


Il Golden Gate


La baia con la nebbia

Ci dirigiamo verso la zona del porto da dove scattiamo alcune foto alla famigerata prigione di Alcatraz, un istituto di pena fortunatamente chiuso oggi. La zona è piena di negozi che vendono oggetti regalo per turisti.


Alcatraz nella nebbia (San Francisco)


La baia di san Francisco (California)


Alcatraz

C’è molta gente attirata anche dalle moltissime foche che stazionano lì.


Le foche

Dopo le foto di rito ci dirigiamo, su suggerimento di Rossano, verso molto famosa in San Francisco. Il locale è affollatissimo vista la qualità e l’abbondanza del gelato che viene offerto ai clienti.


La gelateria Ghirardelli

Non credevo ai miei occhi quando al tavolo è arrivato il cono gelato che avevo ordinato. Mezzo chilo abbondante, altro che il cono gelato in Italia. Roba da matti, negli States tutto è over misura, strade, palazzi, persone comprese.


La skyline di san Francisco

Dopo aver passato il pomeriggio a San Francisco e aver visto i mitici tram che vanno su e giù in salita e discesa per le strade della downtown (…proprio quelli che si vedono nei telefilm), torniamo alla macchina e riprendiamo la strada del motel. Domani visiteremo il parco delle Sequoie.


Un tipico tram

28/8
Ci alziamo presto e presto partiamo dopo una rapida colazione. La strada per il “Sequoia National Park” non è delle più facili. Tortuosa e impegnativa sembra volerci far pagare pegno per le meraviglie che stiamo per vedere. Una volta nel parco sgraniamo gli occhi di fronte alla maestosità delle sequoie.


Il Sequoia Park

Non esiste un aggettivo adeguato per descrivere la grandezza di questi alberi. Il più grande e importante di tutti è quello denominato “Generale Sherman”. E’ l’albero più vecchio e più grande del mondo. E’ enorme, ma non saprei quantificarne il diametro. Ci vogliono circa venti persone con le braccia allargate a contenerne il tronco.


Il Generale Sherman

Facciamo le foto come al solito, dopo di ché riprendiamo la strada altrettanto tortuosa che ci porterà fuori dal parco. Arriviamo a Bakersfield (California), una cittadina che sembra non avere motel. Facciamo fatica a trovarne uno. Lo troviamo, una rinfrescata e poi mangiamo qualcosa, dopo di ché ci ritiriamo in camera. Domani lasceremo la California ed entreremo in Arizona.

29/8
Giornata di trasferimento a Needles, ultima città della California prima di entrare in Arizona. Fa un caldo terrificante. La temperatura alle ore cinque del pomeriggio segna 111° gradi Farenaith, circa 45° Celsius. Lungo la Highway 15 ci fermiamo a “Calico” (California), una ghostown che richiama turisti da ogni parte degli Stati Uniti e non solo.


Calico, la famosissima ghost town

Abbiamo visto persino un pullman carico di turisti giapponesi. Entrare a Calico equivale a fare un salto all’indietro di 150 anni e tornare ai tempi del vecchio west quando nei dintorni si cercava l’argento. Più delle mie parole sono le fotografie a mostrarvi che cosa è oggi Calico e perché attrae una moltitudine di turisti. Sembra la consorella di Tombstone.


Facciamo molte fotografie, poi in un locale tipicamente western io e Rossano beviamo una birra circondati da alcuni cowboys vestiti alla moda del west per il piacere degli astanti. Ripartiamo nel primo pomeriggio alla volta di Needles. Lungo la strada facciamo una deviazione per percorrere la mitica Route 66, quella di Jack Kerouac per intenderci.


La mitica Route 66

Finalmente arriviamo a Needles, ma prima di prendere possesso del motel facciamo una capatina a Earp, una località sperduta nel deserto del Mojave (California) vicina al fiume Colorado che il Governo degli Stati Uniti ha voluto dedicare alla figura di Wyatt Earp, il leggendario Marshal di Tombstone. E’ qui che, dopo le vicende del west, Wyatt Earp si è ritirato per cercare l’oro o l’argento in qualche miniera del posto.


Earp (California), targa in onore di Wyatt Earp


Ufficio postale in ricordo di Wyatt Earp

Dopo le foto ritorniamo sui nostri passi verso Needles dove prendiamo possesso del motel. Mangiamo qualcosa (uno schifo, come d’altronde in gran parte dell’America), poi andiamo a riposare. Domani passeremo il fiume Colorado entrando in Arizona direzione Grand Canyon.

30/8
Partiamo da Needles per il Gran Canyon. Lungo la strada iniziamo a vedere grosse nubi minacciose in direzione nord. Il tempo non promette nulla di buono. Vedere il Grand Canyon in un giorno di pioggia non è sicuramente come ammirarlo con la luce del sole.


Il Grand Canyon

Le pareti a picco sul fiume Colorado quando il sole le illumina sono qualcosa di indescrivibile mentre diventano cupe in una giornata di pioggia. Quando arriviamo purtroppo piove a dirotto. Scattiamo comunque qualche foto nei momenti in cui la pioggia cessa per qualche istante. Credo che le foto non renderanno giustizia alla bellezza del Grand Canyon.

Dobbiamo purtroppo rinunciare, sempre causa pioggia, al tragitto in direzione est del South Rim. Riprendiamo la macchina e qualcosa riusciamo a vedere nel tratto ovest del South Rim. Anche con la pioggia, comunque, il Grand Canyon appare in tutta la sua maestosità. Ci si chiede come sia stato possibile che la natura abbia creato questa meraviglia se pure nell’arco di milioni di anni.


Grande pioggia al parcheggio del Grand Canyon

Scattiamo ancora foto, poi torniamo alla macchina non prima di aver visitato la torre, si dice costruita dagli indiani Anasazi, che troneggia sul bordo del Grand Canyon.

Lasciata questa meraviglia della natura, arriviamo a Page sul lago Powell ancora accompagnati dalla pioggia. Prendiamo il motel (un po’ caro, ma almeno confortevole), mangio un panino immangiabile, poi ci ritiriamo in camera.

31/8
Nostra intenzione è arrivare in serata a Durango in Colorado. Lungo la strada raggiungiamo la marina di Wahweap passando per la Glen Canyon Dam, la grossa diga che sbarra il fiume Colorado e che ha creato il lago artificiale di Powell.


La diga sul lago Powell


Il lago Powell

Con una barca vogliamo raggiungere il “Rainbow Natural Bridge”, l’arco in pietra più grande del mondo. Alla marina ci dicono di attendere sino alle 12.30. Noi siamo già lì alle 9.00 e francamente l’attesa di tre ore e mezza è eccessiva. Rinunciamo e allora ripartiamo in direzione della Monument Valley.


Capanna al Navajo National Monument


Navajo National Monument

Lungo la strada ci fermiamo ad ammirare il “Navayo National Monument”, una sorta di Mesa Verde in piccolo. Trattasi delle case degli indiani Anasazi costruite in grosse caverne per difendersi dagli attacchi delle tribù predoni.


Verso la Monument Valley

Arriviamo alla Monument Valley accompagnati purtroppo dalla pioggia. Non facciamo tutto il percorso in considerazione della pioggia e del fatto che già c’eravamo stati nel viaggio precedente.


La Monument Valley (Utah)

Riprendiamo il viaggio e puntiamo decisi verso Durango non prima di aver fatto un salto (siamo di strada) al cosiddetto “Four Corners”, l’unico punto degli Stati Uniti dove si incontrano quattro Stati: Utah, Colorado, Arizona e New Mexico.


Four Corners


La foto ricordo di Fernando

La gente si diverte a mettersi carponi con le mani e con i piedi a toccare gli angoli dei quattro Stati. Anche Fernando lo fa, come si può vedere dalla foto. Arriviamo a Durango nel tardo pomeriggio, mangiamo qualcosa e poi prendiamo il motel.

1/9
Ci alziamo molto presto con l’intenzione di prendere il trenino da Durango per Silverton (Colorado).


La stazione di Durango

La ferrovia si snoda lungo un percorso che attraversa luoghi incontaminati e selvaggi. Il treno va molto piano perché i binari sono situati a volte proprio lungo il margine a strapiombo della montagna. Viene la pelle d’oca a guardare giù. Il treno è stupendo, molto simile a quelli che solcavano il west nell’ottocento.

Dopo tre ore e mezza siamo a Silverton (Colorado), una località che ha conservato molto di come appariva nel diciannovesimo secolo. Wyatt Earp ha gestito anche qui uno dei suoi innumerevoli saloon.


Silverton

Facciamo le solite foto, mangiamo qualcosa poi torniamo verso Durango sempre in treno. In città troviamo un ottimo ristorante (finalmente!!!) il cui proprietario, Guido, è italiano. Per la prima volta mangio qualcosa che si può definire cibo. Negli Stati Uniti si mangia e si beve malissimo e il popolo statunitense è un popolo malato. Torniamo al motel e io mi accingo a continuare il diario del viaggio. Domani sarà una tappa di trasferimento dal Colorado verso il Wyoming.

2/9
Partiamo da Durango e lungo la strada ci fermiamo (Colorado), dove nel è stato sicuramente sepolto Doc Holliday l’8 Novembre 1887.


Il Pionier Cemetery a Glenwood Springs


La tomba fittizia di Doc Holliday

Poi il luogo della tomba si è perso (….come si fa a perdere una tomba!!!). Si dice che il corpo di Doc sia stato preso dal padre e portato a Valdosta (Georgia). A suo tempo io ho scritto un articolo sul sito su questo fatto. Chi vuole può andare a rivedere. In questo cimitero è stato sepolto nel 1904 anche quel pessimo elemento del Mucchio Selvaggio che risponde al nome di Harvey Logan (Kid Curry). Ma anche di quest’ultimo si sono perse le tracce della tomba.


La tomba fittizia di Kid Curry

Nel west si sono perse le tracce delle tombe di molti desperados… vedi Billy The Kid e Bill Longley. Facciamo le foto alle pietre tombali, ma come ripeto quelle sono solo tombe fittizie. Lasciamo il cimitero e riprendiamo la strada verso Craig (Colorado) dove passeremo la notte. Domani entreremo nel Wyoming.

3/9
Partiamo di buon ora da Craig. Fatte poche miglia siamo nel Wyoming con l’idea di passare la notte a Pinedale, una cittadina non troppo distante dal parco di Yellowstone. Durante il tragitto facciamo una deviazione in direzione di “South Pass”, una località molto attiva al tempo della frontiera per le miniere nonché come punto di passaggio delle carovane di pionieri che andavano verso ovest.


South Pass

Calamity Jane ha passato molto del suo tempo in questa località come prostituta nonché come conduttrice di carri. Oggi è rimasto poco o niente di ciò che era una volta South Pass. Un cartello all’ingresso del paese dice: “South Pass, 4 persone, 3 gatti e 3 cani”.


Interni a South Pass

Facciamo le foto, poi ripartiamo verso Pinedale che raggiungiamo nel primo pomeriggio. Al cimitero locale facciamo una visita alla tomba di Walter Punteney, l’ultimo fuorilegge del Mucchio Selvaggio di Butch Cassidy arrivato a vivere sino al 1950. Sembra ieri, io avevo già quattro anni. Proprio accanto al cimitero c’è il museo dei Trapper, per la felicità di Fernando. Paghiamo il biglietto e facciamo le foto agli innumerevoli oggetti contenuti nel museo.


Il museo dei trapper

Dopodiché ci ritiriamo nel motel.
4/9
Partiamo di buon ora da Pinedale e arriviamo al gate del parco di Yellowstone dove paghiamo l’entrata con 50 dollari. Un po’ cara decisamente, ma le bellezze del parco ci ripagano l’onere della cifra sborsata. Creato nel 1872, primo parco del mondo, Yellowstone è un’altra delle meraviglie di questo fantastico paese. Foreste senza fine, fiumi, vallate lussureggianti, laghi, canyons e geyser sono quanto di più bello la natura abbia creato nel corso dei secoli. La prima meraviglia che vediamo è “l’Old Faithful”, un geyser che erutta ciò che ribolle nel sottosuolo ogni 75 minuti.


Old Faithful

In più di cento anni, il vecchio Old Faithful non ha mai tardato una volta all’appuntamento con i suoi ammiratori. Tutta la zona è come una grande pentola a pressione. Ma non ci solo i geyser.


Laghi con le acque dai mille colori prodotti dai batteri presenti, le cascate dei fiumi e le terrazze in calcare di Mammouth Hot Springs fanno di questo un parco unico al mondo. Incontriamo i bisonti più di una volta e udite udite… antilopi che pascolano tranquilli tra la gente a Mammouth Springs.

Fare il giro del parco è sfibrante poiché la strada è tortuosa e lunga. Usciamo dal parco e arriviamo a Cody quasi a sera. In città si respira l’aria del vecchio west.


Cody

Tutto qui è in funzione della leggendaria figura di William F. Cody, Buffalo Bill per la cronaca. Sul tardi mangiamo in un tipico locale western. Una grossa bistecca e la musica country rendono piacevole la serata. Fa freddo quando usciamo dal locale, ci salutiamo e ci ritiriamo nel motel per riposare. Domani raggiungeremo “Little Big Horn”.

5/9
Dopo aver lasciato il motel, ci dirigiamo verso “Old Trail Town” appena fuori Cody. Questa piccola pittoresca località è nata dall’assembramento di alcune cabine trasportate dai loro luoghi di origine. Sembra veramente di aver fatto un salto all’indietro di centocinquanta anni e di essere capitati d’un tratto in una vera città western.


Old Trail Town

Alcune di quelle cabine sono state trasportate da “Hole in The Wall”, la località sperduta nel Wyoming dove si rifugiava il Mucchio Selvaggio di Butch Cassidy. Siamo entrati in quelle cabine e mi è sembrato di sentire ancora la presenza di quei desperados.


L’interno di una cabina


La cabina originale del Mucchio Selvaggio

Proprio fuori le cabine ci sono alcune tombe. Una di queste è quella del famoso mountain man Jeremiah Johnston, quello che mangiava il fegato agli indiani uccisi. Chissà, forse è solo una leggenda.


La tomba di Jeremiah Johnson

In una delle tombe accanto è sepolto Jack Stilwell, quello che ha ucciso alla battaglia della “Beechers Island” il grande guerriero cheyenne Naso Aquilino nel 1868. Naturalmente scattiamo alcune foto. In una di queste si può vedere l’attore Robert Redford mentre porta la bara di Jeremiah Johnston verso l’Old Trail Town dove il corpo di Johnston viene di nuovo sepolto. Redford aveva interpretato il ruolo di Johnston nel film “Corvo rosso non avrai il mio scalpo”.


La tomba di Jim White


Un saloon

Lasciamo Old Trail Town per andare verso il Visitor Center del Buffalo Bill Museum dove ci sono cimeli, armi e vestiti della famoso personaggio.


Il Buffalo Bill Center

Finalmente partiamo da Cody per andare a Little Big Horn. Lungo la strada ci fermiamo ad ammirare quell’altra meraviglia della natura che è il “Big Horn Canyon”. Il Canyon è una visione di una drammaticità esagerata, una visione che fa sobbalzare il cuore e che provoca una emozione senza fine. Trattasi di una lunga e netta fenditura che, come tracciata da un rasoio, taglia la pianura creando profondità insospettabili. Le pareti assolutamente a picco e l’acqua del Big Horn River completano la visione irreale del Canyon.


Big Horn Canyon

Riprendiamo la marcia e arriviamo a Little Big Horn, la collina dove Custer ha portato a morire altri duecentocinquanta cavalleggeri assieme a lui. Io c’ero già stato, ma non gli altri viaggiatori che sono stati contentissimi di arrivare sin lì.


La collina di Custer

Fatte le foto, riprendiamo la marcia verso Sheridan dove ci fermiamo in uno dei motel della città.

6/9
Partiti da Sheridan, fatti appena qualche chilometro, siamo nella zona in cui i Sioux hanno creato più di un grattacapo alla cavalleria americana. Incontriamo quasi subito il Fetterman Monument dedicato al capitano William Fetterman e agli uomini caduti assieme a lui nello scontro con i Sioux nel 1866.


Il monumento a Fetterman

Per chiarezza, Fetterman è l’uomo che disse: “Datemi 80 uomini e io attraverserò con loro tutta la nazione Sioux”. Questo era la sua affermazione preferita. Invece i Sioux e i loro alleati Cheyenne il 21 dicembre 1866 dalle alture circostanti investirono in massa il reparto di Fetterman col risultato che non un solo uomo si salvò. Scattiamo alcune foto davanti al monumento e ripartiamo alla volta di Fort Phil Kearny, quello che Nuvola Rossa fece bruciare nel 1868.
Del vecchio forte non è rimasto granché, anzi nulla. C’è un piccolo Visitor Center dove troviamo libri che Fernando fotografa diligentemente.


Fort Phil Kearney


Targa ricordo di John “Portugee” Phillips

Dopo le solite foto, ripartiamo verso il Sud Dakota, ma prima di lasciare il Wyoming, faccio una deviazione verso quella che i Sioux consideravano la montagna sacra: la “Devils Tower”. Naturalmente foto a ripetizione.


La Devil’s Tower

Entriamo in Sud Dakota e ci fermiamo a Deadwood, una città ricca di storia.


Ingresso in South Dakota

Anche qui io c’ero già stato, ma non mi dispiace di andare di nuovo a trovare Wild Bill Hickok e Calamity Jane al “Mount Moriah Cemetery”. Oggi Deadwood vive ancora dei fantasmi di quella oscura vicenda di sangue, per intenderci quella in cui Hickok perse la vita per mano di Jack McCall. Sulla Main Street siamo andati al Saloon N°10 dove il leggendario pistolero fu ucciso, ma l’abbiamo trovato chiuso. Ci accontentiamo di mangiare una buona bistecca in serata, poi ci ritiriamo nel motel.


La tomba di Wild Bill Hickok


Il saloon in cui fu ucciso Wild Bill


L’albergo dello sceriffo Bullock

7/9
Di buon ora siamo in macchina per le strade del Sud Dakota. E’ nostra intenzione raggiungere il luogo della sepoltura di Toro Seduto (Sitting Bull) che si trova nei pressi di Fort Yates appena al di là nel Nord Dakota.


Vecchia sepoltura di Toro Seduto

La strada per arrivare sul posto è lunga e desolante. Non incontriamo una macchina lungo il cammino. Una volta a Fort Yates, ci accorgiamo che quello che vediamo è solo il monumento a Toro Seduto, nel senso che il grande capo Sioux è stato effettivamente sepolto in quel luogo e lì è rimasto sino al 1953. Dopo di ché il corpo è stato traslato a Mobridge nel Sud Dakota. Torniamo quindi sui nostri passi e arriviamo sul posto a metà pomeriggio.


Attuale sepoltura di Toro Seduto a Mobridge

Vicino la tomba di Toro Seduto c’è anche il monumento dedicato a Sacajawea, la donna indiana che fece da guida alla spedizione di Lewis e Clark.


Monumento a Sicajawea a Mobridge

Una volta fatte le foto, ripartiamo verso Pierre, la capitale dello Stato. Vado veloce, come sempre, e purtroppo la polizia ci pizzica lungo il tragitto. La multa è salata: 145 dollari. Pazienza, vorrà dire che ora rispetteremo i limiti. Appena prendiamo il motel si scatena una pioggia torrenziale con chicchi di grandine grandi come noci. Meno male che siamo al riparo, ma la nostra macchina parcheggiata nel motel viene purtroppo danneggiata.


In comunicazione con il nostro forum

8/9
Partiamo da Pierre dopo la colazione al motel. Imbocchiamo la Highway 90 in direzione di Rapid City. A metà strada facciamo una sosta alla “Old Town 1880”, una sorta di città western i cui edifici, originali, sono stati anche in questo caso trasportati da altre località.


Old Town 1880


Oggetti ad Old Town 1880


Foto su Custer e Martini


Foto su Buffalo Bill


Pistola di di Wyatt Earp


Buchi di proiettili

E’ una sorta di “Old Trail Town” che abbiamo visto a Cody. Facciamo le foto, poi ripartiamo verso la zona delle Black Hills non prima di aver attraversato le Bad Lands. Il termine significa “terre cattive da attraversare”. Niente di più vero visto che siamo in presenza di un paesaggio lunare, inquietante, ma ugualmente meraviglioso.


Le Bad Lands

Ci fermiamo un po’ qui, un po’ là per le solite foto, poi riprendiamo la strada verso Rapid City. Lungo il percorso decidiamo di arrivare prima al monumento nazionale preferito dagli americani: “Mount Rushmore”, per intenderci quello delle facce dei quattro presidenti degli Stati Uniti scolpite sulla roccia: Washington, Jefferson, T. Roosevelt e Lincoln.


Mount Rushmore

A dire il vero, il monumento a me non dice granché. Poco più in là c’è un altro monumento molto più grande e di la ancora da finire : il “Crazy Horse Memorial” dedicato al grande guerriero Sioux.


Crazy Horse Memorial

Per mancanza di denaro, i lavori vengono spesso interrotti, per cui non si prevede la data termine dei lavori. Sta venendo il buio, per cui ci fermiamo a Custer per il motel.

9/9
Gli amici mi chiedono, se possibile, di fare una capatina a Fort Robinson nel Nebraska dove il 5 settembre 1877 fu ucciso Crazy Horse. Perché no? …dico io, e allora partiamo per il Nebraska.


Ingresso in Nebraska

Visitiamo il forte e naturalmente facciamo la foto sul posto esatto dove fu ucciso il grande guerriero Sioux. Usciti dal Fort Robinson ci imbattiamo, per la felicità di tutti, in una grossa mandria di bisonti.


Fort Robinson


Il punto in cui fu ucciso Cavallo Pazzo

Scattiamo foto agli animali, poi d’un tratto mi ricordo che là vicino c’è Chimney Rock, un monolite naturale che nell’ottocento fungeva da faro alle moltitudini di carovane che andavano verso l’Oregon.


Chimney Rock

Fatte le foto, riprendiamo la strada che porta ad Alliance dove passiamo la notte.

10/9
Oggi sono più vecchio. Compio 69 anni. Mi arrivano da casa gli auguri di mia moglie e dei miei ragazzi. E’ curioso, è il terzo compleanno che passo in America visto che vengo da queste parti sempre tra agosto e settembre.
Ripartiamo da Alliance per fermarci a Chadron dove troviamo il “Museum of Fur Trade”, dedicato agli uomini della montagna.


Il museo dei mountain men

Il museo è pieno di reperti storici, fucile e pistole d’epoca, mocassini di ogni genere, vestiario e mille altri oggetti a testimonianza della dura vita degli uomini della montagna.

Lasciamo il Nebraska e rientriamo nel Sud Dakota alla volta della riserva Sioux di Pine Ridge. Lo spettacolo che si presenta ai nostri occhi è pietoso nel senso che dappertutto regna il degrado. Case fatiscenti, macchine arrugginite lasciate ai margini delle strade, uomini e donne abbruttiti dall’abuso dell’alcol. Su un muro di una casa c’è scritto: “Morte all’uomo bianco” e la cosa non ci lascia tranquilli. Questo è come si presenta la vita nella riserva. E pensare che una volta i Sioux erano dei fieri guerrieri.
Andiamo avanti e arriviamo a Wounded Knee, la località tristemente famosa per l’eccidio dei Sioux di piede Grosso nel dicembre 1890.


Il luogo del massacro di Wounded Knee

L’ultimo atto di sangue compiuto dalla cavalleria americana nei confronti degli indiani che in pratica chiude il ciclo delle guerre indiane. Facciamo le foto nel piccolo cimitero dove sono interrate le salme di quei trecento indiani uccisi quel giorno.


Il cimitero dei Sioux a Wounded Knee

Riprendiamo la strada per arrivare al “Mission Cenetery” poco distante dove riposa il grande capo di guerra Nuvola Rossa.


Targa a ricordo di Nuvola Rossa


Tomba di Nuvola Rossa

Anche qui scattiamo alcune foto, poi ci dirigiamo verso Keystone dove prendiamo il motel.

11/9
Partiamo dal motel di Keystone per Rapid City. Arriviamo in città presto e allora ne approfittiamo per fare un salto all’aeroporto per verificare come riconsegnare la macchina domani. Torniamo verso la città, ma è ancora presto per cui ne approfittiamo per visitare il “Custer State Park” dove ci assicurano di poter vedere i bisonti liberi al pascolo.


Antilopi e bisonti al Custer State Park

Effettivamente lungo la strada vediamo una mandria piuttosto numerosa. Fernando è al settimo cielo per la contentezza. Scattiamo le foto, poi torniamo verso Rapid City dove prendiamo il motel. Il viaggio è praticamente finito. Domani riconsegneremo la macchina in aeroporto e partiremo alla volta di Chicago dove ci fermeremo per una notte.

12/9
Partenza da Rapid City per Chicago. In pratica tappa di trasferimento. Domani saremo a Toronto (Canada) e poi finalmente in Italia.

13/9
Alle 21.00 ore locali partiamo da Toronto per Milano. Circa mezz’ora dopo il decollo il comandate ci avverte con un messaggio che, causa problemi tecnici sull’aereo, dobbiamo fare ritorno in aeroporto a Toronto. Naturalmente confusione e anche paura a bordo. Qualcuno capisce che il problema riguarda il carrello dell’aereo che non rientra. Tornati in aeroporto, la compagnia di bandiera ci riserva le stanze d’albergo. Stanchissimi alle tre di notte riusciamo ad avere la stanza e ad addormentarci.

14/9
Partiamo ancora da Toronto e finalmente siamo a Milano. Sono le cinque del mattino…
Buongiorno Italia.

Considerazioni finali

Sono le stesse che faccio ogni qual volta vado negli Stai Uniti. Gli americani sono gentilissimi, ti aiutano in qualsiasi circostanza. Bellezze naturali incomparabili e soprattutto per me che amo la frontiera, molte testimonianze dell’epoca. Il loro modo di guidare è per me incomprensibile, in Italia non sarebbe possibile guidare in quel modo. Cibo pessimo (almeno per me), ma questo lo sapevo già. Gli americani, lo ripeto sono un popolo di malati, un popolo di super obesi. Le malattie cardiovascolari e il diabete, credo siano all’ordine del giorno…..ma non per questo non ci tornerò una sesta volta. Ci sto già pensando.