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La Battaglia di Bladensburg

A cura di Marcello Nicolini

Bladensburg è una classica e ridente cittadina della contea di Prince George, nello stato del Maryland, negli Stati Uniti. Si trova a 13,92 chilometri da Washington, D.C. Il 24 Agosto del 1814, Bladensburg e l’area circostante furono teatro di un’importante battaglia.
L’evento si colloca nella guerra anglo-americana del 1812, dichiarata dagli Stati Uniti, a seguito dell’inasprimento dei rapporti commerciali che esistevano fra il giovane stato americano e l’impero britannico.
A votare a favore della guerra furono il Connecticut, il Rhode Island e il Massachusetts.
24 Agosto 1814, Bladensburg, Maryland, sei miglia da Washington, D.C.

Gli inglesi:
erano comandati dal generale Robert Ross che aveva ai suoi ordini quattro battaglioni di fanteria, un battaglione di reali fanti di marina (Royal Marines), un corpo di fanti di marina coloniali (Colonial Marines) reclutati fra gli schiavi neri fuggitivi, una brigata di reali fanti di marina armati di lanciarazzi (Royal Marines Rocket Brigade) più cinquanta genieri, cento fucilieri di marina e duecentosettantacinque marinai.
Ross aveva a disposizione un cannone da sei libbre, due da tre libbre e sessanta lanciarazzi. Questi ultimi erano stati inventati da un suo connazionale, sir William Congreve – si chiamavano infatti “Congreve Rockets” – nel 1805 e consistevano in razzi pieni di polvere da sparo, del tutto simili ai fuochi d’artificio moderni, montati su una semplice struttura da lancio.
Le giubbe rosse del generale erano soldati veterani dell’esercito del duca di Wellington, colui che a Waterloo avrebbe sconfitto Napoleone Bonaparte.
Gli americani:
erano comandati di fatto dal generale Tobias Stansbury – il comandante ufficiale era il generale di brigata William H. Winder – che aveva ai suoi ordini tre reggimenti di miliziani del Maryland (il 1°, il 2° e il 5°), tre compagnie di fucilieri volontari comandati dal maggiore Thomas Pinckney e due compagnie d’artiglieria di Baltimora con sei cannoni.


La mappa della battaglia

Il 1° e il 2° erano reggimenti di coscritti male amalgamati e senza uniforme.
Quando le prime giubbe rosse apparvero a Bladensburg, il generale americano Stansbury, capì d’aver perduto. Gli inglesi erano in inferiorità numerica, non avevano cavalleria e possedevano solo qualche cannone, inoltre non conoscevano il terreno.
Ma Stansbury aveva commesso tre errori.
Se le sue truppe si fossero attestate a Lowndes Hill avrebbero fatto il tiro al piccione sugli inglesi in manovra; se Stansbury avesse occupato gli edifici di mattoni di Bladensburg, più a Ovest, avrebbe coinvolto, e forse bloccato, le giubbe rosse in una guerriglia urbana.
Alle 2:30 del giorno prima – il 23 Agosto del 1814 – Stansbury aveva ricevuto dal comandante in capo delle truppe americane, il generale di brigata William H. Winder, un messaggio dove lo stesso Winder annunciava la sua ritirata attraverso il ramo Est del fiume Potomac e l’intenzione di bruciarne l’unico ponte.
Stansbury reagì in modo bizzarro a quel messaggio. Mentre lo leggeva, era attestato proprio a Lowndes Hill. Lì correva la strada per Annapolis. La strada per Upper Marlboro passava alle spalle e alla destra della collina. Le vie per Washington, Georgetown e Baltimora s’incontravano dietro di essa.
Il 23 Agosto, dall’alto di Lowndes Hill, Stansbury dominava ogni via di comunicazione e ogni strada percorribile dagli inglesi.
Messo in tasca il messaggio, Stansbury disse di levare le tende e prepararsi a marciare.
Il 24 Agosto le sue forze si trovavano già 2,4 chilometri più a Ovest.
Stansbury si dimenticò di bruciare il ponte sul ramo del Potomac.
A Bladensburg quel giorno non c’erano solo soldati o uomini della milizia. Il segretario della guerra, il segretario del tesoro e il procuratore generale si trovavano sul campo. Di lì a poco sarebbero arrivati anche il presidente Madison e il segretario di stato Monroe.


Il generale Robert Ross

Proprio Monroe contribuì a peggiorare la situazione tattica americana. Al suo arrivo sul campo di battaglia, si vide insoddisfatto di com’era stata disposta la seconda linea e pensò di avere l’autorità necessaria per spostarla. Questo senza informare il comandante in campo delle forze statunitensi, generale Winder, né di chi effettivamente guidava le truppe qule giorno, ovvero Stansbury.
Monroe spostò la linea cinquecento iarde più indietro, fuori dall’orto dove l’aveva posizionata Stansbury e sopra una collina, senza alcuna copertura. Quando altri miliziani arrivarono inaspettatamente da Annapolis, Monroe li posizionò su un’altra collina a circa un miglio dietro la linea di difesa di Stansbury. Quando giunse la cavalleria di Winder, Monroe la mise in una gravina così profonda che gli uomini non riuscirono neanche a vedere la battaglia.
Winder arrivò quando la prima e la seconda linea erano già state riposizionate dal segretario e mise le sue truppe dietro la “linea Monroe”.
Per ultimo giunse il commodoro Barney.
Il 5° reggimento della Milizia del Maryland era attestato su di un terrapieno, assieme ai reggimenti 1° e 2°. I volontari del 5° erano gli unici ad avere l’uniforme fra quelli della Milizia.


Il 5° reggimento della Milizia del Maryland

La loro divisa era blu scuro e aveva il colletto rosso. I pantaloni erano bianchi e il cappello: un alto cilindro nero con una banda inferiore rossa e un pompon rosso in cima. Li comandava il tenente colonnello Joseph Sterrett.
Il battaglione navale del commodoro Joshua Barney era subito dietro il 5° reggimento della Milizia del Maryland. Barney aveva ai suoi ordini marinai e marines, più due cannoni da diciotto libbre e tre da dodici libbre. Questi pezzi d’artiglieria erano stati portati dall’arsenale navale di Washington senza l’ausilio di cavalli, spinti solo da uomini, ma non si trovavano ancora tutti in posizione: la maggior parte degli uomini era ancora lungo la strada che arriva da Washington all’inizio della battaglia.
Alle 11.30 gli inglesi apparvero a Bladensburg, sulla riva orientale del ramo Est del Potomac. La sola vista delle giubbe rosse bastò a riempire di terrore gli americani.


Una vista dall’alto

Gli inglesi avanzavano al rullo dei tamburi sotto un’enorme “Union Jack”. Avevano le temute uniformi rosse e dei cappelli shakò neri a forma di tubo di stufa, e pantaloni grigi.
Dall’altra parte del fiume, dietro gli uomini del 5°, sopra il terrapieno, enormi cannonieri navali spingevano, a torso nudo, un pezzo da dodici libbre. Facevano parte degli uomini di Barney e avevano portato il cannone a piedi da Washington. Gli altri uomini si trovavano ancora sulla strada e cercavano di far presto per mettere le bocche da fuoco in posizione.
Subito alla loro destra, c’era una compagnia di marines con le baionette inastate e la bandiera dell’aquila americana.
Le giubbe rosse erano molte e ben organizzate. Camminavano come un solo uomo e le loro baionette brillavano nella polvere del sentiero.


Gli U.S. Marines

Gli ufficiali non persero tempo e diedero l’ordine di attraversare il ponte. Erano uomini del 4° e dell’85° reggimento di fanteria leggera.
I cannoni americani della prima e della seconda linea fecero sentire il loro urlo. Una palla seminò la morte fra le giubbe rosse della prima brigata. C’era fumo dappertutto e odore di polvere da sparo. I soldati inglesi giacevano dilaniati sul ponte. Erano quasi tutti uomini della sesta compagnia dell’85°, sotto il comando del colonnello William Thornton.
Uno dei cannonieri di Barney aveva in mano una torcia. Il caldo era insopportabile e gli uomini sudavano dentro le uniformi.
Il cannoniere sapeva che quella forza raffazzonata era l’ultima difesa di Washington. Il presidente Madison e il suo gabinetto avevano già abbandonato la città. Il presidente stesso era proprio sul campo di battaglia, vicino al generale Winder. Come ultimo gesto, il segretario del tesoro Campbell aveva dato al presidente un set di pistole da duello. È probabile che il piccolo, quieto Madison le accettasse più per educazione che per volontà di usarle.
Il cannoniere sentì l’artiglieria delle prime linee tuonare e vide, in mezzo al fumo, che gli inglesi non si erano fermati: le giubbe rosse continuavano a marciare sul ponte al suono del flauto e del tamburo.
Gli americani, all’arrivo del nemico, erano sostanzialmente divisi in tre linee di cui le più avanzate – la prima e la seconda – erano dette “gruppo del fiume”, mentre la terza “gruppo di riserva” comprendeva i reggimenti 1°, 2° e 5° della Milizia del Maryland.
La prima linea aveva cinque cannoni, tre sul lato nord della strada per Washington e due, più discosti, vicino alla strada per Georgetown. Erano questi a mietere le prime vittime inglesi.
Ma le giubbe rosse continuavano ad avanzare.


Cannonieri navali di Barney

La prima linea americana indietreggiò mentre gli inglesi formavano una linea di tiro. Gli uomini di Ross avevano già passato il ponte.
Uno degli uomini della seconda linea cercava di vedere gli inglesi. C’era troppo fumo e l’uomo non riusciva a scorgere nulla che fosse più in là della punta del suo fucile. Faceva parte della milizia, non aveva uniforme e combatteva col suo fucile da caccia. Questa era un’arma più evoluta del moschetto: l’anima rigata, imprimendo un movimento rotatorio alla palla, le dava maggior stabilità e una gittata più lunga, nonché più possibilità di colpire il bersaglio.
L’uomo scorse gli inglesi dalla vampa dei moschetti: le giubbe rosse tirarono una scarica micidiale sui ranghi nemici, abbattendo gli uomini come mosche. L’uomo sentì un peso sul piede destro. Nelle narici aveva l’odore di polvere da sparo, di sudore, e quello ferroso del sangue. Intravide una testa coperta da un cappello vicino alla sua gamba. Sentì un debole grido spegnersi. Qualcuno era morto, ucciso dai moschetti inglesi, lì vicino al suo piede.
Le giubbe rosse avevano la medesima arma usata durante la rivoluzione americana. Nessuno di loro aveva un fucile. Ma una giubba rossa ricarica il suo moschetto in venti secondi, un miliziano ce ne mette il doppio.


La battaglia

Agli ordini dei tenenti di compagnia, gli uomini dell’85° di Thornton presero una cartuccia dal contenitore che portavano al fianco, strapparono la metà – di carta – dov’era conservata una dose standard di polvere da sparo, la fecero scivolare nella canna dell’arma, misero – sempre nella canna – il resto della cartuccia contenente la palla. Infine, con la stecca di metallo, pestarono bene la carica. Erano pronti a far fuoco.
Frattanto Winder diede l’ordine al 5° miliziani del Maryland di supportare l’artiglieria degli uomini di Baltimora, attaccando. Ma i “damerini” in uniforme non riuscirono a fare granché.
Dall’alto del suo cavallo, il generale Ross diede l’ordine di aprire il fuoco con i razzi. Immaginate una scala con due pali di legno uniti fra loro per tenerla bilanciata. Ai lati della scala ci sono le guide per due razzi. Questi sembrano grossi fuochi d’artificio con lo scafo di ferro dipinto di nero.
L’uomo della milizia aveva appena finito di ricaricare il fucile quando sentì un terribile fischio propagarsi nell’aria. Non riusciva a vedere nulla, tranne scintille rosse dietro le nubi di fumo. Qualcosa esplose in aria – i razzi di Congreve erano tutt’altro che precisi – e lo riempì di paura. Il nemico aveva un’arma che gli americani non conoscevano e per quanto questa fosse imprecisa e inefficace, bastò per far ondeggiare la seconda linea, mentre la prima già si ritirava sotto le scariche di fucileria inglese.


I razzi di Congreve

Gli uomini di Baltimora, ovvero la prima linea, si misero a correre senza ricaricare il moschetto. Quelli della seconda linea, vedendo i loro compagni emergere dal fumo che invadeva ormai il campo di battaglia, li imitarono.
Il generale Ross, nella sua uniforme e con la sciabola al fianco, guardava lo svolgersi della battaglia. Gli sembrò che l’85° si stesse comportando bene, benché avesse subito pesanti perdite, ma il colonnello Thornton era stato ferito e giaceva a terra, di fronte alla seconda linea americana.
Uno dei cavalieri spostati da Monroe, in sella al suo baio, vide le teste dei miliziani scappare verso Washington. La ritirata si stava trasformando in qualcosa di caotico, con uomini che uscivano dal fumo buttando il moschetto per correr più veloci.
I razzi inglesi volavano ancora in cielo, scoppiando in mezzo ai soldati o in aria. Il cavaliere sentì il flauto degli inglesi e il rullo dei tamburi. Qualche minuto più tardi, lui e tutta la cavalleria americana si ritiravano al galoppo.
Cominciò così la “corsa di Bladensburg” dove ognuno gridava “si salvi chi può”.
Ross spinse il 44° reggimento attraverso il campo di battaglia. Il presidente Madison e il suo entourage si ritirarono. Winder diede l’ordine al commodoro Barney di ripiegare. Ma l’ordine non raggiunse mai Barney e i suoi uomini.
L’ultima difesa americana consisteva in centoventi marines agli ordini del capitano Samuel Miller e trecentosettanta marinai agli ordini del commodoro Barney.
I marines spararono una raffica, ma la linea delle giubbe rosse non ondeggiò nemmeno. I soldati di Sua Maestà serrarono i ranghi e ripresero ad avanzare.
D’un tratto, il generale Rosso si ritrovò sbalzato da cavallo. Un colpo di moschetto tirato da un marine gli aveva ucciso la bestia.
I marines scartarono il moschetto e si batterono corpo a corpo. Miller e Barney guidarono la carica. Il colonnello Thornton giaceva ferito davanti a loro.
I marines si scontrarono con i veterani dell’85° e del 4°. Le baionette furono incrociate con le baionette, i calci dei moschetti ruppero le teste, la linea inglese ondeggiò e si sfasciò. I marines e i marinai si gettarono all’inseguimento. I marinai brandivano coltellacci e pistole. La bandiera dell’aquila americana ondeggiava al vento.


Mappa delle manovre inglesi

Una giubba rossa aveva ferito il capitano Miller che ora giaceva sul campo in una pozza di sangue.
I marines spinsero gli inglesi nella gravina da dove era appena fuggita la cavalleria americana.
Una palla di moschetto ferì Barney e lo buttò giù da cavallo.
Ma le forze inglesi stavano circondando gli inseguitori dell’85° e del 4° e aprivano il fuoco sui coraggiosi marines.
I cannoni americani non avevano più colpi per rispondere al fuoco e gli uomini della milizia erano fuggiti tutti, abbandonando Bladensburg.
Winder cercò di far arrivare l’ordine di ritirata al commodoro Barney, inutilmente.
Ross, stavolta a piedi, calcò la riva occidentale del ramo del Potomac.
«Chi sono quelle giacche blu nella gravina?» chiese a un suo uomo.
«Marinai e marines, agli ordini del commodoro Barney.» gli fu risposto.
«Offrite loro una resa onorevole.» disse il generale.
«Si sono comportati da eroi!»
Barney accettò la resa. I marines guardarono le giubbe rosse avvicinarsi e strinsero la bandiera dell’aquila americana.


Il generale Ross ispeziona le truppe

Gli Stati Uniti persero Bladensburg e persero Washington, i cui edifici pubblici – Casa Bianca compresa – vennero bruciati dal generale Ross.
Il generale ordinò che il commodoro Barney fosse portato a Washington e che le sue ferite venissero curate immediatamente.
Proprio in quel momento, a Ross fu chiesto se volesse o no dispiegare la sua terza brigata che stava giusto entrando a Bladensburg.
Il generale sorrise e scosse la testa.
La città di Washington donò a Barney una spada “come testimonianza del suo coraggio e della condotta esemplare nella battaglia di Bladensburg”. Sulla lama era inciso: “in testimonianza del valore e del coraggio del commodoro Joshua Barney, e del pugno di uomini sotto il suo diretto comando nella difesa della città di Washington il 24 di Agosto del 1814”.