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Stendardi, mostrine, divise

A cura di Luca Barbieri

Il guidone del 7° Cavalleria al Little Big Horn
Un pugno di uomini annidati in una buca nella sabbia, stanchi, coperti di polvere mista a sudore, probabilmente feriti. Un nugolo di indiani, invisibili come spettri, li circonda, li stuzzica, ne allunga sadicamente l’inevitabile agonia. D’improvviso lo squillo metallico di una tromba che suona la carica, e sull’orizzonte tremolante per la cappa d’afa si stagliano le sagome di dozzine di cavalleggeri lanciati al galoppo, le sciabole sguainate strette da mani foderate da guanti color panna. Sopra le loro teste, tesa al vento, la bandiera a stelle e strisce sembra gonfiare il petto e annunciare con voce tonante: “Arrivano i nostri!”
Una scena familiare, talmente nota da diventare un vero e proprio stereotipo western.
Che tremenda delusione per il bambino in me (che si ricordava dei film e dei fumetti visti e letti in gioventù) aver scoperto che un particolare della scena, e cioè la bandiera al vento, era totalmente fasullo. Già, perché la Old Glory (la “Vecchia Gloria” vanto e onore delle truppe proudly made in USA) venne ufficialmente concessa alla cavalleria soltanto nel 1887, epoca nella quale le guerre indiane erano ormai al definitivo tramonto! La Old Glory era stata infatti concepita inizialmente solo come bandiera navale; l’artiglieria ottenne il diritto di portarla in battaglia (al fianco naturalmente degli altri stendardi) nel 1834 seguita a ruota dalla fanteria nel 1841; come detto la cavalleria dovette aspettare molto di più. Durante gli scontri con gli indiani, i cavalleggeri usarono invece una bandiera che era comune a tutte le armi e raffigurava un’aquila (l’arcinota aquila di mare testabianca, simbolo della regalità ed emblema degli USA) in campo blu, sovrastata dalle stelle (una per stato), con un fascio di frecce stretto in una zampa e un ramo di mirto nell’altra (il significato è chiaro: l’aquila americana è capace al tempo stesso di muovere guerra e di portare pace). Per le singole armi variava semplicemente la dimensione dello stendardo: per la fanteria era di 3,70 mq mentre per la cavalleria (vista la necessità di praticità e di ridotto ingombro) di solo mezzo metro quadrato.


Un ufficiale con la classica uniforme

Mostrine, ora. I soldati le portavano cucite su entrambe le maniche della divisa e servivano a dare informazioni essenziali sul loro ruolo nell’esercito. Il simbolo al centro indicava infatti la specialità di ciascun soldato (sellaio, cuoco, infermiere, ecc.), mentre il numero delle strisce ne indicava il grado. Il colore, poi, serviva a segnalare l’appartenenza ad un’arma: la cavalleria aveva il giallo, l’artiglieria il rosso, la fanteria il blu, i servizi medici il verde.
Passiamo alle divise. Il cavalleggero americano portava due tipi di cappello: un feltro grigio a falde larghe con cordone e nodo, derivato dal vecchio copricapo nero alla “Kossuth” della Guerra Civile (di solito lo indossava in parata o in battaglia), e un berretto da fatica (il chepì, che i soldati indossavano durante le esercitazioni o le corvee) che era tenuto leggermente spostato sulla sinistra o sulla destra a seconda del gusto personale.
Su entrambi i tipi di copricapo spiccavano, sulla parte frontale, due sciabole incrociate di colore (come detto) giallo. Durante le campagne di guerra le divise erano uguali per tutti, soldati e ufficiali: calzoni con banda gialla, stivali, fazzoletto al collo, guanti bianchi, camicia e giacca rigorosamente blu. I fanti vestivano in modo simile, ma avevano naturalmente le ghette al posto degli stivali, e in più portavano il telo della tenda arrotolato intorno al petto.