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Il raid Comanche del 1865

A cura di Renato Ruggeri

Il 2 giugno 1865 il Generale Edward Kirby Smith si arrese a Galveston ponendo fine, in questo modo, alla Guerra Civile a ovest del Mississippi. In Texas vi erano ancora uomini in grado di combattere validamente, ma non ne avevano più la volontà. Molti di loro, che erano stati inseguiti come disertori prima della resa, tornarono a casa. I saccheggi e le ruberie erano dovunque, e i civili aspettavano con trepidazione l’arrivo delle truppe dell’Unione. Naturalmente il collasso della Confederazione lasciava in ansia gran parte dei Texani.
Cosa sarebbe successo?
Il Presidente Andrew Johnson , il 17 giugno, nominò Andrew Hamilton, un anziano Texano favorevole all’Unione, nuovo Governatore dello stato. A Hamilton fu affidato il compito di restaurare l’autorità civile, riunire una commissione che dichiarasse la rinuncia alla secessione, proclamare nuove elezioni e ratificare il Tredicesimo Emendamento che aboliva la schiavitù. Il 19 giugno il Generale Gordon Granger arrivò con i primi soldati dell’Unione e con l’Ordinanza Generale No 3 dichiarò che tutti gli schiavi erano liberi.
Il Texas aveva appena combattuto una guerra civile terribile ma, a differenza degli altri stati, non era stato saccheggiato dalle truppe del nord e le sue condizioni economiche e sociali erano rimaste abbastanza stabili.
Sulla frontiera texana la maggior parte degli agricoltori, dei ranchers e degli allevatori non possedevano schiavi e le problematiche degli stati che coltivavano cotone non li interessavano direttamente.
Uno dei motivi che aveva spinto i Texani a votare per la secessione era la mancanza di protezione da parte dell’esercito unionista. Ma la protezione offerta dai Confederati non era stata migliore.
Si presentava, ora, lo stesso problema del 1861, quando le truppe Federali avevano abbandonato lo stato. L’esercito sudista era stato smobilitato, ma i Federali non erano ancora arrivati a tappare il buco e i coloni temevano il peggio.
I Comanches e i Kiowas, che non si curavano dei problemi politici e organizzativi dei bianchi, erano pronti a colpire.


Razziatori Comanche

Nel mese di giugno i Kiowas erano nella Llano County, intenti a rubare i cavalli di George Hardin, A. Davis e T. H. Shugart. Uccisero Shugart durante la razzia.
Più a sud, nella Frio County, vi era la Colonia Martin, un’isolata comunità formata da alcuni ranch costruiti sul Todos Santos Creek, vicino alla confluenza con il Leona River, una decina di miglia a nord dell’odierna Dilley.
I coloni che vi abitavano erano le famiglie Martin, Bennet, Hays, Parks, English, Burleson,
Willliams e Berry.
La mattina del 4 luglio Ed Burleson stava sorvegliando i cavalli quando comparvero due Indiani che lo inseguirono e quasi riuscirono a catturarlo, prima che raggiungesse il suo ranch. I vicini si erano riuniti lì per celebrare il Giorno dell’indipendenza.
Invece 11 uomini presero i cavalli e le armi e formarono una posse. Erano Levi English, Bud English, L. Franks, W . Daugherty, W. C. Bell, Frank Williams, Dan Williams, Dean Oden, John Berry, Ed Burleson Jr e Mr Aikens.
Levi English fu nominato capitano.
Il sentiero indiano seguiva il Leona River e lo attraversava vicino al ranch di Bennet. Dieci miglia più a sud, vicino al ranch di Martin, i coloni videro gli Indiani che distavano circa 2 miglia. Cavalcarono, allora, in una valle, per non farsi scoprire e quando ne uscirono videro che si trovavano a soli 200 metri da una banda formata da 36 Comanches. Su ogni cavallo montavano due guerrieri. I Comanches, alla vista dei bianchi, galopparono via e gli impetuosi settlers incominciarono a inseguirli, sparando all’impazzata, senza produrre, però, alcun effetto. Dopo 1 miglio gli Indiani si fermarono ritenendo, giustamente, che i loro inseguitori avessero quasi finito le munizioni. Uno dei due cavalieri smontò e caricò, a piedi, i bianchi, gli altri Comanches, a cavallo, iniziarono una manovra d’accerchiamento.


L’attacco dei guerrieri era rapidissimo

In un attimo i coloni si trovarono circondati mentre cercavano, freneticamente, di ricaricare le armi.
I guerrieri caricarono e Dan Williams fu colpito e cadde da cavallo. Levi English ordinò il contrattacco, nel tentativo di recuperare il caduto, ma così facendo i bianchi spararono gli ultimi colpi. I Comanches contrattaccarono a loro volta. Frank Williams cercò di caricare il fratello su un cavallo, ma Dan gli diede la pistola e gli disse di fuggire “Prendila e usala meglio che puoi, io sono morto, salvati!”.
Dean Oden fu colpito e cadde di sella. Cercò di rimontare ma fu colpito nuovamente. Anche Bud English fu ferito da un proiettile al petto. Il padre Levi cercò di rimanere vicino a lui, ma l’ultimo dei suoi uomini si stava ritirando e così fu costretto a lasciare indietro il figlio.
Mentre i coloni fuggivano, i Comanches erano in mezzo a loro, in un combattimento mobile. Una freccia colpì Levi English al fianco, un’altra Daugherty a una gamba e un’altra ancora colpì Burleson Jr a un braccio. Bell si prese una freccia nel fianco e Aikens fu ferito al petto. Finalmente i bianchi raggiunsero il ranch di Bennet e gli Indiani terminarono l’inseguimento e si allontanarono.
Le donne e i bambini che si erano riuniti per festeggiare il 4 luglio iniziarono a piangere e a gridare. Il giorno dopo i settlers recuperarono i 3 corpi mutilati.
I razziatori erano dappertutto.
Il 25 luglio colpirono nella Hamilton County. Il giudice John White scrisse “Il 25 luglio gli Indiani hanno ucciso un anziano e un ragazzo a 6 miglia da qui (Hamilton). Il vecchio si chiamava Cox, il giovane Hollis. Non conosco i loro nomi, non vivevano in questa contea”.
Henry e Johanna Kensing e la loro famiglia vivevano in una fattoria sul Beaver Creek vicino al confine tra le contee di Gillespie e Mason. Il 26 luglio Henry (40) guidò un carro fino alla casa del fratello, che viveva in un villaggio sullo Squaw Creek. La moglie Johanna (38) si era recata lì per aiutare la cognata. Mr Biershwale, il maestro di scuola di Squaw Creek, disse a Henry di non mettersi in viaggio, perchè stava venendo buio e non sarebbe riuscito a raggiungere la sua fattoria prima del calare delle tenebre. Ma Kensing rispose che aveva buoni cavalli e ce l’avrebbe fatta. Bierschwale notò che non aveva portato il suo revolver.


La festa dopo la razzia

Henry raggiunse la casa del fratello e fece salire sul carro la moglie Johanna. I due rifiutarono l’invito di passare lì la notte e partirono ma, dopo un miglio, furono assaliti da 6 Comanches. Kensing tentò di voltare il carro e di tornare verso Squaw Creek, ma gli Indiani gli tagliarono la strada. Henry cercò, allora, di raggiungere Beaver Creek, ma dopo circa un miglio fu raggiunto dai Comanches. Gli Indiani tirano i Kensing giù dal carro. Henry cercò di lottare ma fu colpito da una freccia al petto. Corse via, ma un guerriero lo inseguì e lo colpì alla schiena con una lancia. Johanna fu percossa, spogliata e violentata da tutti i guerrieri. Uno dei Comanches cercò di cavarle gli occhi. La scalparono, le aprirono l’addome e la lasciarono sul terreno con indosso solo le calze. Incredibilmente era ancora viva.
La mattina seguente un uomo vide il carro abbandonato e cavalcò fino a Squaw Creek per dare l’allarme. I Lehmann, Buchmeier, Crenwelge e Welge, insieme a altre famiglie di origine Tedesca, vivevano nella zona. Mr Lehmann era, probabilmente, lo zio di Herman Lehmann che viveva con i Buchmeier dopo la morte del padre e dopo che la madre aveva sposato Philip Buchmeier nel 1863.
Mr Lehmann cavalcò fino alla scena dell’attacco, trovò Johanna Kensing e la avvolse in una coperta. Poi ritornò con Peter Crenwelge e Henry Welge. I tre trovarono, poco distante, il corpo mutilato di Henry e lo caricarono su un carro, senza dire a Johanna che era morto.
Johanna visse per altri due giorni, e raccontò la storia. Le donne che la curavano dissero “che le ferite causate dallo scalping emanavano un odore così tremendo che quasi non riuscivano a avvicinarsi”. Johanna partorì un figlio prematuro prima di morire.
I Kensing lasciarono 7 figli di età compresa tra i 2 e i 16 anni. Mr Biershwale fu nominato tutore e si occupò di loro fino alla maturità.


Il ritrovamento di un uomo scalpato, vittima dei Comanche

La scorreria non era finita. I Comanches si mossero a sudest, nella Gillespie County.
Gottlieb e Sophia Fischer possedevano una fattoria a 6 miglia da Fredericksburg, sulla riva settentrionale del fiume Pedernales. Il 29 luglio Gottlieb inviò il figlio Rudolph (13), un ragazzo robusto con i capelli neri e ricci e occhi scuri, che parlava solo Tedesco, alla ricerca di alcune vacche che si erano disperse.
I Comanches incontrarono il ragazzo che camminava a piedi nudi, vestito con una camicia strappata e pantaloni di pelle di cervo, lo catturarono e lo issarono su un cavallo. Rudolph non oppose resistenza, sapeva che agendo in questo modo, forse non l’avrebbero ucciso.
Una posse cercò inutilmente di inseguire gli Indiani che svanirono nel Texas Panhandle.
Nel dicembre 1865 alcuni cittadini della Gillespie County, compreso Gottlieb Fisher, scrissero al governatore del Texas Andrew Hamilton chiedendogli protezione contro le razzie Indiane e aiuto nel riscatto dei prigionieri. Gottlieb scrisse, anche, al Presidente Johnson ma, a primavera 1866, si era ormai convinto che il figlio fosse morto. Rudolph era, invece vivo e si chiamava, ora, Gray Blanket. Si sposò e divenne un Comanche a tutti gli effetti. Quando la tribù si arrese nel 1875, si presentò a Fort Sill e nel 1877 si riunì al padre. Ma la società dei bianchi non faceva più per lui e così, un anno dopo, ritornò nel Territorio Indiano dalla sua famiglia. Rudolph morì nel 1941, dopo aver vissuto con gli Indiani per gran parte della sua vita.
Nel mese di agosto i razziatori erano al lavoro lungo il Little Saline Creek. Fred Conway (34), che aveva una moglie e 4 figli, lasciò la sua fattoria per andare da Adolph Reichenau. Voleva farsi prestare una coppia di buoi. Reichenau fu l’ultima persona a vederlo in vita. Gli diede i bovini e Conway partì per tornare alla sua casa. Durante il tragitto incontrò un gruppo di Indiani e si nascose in una buca lungo il fiume. Ma, ferito e assetato, fu costretto a uscire per dissetarsi e i guerrieri lo uccisero.
Alcuni giorni dopo Reichenau si recò dai Conway, trovò la moglie e le chiese dove fosse Fred. La moglie rispose “Buon Dio, non lo so!”. Pensava che il marito fosse ancora da Reichenau. Adolph e alcuni vicini iniziarono le ricerche e trovarono il corpo di Fred vedendo gli avvoltoi che volavano in cerchio. Il cadavere era steso a faccia in giù sulla riva del fiume, con una mano dentro l’acqua. Era così decomposto che fu impossibile portarlo via e così lo seppellirono sotto a un albero.
Sul Little Saline Creek vivevano le famiglie Taylor e McDonald.
Matthew Taylor era un predicatore che si era trasferito, insieme alla moglie Hannah Axley, nella contea di Gillespie nel 1863. I due avevano 10 figli e i 3 maggiori si erano mossi insieme a loro. Questo numeroso clan comprendeva James Taylor, il figlio più giovane, sposato a Gilly Taylor, Cola Caroline Taylor (26), il marito Elijah McDonald e le 2 figlie Mahala (4) e Rebecca (1). L’altro fratello, Zedrick Taylor, era morto e i suoi 3 bambini James (7), Alice (5) e Angelica (3) vivevano insieme ai nonni. Matthew e James erano assenti il giorno dell’attacco.


Il campo dei Comanche

La mattina dell’ 8 agosto Gilly Taylor si stava recando, come al solito, alla sorgente per prendere dell’acqua quando, improvvisamente, apparvero 20 Kiowas. Uno di loro la colpì con una freccia al petto e la donna corse vero le case gridando “Indiani”. Fu colpita da una seconda freccia e cadde al suolo così pesantemente che la freccia le attraversò il corpo da parte a parte.
Sentendo le urla, Eli McDonald prese il fucile, ma Cola Caroline e Hannah lo supplicarono di non sparare per non far infuriare ancora di più “i selvaggi”. Eli sparò lo stesso e gli Indiani indietreggiarono. Poi sventolarono uno straccio bianco, chiedendo di parlamentare. Hannah approfittò di questo momento di tregua per fuggire dalla porta posteriore. Si nascose in una grotta lungo il fiume.
Eli uscì dalla porta per parlare, ma fu subito colpito dalle frecce dei Kiowas, che entrarono all’interno della casa. Uno di essi spinse Mahala nel fuoco del camino e una mano si bruciò così gravemente che rimase carbonizzata e deformata in maniera permanente. I guerrieri sventrarono i materassi, rubarono i vestiti, le armi e gli utensili da cucina, poi distrussero tutto il resto. Cola Caroline cercò di fuggire con i bambini, ma quando Mahala vide i corpi nudi e scalpati del padre e della zia Gilly cominciò a urlare e così furono ricatturati. I Kiowas incendiarono le abitazioni, afferrarono Cola Caroline per i capelli e la costrinsero a salire su un cavallo, poi presero i bambini e galopparono via.
La nonna Hannah vide il fuoco dell’incendio dalla grotta in cui si era nascosta. Quella notte iniziò a camminare e all’alba raggiunse il Doss Ranch, 7 miglia più a nord.
I Kiowas si diressero a settentrione e attraversarono il Red River. Cola Caroline fu trattata brutalmente. Era al secondo mese di gravidanza, spesso debole e febbricitante. A lei e ai bambini fu data così poca acqua che le loro lingue si gonfiarono e si annerirono. Nel Territorio Indiano furono costretti a spogliarsi e la pelle si bruciò sotto il sole cocente e si coprì di vesciche.
Il peggior ricordo di Cola Caroline di tutta la prigionia fu la forzata nudità davanti alle figlie e ai nipoti.