Dave “Mysterious” Mather e l’omicidio di Tom Nixon

A cura di Luca Barbieri

“Mysterious” Dave
Se lo chiamavano “Mysterious” Dave un motivo doveva pur esserci, ed infatti di questo ambiguo e sfuggente personaggio della Frontiera americana abbiamo una sola fotografia e poche, vaghe, contraddittorie notizie. Di certo, però, sappiamo che il 21 Luglio 1884 ammazzò a Dodge City il suo rivale in affari e successore alla carica di vice Marshal cittadino, Tom Nixon, semplicemente chiamandolo per nome (allo scopo di farlo voltare per non colpirlo alle spalle) e sparandogli poi quattro volte consecutivamente senza dargli nemmeno il tempo di estrarre la pistola. Un brutale assassinio, indegno di chi, come Mather, aveva in passato rappresentato la Legge nei tumultuosi paesini del West, ma anche del tutto in linea con il personaggi.
Infatti di lui si diceva che fosse un uomo “molto malvagio, un assassino di assassini”, e che avesse sulla coscienza “un maggior numero di morti di qualunque altro pistolero del West”. Per comprendere come si giunse a questo delitto, ricostruiamo le circostanze.
Mather si era stabilito a Dodge City nel 1883, dopo aver alternato per diversi anni incarichi di polizia ad affari assai meno puliti. In quel periodo la città era tormentata dalla faida tra il noto pistolero dandy Luke Short e il consiglio cittadino a proposito di un decreto contro la prostituzione che aveva portato all’arresto per adescamento una delle “cantanti” del locale di Short, il Long Branch Saloon.
In questa situazione di enorme tensione (pensate che a un certo punto Short, incarcerato e poi espulso per aver provocato una violenta sparatoria, minacciò di tornare in città scortato da alcuni amici del calibro di Wyatt Earp, Doc Holliday e Bat Masterson) un celebre ammazzasette come Mather non faticò molto a farsi affidare la carica di assistente del Marshal Jack Bridges. Il pistolero festeggiò la fresca nomina e i 75 dollari al mese di paga facendosi scattare l’unica fotografia della sua vita, documento dunque preziosissimo per sapere quantomeno che faccia avesse “Mysterious” Dave.
Luke Short
Non tutti i cittadini di Dodge City presero bene il suo incarico, ma le loro lamentele non sortirono alcun effetto. Per avere una rivincita, costoro dovettero attendere l’Aprile dell’anno successivo, quando Bridges venne sostituito dal nuovo sindaco George Hoover. Come conseguenza anche Mather perse il posto di vice, a favore di un ex cacciatore di bisonti diventato poi allevatore, un tizio dal pizzetto molto curato, dalla fronte larga e con lo sguardo aperto e cordiale, e cioè Tom Nixon. Mather mantenne la carica di vice sceriffo della contea di Ford, mandato che aveva ottenuto contemporaneamente a quello di Assistant Marshal, e si dedicò quasi totalmente al saloon Opera House che aveva aperto a Dodge City insieme all’amico texano David Black. Anche in questo campo Nixon gli si era messo contro, dato che possedeva il saloon e sala da ballo Lady Gay. L’inimicizia tra i due peggiorò sensibilmente con l’entrata in vigore dell’ordinanza numero 83, che dichiarava illegale l’alcool entro i confini cittadini. L’ordinanza era stata conseguenza della campagna proibizionista che in quegli anni stava tentando di moralizzare il turbolento Kansas. Nixon, ben protetto dalle sue amicizie politiche, non subì però alcuna molestia da parte del consiglio cittadino; a Mather non andò altrettanto bene. Per battere la concorrenza di Nixon, il pistolero decise allora di giocare sporco e mise in vendita birra a soli 5 centesimi il boccale, e cioè meno della metà del prezzo corrente, pubblicizzando la sua iniziativa sul quotidiano Democratic. La sua lettera, pubblicata il 7 Giugno, mandò su tutte le furie Nixon che sfruttò ancora una volta i suoi appoggi politici e fece pressione su tutti i grossisti di liquori per lasciare l’ Opera House a secco. Un colpo basso che Mather, così pare, restituì cominciando a frequentare la signora Cornelia Nixon, moglie del titolare del Lady Gay. Pettegolezzi a parte, quel che è certo è che tra i due uomini c’erano ormai fortissimi attriti.
Tom Nixon
Il 18 Luglio un esasperato Nixon affrontò Mather sparandogli un colpo da breve distanza mentre quest’ultimo oziava sull’ingresso del suo locale. “Mysterious” Dave rimediò solo qualche bruciatura di polvere da sparo e piccole lacerazioni da schegge (il proiettile si era infatti conficcato nello stipite di legno della porta); Nixon venne immediatamente disarmato e arrestato, ma anche lui se la cavò con poco: una cauzione, subito saldata, di 800 dollari e l’impegno a comparire alla successiva seduta del processo che lo vedeva imputato di “aggressione con intento di uccidere”.
A quell’udienza, però, Nixon non ci arrivò mai: venne fulminato da quattro proiettili calibro 45 la notte del 21 Luglio.
Cornelia Houston, moglie di Nixon
Il Globe and Live Stock Journal del 22 Luglio racconta che verso le dieci di sera, mentre Nixon “prestava servizio sull’angolo tra Front Street e First Avenue”, Mather “discese le scale del suo saloon e, arrivato in fondo, chiamò Nixon, in piedi sull’angolo; quando questi si voltò Mather cominciò a sparargli, esplodendo quattro colpi, due dei quali lo raggiunsero al fianco destro, uno al fianco sinistro, e uno sul capezzolo sinistro, fulminandolo”.
Mather fu subito arrestato e processato. Durante la prima udienza, presso la Ford County Corthouse di Dodge City, emersero chiaramente le prove a suo carico: secondo i verbali, egli chiamò “Tom!” facendo seguire immediatamente dopo quattro spari; qualcuno udì anche Nixon mormorare “Oh, mi hanno colpito!” prima di cadere a terra. Dopo gli spari Mather entrò tranquillamente nel suo saloon, come nulla fosse accaduto. Il testimone Archie Franklin aggiunse che “Nixon non cadde dopo il primo colpo, ma al secondo o terzo” e Bat Masterson, che accorse dopo aver udito le detonazioni, riferì queste parole: “Fui probabilmente il primo a occuparmi di lui.
Dave Mather
Giaceva sul fianco destro e in parte sul dorso, (…) la mano destra era sollevata, la sinistra poggiata sul fianco. (…) Aveva la pistola con sé, nella fondina, anzi vi era disteso sopra. Sembrava come se fosse uscita in parte, oppure in parte estratta. Non ho visto altre armi su di lui”. Insomma, dalle testimonianze si evince senza alcun dubbio che Mather agì con fredda consapevolezza e uccise Nixon a tradimento, senza dargli nessuna possibilità di difendersi. Neppure l’abile difesa del celebre avvocato Michael Sutton riuscì a trarre Mather d’impaccio, e la corte di Dodge City si espresse per il rinvio a giudizio per omicidio di primo grado, senza la possibilità di libertà su cauzione. Cinque mesi dopo Mather affrontò il processo a Kinsley, Kansas, ma il verdetto fu sorprendente: il 31 Dicembre il tribunale lo dichiarò non colpevole dopo soli 27 minuti di camera di consiglio. Per la giuria era stato Tom Nixon il primo aggressore (su di lui pesava l’aggressione del giorno precedente il suo omicidio), e dunque Mather si era limitato a difendere la propria vita, in base al celebre principio della “legittima difesa putativa”.
Mather fu comunque espulso dalla città di Dodge City sotto la minaccia di morte. La cittadinanza ne aveva ormai abbastanza di lui e della sua violenza.

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