Le ceneri di Wyatt Earp

L’aggettivo famoso non voleva dire molto per la piccola Alice. Guardando la cosa dalla prospettiva di una bambina, ella pensò a quel personaggio così temuto, solo come ad un gentile signore,mentre suo zio Wyatt gli sembrò freddo e impersonale. Ella tenne il regalo di Holliday, del quale serbò sempre un ottimo ricordo, sino alla fine dei suoi giorni. John Gilchriese registrò scrupolosamente le osservazioni di Alice Earp con dozzine di altre note continuando in tal modo le sue ricerche.
Alcuni anni dopo la seconda guerra mondiale, presso il “Southern Museum”, John Gilchriese, leggendo alcuni documenti aggiunti alla collezione di Joseph Munk, scoprì tra di essi un ritaglio di giornale del “New York Times” che avrebbe contribuito a fargli conoscere più cose su Wyatt Earp di quanto non aveva scoperto sino ad allora.
Si trattava di una lettera di una persona, John H. Flood era il suo nome, che ricusava una storia falsa pubblicata dal giornale su un improbabile contrasto tra Wyatt Earp e Bill Tilghman.


Wyatt Earp (seduto) e Bat Masterson

Quello che catturò l’attenzione di Gilchriese furono le osservazioni del tipo: “Dovete sapere che negli ultimi venticinque anni della sua vita mi sono assunto il compito di fare da segretario a Mr. Earp e dal momento della sua morte ho svolto quel compito per la vedova Josephine Sarah Marcus. Io possiedo gli appunti della storia di Wyatt Earp che lui stesso mi ha dedicato alcuni anni fa. Mr. Earp mi ha riferito parecchi fatti che non sono mai stati pubblicati”.
La lettura di quelle parole eccitò Gilchriese. Fatti riservati? appunti stenografati?, sembrava incredibile. Chi era questo John H. Flood e dove si trovava? Gilchriese controllò il “Los Angeles Directory” del 1931sino a quello del 1942 e finalmente poté arrivare all’indirizzo dell’uomo:
“2933 4th Avenue”. Gilchriese si apprestava a far visita a John Flood in preda all’eccitazione, quasi fosse un novello Henry Stanley alla ricerca del Dott. Livingstone.
Dopo aver bussato alla porta di casa, Gilchriese si trovò di fronte ad un uomo di circa 75 anni, vestito con pantaloni marroni e camicia bianca.
“E’ lei Mr. Flood?” chiese timidamente. Alla risposta affermativa, Gilchriese cominciò a spiegare il perché della sua venuta. Egli disse, aveva letto la lettera che era stata inviata al “New York Times” e aggiunse che era interessato a qualsiasi cosa riguardasse la vita di Wyatt Earp.
Gilchriese inoltre spiegò che aveva portato parecchi documenti per i quali sperava di avere un suo parere. L’uomo esitò per un istante, quindi invitò il giovane a entrare in casa.
Iniziò in tal modo una amicizia che sarebbe durata per più di sette anni nel corso dei quali John Flood avrebbe fatto partecipe il giovane Gilchriese di tutto quello che Wyatt Earp gli aveva lasciato.
John Flood non aveva mai speculato sull’amicizia con Wyatt. A distanza di tanti anni teneva ancora per se la maggior parte di quello che sapeva su Wyatt Earp, ma ora sentiva di potersi fidare di quel giovane. Flood pensò infatti che tutto sarebbe andato perso senza che potesse trasmettere a qualcuno quello che sapeva sul vecchio marshal. E John Flood sapeva tutto, avendo di Wyatt Earp una conoscenza migliore di qualsiasi altra persona vivente. Ci vollero anni di paziente lavoro da parte di Gilchriese per arrivare a strappare a John Flood tutti i segreti che aveva accumulato nel corso degli anni vissuti assieme a Wyatt. Sarebbe stato impossibile infatti, arrivare alla parola fine solo con un singolo incontro con quel vecchio signore.
“La prima volta che incontrai Wyatt Earp, disse Flood a Gilchriese, fu nel 1906 presso The Hampden Arms, un residence di proprietà di Mrs.Nellie C. Blair al 516 W. 5th Street nel centro di Los Angeles”.
Nato in Pennsylvania, Flood era arrivato in California dove aveva incontrato Mrs. Blair proprietaria a quel tempo del Berlin Hotel. Egli fungeva da impiegato e da contabile per conto della signora in cambio di vitto e alloggio. Sebbene nuova di Los Angeles, Mrs. Blair aveva già conosciuto sia Wyatt che la moglie Josephine. Ella sapeva anche dell’interesse degli Earp per le miniere nel deserto del Mohave e sperava di investire ella stessa in qualcosa del genere.
Wyatt Earp a 21 anni
John Flood, molto scettico, dubitava dell’attendibilità di quel individuo, svelto di mano, che ora vedeva giocare a poker nel salotto privato di Mrs. Blair e neppure era rimasto particolarmente impressionato dall’aspetto della moglie Josephine. Che genere di lavoro faceva quel uomo, si chiedeva John Flood e poteva essere la persona giusta alla quale affidare del denaro? Sicuro di non essere sentito, Flood chiese a Mrs. Blair se avesse chiesto al suo ospite le credenziali bancarie.
La signora non dette peso alle preoccupazioni di Flood e anzi lo presentò a Wyatt Earp pregandolo di accompagnarlo in sua vece nel deserto. Mrs.Blair concedeva a Wyatt e Josephine, in cambio del loro aiuto, l’alloggio presso il residence “Hampden Arms” quando essi fossero stati in città.
Wyatt Earp considerò positivamente l’accordo e alcuni giorni dopo disse a Flood di prepararsi per il giro che aveva in mente. Prima della partenza i due si fermarono presso l’emporio di Hoegee a Los Angeles per comperare armi e munizioni. Wyatt scelse per se un winchester modello1887, quindi sconsigliò Flood sull’acquisto di una piccola pistola placcata in nichel. Indicando il winchester col dito, Wyatt gli raccomandò di scegliere un qualcosa di più affidabile.
Di rimando Flood disse: “Mr. Earp, pare sappiate cosa fare”. Egli non sapeva nulla del suo passato in Arizona e per lui quel uomo era soltanto un giocatore come tanti altri.
Più tardi, dopo aver appreso qualcosa sulle vicende di Wyatt dei tempi della frontiera, in special modo a Tombstone, Flood ammise che il suo consiglio sul tipo di arma da comperare era più che giusto.
In quel momento però si rifiutò di prendere un fucile e comperò invece la piccola pistola che aveva in mente. Comunque, tanto per dare l’impressione di avere una certa esperienza nell’uso delle armi, Flood scelse anche un altro revolver dal calibro più grande. Egli conservò quelle pistole per anni, come pure tenne come una reliquia, dopo la morte di Wyatt, il winchester comperato presso l’emporio di Hoegee. Come più tardi disse a Gilchriese, Mr. Earp si affezionò tanto a quel fucile che a John Flood fini per sembrare speciale.
Per i successivi ventitre anni John Flood e Wyatt Earp si scambiarono confidenze mano a mano che l’amicizia si approfondiva. Flood col tempo si guadagnò la completa fiducia di Wyatt amministrando allo stesso tempo i suoi affari personali. Egli fu presente in quasi tutti i momenti della vita del vecchio marshal, inclusi quelli meno piacevoli. Negli anni subito dopo la prima guerra mondiale, Wyatt chiese l’aiuto di Flood per scrivere la sua autobiografia. Sin dai primi giorni, Flood apprese e annotò ogni cosa sulla vita di Wyatt Earp. A quei fogli non seguì nessuna pubblicazione, ma Flood conservò comunque tutte le pagine scritte. Egli fece di più, tenne con se tutta la corrispondenza con Wyatt e la moglie Josephine, gli atti legali, oggetti personali comprese le matrici di biglietti di eventi sportivi o cinematografici. John Flood conservava ancora tutte quelle cose quando Gilchriese bussò alla sua porta la prima volta. Flood avrebbe voluto mostrare al giovane ogni cosa e raccontare di ognuna le circostanze anche se, quando lo faceva, la commozione gli riempiva il viso di lacrime.
Gilchriese e John Flood cominciarono a fare piccole uscite di un solo giorno durante le quali Flood si sforzava di tornare con la mente ai giorni passati assieme aWyatt. Essi iniziarono con i posti attorno a Los Angeles, le case affittate, i ristoranti e le case da gioco frequentate.
Poi essi fecero delle escursioni nei campi minerari del deserto che tanta importanza avevano avuto nella vita di Wyatt. Essi andarono anche a Tombstone, la cittadina che Flood aveva visto per la prima volta assieme a Wyatt nel 1920 durante una breve gita.
Flood raccontò che con Wyatt arrivarono in treno sino a Benson, quindi con una macchina presa in prestito da un amico che promise di non divulgare l’arrivo del vecchio marshal, i due arrivarono a Tombstone attraverso la vecchia pista delle diligenze.
Wyatt mostrò a Flood tutti i posti più significativi della città, di modo che il giovane amico potesse descrivere più realisticamente quello che era accaduto molti anni prima.
Nessuno riconobbe Wyatt e questo era plausibile dato il tempo intercorso e visto che nessuno lo aspettava. Passeggiando per le strade deserte e soffermandosi presso il luogo del famoso scontro, Wyatt additò l’argine basso che conduceva all’appezzamento di terreno dove cominciò la sparatoria.
Wyatt spiegò anche a Flood come il fratello Morgan inciampasse su un tubo della “Sycamore Springs Water Company”, cosa che probabilmente quel giorno gli salvò la vita. Wyatt si fece triste di fronte al posto dove una volta c’era la sala da biliardo “Campbell and Hatch”.
“E’ stato là, disse, la sera del 18 marzo 1882 che Morgan venne assassinato”.
Urilla Sutherland
Con la voce rotta dall’emozione, Wyatt confidò a Flood: “Questo è uno dei posti che non potrò mai dimenticare”. Nel tardo pomeriggio essi tornarono a Benson attraverso la strada sterrata, quindi presero la corriera per Tucson.
Più tardi Wyatt compilò una lista di tutti gli scontri affrontati durante i suoi giorni in Arizona, descrivendo a John Flood una sequenza dettagliata per ognuno di essi.
Durante quelle passeggiate col vecchio amico di Wyatt, Gilchriese apprese tutti i particolari della relazione con la terza moglie Josephine Sarah Marcus.
I due davano l’impressione di passare molto del loro tempo a discutere animosamente e spesso in presenza di altre persone. Non sempre Flood riusciva a riportare la pace tra i due poiché Josephine non era certo una donna malleabile. Spesso non mancava di ricordare al marito i suoi rovesci finanziari e talvolta si spingeva ad esaltare le prodezze amatoriali di qualche suo amante dei tempi andati, come ad esempio lo sceriffo Behan di Tombstone malgrado i suoi attacchi di sifilide.
Non di rado faceva notare a Wyatt che Albert Bilicke, proprietario dell’Hollenbeck Hotel, un amico degli Earp ai tempi della vecchia Tombstone, viaggiava ora in macchina mentre loro ancora dovevano servirsi del tram. Un’altra persona che Josephine paragonava spesso con Wyatt era il petroliere Edward L. Doheny che da giovane aveva lavorato per Wyatt a Tombstone al tavolo di faraone per otto dollari al giorno. Ora egli era ricco e possedeva un’automobile tutta sua.
Josephine continuamente rimproverava Wyatt dicendogli : “Guarda, ha lavorato per te ed ora possiede un’automobile, noi invece non abbiamo nulla. Quale è il tuo problema ?” Wyatt spesso rispondeva col silenzio. Il continuo bisogno di denaro, una volta, spinse la donna a chiedere in prestito un centinaio di dollari a Doheny con la scusa che erano per il marito. Wyatt non seppe nulla di quel fatto e quando Doheny chiese conto della somma di denaro,Wyatt cadde letteralmente dalle nuvole.
Il milionario capì la situazione, ma in futuro si impose di negare qualsiasi altra somma alla signora Earp. Il comportamento di Josephine, al di la dell’imbarazzo per Wyatt, era quello di una persona del tutto priva di responsabilità. Un’altra volta Wyatt affidò del denaro alla moglie affinché lo impiegasse per lo sfruttamento di una concessione petrolifera in Ken County. Josephine non fece nulla di ciò che le aveva raccomandato Wyatt poiché irresponsabilmente perse quella somma al gioco delle carte.
Wyatt scoprì la cosa solo dopo aver appreso che le concessioni erano state acquistate dalla famiglia del famoso petroliere Paul Getty.
Gilchriese prendeva nota di tutto quello che Flood gli raccontava e molti altri particolari li apprese nel corso di altre interviste. Dopo la prima guerra mondiale alla quale aveva partecipato, John Flood poté riabbracciare il suo vecchio amico. Superato il primo momento di commozione, Wyatt riferì a Flood di aver trovato un filone aurifero localizzato presso il fiume Colorado nella riserva indiana.
A causa delle lungaggini burocratiche inerenti alla richiesta di concessione, Wyatt non aveva rivelato a nessuno il posto. Flood calcolò che in sua assenza il suo vecchio amico aveva estratto oro per almeno 16.000 dollari. Per ovvie ragioni anche Josephine conosceva i particolari di tutta quella operazione.
Evidentemente il lupo perde il pelo ma non il vizio. Infatti la donna, non nuova a fatti del genere, perse gran parte di quella somma al gioco del poker.
Flood mostrò a Gilchriese il posto dove molti anni prima aveva lavorato assieme a Wyatt e il giovane ne approfittò per scattare numerose fotografie.
Un giorno, raccontò Flood, egli era appena tornato da Needles dopo aver messo sul treno per Los Angeles Josephine stizzosa come al solito. Di solito la lontananza della donna bastava per mettere di buon umore Wyatt, ma quel giorno egli pareva più preoccupato del solito. Dopo aver lasciato Wyatt da solo presso la tenda, Flood partì per effettuare il controllo della recinzione della loro concessione.
Al ritorno Flood si lamentò nervosamente con l’amico dicendo che qualcuno aveva picchettato sopra i loro stessi contrassegni. Fumando un sigaro fuori dalla tenda, Wyatt replicò dicendo : “Bene Flood, vuoi quelle concessioni oppure no ? Se si, vai là e prendi a calci i loro paletti”.
Flood eseguì con piacere l’ordine di Wyatt. Più tardi tre uomini si presentarono presso la loro tenda chiedendo spiegazioni sul perché Flood aveva divelto i loro paletti. Senza levare gli occhi su quello che sembrava essere il capo, Wyatt spiegò che la concessione apparteneva al suo amico e che essi avrebbero dovuto abbandonare il campo. L’uomo che non immaginava minimamente chi avesse di fronte, si avvicinò a Wyatt sbattendo i pugni sul tavolo all’interno della tenda. John Flood non aveva idea di cosa fare, ma fu sorpreso dalla repentina reazione di Wyatt. Recuperato il grosso revolver, Wyatt tenne con mano ferma i tre uomini davanti alla linea di fuoco della pistola.
Sorpreso dalla reazione di quell’uomo ormai vecchio, il capo dei tre esclamò : “Che cosa fai e chi diavolo sei?” La risposta, tagliente come la lama di un coltello arrivò attraverso la voce ferma del vecchio : “Il mio nome è Wyatt Earp” John Flood poteva anche non aver capito cosa significasse sentire quelle parole, ma per i tre uomini non furono necessarie spiegazioni.
Quel nome, anche se molta acqua era passata sotto i ponti, nel west valeva ancora qualcosa e forse nella mente dei tre riemergevano le immagini dei morti di Tombstone.
I tre guardarono Wyatt per un attimo, quindi si scusarono e nelle settimane successive si tennero a debita distanza dal campo di Wyatt.


I titoli di The Call il giorno dopo un arbitraggio di Wyatt Earp

Gilchriese ascoltò incantato tutte quelle storie. Egli si fidò della credibilità di John Flood e ammirò molto la sua fedeltà al vecchio Wyatt, un tributo esteso più tardi anche a Josephine malgrado le sue assurde richieste e gli atteggiamenti sempre più sgradevoli.
Poco prima della sua morte avvenuta il 29 marzo 1958, John Flood volle premiare l’interesse di Gilchriese per Wyatt donandogli tutte quelle cose che ora erano sue e che un tempo erano state proprietà del famoso marshal della frontiera. Con la morte di Flood, Gilchriese rifletté su alcune circostanze riguardanti la morte di Wyatt Earp avvenuta quasi trenta anni prima.
In quella circostanza Josephine rifiutò di presenziare al funerale del marito non per il dolore come qualcuno ha suggerito, ma perché non voleva essere vista in pubblico senza un nuovo vestito che non poteva permettersi. Flood la supplicò di riconsiderare la cosa, ma la donna ignorò le sue preghiere.
Per fortuna, al funerale di Wyatt c’erano, tra quelli che portavano a spalla la bara, Tom Mix e William S. Hart, i due più famosi attori di film western del cinema muto.
Il futuro non sarebbe stato comunque roseo per Josephine. Quando morì, nel 1944, l’intero patrimonio della donna consisteva in un baule, una radio e cinque piccole scatole di effetti personali per un valore totale di 175 dollari.
Il corpo di Wyatt Earp fu cremato. Prima della sistemazione finale presso l’Eternity Cemetery di Colma a sud di San Francisco, le sue ceneri tornarono un’ultima volta presso la sua abitazione al 400 W. 17th Street. Dopo il funerale Josephine si lasciò andare in una deprecabile scenata imprecando contro il marito appena morto per averla lasciata in precarie condizioni economiche.
Al colmo della rabbia, Josephine tirò il contenitore delle ceneri contro il muro della casa. La violenza dell’impatto causò l’apertura del coperchio per cui parte delle ceneri di Wyatt caddero sul pavimento.
Come se nulla fosse accaduto, sotto lo sguardo inorridito di John Flood, Josephine rimise il coperchio sul contenitore e senza una parola spazzò le ceneri sul tappeto fuori nella veranda.
Gilchriese non poteva accettare l’idea che le ceneri dell’eroe della sua fanciullezza fossero state sparse fuori dalla porta di casa. Per John era come se quei resti sulla strada mettessero la parola fine al proprio viaggio intrapreso molti anni prima.
Certo, egli avrebbe ancora voluto acquisire molte altre cose sulla figura di Wyatt Earp e sulle vicende di Tombstone, ma a molte importanti questioni erano state date comunque delle risposte.
Risposte avute con l’aiuto e l’incoraggiamento di un ristretto numero di amici come John Flood, Billy Hattich, il giudice Curtis, Frank Waters e il Dr. Frederick W. Hodge.

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