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La battaglia di Lake George

A cura di Pietro Costantini

La guerra franco-indiana. Speciale a puntate: 1) Venti di guerra: Fort Necessity 2) La battaglia di Monongahela 3) La battaglia di Lake George 4) La battaglia di Sideling Hill 5) La battaglia di Fort Oswego 6) La conquista di Fort William Henry 7) Le due battaglie delle “Snowshoes” 8) La guerra in Acadia e le deportazioni 9) La spedizione di Forbes 10) Le due battaglie di Fort Carillon 11) La battaglia di Fort Niagara 12) La presa di Quebec 13) Il raid contro St Francis 14) La battaglia di Sainte-Foy 15) La caduta di Montreal e la pace di Parigi

La Battaglia del lago George fu combattuta l’8 settembre del 1755 nel nord della provincia di New York. Lo scontro avvenne durante una campagna militare lanciata dagli inglesi per assumere il controllo strategico dei laghi George e Champlain.
L’esercito britannico, composto da millecinquecento uomini delle truppe coloniali americane e da duecento guerrieri Mohawks, al comando di Sir William Johnson, sconfisse una forza di millecinquecento soldati francesi ed alleati indiani comandata dal Barone di origini tedesche Ludwig August Dieskau.
Johnson era arrivato sul lago Saint Sacrament il 28 agosto ed aveva rinominato il lago Lake George in onore del suo sovrano Giorgio II. L’intenzione del comandante inglese era quella di avanzare per la via d’acqua sui laghi George e Champlain e attaccare il forte St. Frédéric a Crown Point.
Essendo stato avvisato dell’avvicinarsi dell’esercito britannico, Dieskau lasciò Fort St. Frédéric e spostò le sue truppe più a sud a Fort Carillon, a metà strada tra i due laghi.
Il 4 settembre decise di prendere l’iniziativa e attaccare il contingente inglese che intanto aveva eretto un forte chiamato Fort Lyman (in seguito rinominato Fort Edward) sul fiume Hudson. L’intento del barone era quello di distruggere le imbarcazioni, le vettovaglie e l’artiglieria del nemico.
Lasciate metà delle sue forze a Fort Carillon (in seguito Fort Ticonderoga), seguì con il resto dell’esercito una via alternativa sul fiume Hudson, fece sbarcare i suoi uomini a South Bay e marciò con essi lungo il Wood Creek. Alla testa di duecento granatieri regolari dei reggimenti La Reine e Languedoc, seicento miliziani canadesi e settecento indiani Abenaki e Caughnawaga Mohawk, Dieskau arrivò nei pressi di Fort Edward nel pomeriggio del 7 settembre 1755.
Johnson, accampato quattordici miglia a nord di Fort Edward, fu informato dai suoi esploratori circa la presenza del nemico e inviò un dispaccio al forte per mettere in guardia i cinquecento uomini della guarnigione. Il messaggero fu purtroppo intercettato con il risultato che il comandante francese venne a conoscenza della posizione e del numero delle forze britanniche. I suoi alleati indiani però, dopo aver tenuto consiglio, si rifiutarono di dare l’assalto al forte in quanto temevano fosse difeso da parecchi cannoni. A seguito di tale decisione Dieskau dovette dare l’ordine di marciare alla volta del lago contro il campo dei coloniali inglesi.

La mattina dell’8 settembre Johnson inviò un contingente di provinciali dei reggimenti del Massachussets del colonnello Williams e del Connecticut del colonnello Whiting, più duecento indiani Mohawk, a rinforzare la guarnigione di Fort Edward. Informato da un disertore, il barone Dieskau schierò i suoi granatieri in modo da sbarrare la via verso il forte e spedì gli indiani e i miliziani canadesi a tendere un’imboscata alle truppe coloniali in arrivo lungo la strada.
La colonna di Williams e Whiting cadde dritta nella trappola e fu accolta dalla potente scarica dei moschetti francesi. In un duro combattimento conosciuto come ‘The Bloody Morning Scout’, il colonnello Williams e il capo indiano King Hendrick furono uccisi quasi subito con molti dei loro uomini. A questo punto Dieskau lanciò i suoi regolari all’inseguimento dei coloniali americani che precipitosamente avevano fatto ritorno verso l’accampamento di Johnson mentre un centinaio di loro camerati e Mohawk sopravvissuti, comandati dal colonnello Whiting, tentavano di coprire la ritirata. Questo manipolo di uomini inflisse gravi perdite al nemico e tra queste ci fu Jacques Legardeur de Saint-Pierre, un famoso comandante delle milizie canadesi e indiane.
Visto il successo ottenuto nella prima fase dello scontro Dieskau ordinò alla Milizia e agli Indiani di compiere un attacco al campo britannico. Sfortunatamente per il comandante francese il morale di questi combattenti aveva subito un duro colpo in conseguenza della morte del loro capo Legardeur e i Caughnawagas non erano intenzionati ad combattere contro i loro parenti Mohawk presenti nel campo opposto; gli Abenaki da parte loro non avrebbero combattuto senza i Caughnawagas.
Sperando di convincere i pellerossa a seguirlo, Dieskau formò una colonna con i suoi duecento granatieri e si diresse verso l’accampamento inglese dove nel frattempo i difensori si erano trincerati dietro carri, barche e tronchi d’albero. Appena i regolari francesi furono in vista l’artiglieria inglese fece fuoco contro di loro, lo stesso barone Dieskau fu seriamente ferito e l’attacco francese dovette essere abbandonato.
Mentre accadevano questi avvenimenti, il comandante di Fort Edward, colonnello Joseph Blanchard, visto in lontananza il fumo della battaglia, spedì una compagnia di ottanta uomini del New Hampshire e quaranta provinciali di New York, al comando dei capitani Folsom e McGennis, a verificare la situazione.
I due si diressero verso il rombo del cannone ma a due miglia dal campo si imbatterono nei vettovagliamenti dell’esercito francese guardati a vista da poche sentinelle. Gli Americani attaccarono il convoglio, si impadronirono dei bagagli e delle munizioni e dispersero il nemico.


Morte del colonnello Ephraim Williams durante il “Bloody Morning Scout”

Subito dopo alcuni esploratori portarono la notizia che una forza composta da circa trecento tra Miliziani e Indiani si stava avvicinando. Il capitano Folsom appostò i suoi provinciali tra gli alberi e quando i Francesi furono a tiro ordinò di sparare. Molti Canadesi furono uccisi e molti altri furono fatti prigionieri mentre gli Americani persero solo sei uomini, ma nell’infuriare della battaglia il capitano McGennis venne mortalmente ferito.
Dopo il ritiro delle truppe francesi, gli Americani trovarono a poca distanza dal campo, nel punto dove l’artiglieria aveva fatto fuoco, una ventina di feriti nemici tra cui il barone Dieskau, che era stato lasciato indietro dai suoi perché non trasportabile. Johnson trattò il barone con grande rispetto e civiltà come era consuetudine a quel tempo tra comandanti avversari, lo fece trasportare nella sua tenda, curare e in seguito lo ospitò nella sua casa di Albany per la convalescenza. Dieskau morì qualche anno più tardi in Francia in conseguenza delle ferire riportate al lago George.
Nonostante la vittoria riportata, la marcia di Johnson verso Crown Point subì un brusco arresto, ma il generale inglese fu abile nello sfruttare l’immediato vantaggio ottenuto sul nemico compiendo una ulteriore avanzata, seppur limitata, sul lago e consolidando la sua posizione con la costruzione di un nuovo forte, Fort William Henry, all’estrema punta del lago George.
Dal 1756 i Rangers di Robert Rogers stabilirono il loro campo base su una piccola isola del fiume Hudson – la Rogers Island – proprio di fronte a Fort Edward, l’avamposto eretto dagli uomini di Jonson, quaranta miglia a nord di Albany. Questo permetteva ai Rangers di muoversi e operare con maggiore libertà rispetto alle truppe regolari britanniche.