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Spiccioli di vita di Doc Holliday

A cura di Omar Vicari

Doc Holliday a Prescott (1878)
Sulla figura di Doc Holliday, personaggio tra i più famosi ed enigmatici dell’intera storia della frontiera, sono stati versati fiumi d’inchiostro. Ancor giovane, tisico, lasciò presto la natia Georgia per spostarsi nel west, in quelle terre dove il clima secco potesse alleviare la sua malattia. Gentiluomo del sud, amabile quando era sobrio, diventava collerico sotto l’effetto dell’alcool.
Arrivato a Tombstone (Arizona) da Prescott, nel mese di settembre 1880, Holliday ritrovò in quella città mineraria il clan degli Earp, ossia gli amici di Dodge City che si erano accaparrati di una quota dell’Oriental Saloon, un locale, a detta di George Parson, tra i migliori di Allen Street. Milt Joyce gestiva il bar e il ristorante del locale, mentre Wyatt Earp, a sua volta chiamato da Lou Rickabaugh per contrastare i ruffiani di Johnny Tyler, si occupava della gestione dei locali da gioco.
Il 10 ottobre 1880, appena un mese dopo il suo arrivo, Doc ebbe una discussione proprio con Johnny Tyler all’interno dell’Oriental.
I due furono prontamente divisi e disarmati dal Deputy James Bennett e le pistole di entrambi furono consegnate a Milt Joyce. Dopo pochi minuti sia Tyler che Holliday tornarono all’Oriental. Temendo una nuova rissa, Joyce invitò Tyler ad uscire, cosa che questi fece. Holliday invece fece resistenza e Joyce, fisico possente, non ebbe problemi a scaraventare letteralmente Holliday fuori dal locale. Neanche un minuto dopo, Doc rientrò nel locale chiedendo a Milt Joyce la sua pistola riposta dietro il bancone del bar.


L’Oriental Saloon

Joyce, vedendo Holliday alterato a causa dell’alcool, rifiutò. A quel punto, imprecando, Doc uscì di nuovo e, trovata un’altra pistola, rientrò nel locale. Vedendolo armato, Joyce tirò fuori la propria pistola e con quella percosse il capo di Holliday. Nel trambusto della lotta, Doc sparò un colpo che ferì la mano di Joyce e un altro proiettile andò a colpire il piede di William Parker che si trovava nel locale.
A fatica i due furono divisi e il giorno dopo Fred White, marshal della città, emise un mandato contro Holliday con l’accusa di tentato omicidio nei confronti di Milt Joyce.
Tutto questo accadeva la sera di domenica del 10 ottobre 1880…
Anni dopo, Milt Joyce, a seguito di alcuni guai, lasciò Tombstone per trasferirsi a San Francisco dove aprì il Baldwin Billiard Parlor assieme a J. M. Vizina e James W. Orndorff.
Milt Joyce
Più tardi Joyce, assieme a Orndorff, aprì il Cafè Royale, uno dei più bei locali della costa occidentale.
Nel 1885, Milt Joyce, di ritorno a San Francisco da un viaggio di affari, incontrò casualmente a Denver Doc Holliday. Nel 1889, l’anno in cui Milt Joyce morì, Orndorf, il suo socio in affari, rivelò il racconto di Joyce su ciò che accadde in quel frangente.
Milt Joyce, disse Orndorf, era un uomo taciturno per natura, di poche parole e poco disposto a raccontare i fatti suoi. Una sera però, poco prima che aprissimo il Cafè Royale, stavamo chiacchierando tra noi. Io gli dissi di un uomo che avevo conosciuto e che mi aveva rivelato di essere stato presente allo scontro tra lui e Holliday all’interno dell’Oriental a Tombstone.
A quel punto, preso dalla curiosità, chiesi a Milt se avesse più visto Holliday dopo aver lasciato l’Arizona.
“Una sola volta, e fu uno strano incontro” rispose lui. Una sera a Denver, di ritorno da un viaggio di affari, stavo uscendo da un negozio di barbiere, quando fuori, vidi Doc Holliday.
Evidentemente mi aveva visto e mi stava aspettando. Mi avviai per il marciapiede, e Holliday, come per provocarmi, mi raggiunse e mi sfiorò tra la folla. Reprimendo il mio primo impulso, ignorai quella che poteva essere una sfida e continuai per la mia strada.
Ero quasi arrivato al mio albergo, quando un pensiero mi sfiorò la mente. Tra me e me si stava facendo strada l’idea che Holliday avesse immaginato che potessi aver avuto paura per quell’incontro. Girando sui miei tacchi, tornai indietro. Non lo vidi più, ma poi mi accorsi della sua presenza accanto al bancone del bar di un locale vicino. Entrai e deliberatamente lo sfiorai col corpo come lui aveva fatto con me pochi istanti prima. Lo guardai e lui fece lo stesso, ma non proferimmo parola. Gli passai vicino più volte giusto per dargli l’occasione che cercava, se la voleva, e soprattutto per levargli dalla testa l’idea che potessi aver avuto paura di lui.


Il Windsor Hotel a Denver (circa 1881)

Holliday continuò a fissarmi, ma ebbi l’impressione che non cercasse guai. Uscii allora dal locale e non lo rividi più. A distanza di tempo, ho ripensato spesso a quel fatto e a quanto sono stato sciocco a tornare sui miei passi. L’impulso, e solo quello mi costrinse a farlo, ed io non potei farci nulla.
La versione di Milt Joyce è la sola che conosciamo, ma è senza dubbio la verità di ciò che accadde.
Nell’estate o forse l’autunno del 1885, sempre a Denver, nel lussuoso Windsor hotel, Doc Holliday ebbe l’occasione di rivedere per l’ultima volta il suo amico Wyatt Earp. E fu certamente un incontro più commovente e doloroso di quello che Holliday ebbe con Milt Joyce.
Nel maggio 1885, Wyatt con la moglie Josephine si trovava ad Aspen (Colorado) dove aveva aperto il Fashion Saloon. Di tanto in tanto gli Earp visitavano Denver e in una di quelle visite incontrarono appunto Doc Holliday nell’atrio del Windsor Hotel.
Wyatt Earp
Un giorno, in una di quelle visite a Denver, Wyatt con Josie stava parlando nell’atrio con Thomas J. Fitch, un importante uomo d’affari, quando, come Josie ricordò più tardi, una esclamazione di mio marito mi costrinse ad alzare lo sguardo. Queste furono le parole di Josephine Sarah Marcus: “Verso di noi vidi avanzare Doc Holliday, una figura più scarna e certamente più fragile dell’uomo che avevo conosciuto a Tombstone. Mi colpì subito l’estrema gentilezza di Doc nei nostri confronti. Egli disse che aveva sentito della nostra presenza in città e quella per lui era stata l’occasione per rivederci. Doc sedette a una certa distanza da noi e cominciò a parlare con Wyatt sebbene una tosse stizzosa rendesse difficile la conversazione.
Doc confidò a Wyatt quanto era stato malato in quegli ultimi tempi e quanto poco tempo era potuto stare fuori dal letto.
Quando ho sentito che stavate a Denver, disse Doc, ho sentito prepotente il bisogno di rivederti ancora una volta. Non so se potrà succedere ancora Wyatt, puoi ben vederlo.
Le parole di Doc colpirono profondamente mio marito. Egli ricordò come una volta a Dodge City Doc gli salvò la vita. Wyatt stava arrestando un cowboy ubriaco, quando un altro si apprestava a sparargli alle spalle. In quel momento un angelo biondo uscì fuori dal nulla con una colt in mano.
Josephine Sarah Marcus
La sua sola presenza e la sua fama bastarono a calmare i bollori di quei due texani. Wyatt gli fu eternamente grato. Più volte mio marito è stato duramente criticato per l’amicizia con un uomo della reputazione di Doc Holliday, ma Wyatt ha sempre pensato che la maggior parte dei crimini a lui attribuiti erano solo frutto della mente annebbiata dall’alcool della donna con cui viveva. Una volta Kate Fisher arrivò addirittura ad accusarlo (…per poi ritrattare) della morte di Bud Philpot durante la rapina alla diligenza di Tombstone.
“Non è strano che se non fosse stato per te, io ora non sarei qui a parlarti”? disse Wyatt.
Doc annuì, poi parlò ancora con noi qualche minuto, quindi si alzò e con mio marito si avviarono verso l’uscita dell’albergo. Le sue gambe erano visibilmente vacillanti, certo per il suo stato di salute. Mio marito era visibilmente rattristato per la partenza di quell’uomo, che sofferente, si aggrappava a lui. E pensare che una volta gli bastavano le sole parole: “gente, io sono Doc Holliday”. Le lacrime scendevano dagli occhi di mio marito quando si lasciarono. Doc appoggiò il suo braccio sulla spalla di Wyatt.
“Arrivederci amico mio” disse. “Forse passerà molto tempo prima che potremo rivederci”. Ma quelle erano solo parole, perché Doc sapeva bene che non ci sarebbe stata un’altra volta.
Trascinando le sue flebili gambe, Doc svoltò l’angolo dell’albergo e sparì. Qualche tempo dopo ci giunse la notizia della sua morte.