Chippewa

In una lettera dell’anno 1700, il Calliers scriveva al Tonti (il “the younger”) invitandolo a recuperare i coureurs de bois di Michilimackinac, il francese sarebbe soltanto riuscito a portarne una ventina, i restanti 84 preferirono rimanere nel territorio per unirsi ad altri 30 coureurs de bois che, con 10 canoe, sarebbero scesi a Biloxi per commerciare. Il Calliers avrebbe poi nuovamente ricordato che altre 10 canoe sarebbero discese a sud provenendo dal Canada. Molti “coureurs de bois” restarono in Louisiana e quando, nel 1718, l’Illinois venne annesso alla Louisiana, iniziarono a commerciare con i Dakota, rifornendoli di armi da fuoco, specialmente pistole, polvere da sparo e altro. L’Hickerson diceva che i Chippewa erano i principali fornitori di merci europee ai Dakota prima del 1736. Tuttavia, non tutti gli studiosi sono concordi con questa tesi. Esisterebbero comunque alcune segnalazioni su rapporti commerciali tra le due popolazioni, in gran parte concentrate intorno all’anno 1680. Molte poche referenze esistono nelle fonti sui rapporti commerciali fra i due gruppi negli anni successivi, specialmente dopo il 1696. Abbiamo a disposizione molte referenze sulle ostilità scoppiate tra i Dakota e i Fox nel XVII secolo ma, agli inizi del secolo successivo, si sarebbero sviluppati amichevoli rapporti tra queste due tribù.


Winnebago

Questi ultimi avevano operato “azioni di brigantaggio” lungo il corso del Fox River nel periodo 1680-1710, la loro intenzione era quella controllare le vie commerciali che conducevano nelle terre dei Dakota. In effetti i Fox stavano cercando di creare una nuova via commerciale che, da Albany, attraversava le terre degli Irochesi per giungere sull’Upper Mississippi. Nel tardo 1696 il Frontenac prometteva ai Fox, “niente polvere da sparo e ferro ai Scioux, e se i miei giovani li riforniranno li castigherò severamente”. Una tale manovra, in un contesto di guerra, sarebbe stata vantaggiosa per i Fox, ma i rapporti tra le due popolazioni divennero più amichevoli per motivi sia politici che economici. I successivi rapporti commerciali tra i Fox e i Dakota indicavano chiaramente che i primi erano particolarmente interessati a diventare intermediari con i Dakota ma, erano comunque poco propensi a rifornirli di armi da fuoco.
A partire dal 1727 i documenti francesi mettevano spesso in risalto i problemi rappresentati dai Fox: « … questi selvaggi non lasciano passare nessun francese diretto nelle terre dei Scioux ». I Fox chiedevano pedaggi piuttosto pesanti ai viaggiatori, infatti, nel 1712, il Juchereau de Saint-Denis riuscì a passare pagando un pedaggio del valore di “mille scudi di beni”, per discendere in canoa il fiume. Tuttavia, stando agli studiosi, a partire dal 1714 le motivazioni politiche sarebbero diventate molto più importanti. Il Colden diceva che, nel 1715, i Fox stavano cercando di allearsi con gli inglesi ad Albany e, addirittura, cercavano di allearsi con i loro nemici Chickasaw. Le alleanze tra i Fox e gli Irochesi, e tra i Fox e i Dakota sono ben documentate in vari Rapporti dal 1714 al periodo 1740-50 in maniera abbastanza regolare; secondo i francesi i Fox stavano cercando di trovare terre ospitali in caso di una loro sconfitta militare. Secondo altri ufficiali, però, pur essendo in guerra, i Fox riuscivano ancora ad ottenere armi di fabbricazione francese. Viste le continue perdite umane, stando al Vaudreuil, i Fox dovevano continuamente attaccare altre popolazioni per recuperare il maggior numero di schiavi, specialmente giovani, che poi sarebbero stati integrati all’interno della tribù. Nel 1725 il Du Tisne, dall’Illinois scriveva che gli indiani Fox attaccavano tutte le genti del territorio in modo continuativo. Nello stesso periodo e, in particolare, a partire dalla metà del 1730-40 vari gruppi Chippewa avevano raggiunto il fiume Vermilion (Minnesota) e le terre a est del Rainy Lake; nell’estate 1736, queste terre vennero visitate dai traders del La Vérendrye. Le prime bande che entrarono nel territorio soffrirono le incursioni dei Dakota, ma poi, visto il continuo afflusso di nuovi arrivi la situazione cambiò e altri villaggi vennero costruiti. Tra i Dakota e i Fox si ebbe un riavvicinamento nell’anno 1696, quando il Boucherville e il Guignas dovettero riparare a Fort Beauharnois, nel 1728; i Dakota sarebbero però rimasti neutrali e negarono qualsiasi tipo di aiuto ai bellicosi Fox. La tribù aveva bisogno di una postazione commerciale nel proprio territorio infatti, l’Hocquart e il Beauharnois scrivevano al Ministro: « La postazione è assolutamente necessaria per mantenere ottimi rapporti con i Scioux e per tenere sotto controllo i Renards… ». Ritornando ai Chippewa, è accertato che quando i francesi iniziarono a trattare direttamente con i Dakota, i Chippewa riaprirono le ostilità. Indiscutibilmente, possiamo affermare che le ostilità Chippewa-Dakota furono endemiche nel periodo compreso tra il 1679 e il 1736 e che, inoltre, i Dakota non furono del tutto dipendenti dagli intermediari Chippewa. Nel frattempo, altri gruppi Dakota continuavano a spostarsi verso occidente, attratti dalle grandi Pianure. Il White individuava tre fasi di movimento dei gruppi Dakota verso occidente. « L’avanzata verso ovest si è svolta in tre fasi identificabili: inizialmente un movimento, durante il XVII e la prima parte del XVIII secolo, nelle praterie a est del Missouri; poi la conquista della regione centrale del corso del Missouri, durante il tardo XVIII e i primi decenni del XIX secolo; ed infine una avanzata a sud del Missouri intorno alla metà del XIX secolo… ». Il La Harpe descriveva gli indiani Sioux dell’ovest in questi termini: « Questi indiani non fanno uso di canoe e non raccolgono avena selvatica, si mantengono nelle praterie tra l’alto Mississippi e il Missouri ». L’Hennepin, nel 1680, venne visitato da quattro “indiani dell’ovest”, evidentemente Dakota delle Pianure, conoscevano la lingua dei gruppi dell’est e portavano pelli di castoro aventi una colorazione più grigia rispetto a quelle dell’est. Il Tabeau descriveva un “rendez-vous” dei Dakota Sioux: « Tutti gli altri Titons, che per vie diverse entrano nel cuore delle praterie, si trovano con altri gruppi fra i quali vi sono anche gli Yinctons del nord e del sud, i Scissitons e altri gruppi dei laghi e delle foreste. Questi “rendez-vous” spesso contengono 1.200 logge con almeno tremila guerrieri. Ogni uomo porta diversi articoli da commerciare, a seconda dei luoghi da cui proviene. Quelli che vivono sul fiume St. Peters forniscono armi, bollitori e altri articoli e ottengono dai Titons cavalli, tende di pelle, abiti di pelle di bisonte camicie e leggins di pelle di antilope ». Gli esploratori ricordavano anche alcune pratiche di questi gruppi, per esempio l’adulterio, che veniva colpito severamente, si poteva giungere a tagliare il naso e il cuoio capelluto della colpevole, proprio come venne notato dal Radisson e commentato da padre Lalemant, il quale ebbe notizie dal Groseilliers. « Presso i Nadwechiwec si possono vedere donne sfigurate alle estremità del loro naso, cui è stata tagliata la cartilagine in quella parte del viso. Sembrano le teste dei morti. Inoltre, esse hanno una parte rotonda del cuoio capelluto strappata via… Questa è la legge di questo paese, cui vengono sottoposte le donne colpevoli di adulterio, le quali portano sul viso la vergogna dei loro peccati ». Due esploratori francesi, il Radisson e il Groseilliers, entrarono in Montreal nell’agosto 1660. « Il giorno 17, il “ monseigneurs of petraea” raggiungeva Trois Rivières e Montreal con Monsieur de Charny e altri, con loro vi erano quattro indiani Oiochroinons (Cayuga). Essi arrivarono a Montreal il giorno 21 alle cinque di sera. Gli Outawats vi arrivarono il 19 e ripartirono il giorno dopo per recarsi a Trois Rivières il 24… Essi erano in trecento e il Des Grosilleres era in loro compagnia, l’anno precedente aveva visitato il loro paese… Il Des Grosilleres aveva passato l’inverno con la nazione dello “Ox” (“Titons”), affermando che erano molto numerosi e con circa quattro mila uomini, sono questi i Nadwesseronons ». Inoltre, il Radisson ricordava che gli indiani “Scioux” e i “Christino” (“Cree”) si stavano combattendo da lungo tempo. L’acquisizione del cavallo presso questi indiani non sembra essere chiara. La presenza del cavallo presso gli Yanktonai viene segnalata già nei primi mesi del 1692, ma ciò non significa che era già stato utilizzato e addomesticato. Comunque sia, nel 1707 gli Yanktonai ottenevano un cavallo dando in cambio un coltello; il Baptiste registrava che i Brulé ottennero i cavalli dagli Omaha negli anni 1708-09 e dagli Assiniboin nel 1709-10. Il commercio dei cavalli era sicuramente da tempo in atto tra gli Arikara e i Teton, spesso e volentieri i Teton razziavano cavalli nelle vicinanze dei villaggi Arikara. Il Tabeau descriveva la situazione molto chiaramente: « In questa stagione i Sioux giungono da tutte le parti carichi di carne secca, grasso, vestiti di pelle e altre merci.

Fissano come vogliono il prezzo di ciò che loro appartiene, ed ottengono in cambio quantità di mais, tabacco, zucche e fagioli. Poi si accampano nelle pianure vicine… e rubano cavalli per poi insultare le donne con ogni genere di insulto. Tutti i giorni portano via cavalli ai Ree ». Chiaramente, con gli Arikara i Dakota usavano sistemi “poco onorevoli”, infatti, stando al Lewis e Clark i Teton: « Gli Arikara commerciano parzialmente con i loro oppressori Tetons, con cui barattano cavalli, muli, mais, fagioli e una specie di tabacco che coltivano, ricevono in cambio armi, munizioni, bollitori, asce e altri articoli che i Tetons ottengono dagli Yanktons del nord e dai Sissatones, che commerciano con il signor Cameron sul fiume St. Peters. I Ricaras ottengono i cavalli dai loro vicini occidentali che li visitano frequentemente ». L’accesso alle vie commerciali si differenziava comunque tra i vari gruppi Dakota, ciò viene già segnalato nel 1701, quando il Le Sueur stabiliva Fort Huillier sull’Earth Blue River. Nello stesso periodo, i Dakota orientali erano seriamente intenzionati a mantenere il controllo sull’afflusso delle merci europee provenienti dall’est nei confronti delle popolazioni stanziate più a ovest. Ritornando alle grandi guerre tra le due tribù, sembra doveroso soffermarci a lungo sugli scritti del Warren. In queste terre, padre Hennepin, un missionario francescano, con due compagni – Michael Ako (Michel Accault) e Picard du Gay (Antoine Du Gay Auguel, “le Picard”), vennero catturati dai Dakota del Mille Lacs, ciò significava che, “in tale data, questa tribù risiedeva ancora nelle vicinanze del lago” (Warren), d’altronde, durante l’inverno 1777-78 i Dakota furono visti cacciare sul fiume St. Croix. Alcuni studiosi ritengono che sia stata l’influenza dei traders francesi ad indurre i Mdewakanton ad evacuare il territorio del Mille Lacs, “dove si ergevano le loro permanenti capanne di terra e dove riposavano i loro antenati”. Le tradizioni degli indiani Chippewa non concordano assolutamente con queste tesi, i loro antenati avrebbero scacciato i Dakota dal territorio e ciò viene confermato dai vecchi della tribù. Quando la guerra riprese con grande vigore, i Dakota erano stanziati in due villaggi, uno localizzato sul “Cormorant Point” e l’altro “all’uscita del lago”; un altro insediamento, “di dimensioni più limitate”, era sito più a sud, presso un piccolo lago collegato al Mille Lac dal Rum River. Questi villaggi erano composti da “capanne di terra, che si trovano ancora in uso tra gli Arikarees e altre tribù dell’Upper Missouri”. Alcuni studiosi affermano che i Dakota non avrebbero mai fatto uso di capanne di terra, come per esempio quelle degli Hidatsa, i quali, in tempi più antichi, avrebbero abitato le terre del Mille Lac. L’avanguardia dei Chippewa giunse all’alba a “Cormorant Point”, i guerrieri attaccarono furiosamente e lo scontro si concluse velocemente, “portando allo sterminio quasi totale degli abitanti”, ben pochi Dakota riuscirono a sfuggire alle mazze da guerra dei Chippewa, ma alcuni raggiunsero le canoe e si diressero velocemente verso l’altro grande insediamento. Ancora una volta i Chippewa attaccarono con tutte le forze a disposizione, i Dakota si “difesero coraggiosamente con i loro archi e le frecce spinate”, poi si rifugiarono nelle loro “logge di terra per sfuggire le armi letali dei loro nemici”. I Chippewa dovettero combattere aspramente, dettero fuoco ad alcune fascine di arbusti e poi le gettarono all’interno delle abitazioni, “… le fascine seminarono morte e sgomento”, i Dakota subirono perdite pesantissime e pochi sfuggirono al massacro, i più fortunati si dileguarono poi nelle paludi del territorio. Nelle vicinanze di un piccolo lago i Dakota dovettero combattere nuovamente, era “la loro ultima resistenza”, la battaglia si protrasse per “una giornata intera”; alla mattina del giorno seguente i Chippewa rinnovarono gli attacchi contro i gruppetti che erano riusciti a fuggire “lungo il fiume sulle loro canoe”. La battaglia si fece nuovamente cruenta e sarebbe durata ben tre giorni, alla fine i Dakota “… vennero spazzati via per sempre dal loro amato paese”. I vecchi Chippewa che raccontavano questi eventi, chiamavano “O-maum-ee” gli abitanti originari del Mille Lacs, affermando che vennero completamente sterminati. Altri Chippewa affermavano che questi indiani sterminati erano gli “A-boin”, o “Dakotas”, i quali avevano il loro insediamento principale su una penisola chiamata “Min-a-waum”, da allora vennero conosciuti come “O-maum-ee”. Collegando questi fatti con le affermazioni dei primi esploratori francesi, è chiaro che gli indiani “Mdé Wakantons” abitavano le zone del Mille Lacs, il che significherebbe che furono proprio i Chippewa a scacciarli dal territorio. Il Comandante francese dell’Upper Mississippi, Joseph Marin, nel 1753 scriveva che i Dakota si lamentavano continuamente degli attacchi dei Chippewa nelle zone di Crow Wing, questi attacchi si sarebbero protratti per circa un anno. In quell’anno, però, i Chippewa non avevano ancora preso possesso delle zone del Mille Lacs, ma ormai avevano insediamenti sul Sandy Lake. E’ molto probabile che il La Vérendrye abbia incoraggiato i Chippewa di Chequamegon a spingersi sull’alto Mississippi, dove la selvaggina da pelliccia era abbondante. Altre tradizioni Chippewa affermavano che i Dakota scacciati dal Mille Lacs avevano costruito un nuovo villaggio sul Rum River, lasciando definitivamente la regione soltanto intorno all’anno 1770 quando, una nuova spedizione dei Chippewa, avrebbe raggiunto l’alto corso del Mississippi per impegnarsi nella vittoriosa “battaglia di Crow Wing”.


L’avanzata dei Chippewa

Dopo la sanguinosa battaglia i Chippewa iniziarono ad occupare il territorio spingendosi sul Rice Lake e lungo il fiume St. Croix, e nessuna pace venne stipulata tra le due tribù. Le tradizioni ci indicano che questi eventi sarebbero accaduti intorno all’anno 1695. La battaglia del Mille Lacs avvenne però intorno all’anno 1755, quindi, circa quattro generazioni dopo quella data, se calcoliamo 25 anni ogni generazione. La storiografia sembra essere poco chiara ma, dalle fonti francesi, verso la fine del XVII secolo, i Dakota venivano localizzati nelle terre comprese tra il Leech Lake e la foce del Wisconsin River. I francesi, in questo periodo di guerre intertribali tra le due popolazioni, attraversavano continuamente i loro territori per commerciare, esplorare e negoziare la pace fra i Dakota e i Chippewa, molti traders avrebbero perso la vita per mano dei guerrieri di entrambe le tribù. Il commercio delle pellicce venne così posto in serio pericolo, i cacciatori di castori Dakota o Chippewa non potevano cacciare tranquillamente e molto spesso venivano massacrati dalle spedizioni di guerra che si aggiravano nel territorio. La pace venne alla fine raggiunta e le due tribù poterono cacciare liberamente nelle loro aree. Lungo il corso del St. Croix i cacciatori potevano ora muoversi liberamente, i francesi favorivano la pace e la cooperazione fra le due tribù, un caso analogo si ebbe nel 1754 con Joseph Marin, ma quando questi dovette ritornare a Quebec, le ostilità ripresero furiosamente. In quel periodo, molte donne Chippewa andarono in sposa a uomini Dakota, e viceversa, con i Chippewa che davano vita al loro primo insediamento nelle zone del St. Croix, per poi stabilirsi sul Rice Lake. Prima della battaglia, i Chippewa avevano valutato la consistenza numerica delle logge per rendersi conto della forza nemica, erano ben “trecento capanne” ma, alla fine, essendo talmente tante “i guerrieri non le contarono tutte”. Nel villaggio vi erano diversi gruppi Dakota, i Chippewa lo avevano capito “dai loro dialetti parlati”, ritenevano che fossero presenti gruppi “considerevoli di Sisseton e Yankton”, ma la loro forza guerriera era nettamente superiore e allora decisero di attaccare all’alba. Si “avvicinarono silenziosamente da una gola profonda, attraversarono alte scogliere che costeggiavano il lago” e si lanciarono all’attacco. Era una mattina ventosa, i guerrieri avanzavano e videro una donna Dakota, stava rientrando nella sua tenda; quando “sboccarono nella prateria non persero tempo”, gli assalitori si mossero per circondare il villaggio e, “quando il movimento venne completato”, in “perfetto silenzio si avvicinarono alle logge dei nemici dormienti”, fu allora che i cani iniziarono ad ululare, “ma non erano lupi gli assalitori”. Il terrore si sparse velocemente e “il grido di guerra venne emesso da centinaia di guerrieri assetati di sangue”. I Chippewa “scagliarono frecce e proiettili contro i fragili e indifesi tepee, grida e urla si sentirono all’interno delle logge”, era un attacco portato in modo deciso e “assordante”. Colti di sorpresa, i Dakota combatterono “in condizione di grosso svantaggio, le donne e i bambini corsero urlando verso l’acqua, saltarono in fretta sulle loro strette canoe e tentarono di attraversare il lago per raggiungere le sponde opposte”; il vento però aumentava continuamente e “spazzava il lago con una terribile tempesta”, le grandi onde rovesciavano le canoe e molte donne e bambini “fuggirono in una tomba d’acqua”. Dopo una lunga e strenua difesa i Dakota furono costretti a ritirarsi e, stando alle tradizioni, soltanto una trentina riuscirono a fuggire “sotto una grande roccia sporgente”, ma erano completamente circondati e “furono abbattuti uno dopo l’altro”. Questa battaglia avrebbe rappresentato uno dei maggiori eventi bellici della tribù Chippewa, tramandata di generazione in generazione. Dopo questo scontro la guerra si sarebbe rinnovata; molti matrimoni misti erano avvenuti ed ora altro sangue sarebbe stato versato anche fra parenti. Ora, molti uomini si separarono dalle mogli, ma sembra che i gruppi Chippewa del Rice Lake, e del St. Croix River, continuarono a mantenere relazioni pacifiche con i Dakota, proprio mentre “la guerra infuriava nelle altre parti del paese”. Infatti, è accertato che uno dei due figli, il maggiore, di un capo Dakota del Rice Lake, divenne l’indiscusso leader dei Chippewa del River Lake, conosciuto come “O-mig-aun-dib” (“Sore Head”), il figlio minore sarebbe diventato un capo di minore importanza, la cui banda viveva sullo Yellow Lake. Questi furono i primi due insediamenti permanenti dei Chippewa nelle terre del St. Croix River, di cui il secondo sarebbe stato costituito circa 40 anni dopo il primo. Il capo “Omig-aun-dib” aveva ben tre fratellastri tra i Dakota, i quali sarebbero diventati anche essi leader importanti grazie alla grande influenza del padre. Queste connessioni parentali avrebbero permesso ai due gruppi di vivere pacificamente per molti anni, anche se la guerra sarebbe comunque continuata, infatti, qualche tempo dopo, una spedizione di guerra Dakota avrebbe ucciso tre bambini sul Rice Lake. Uno di questi apparteneva al gruppo di Omig-aun-dib, impegnato allora nella caccia; al suo ritorno, visti i resti del bambino, “pur straziato dal dolore, il capo non pianse”, seppellì silenziosamente il bimbo e, la mattina seguente, salì da solo sulla sua “canoa di betulla”, procedendo “lungo il fiume verso il paese dei Dakota”.

Nelle zone di Point Douglas il capo scoprì un grande campo Sioux, dove alcuni guerrieri erano appena arrivati con gli scalpi dei tre bambini, avvicinandosi all’insediamento, Omig-aun-dib, sentì “i tamburi e i canti di gioia dei guerrieri, con giovani e vecchi che ballavano per celebrare l’impresa”. Continuò remando fino al centro del villaggio, i Sioux lo videro e venne subito riconosciuto, la sua canoa approdò sulla riva, e il nome di Omig-aun-dib “passò di bocca in bocca”; “i Dakota parlavano a bassa voce fra loro” mentre il capo Chippewa si “sedette tranquillamente sulla canoa fumando la sua pipa”. Una “lunga fila di uomini anziani, i capi del villaggio, lo riconobbero, alzarono la voce e piansero ad alta voce” di fronte al potente capo, alla fine “l’intero accampamento era in lacrime, un grande lamento”. I Sioux partecipavano al suo dolore, il capo in lutto venne portato davanti alla tenda principale, “chiese di entrare” e il capo villaggio disse, “Vieni tra noi parente mio, sarai trattato con grande onore”, il Chippewa rispose, “Sono venuto tra voi perché voglio che mi trattate come avete trattato mio figlio, perché lo voglio seguire nella terra degli Spiriti”. I capi Sioux erano addolorati, i loro guerrieri avevano ucciso il figlio di un loro parente di sangue, il quale “non aveva mai alzato il suo braccio armato contro la loro gente”. Omig-aun-dib avrebbe ripetuto la sua offerta di sacrificio nel pubblico Consiglio, ovviamente i Sioux rifiutarono e, con grande difficoltà, “fu indotto ad accettare le loro scuse”. Quando il capo ritornò al suo villaggio la guerra si sarebbe ampliata e cruenti scontri interessarono il territorio. L’avanzata Chippewa avrebbe comunque costretto i Dakota a spostarsi più a ovest, occupando le terre, fluviali e lacustri, presso le sorgenti del “Padre dei Fiumi”, il “Grande Fiume”, il Mississippi, da dove si rinnovarono gli scontri contro i Fox. Gli anziani della tribù riferivano che il ragazzo, che perse il padre combattendo gli “indiani O-dug-am-ees” (“Fox”), divenne un grande guerriero che non lasciò niente di intentato per vendicarsi e che, fu particolarmente temuto dai nemici della sua gente. La guerra, “per lui divenne lo scopo della sua vita… avrebbe ripreso il nome di suo padre, Bi-aus-wah”, il grande leader di guerra e, “il primo pioniere nel paese dell’alto Mississippi”. Dopo la morte del padre, si diresse a Fond du Lac, e poi ancor più a ovest, dove avrebbe riunito parecchi gruppi guerrieri per attaccare i Sioux al Sandy Lake. Bi-aus-wah ottenne l’ammirazione e la fiducia del suo popolo, portava sempre con sé la sua “mazza da guerra, il tabacco e la cintura di wampum”, invitando i guerrieri alla guerra contro i Dakota, per scacciarli dal Sandy Lake. Uomini provenienti da tutti i villaggi risposero all’appello e, “canoe cariche di guerrieri” giunsero velocemente a Sault St. Marie, Grand Portage e La Pointe, provenivano da tutti i villaggi dei Grandi Laghi occidentali. I Chippewa marciarono contro i Dakota e li trovarono “pronti e ben disposti a combattere” ma, dopo “una lotta severa”, armati con fucili dei “visi pallidi”, ebbero la meglio e costrinsero i nemici ad evacuare i loro insediamenti. Altri scontri si sarebbero succeduti negli anni seguenti, i Chippewa, ormai vittoriosi, si sarebbero stabiliti permanentemente nel territorio, insediandosi in un villaggio su un’isola del lago, per poi occupare anche le zone presso la foce dell’East Savannah River. Gradualmente continuarono a spingersi a ovest, conquistando nuove terre, poi si sarebbero spinti a nord ed anche a sud, alla ricerca di altri territori di caccia. Molti gruppi familiari del Lago Superiore, e dei gruppi settentrionali e meridionali della tribù si mossero velocemente per unirsi ai gruppi già stanziati a ovest. Il Sandy Lake (“Kah-me-tah-wung-a-guma”, significante “il Lago dell’Acqua Sabbiosa”), divenne il primo insediamento permanente Chippewa dell’Upper Mississippi. Fu proprio da questo villaggio che partirono le spedizioni di guerra contro i Sioux, i quali furono costretti ad evacuare le zone dei laghi Leech, Winnepeg, Cass e Red, senza dimenticare le terre del Gull Lake, del Crow Wing e dei Mille Lacs. Una ulteriore penetrazione Chippewa, presso le sorgenti del Mississippi, sarebbe avvenuta poco dopo la partenza del Joseph Marin (1754). “Esh-ke-bug-e-coshe fu a capo dei saccheggiatori, era un leader rispettato”, avrebbe dato parecchie informazioni importanti al Warren, facendocele giungere fino a noi. Il capo si sarebbe anche incontrato con le tribù dell’Upper Missouri, affermando che vi erano gli indiani “Gi-aucth-in-in-e-wug”, gli (“Uomini dei tempi Antichi”), ovvero i “Gros Ventres” dei francesi, gli Hidatsa. Il termine Chippewa corretto era comunque “Gi-autch-in-in-e-wug”, cui si doveva aggiungere “gaiat” (“Tempi Antichi”), il Warren avrebbe però confuso “tch” con “cth”. Comunque, il capo riferiva che gli Hidatsa erano stati costretti a spostarsi sul Missouri sotto la spinta dei Dakota Sioux. I “Gros Ventres” (Hidatsa) dissero ai capi dei Pillager che, “… i nostri padri hanno vissuto in capanne di terra e i pochi che sono rimasti nella zona hanno dovuto fuggire al coltello dello scalping e al flagello del vaiolo …”. In effetti gli Hidatsa vivevano in capanne di terra presso la foce del Flat Mouth e parlavano un dialetto del ceppo Siouan; avrebbero raggiunto il Missouri verso la fine del XVIII secolo, ma anche in queste terre sarebbero stati colpiti da devastanti epidemie di vaiolo. In quegli anni i “Kniste-no” (Cree) e gli “Assineboins” organizzavano parecchie spedizioni di guerra contro gli insediamenti degli Hidatsa e degli “Arickarees” e spesso i Chippewa venivano indotti a parteciparvi. I continui attacchi avrebbero obbligato gli Hidatsa ad evacuare i loro villaggi sulla riva orientale del Missouri e spostarsi più a ovest, “ponendo questo grande fiume tra loro e i più potenti nemici”. L’avanzata dei Chippewa fu veramente inarrestabile, guidati da Bi-aus-wah, potevano contare sul continuo afflusso di nuovi guerrieri provenienti dai numerosi insediamenti della tribù; dopo il Sandy Lake, i Dakota erano ormai in fuga e dovettero evacuare anche i villaggi e le ricche terre dei laghi Cass e Winnepeg, per concentrare le loro forze sulle isole del Leech Lake dove, per alcuni anni, sarebbero riusciti a mantenerne il controllo. La situazione era particolarmente delicata, i Sioux erano grandi cacciatori e non potevano continuare a vivere sulle isole dei laghi, inoltre, erano impotenti e non potevano contrattaccare per bloccare l’avanzata nemica. Dovettero allora chiedere aiuto ai gruppi stanziati più a sud e a ovest, così, stando alle tradizioni, nelle vicinanze del Leech Lake, si sarebbero radunati numerosi guerrieri appartenenti a varie divisioni della nazione. Stando alle notizie a nostra disposizione, sembra che i Sioux, invece di concentrare le loro forze per spazzare via i vari villaggi Chippewa, si sarebbero separati in tre gruppi guerrieri con l’intenzione di attaccare i nemici da varie direzioni. Una spedizione si mosse contro gli insediamenti del Sandy Lake, un’altra contro quelli del Rainy Lake e una terza, procedendo verso nord-ovest, aveva intenzione di attaccare il piccolo gruppo Chippewa delle zone di Pembina. La spedizione Sioux che mosse contro il villaggio del Rainy Lake, avrebbe incontrato un folto gruppo di Chippewa, una grande battaglia venne combattuta e i Sioux ritornarono al Leech Lake con parecchie perdite e particolarmente scoraggiati. La seconda si mosse in canoa per raggiungere il villaggio sul Sandy Lake, avrebbe subito la stessa sorte della precedente; quando intravidero una spedizione di guerra Chippewa diretta verso il Leech Lake, questo gruppo si trovò impegnato in una terribile battaglia.


Un bel dipinto di D. Hall

I Sioux inseguirono un gruppo Chippewa nelle “zone di un piccolo lago”, dove il grosso li stava aspettando, la battaglia fu cruentissima e si sarebbe protratta per una mezza giornata senza interruzione sulle rive del lago. Alla fine i Sioux ebbero la peggio e pagarono un durissimo prezzo. Un guerriero Dakota ucciso fu trovato con i piedi tagliati e da allora il lago dove venne combattuta la battaglia prese il nome di “Keesh-ke-sid-a-boin Sah-ga-e-gun” (“Lake of the cut foot Dakota”). Il “Cut Foot Sioux Lake” rappresenta una parte del Winnibigoshish Lake. Dopo lo scontro le due spedizioni ritornarono ai loro villaggi per curarsi le ferite, se i Sioux avevano avuto perdite pesantissime, anche i Chippewa non avevano comunque assorbito il colpo. Il terzo gruppo di guerra Sioux stava muovendosi velocemente verso nord, in direzione Red River, non trovando i nemici e neppure tracce intorno a Pembina, sarebbe ritornato mestamente ai loro villaggi. Una decina di guerrieri procedette invece nelle terre dei “Kenisteno” (Cree), dove scoprirono due isolati “wigwams” di cacciatori Chippewa, i Sioux attaccarono, distrussero le due logge ma perdettero anche due guerrieri. Dopo questi scontri i Sioux avrebbero perso l’importante posizione del Leech Lake e si spostarono ancor più a ovest, intorno alle sorgenti dei fiumi Minnesota e Red River. Molti gruppi, appartenenti ai clan “Bear” e “Catfish”, avrebbero gradualmente preso possesso dei ricchi territori di caccia, per poi insediarsi in villaggi posti sulle isole dei laghi Cass, Winnepeg e Leech, dove formarono un raggruppamento di villaggi composto da famiglie provenienti dal Rainy Lake, dal Sandy Lake e dal Lago Superiore. Quando i Chippewa presero possesso delle zone del Leech Lake, trovarono un territorio ricco di cacciagione di ogni specie. In un primo momento, non sentendosi ancora sicuri, preferirono stabilire i loro villaggi sulle isole del lago; infatti, i Dakota continuavano a lanciare incursioni contro i nemici da poco insediati nel territorio. Spesso i Chippewa vedevano indiani Sioux che tornavano a visitare i luoghi dove erano seppelliti i propri antenati; ma molti cacciatori Chippewa cadevano sotto i colpi delle spedizioni di vendetta dei nemici Dakota. E’ molto probabile che il continuo afflusso di nuovi gruppi, provenienti dal Lago Superiore, abbia salvato i Chippewa dal tracollo. Come diceva il Warren, questa era comunque “l’arena storica della sanguinosa faida tra i Dakota e i Chippewa”, spesso, cacciatori di entrambe le tribù venivano sorpresi e uccisi dai nemici. Per avere maggior sicurezza di fronte ai continui attacchi nemici, i Chippewa dell’Upper Mississippi, sotto la guida di Bi-aus-wah, dettero vita ad un unico villaggio, meglio controllato e con grandi quantità di guerrieri pronti alle armi. Nei periodi invernali i nemici Sioux si astenevano dall’attaccare l’insediamento, preferendo tendere imboscate a piccoli gruppi di cacciatori. Qualche tempo dopo, viste le continue perdite umane da entrambe le parti, le due tribù preferirono riappacificarsi, almeno temporaneamente, scambiandosi regali e riscattando i prigionieri di guerra.
Bi-aus-wah si sarebbe poi impegnato nel mantenere la pace con i Sioux, voleva una duratura pace per assicurare una solida base alla sua gente, la quale ora poteva cacciare liberamente sull’alto corso del Mississippi. L’occupazione del Sandy Lake sarebbe avvenuta intorno al 1730, ma ancora i traders francesi non avevano raggiunto quelle terre e i Chippewa si trovarono in difficoltà. Alcuni studiosi ritengono invece che l’occupazione delle terre del Sandy Lake sia avvenuta almeno 20 anni dopo, nel 1750, questa datazione sembra essere la più logica. Le bande del Rainy Lake, e i gruppi che si erano spinti a nord, fino a Pembina e sul Red River, agirono spesso al fianco dei “Kenisteno e degli Assineboins” e poterono raggiungere la Hudson Bay per commerciare con i traders della Compagnia. L’occupazione dei territori lungo i corsi dei fiumi Chippeway e Wisconsin fu anche essa intensiva; dopo aver scacciato i Fox costruirono parecchi insediamenti di caccia, ma dovettero spesso fronteggiare gli attacchi dei Dakota e dei Fox alleatisi fra loro. Spesso si spostavano sul Lac du Flambeau e sul Lac Coutereille, per poi tornare in inverno a La Pointe (“Shaug-a-waum-ik-ong”) dove, con altri gruppi della tribù si celebravano riti sacri al Grand Medawe e dove venivano visitati dai traders. Le tradizioni ci dicono che, intorno al 1745, il “primo cacciatore Chippewa, sfidando gli attacchi dei nemici, pose il suo wigwam sulle rive del lago Coutereille”, formando così il primo villaggio nel territorio. Quando, nel 1767, il Carver visitò l’insediamento, si rese conto che era occupato dai Chippewa, con “quindici case e settanta guerrieri”; il James Stanley Goddard, un mercante di Montreal che lo accompagnava, ricordava invece “sessanta guerrieri” e riportava i nomi di tre capi: Andickweas (Andaigweas?), Megose e Ochick. I fondatori di questo insediamento erano tre fratelli del “Bear clan” che, quando raggiunsero il Lac Coutereille (Ottaway Lake), durante una battuta di caccia, perdettero uno dei loro figli, così decisero di stabilirvisi per dar vita ad un insediamento isolato. Da allora i Chippewa avrebbero controllato anche queste terre e, spingendosi a ovest, avrebbero poi dato vita ad altri villaggi sul Lac Shatac, sul Red Cedar e sul Long Lakes, fino al Chippeway River, dove fondarono l’insediamento di “Puk-wa-wanuh”. Nel frattempo i Chippewa, a partire dalla metà del decennio 1760-70, avevano sostituito i Cree anche a ovest del Rainy Lake. A partire dal 1775 i Chippewa intensificarono la loro avanzata e, nei primi mesi del 1780, si erano ormai estesi nelle regioni del Red River e sull’alto Mississippi. L’Alexander Henry avrebbe visitato ben tre insediamenti Chippewa a ovest del Lago Superiore. Il primo sul “Lac La Croix”, a est del Rainy Lake, dove vi era “un tempo un largo villaggio dei Chipeways, ora distrutto dai Nadowessies (Sioux)”, ho “trovato soltanto tre logge con poveri e sporchi abitanti, quasi nudi, da cui ho comprato dei pesci e del riso selvatico di cui loro ne hanno in abbondanza”. A ovest del Rainy Lake, l’Henry visitò un villaggio Chippewa di 50 logge, da questi indiani avrebbe acquistato delle nuove canoe: « Essi insistevano per avere mercanzie europee, promettevano di pagarle in seguito… ho dato loro del rum con il quale sono diventati fastidiosi e ubriachi durante la notte ». All’entrata del Woods Lake, ancora più a ovest, entrava in contatto con un altro insediamento comprendente almeno un centinaio di persone, da questi Chippewa ottenne pesci freschi e riso selvatico, poi li rifornì di rum e di munizioni e, come al solito, “gli indiani si ubriacarono”. Dopo “una notte di bagordi” l’Henry preferì allontanarsi velocemente anche a causa del comportamento dei suoi uomini nei confronti delle donne indiane. Altri insediamenti della tribù erano presenti nelle vicinanze, specialmente nelle zone del “Rat Portage” del Woods Lake. Questi villaggi erano abitati da gruppi e da bande di “canaglie e saccheggiatori” noti come “Pillager”, un termine affibbiato in epoche più tarde alle bande del Leech Lake. Inizialmente fu un insediamento di piccola scala, avvenuta nel 1736, con gruppi di rifugiati che si stabilivano sul fiume Vermilion ma, durante il periodo seguente, probabilmente fino al 1760, la situazione mutò e i Dakota, inferociti, iniziarono ad attaccare i nuovi venuti. Una ventina di anni dopo, intorno al 1780, i Chippewa si erano notevolmente rinforzati con l’arrivo di altre bande e, alla fine, buona parte del Minnesota settentrionale cadeva nelle loro mani, anche se una zona neutra venne istituita onde evitare azioni nemiche. Ormai, la nuova frontiera fra le due popolazioni era rappresentata dal “Grand Portage”-Rainy Lake-Lake of the Woods. Quando il Carver trovò i Dakota, nel 1766, sul Lake Pepin, impegnati nei commerci, provenivano dalle terre del Mille Lac e del Rum River; l’inglese li avrebbe identificati come “Dakota orientali”. Il 7 dicembre 1766 il Carver si spinse ancor più a ovest, dove avrebbe incontrato un grosso gruppo di indiani “Naudowessies”, con cui avrebbe risieduto per ben sette mesi. « Questi indiani costituiscono una parte delle otto bande dei Naudowessies delle Pianure, e sono conosciuti come Wawpeentowahs, Tintons, Afrahcootans, Mawhaws e Schians. Le altre tre bande, i cui nomi sono Schianese, Chongousceton e Waddapawjestin, risiedono più a nord, a ovest del fiume St. Pierre… I Naudowessies, quando si uniscono, mettono in campo circa duemila guerrieri. Gli Assinipoils, che si sono rivoltati contro di loro, hanno circa trecento guerrieri, e si sono alleati con i Killistinoes; questi due gruppi sono costantemente in guerra con le altre undici bande ». Rimane molto difficile individuare le bande sopra citate, anche se è possibile che il Carver abbia commesso qualche errore immettendo gli indiani “Mawhaws, Schians e Schianese” all’interno dei gruppi Dakota Sioux. In effetti, il La Salle diceva che i “Chaa”? (“Sharha”), nel 1680, gli dissero che vivevano alla testa del “Great River” (Mississippi), e il Carver, nel 1766, menzionava gli “Schians” stabiliti in un grande accampamento sul Minnesota River. Gli indiani “Schianese” vivevano però più a ovest; comunque, un centinaio di anni dopo, il Riggs e il Williamson, ricordavano che le tradizioni Sioux dicevano che gli Cheyenne, nei tempi antichi, vivevano proprio sul Minnesota River, per poi spostarsi a ovest sul fiume Sheyenne, un tributario occidentale del “Red River of the North”, il cui villaggio era posto presso l’attuale Lisbon (North Dakota). Il George Bird Grinnell affermava che le antiche tradizioni della tribù, sui loro spostamenti, “gli Tsis Tsis Tas e i Suhtai” erano ormai un gruppo singolo e vivevano ai bordi di una regione ricca di laghi e fiumi; la regione in questione era sicuramente il Minnesota, probabilmente la parte nord-orientale. In seguito avrebbero vissuto in un “paese di fiumi dall’acqua blu e dalla terra blu, dove vissero per lungo tempo”, era probabilmente il territorio del Minnesota River. Il Riggs ricordava che poi la tribù si sarebbe ritirata in una terra posta tra il Big Stone Lake e il Lake Traverse, per poi spostarsi sulla curvatura meridionale dello Sheyenne River. Da questo insediamento gli Cheyenne si sarebbero poi mossi a ovest verso il Missouri River. Esplorando il fiume St. Pierre, il Carver notava l’accampamento di questi indiani e osservava parecchie canoe che solcavano i torrenti della zona. Nel territorio vagavano però anche bande nemiche, soprattutto, nelle zone del “Grand Portage è una piccola baia. Qui vi era una grossa banda di indiani Killistinoes e Assinipoils con i loro capi e le loro famiglie” (luglio 1767); “Erano venuti in questo luogo per commerciare con i traders provenienti da Michilimackinac, i quali si spingono sempre a nord-ovest. Da loro sono venuto a conoscenza dei numerosi laghi che si trovano a nord-ovest del Lago Superiore”. Il Carver ricordava che, l’anno dopo (1767) i Dakota continuavano ad avere un ruolo importante nel commercio degli schiavi nativi: « Queste bande di Naudowessee possono mettere in campo circa 300 guerrieri. Continuano a combattere i Chippeways e gli Illinois, ma anche i Pawnees sul Missure e gli Asnibboils. Dalle ultime due popolazioni portano annualmente numerosi schiavi che poi scambiano con i traders. Essi sono stati conosciuti come quelli che danno uno schiavo in cambio di una gorgiera fatta con conchiglie di mare… ». Il Carver ci offre altre notizie sui Sioux. « … Presso il fiume St. Croix risiedono tre bande di indiani Naudowessies, chiamati “River Bands” ». « Questa nazione è attualmente composta da undici bande, ma originariamente erano dodici. Alcuni anni prima gli Assinipoils si erano ribellati per separarsi dagli altri… Le “River Bands” sono così chiamate perché vagano presso le rive di questo fiume (St. Croix River), mentre le altre otto si distinguono come “Naudowessies of the Plains”, e abitano terre poste molto più a ovest. Questi gruppi sono rappresentati dai Nehogatawonahs, dai Mawtawbauntowahs e dai Shahsweentowahs, i quali possono mettere in campo circa 400 guerrieri. Qualche tempo dopo sarebbe entrato nelle terre dei “Naudowessies delle Pianure”, dove venne ricevuto con “rispetto ed onore”. Quando poi ritornò a est, “molti mesi dopo”, entrò in un villaggio dei “Chipéway presso il lago Ottowaw” (Lago Superiore), dove “la mia fama aveva raggiunto questo posto prima di me”; l’esploratore venne accolto amichevolmente e, i capi, “mi ricevettero con grande cordialità e mi ringraziarono per aver portato la pace”. Nonostante le ottimistiche tesi del Carver, però, gli stessi capi Chippewa lo informarono che la guerra con i Dakota si protraeva ininterrottamente da almeno “quaranta inverni”. Anche il tenente Gorrell, un ufficiale inglese, ricordava i Dakota intorno al 1763: « Oggi, dodici guerrieri Sous sono con me nella Green Bay. Sono certamente la più grande nazione indiana mai scoperta, anche se non superano i duemila guerrieri, hanno armi da fuoco in abbondanza, ma alcuni usano ancora archi e frecce con grande abilità, più di qualsiasi altra nazione del nord America. Essi possono sparare alle grandi bestie selvagge dei boschi da 70-100 metri di distanza. Essi si distinguono per le loro danze e molte altre nazioni spesso le usano ». Lo stesso ufficiale ricordava che i Dakota erano sempre in guerra con i Chippewa e che, entrarono in contatto con gli inglesi dopo il crollo della potenza francese. E’ nel 1783-84 che troviamo la prima menzione del commercio delle pellicce nelle zone lacustri e fluviali del Minnesota settentrionale; il Jean Baptiste Perrault commerciava con i Chippewa negli anni 1784-85 e un trader, chiamato “Blondish”, sarebbe entrato nella regione nell’anno 1783.
Diamo uno sguardo anche a quello che successe più a nord. « Ritengo che gli Cheyenne, i Piedineri, gli Arapaho e gli Atsina facessero tutti parte di quella popolazione algonchina che, attorno al 1600, viveva allo stato nomade nella fredda regione compresa tra la sponda settentrionale del Lago Superiore e la James Bay della baia di Hudson. Questa popolazione era fornita di canoe. Durante l’inverno era impossibile trovare cibo per gruppi numerosi, per cui questi indiani erano costretti a suddividersi in piccoli gruppi familiari, e ogni famiglia viveva nella foresta lontana da tutte le altre. Nevicava durante tutto l’inverno, e questi gruppi si mantenevano mangiando conigli e probabilmente cacciando con racchette da neve » (George Hyde). Secondo il grande studioso, gli Cheyenne, ed anche i Piedineri, fecero parte dello stesso gruppo che, spostandosi verso sud, raggiunsero il Minnesota settentrionale attorno al 1600; inoltre, riteneva che, gli Arapaho e gli Atsina formassero un gruppo a sé, che sarebbe calato nel Minnesota quasi contemporaneamente agli Cheyenne e ai Piedineri (Blackfoot). Nelle regioni degli “Headwaters Lakes”, presso le sorgenti del Mississippi, questo gruppo algonchino (Cheyenne e Piedineri) proveniente da nord, avrebbe incontrato i Sioux. Abbiamo però un’immagine molto confusa del Minnesota del XVII secolo. Gli Arapaho ricordano che vi erano i Piedineri, mentre i Chippewa affermano che gli indiani Siouan appartenevano alle “famiglie Hidatsa e Corvi”, popolazioni “arrivate fino al Missouri spinte dai loro nemici… i nomi di laghi e fiumi della regione, come Red Lake, Red Lake River, Red River of the North, erano originariamente algonchini, e la parola che è stata tradotta come red (rosso) originariamente significava sangue”. Secondo l’Hyde era questo un indizio di antiche guerre e massacri verificatisi quando le genti native, “munite solo di armi di pietra”, furono attaccate da nemici armati dai francesi con “coltelli di metallo e con qualche arma da fuoco”. E’ accertato che i Piedineri, presenti nella regione, avrebbero abbandonato velocemente il territorio, infatti, nel 1690, venivano localizzati nel Manitoba, quindi, più a ovest.


Dipinto di Z.S. Liang

E’ probabile che, “gli Hidatsa, i Corvi, gli Cheyenne, gli Arapaho e gli Atsina furono costretti a spostarsi verso occidente, raggiungendo e superando il Red River”. Secondo l’Hyde, le tradizioni Cheyenne, riguardanti il loro spostamento a ovest, sembrano “migliori” di quelle degli Arapaho, secondo cui, “la loro tribù, gli Cheyenne, e gli Atsina si sarebbero mossi in un sol gruppo”. Stando ai dati a nostra disposizione, risulterebbe invece che, questi indiani, come gli Hidatsa e i Corvi, si sarebbero spostati in piccoli gruppi e in periodi diversi, ciò confermerebbe le tradizioni Cheyenne. Il diario di Joseph La France, ma anche quello del La Vérendrye, ricordavano la tribù “Beaux Hommes”, la quale, almeno fino al 1740, gravitava attorno al Red River of the North. Questi indiani, “o una parte di loro”, sarebbero rimasti in queste terre anche in periodi successivi, “tra gli Assiniboin nel Manitoba e i Sioux sul fiume Minnesota”; questi “Beaux Hommes” erano indiscutibilmente indiani Crow (“Corvi, Absaroka”), ma potevano anche essere “Hidatsa o Corvi insieme”, d’altronde, anche “il resoconto del Bouganville, del 1757, li colloca sul Missouri, vicino ai Mandan”. I resoconti del Bouganville citavano il nome algonchino del “Popolo dell’Arco”, il cui nome, stando all’Hyde, significava “Corda dell’Arco” e “non semplicemente Arco”. Questi indiani sarebbero stati incontrati dai figli del La Vérendrye nelle pianure a ovest del Missouri (1742), e “il nome suggerisce che avrebbe potuto trattarsi di indiani di quell’accampamento Cheyenne in cui i guerrieri della Corda dell’Arco avevano una posizione preminente”. Un’altra piccola traccia della storia antica degli Cheyenne è possibile trovarla nel Minnesota settentrionale, a nord del Mississippi vi era un fiume noto come “Bowstring” (“Corda dell’Arco”), il quale potrebbe indicarci l’ubicazione dei gruppi Cheyenne nei tempi più lontani. Nel risalire il Missouri, dai villaggi degli Arikara a quelli dei Mandan, agli inizi del 1743, i figli del La Vérendrie, avvistarono un villaggio indiano che “ritennero Sioux”, tuttavia, stando all’Hyde, “il nome di quel gruppo, riportato dai Vérendrye, è Popolo delle Frecce Dipinte, e anche in questo caso potrebbe trattarsi di un riferimento ad un secondo gruppo di Cheyenne, quello che custodiva le Frecce della Medicina”. Sembra inoltre che l’incontro sia avvenuto nelle zone dove, alcuni decenni dopo, gli Cheyenne avrebbero costruito due villaggi con “capanne di terra”, sulle rive occidentali del Missouri, ciò “suggerisce che il campo dei custodi delle Frecce della Medicina faceva parte del gruppo di Cheyenne dei villaggi di terra”. Secondo l’Hyde, i gruppi si sarebbero mossi per raggiungere i “grandi acquitrini” dell’Ontario meridionale e del Minnesota settentrionale, e per accamparsi ai margini di queste terre. Nuovamente in movimento, gli Cheyenne “levarono il campo, caricarono le canoe e attraversarono senza alcun pericolo gli acquitrini per giungere ad un grande lago”, dove stabilirono un nuovo accampamento. Non sappiamo con certezza la posizione di questo villaggio, ma sembra che vi rimasero per molti anni, “pescando nel lago e cacciando nella prateria”. L’ubicazione del villaggio rimane sconosciuta ma, probabilmente, era posto a sud del Lake of the Woods (Minnesota nord-occidentale), in una regione con centinaia di laghi. Il successivo spostamento li avrebbe portati a sud. Qui, gli Cheyenne incontrarono i Sioux dell’alto Mississippi, posti a est del loro insediamento; “Le due tribù fecero pace e i loro rapporti furono amichevoli per lungo tempo”. Una tradizione Sioux affermava che questo villaggio, “dalle capanne di terra”, si trovava presso le sorgenti del Minnesota River, vicino allo Yellow Medicine River (Minnesota sud-occidentale). Questo villaggio sarebbe stato costruito “poco prima del 1675 ed abbandonato prima dell’anno 1700”. Qualche tempo dopo la tribù ebbe modo di visitare il “Red Pipestone Quarry” (Minnesota sud-occidentale), a sud del Minnesota River. Nello stesso periodo gli Cheyenne avrebbero incontrato, per la prima volta, gli “Uomini bianchi” ma poi, avrebbero continuato la loro migrazione verso occidente; la tribù lasciava così il villaggio posto sul Lake Traverse (Big Stone Lake), alle sorgenti del Mississippi, probabilmente qualche anno prima del 1700. Secondo l’Hyde, i motivi dell’abbandono di questo insediamento furono dovuti al fatto che la posizione era difficilmente difendibile, specialmente se gli attacchi venivano portati da genti provviste di armi da fuoco. E’ accertato che, nel periodo 1680-1700, i Chippewa, stanziati più a est, e i Cree e gli Assiniboin, stanziati più a nord degli Cheyenne, si erano procurati armi da fuoco dai francesi, ma anche dagli inglesi della Hudson Bay. Queste genti organizzavano devastanti incursioni a sud e attaccavo continuamente le tribù del Minnesota. Fu allora che gli Cheyenne si spostarono a ovest, “costruendo il nuovo villaggio in una forte posizione in cima ad un dirupo”, mentre gli Iowa si trasferirono anche essi a ovest; inoltre, parte dei Sioux sarebbero stati scacciati dall’alto corso del Mississippi per ritirarsi presso le sorgenti del Minnesota River. In effetti, gli Cheyenne costruirono un nuovo insediamento molto solido, avente capanne di terra e circondato da una robusta palizzata; il villaggio si trovava su una altura che “precipitava bruscamente” sullo Sheyenne Fork, un affluente occidentale del Red River. In seguito, questo torrente venne conosciuto dai Sioux come “Shaien wojubi” (“il Luogo dove Seminano gli Cheyenne”). Comunque, anche in questi periodi gli Cheyenne furono spesso assaliti dai loro nemici Cree, Assiniboin e Chippewa ma, stando all’Hyde, ebbero anche modo di prendersi la rivincita sconfiggendo una banda guerriera di Assiniboin. Alla fine sarebbero però stati costretti ad abbandonare anche questa postazione per spingersi verso il Missouri. Intorno al 1740, i Chippewa mossero contro i Sioux, non trovandoli, sulla via del ritorno, si vendicarono sugli Cheyenne e distrussero il loro insediamento, “sterminando buona parte della tribù”, con i pochi superstiti costretti a fuggire in direzione sud dopo aver attraversato il Missouri. Secondo l’Hyde, questo resoconto sembra essere corretto, ma lo studioso ritiene che le perdite siano esagerate. Durante questo nuovo spostamento, gli Cheyenne furono accompagnati dal misterioso gruppo noto come “Moiseyu”, una tribù la cui “dimora originaria stava nella regione dei laghi del Minnesota nord-occidentale”. Questa popolazione, stando ai vecchi Cheyenne, era di etnia Siouan, ma sarebbe ritornata ben presto a nord; la loro identificazione rimane però ancora incerta. Il nome originario ha una incerta origine, forse algonchina, infatti, alcuni studiosi li ritengono un gruppo Monsoni, una popolazione affine ai Cree; il termine poteva significare “molte Mosche” o “Popolo della Selce”. Negli anni seguenti la tribù avrebbe attraversato il Missouri per entrare definitivamente nelle grandi Pianure. Anche gli Arapaho ebbero avuto un ruolo significativo. Sulla loro origine degli abbiamo ancora parecchi dubbi, secondo il Mooney erano originariamente una popolazione sedentaria e dedita ad una certa forma di agricoltura, e stanziata “nei dintorni della valle del Red River, nel Minnesota del nord”. La tribù si sarebbe poi mossa verso sud-ovest “pressappoco nello stesso periodo in cui gli Cheyenne vennero via dal Minnesota…”. Le mappe sembrano indicare la posizione delle due tribù sulle due sponde del Red River (Minnesota) fra il XII e il XIV secolo; nella stessa ubicazione appaiono nuovamente nel XV secolo ma, nel XVII secolo, la loro posizione è più spostata verso occidente. La prima scissione viene indicata anteriormente al XVIII secolo, il loro spostamento sarebbe avvenuto verso il Devil’s Lake, attraverso il “Couteau du Missouri”, in direzione dell’area presso la foce del Little Missouri. Intorno al 1720-30 gli Atsina si sarebbero spostati a nord-ovest, stabilendosi nel Saskatchewan, mentre gli Arapaho, probabilmente, si mossero a sud intorno alla metà del XVIII secolo. Sembra che il ramo nord-occidentale degli Algonchini – Arapaho e Piedineri – si trovava nelle pianure settentrionali già nel 1650; gli altri tre gruppi – Cheyenne, Chippewa delle Pianure e Cree – vi sarebbero giunti in epoche successive. Comunque sia, gli Arapaho sono i più antichi abitatori delle Pianure settentrionali. Nello stesso periodo i Fox vennero scacciati dal fiume Wisconsin e obbligati a spostarsi a ovest del Mississippi, fu allora che i Chippewa presero possesso delle loro antiche terre, soprattutto quelle poste sull’alto corso del Wisconsin River. Comunque, il capo che guidò i Chippewa in queste terre era Sha-da-wish, figlio di un grande leader del clan “Crane” il quale, nel 1671, venne insignito con una medaglia d’oro a Sault St. Marie. Molti discendenti di questo capo sarebbero diventati importanti, come Keesh-ke-mun, Waub-ish-gaug-aug-e (“White Crow”) e Ah-mous (“Little Bee”). Un altro leader importante fu A-ke-gui-ow, il cui gruppo viveva a La Pointe, che sembra sia succeduto al deceduto Tug-waug-aun-e. I francesi ricordavano che alcuni gruppi Chippewa occupavano l’alto corso del fiume Wisconsin e le zone del “Lac du Flambeau”, da cui la banda avrebbe preso il nome. I Chippewa chiamavano questo lago “Lake of Torches” (“Lago delle Torce”), nella loro lingua “Waus-wag-im-ing”, dall’antica consuetudine di pescare sotto la luce delle fiaccole. Prima di stabilirsi permanentemente nelle zone del lago, i Chippewa, sotto la guida di Sha-da-wish, si sarebbero spinti sul Trout Lake e sul Turtle Portage, ma soltanto con il figlio e successore, “Keesh-ke-mun”, la banda avrebbe raggiunto il Lake du Flambeau, per stabilirsi in modo permanente. Però, negli accordi di pace di Michilimackinac – datati 12 luglio 1787 -, si diceva che l’unico insediamento Chippewa del distretto del Lake du Flambeau era posto sul Trout Lake; da questa importante postazione, diversi gruppi della tribù iniziarono a muoversi per occupare le terre del fiume Wisconsin, fino a raggiungere le “Yellow Banks”, presso la foce del fiume Fox. Altri gruppi del Trout Lake avrebbero raggiunto i Pelican Lakes, in direzione del grande lago Michigan. Durante la loro avanzata i Chippewa dovettero combattere duramente “in battaglie mortali” contro i Sioux, i Fox e i Winnebago, i quali non avevano alcuna intenzione di trovarsi una tribù così potente nelle vicinanze. Nel momento in cui i villaggi del Lac du Flambeau, e del “Lac Coutereille” divennero importanti postazioni della tribù, avrebbero assunto il privilegio di poter organizzare i riti tribali del “Me-da-we-win”, tanto che questi gruppi vennero considerati come delle vere e proprie realtà separate della nazione, ben distinti dai gruppi ancora concentrati a La Pointe, sul Lago Superiore.
La “Guerra dei Sette Anni” avrebbe determinato il crollo della supremazia francese su buona parte del territorio nordamericano (1763). I gruppi Chippewa orientali – stanziati a Sault St. Marie, Mackinac e sul Lake Huron – avrebbero apertamente parteggiato per i francesi, fornendo contingenti di guerrieri che combatterono contro gli inglesi. Guerrieri Chippewa furono presenti soprattutto a Detroit, Fort Duquesne, Niagara, Montreal e Quebec. Una spedizione proveniente da La Pointe, sul Lago Superiore, avrebbe raggiunto Quebec sotto la guida del capo “Ma-mong-e-se-da”, per poi partecipare, con il Montcalm, alla “Battle of the Plains of Abraham” (1759), dove però non conosciamo il nome del leader Chippewa che avrebbe guidato i guerrieri.

Comunque, secondo il John Baptiste Cadotte, gli inglesi chiamavano il leader Chippewa col nome di “Shaug-un-aush”, un termine significante “Quello che Appare fra le Nuvole”, forse in riferimento al fatto che l’esercito britannico, che stava salendo le scogliere poste a ovest di Quebec durante la notte, all’alba poté vedere l’intera pianura cosparsa di circa tremila guerrieri pronti alla battaglia. Nel 1760 tutte le postazioni francesi dei Grandi Laghi caddero in mano agli inglesi, i quali entrarono in contatto con gli indiani del territorio per dar vita a fruttuosi scambi commerciali. Negli anni seguenti Alexander Henry avrebbe attraversato il territorio entrando in contatto con varie bande Chippewa, in particolare quella di Mackinaw, guidata da Mih-neh-weh-na; questo leader però continuava ad appoggiare i francesi, soprattutto al fianco di Pontiac, grande capo degli Ottawa. Fra tutte le tribù dei Grandi Laghi settentrionali, i Chippewa avrebbero organizzato un Consiglio segreto con gli “indiani Osaugees” (“Sauk”), lo scopo era quello di conquistare due postazioni fortificate britanniche. I guerrieri si raggrupparono nelle vicinanze di Fort Mackinaw e si prepararono all’attacco, erano dai 400 ai 600 combattenti. La mattina del 4 giugno, grazie ad uno stratagemma, gli indiani attaccarono e occuparono il forte. Alexander Henry, che sopravvisse al massacro, avrebbe dato un ampio resoconto del massacro, sarebbe poi stato adottato da un guerriero Chippewa di nome “Wa-wat-am” (“Wow-yat-ton”, “Whirling Eddy”). « Dei traders francesi che caddero in mano agli indiani soltanto il signor Tracy perdette la vita. Mr. Ezekiel Solomons e Mr. Henry Bostwick vennero presi dagli Ottawas, e dopo la pace portati a Montreal per essere riscattati. Dei 90 soldati, circa 70 vennero uccisi, i sopravvissuti vennero portati alla Baia dei Puants (Green Bay) e sul fiume St. Joseph dove, protetti dagli indiani Ottawas fino alla stipulazione della pace, vennero riscattati a Montreal ». Negli anni successivi, Mih-neh-weh-na avrebbe continuato ad appoggiare la causa di Pontiac e avrebbe continuato a combattere gli inglesi fino alla morte (1770). Il Jean Baptiste Cadotte, un figlio di Monsieur Cadeau, il quale aveva raggiunto le terre dei Chippewa nel lontano 1671, era stato inviato nel territorio dal Sieur du Lusson, e doveva trattare, a Sault St. Marie, con le tribù delle aree nord-occidentali. Il Cadotte fu un chiaro esempio di esploratore che andava nelle terre del nord-ovest fino al Mississippi; avrebbe visitato i più remoti villaggi Chippewa per commerciare con gli indiani. Nel 1751 si stabiliva a Sault St. Marie, dove il “Chevalier De Repentigny” gli dette il compito di costruire una postazione commerciale nella zona, da allora i Chippewa lo conobbero come “Ke-che-sub-ud-ese” (“Great Strong One”); in seguito avrebbe sposato, con rito cattolico, una donna del clan “A-waus-e”. Al termine della guerra, il Cadotte si stabilì a Sault St. Marie, dove divenne il principale trader francese presso i Chippewa, con al fianco la sua donna indiana, di grande carattere e notevole influenza; i suoi due figli – John Baptiste e Michel – avrebbero poi seguito le orme del padre. Lo stesso Alexander Henry avrebbe avuto modo di ricordare la sua grande influenza presso tutti i gruppi Chippewa del territorio; l’Henry, dopo la sua cattura, avrebbe passato l’inverno con gli indiani in un accampamento di caccia, sotto la protezione del potente Wa-wa-tam, e soltanto in seguito sarebbe ritornato a Michilimackinac. L’amico e fratello “Wa-wa-tam” lasciava allora Mackinac durante la notte, dirigendosi velocemente verso la “Isle aux Outaders”, lungo la via che portava a Sault St. Marie; qui, “Nonen”, la moglie di Wa-wa-tam, cadde malata e allora il guerriero e l’Henry dovettero assisterla per qualche giorno, temevano soprattutto il continuo passaggio di spedizioni guerriere che da Missisaukie si spostavano allo “Straits of Niagara” per continuare la guerra contro gli inglesi. Quando poi avvistarono una canoa carica di canadesi poterono tirare un sospiro di sollievo. L’Henry, grazie all’appoggio del capo non ebbe alcun problema, anche perché il capo “Match-i-ki-wish” lo prese in forte simpatia. Questo leader, noto anche come “Matchekewis”, o “Madjekewis”, aveva partecipato alla conquista di Fort Michilimackinac (4 giugno 1763), ed era anche conosciuto come “Madjikiwiss”. Nei due anni successivi alla fine della guerra, i traders inglesi preferirono comunque non avventurarsi nei più remoti villaggi Chippewa dell’interno, il pericolo era ancora incombente; la situazione sarebbe migliorata quando “Ma-mong-e-se-da”, capo di guerra di La Pointe, avrebbe incontrato il Johnson per richiedere commercianti bianchi.

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