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La Valle delle Ombre. Intervista a Monica Portiero.

A cura di Domenico Rizzi

Dalle vaste pianure del Wyoming, territorio dei Sioux Lakota, ai ranch dei cowboys bianchi.
Sullo sfondo della battaglia dei “Cento Uccisi”, scorreranno le vite di alcuni uomini spietati e senza Dio, il cui passato è pieno di oscuri segreti e il cui presente è profondamente incerto.
Questa è la storia di Sei Lune e Derek Blackwood, i due impavidi protagonisti del romanzo: uno vuole la morte dei “wasichu”, gli odiati Bianchi, l’altro nient’altro che conquistare terra e allevare cavalli purosangue.
E se il destino ci mettesse lo zampino?
I loro figli, Piccolo Cervo e Cory Blackwood, hanno molte cose in comune: Cory è stata cresciuta dal padre come un ragazzo e deve nascondere a tutti il fatto di essere donna; Piccolo Cervo è un Sioux particolare, perché non vuole uccidere. Due ragazzi così diversi che vivono in un mondo che non li accetta… finiranno con l’incontrarsi?
Cory è un pistolero e l’ombra dalla morte la segue a ogni passo e Piccolo Cervo, per diventare uomo, dovrà superare la prova più dura: uccidere i Bianchi. La vita li vuole nemici.
I loro percorsi si perderanno in una scia di sangue.

Titolo: La valle delle ombre

Autrice: Monica Portiero

Editore: Edizioni Rei (Link diretto per l’acquisto)

Data di Pubblicazione: 2012

Pagine: 162

Rilegatura: Brossura leggera

Prezzo: € 12,00 oppure 4 € in formato digitale su Amazon.it

Nostra intervista a Monica Portiero

D. “La valle delle ombre” è un nuovo romanzo western in un’epoca in cui il genere si ritiene ormai tramontato. Cosa ci puoi anticipare di quest’opera?

R. Nella prima parte di questa storia, racconto la vita di due famiglie, quella di una di Sioux Lakota, e quella di un cowboy bianco, pistolero e allevatore di bestiame. Il periodo storico è il 1866 e ha come sfondo la “Battaglia dei Cento Uccisi” o più precisamente il “Massacro di Fetterman”. Si parla di due padri, Sei Lune e Derek Blackwood. Sei Lune è alle prese con il figlio maggiore Piccolo Cervo, il quale nonostante le sue tredici primavere non è ancora un guerriero, odia cacciare e soprattutto non uccide l’uomo bianco, il vero pericolo per gli indiani. Derek Blackwood è invece alle prese con Cory. Quando giunse in Wyoming con un neonato in fin di vita fra le braccia, un’Indiana mezza morta raccattata sulla strada e nessuna speranza per il futuro, non avrebbe mai immaginato che Cory suo figlio (che in realtà è una ragazza) sarebbe diventato un abilissimo pistolero – fin troppo per la sua quiete – dalla mira infallibile. Sei Lune, Derek, Piccolo Cervo, Cory: le loro vite s’intrecceranno inesorabilmente. Piccolo Cervo diventerà, suo malgrado, un guerriero e Cory userà la sua Colt 45 per difendere le persone che ama, creandosi una brutta reputazione di pistolero. Ovunque si muoveranno, una scia di sangue seguirà il loro cammino. E alla fine arriverà Cruger, il cattivo della situazione, sbucando direttamente dal torbido passato di Derek e allora … lo scoprirete leggendo il libro.

D. Come nasce in te l’idea del romanzo? A cosa ti ispiri di solito: per esempio ad un libro, ad un film, a qualche fatto della vita quotidiana?

R. Questa è una domanda difficile … I miei personaggi semplicemente sono lì da sempre e aspettano solo di “uscire”, però se devo dare una risposta precisa posso affermare che sono i libri ad ispirarmi.

D. E’ una sensazione che provo anch’io insieme ad altri autori. Puoi tracciare succintamente un identikit dei personaggi di “La valle delle ombre”?

R. I personaggi sono davvero molti per poterli descrivere tutti, perciò parlerò dei principali. Sei Lune è un guerriero Sioux Lakota dal brutto carattere, padre di Piccolo Cervo che con la cerimonia del nome diverrà Aquila Saggia. Il ragazzo ha un’interiorità spiccata e il suo desiderio principale è compiacere il padre. Derek Blackwood è un allevatore che nasconde a tutti il suo passato di pistolero. Dotato di una certa freddezza, non è sensibile agli affetti e agisce senza alcun rimpianto. Lui è il padre di Cory Blackwood, la vera protagonista del libro, l’insospettata ragazza che tutti considerano un ragazzo,la cui dote principale è l’abilità con la pistola. Brett Calvert, il braccio destro di Derek Blackwood è un’ex soldato confederato con un passato di cacciatore di taglie. E poi c’è Cruger, lo spietato nemico di Derek, determinato a distruggerlo.

D. Hai visitato qualche località del West americano, oppure, come Emilio Salgari, hai viaggiato soltanto con la fantasia?

R. Purtroppo ho solo viaggiato con la fantasia, ma sarebbe un mio grande sogno poter visitare il Wyoming, il luogo in cui ho ambientato “La valle delle ombre”.

D. Io l’ho visitato il Wyoming, rifacendo in auto il tragitto che Portugee Phillips compì da Fort Kearny a Fort Laramie dopo la Battaglia dei Cento Uccisi. Ma ora raccontaci brevemente qualcosa del tuo curriculum letterario. Perché è nata questa passione per il West americano?

R. Il mio curriculum letterario non è molto ampio e penso sia simile a quello di molti esordienti, quindi citerò solo i libri pubblicati finora. Sono tre: “Sorrell” con la casa editrice Montedit di Milano, “La mia canzone per te”, con la Albatros (questi due testi sono di narrativa contemporanea ) e del terzo ne stiamo parlando. La mia passione per il West nasce da bambina, con un cartone animato che s’intitola “Sam il ragazzo del West”, chissà se ve lo ricordate … e con il film interpretato da John Wayne nel 1968 “ Il Grinta”. Poi è proseguita negli anni, con tutti i classici western che non sto ad elencare perché sono troppi e con i telefilm “Due onesti fuorilegge” e “I ragazzi della prateria” .

D. Quali sono i tuoi autori western preferiti? E nel cinema quali i registi che apprezzi maggiormente, da Raoul Walsh, John Ford fino ai moderni?

R. Uno degli attori che apprezzo di più è Clint Eastwood interprete per me indimenticabile de “Il Texano dagli occhi di Ghiaccio” e mi piace anche come regista. Anche Kevin Costner, attore e regista del film “Terra di Confine”.

D. Condivido i tuoi stessi gusti su Eastwood e Costner, sebbene sia molto legato a John Ford. Invece, un tuo giudizio sullo “spaghetti-western”, soprattutto su Sergio Leone che ne è stato il rappresentante più qualificato?

R. Bellissimi, film immortali che non temono confronti e che hanno reso un italiano famoso per aver creato un nuovo tipo di western più “sanguinoso”, diverso dal taglio romantico dato dagli Americani. Che dire di Sergio Leone se non che è un “grande” mito?

D. Quali sono le difficoltà che incontra un autore sul mercato italiano? Pensi che il pubblico sia ancora interessato alle storie scritte da te o da altri autori italiani, come Stefano Jacurti, Mariangela Cerrino (May I. Cherry) o, mi permetto, da me?

R. La verità? Penso che per gli autori esordienti sia difficilissimo raggiungere il pubblico di lettori, quasi impossibile. Molti spiegano che il mercato del libro è saturo e i lettori sono troppo pochi, ma la mia teoria personale è che lo scrittore italiano sia “palloso”. Lo stile di molti è prolisso e noioso e non attrae il lettore medio. C’è poi tutto il discorso delle case editrici che promuovono solo i testi per loro commerciali … Sì, io leggerei i vostri libri, perché chi scrive western è molto raro e ogni volta che mi capita un testo così, lo compro. Credo che ci sia un vasto pubblico che leggerebbe volentieri i nostri libri, se fosse adeguatamente informato della loro esistenza.

D. E’ un’osservazione interessante. Che vi sia del conformismo “letterario” è fuori discussione: di solito si va a cercare il nome eclatante, l’autore molto pubblicizzato. Quali sono il più bel romanzo western che hai letto e il miglior film che hai visto?

R. Amo film come “Young Guns” e “Maverick” con Mel Gibson. Poi ci sono gli indimenticabili Bud Spencer e Terence Hill di “Lo chiamavano Trinità” e “Continuavano a chiamarlo Trinità”, un vero cult! Un film particolare del quale mi sono innamorata è “Caccia Spietata” interpretato, da Pierce Brosnan. Leggo ogni libro sul West che riesco a trovare, ma quello che mi è piaciuto di più è senz’altro “Seppellite il mio cuore a Wounded Knee” di Dee Brown, un saggio che parla degli Indiani d’America. Aspetto di trovare un libro western che mi faccia battere il cuore … Magari potrebbe essere uno dei vostri.

D. Allora “sfacciatamente” ti consiglio, fra i romanzi scaturiti dalla mia penna, “Pianure lontane” o “Le streghe di Dunfield”. Ma anche “Il baule nella prateria” di Stefano Jacurti possiede questi requisiti, mentre il suo “Bastardi per stirpe” abbina tematiche del western italiano alle atmosfere della sfida all’O.K. Corral. I romanzi “cooperiani” della Cerrino sono avvincenti. Torniamo al tuo hobby letterario: hai altri progetti di tipo western per il futuro?

R. Certo. “La valle delle ombre” è il primo di una trilogia, quindi ho ancora due libri da pubblicare. Grazie molte per la gentile intervista, Domenico!