Algonquins

Essi occupavano una strategica posizione sulla loro “rocca dell’isola”, sull’alto corso del fiume Ottawa. L’isola in questione è stata più volte, erroneamente, identificata come “Allumette Island”, forse perché si trovava nell’Allumette Lake; tuttavia, non vi è alcun dubbio che era la Morrison Island. Nel 1603, a Tadoussac, sul basso St. Lawrence, Samuel de Champlain localizzava un gruppo di Algonkin guidato dal capo chiamato “Besouat”. Il Laverdière, il Bourne e il Biggar hanno identificato “Besouat” con il ben noto capo “Tessouat”, il famoso “Le Borgne” della banda Kichesipirini; se questa tesi è esatta, allora possiamo affermare che i Kichesipirini furono i primi indiani Algonkin identificati dal Champlain. Comunque, non è ancora stato provato che Tessouat fosse il leader dei Kichesipirini, infatti, alcuni studiosi come l’Hodge (1905) e lo Swanton (1952), affermavano che Tessouat era a capo dei Weskarini. Il Laverdière era convinto che il nome “Besouat” era semplicemente un errore ortografico di “Tessouat”, infatti, quando il Champlain giunse sull’isola, nel 1613, venne accolto dal Tessouat come una “vecchia conoscenza”. E’ probabile che il Laverdière sia però in errore, infatti rimarcava che il Champlain avrebbe lasciato il giovane “Nicolas de Vignau” con Tessouat nell’estate del 1611, quando si incontrarono nelle vicinanze delle Lachine Rapids; però, in questo incontro sembra che il Champlain non conoscesse il capo, il cui nome venne trascritto come “Tecouehat”. Una possibile soluzione sarebbe quella che indica il Besouat come “Tessouat”, ma questo ultimo non era lo stesso capo precedente, portante lo stesso nome, e che governava la tribù negli anni 1611-13. E’ inoltre interessante notare che il nome “Tessouat” venne dato ad una serie di capi, che si succedettero l’un l’altro, della banda Kichesipirini durante il XVII secolo. Probabilmente – anche se non è provato -, gli Algonkin incontrati dal Champlain a Tadoussac (1603) erano veramente indiani Kichesipirini e, non vi è alcun dubbio che il giovane francese fosse Nicolas de Vignau, il quale trascorse l’inverno con gli indiani per conoscere meglio il territorio posto a ovest delle Lachine Rapids, terre ancora sconosciute ai francesi.

Il De Vignau sarebbe rimasto con Tessouat per un anno e poi, nel 1812, sarebbe ritornato in Francia, dove avrebbe riferito che aveva raggiunto “il Mare del Nord” (Hudson Bay), trovandovi una nave britannica naufragata e “80 scalpi inglesi”. Il Champlain si poneva notoriamente un obiettivo importante, trovare la rotta più breve per raggiungere l’Oriente (la Cina). Nel maggio 1613 il francese partì da Quebec, con una guida nativa e quattro francesi (tra i quali anche il de Vignau), per risalire il corso del “misterioso Grand River of the Algonkins”. Dopo aver incontrato altre bande (“Kinounchepirini, Weskarini, Nibachis”), giunse all’Allumette Lake l’8 giugno, dove i Kichesipirini avevano due accampamenti, uno sull’isola e un altro sulla terraferma; il Champlain, stando alle sue descrizioni, non lascia alcun dubbio sul fatto che la “fortezza sull’isola” era sulla Morrison Island dell’Allumette Lake. Il Champlain avrebbe chiesto al Tessouat il perché avevano scelto di vivere su questa isola, quando “vi sono molte terre migliori a est” (cioè, lungo il corso del San Lorenzo); il capo avrebbe replicato dicendo che l’isola dava loro grande sicurezza e impediva ai nemici di attaccarli. La ragione principale di questa “isola fortezza” era comunque commerciale, i Kichesipirini erano gli intermediari tradizionali del commercio fluviale. Il fiume Ottawa era una delle vie più trafficate di tutto il nord America, anche prima dell’arrivo dei bianchi; per secoli, canoe cariche di rame, selce, ossidiana e persino ossa di balena viaggiavano “su e giù per il fiume”. Chi occupava la Morrison Island era quindi favorito. A partire dal XVII secolo la situazione commerciale era mutata, gli europei, affascinati dalle pellicce di castoro, portavano utensili di ferro, coltelli, pentole e perline colorate; questi nuovi prodotti andarono così a sostituire gli attrezzi di pietra e di osso, i cestini di cortecce di betulle, i gusci di tartaruga e gli aculei di porcospino. Era iniziato un forte processo di acculturazione e i Kichesipirini riscuotevano ricchi pedaggi da ogni canoa che fiancheggiava la loro postazione; fu allora che i gesuiti francesi, amici degli Huron, considerarono questa pratica come un’interferenza nel libero commercio. I missionari e i commercianti francesi “disprezzavano e diffamavano i Kichesippirini” così, nel lungo periodo, questa banda sarebbe stata portata alla distruzione totale; infatti, una generazione dopo il Champlain avrebbe invitato il Tessouat a lasciare la sua isola per trasferirsi presso le Lachine Rapids, dove i francesi avevano costruito una postazione. Il francese, dopo un banchetto, avrebbe rivelato la sua intenzione di spingersi più a ovest per entrare nelle terre dei Nipissing ed invitare i “Kichesippirini a scendere sul sentiero di guerra” contro gli Irochesi. Tessouat, e i suoi capi ed anziani, si sarebbero resi conto che “i loro commerci potevano essere rovinati se i bianchi entravano in contatto con i loro vicini occidentali”, come intermediari dovevano proteggere i loro commerci. Per loro era un grande dilemma, accettare l’aiuto francese per combattere i nemici storici, oppure “rovinare il loro importante ruolo”. Il Tessouat descrisse i Nipissing come “stregoni malvagi con poco spirito, vili e inutili in guerra”, ma quando il Champlain gli disse che il de Vignau li riteneva degli ottimi indiani, Tessouat rispose che il de Vignau “mentiva”. Gli indiani Nipissing usavano saltuariamente le terre del fiume Ottawa, l’estensione del loro territorio non è ben nota ma, probabilmente, confinavano a nord con gli Algonkins e i Chippewa (Temiskaming e Temagami), con altri gruppi Algonchini a est (Ottawa, Kipawa e le Bonnechere bands), e gli Huron a sud. Il Champlain avrebbe lasciato l’isola il 10 giugno concludendo ben poco, aveva “sprecato tutta l’estate del 1613”, con il capo che gli offriva uno dei suoi figli come guida. Il francese promise di tornare l’anno seguente con una forza militare, non avrebbe mantenuto la sua promessa e avrebbe fatto ritorno soltanto nel 1615 senza alcun contingente. Le sue “truppe” consistevano in quattro missionari e qualche francese – tra i quali Etienne Brulé e un interprete (probabilmente il Thomas Godfrey).
Stranamente il francese non avrebbe descritto questo suo nuovo viaggio, sappiamo soltanto che ha incontrato i “suoi vecchi amici” Nibachis e Tessouat, “soddisfacendo gli Uroni, i Nipissing e le altre tribù a ovest e a sud-ovest”.
Contatti difficili
Nel 1618, un intraprendente francese della Normandia, Jean Nicolet, sbarcava nel Canada e il Champlain lo inviò nelle terre dei Kichesipirini per ben due anni; il Nicolet venne adottato dalla banda e imparò la lingua Algonkin. Nel periodo 1623-24 due missionari, LeCaron e Gabriel Sagard, entrarono nelle terre della banda e, nel 1632, il Sagard avrebbe pubblicato le sue esperienze nell’opera “Il lungo viaggio nelle terre degli Uroni”. Il Sagard avrebbe incontrato i Kichesipirini e rimase indignato per la loro “arroganza”, le sue descrizioni sono colorate di rabbia e ignoranza, e sono state spesso citate dagli autori moderni che hanno accettato i suoi giudizi poco veritieri. La banda viene descritta come “furba e arrogante” perché interferiva nel libero passaggio dei “suoi” Hurons. Qualche anno dopo, nel 1629, il Champlain avrebbe nominato il capo, ad un Consiglio con cinque leader nativi guidati da Chomina, un leader dei Montagnais. Anche questo capo sembra essere particolarmente interessante. Chomina (“Choumin”), della tribù Montagnais, viveva nelle zone di Tadoussac, ed era conosciuto sotto diversi nomi (Atic, Crapaut, Petitchouan, “La Mer Monte”, Amiscouecan e “Vieille Robe de Castor”). I francesi lo chiamavano “Le Cadet” a causa della sua estrema pulizia e degli splendidi abiti francesi che portava; ma lo conoscevano anche come “Le Raisin” (“Grape”, “Uva”), una probabile traduzione del suo nome nativo ma, il Le Clercq riteneva che fosse così chiamato per la sua abitudine di bere liquori. Il Chomina sarebbe stato noto nelle fonti francesi per diversi anni, nel periodo 1618-29; il Champlain lo riteneva il “più utile e fedele amico che aveva conosciuto”, inoltre ricordava che era “un uomo che soppesava le sue parole e che aveva buon senso”, inoltre, ricordava che era “coraggioso, intelligente e con una buona percezione degli eventi”. Comunque, anche se visse in stretto contatto con i missionari francesi, il Chomina non avrebbe mai accettato il cristianesimo, nonostante avesse adottato “come fratello” padre Joseph Le Caron che trascorse l’inverno 1618-19 con il suo popolo. Il fratello di Chomina – chiamato “Ouagabemat” o “Neogabinat”, ma anche identificato come “Negabamat” – divenne anche esso grande amico del Le Caron. Nel maggio 1629 il Louis (il figlio di Chomina), con due francesi, venne inviato dal Champlain a Tadoussac per invitare alcuni francesi a ritornare a Quebec, poi, quando gli approvvigionamenti scarseggiarono nuovamente, lo stesso Chomina avrebbe raggiunto “Trois-Rivières” per chiedere agli Huron rifornimenti alimentari; suo fratello si mosse verso est, fin nelle terre degli Etchemins in cerca di polvere da sparo. Comunque, il Chomina e suo fratello sarebbero stati gli unici nativi disposti a combattere gli inglesi al fianco dei francesi. Nell’estate del 1636, un anno dopo la morte del Champlain, padre Antoine Daniel giunse a Quebec con alcuni indiani Huron, proveniva dal territorio della “Huronia” e portava la triste notizia della morte di padre Le Jeune, deceduto nella primavera precedente nell’accampamento di Tessouat. Il missionario diceva che, durante la cerimonia funebre di Tessouat, il capo “era stato risuscitato” e il “suo nome dato ad un altro”. In effetti, gli studiosi sembrano concordare sul fatto che Tessouat morì proprio nell’anno 1636, infatti, cinque anni dopo (1641), il nome di questo leader riappare nelle fonti. Queste cerimonie erano una pratica comune a molte tribù indiane del territorio, ciò viene spiegato da alcuni scritti di padre Sagard riguardanti i Neutrals.


Indiani Ottawa

< <…celebrano la resurrezione dei morti, soprattutto di persone illustri e valorose, il cui nome rivive in altri >>. Solitamente tengono un Consiglio tribale dove viene scelto un importante personaggio, il quale dovrebbe avere le stesse virtù e caratteristiche del defunto, “… tutti stanno in piedi ad eccezione di colui che prenderà il nome del defunto… e tutti, mettendo le mani in basso, fingono di alzarlo da terra… traggono dalla tomba e lo riportano in vita nella persona di quest’uomo”, poi, “Quest’ultimo si alza e, dopo acclamazioni del popolo, riceve i doni offerti dai presenti… Così, la memoria della grande persona, e del capitano degno e valoroso, non muore in mezzo a loro”. Questo spiegherebbe le parole di Tessouat, “… mi hanno escluso dalla mia giovinezza, ero nato per governare”. Era il nuovo Tessouat la reincarnazione del precedente? Il capo non era mai morto! Difficile giungere ad una conclusione ma, probabilmente, vi erano più capi menzionati come “Tessouat”, uno dei quali era il “Le Borgne” (“Un Occhio”) dei francesi; comunque, almeno due capi dei Kichesipirini sarebbero stati conosciuti come “Le Borgne”. Questo handicap fisico non venne mai menzionato dal Champlain, o dai gesuiti, ma quello che morì nell’anno 1636 aveva veramente un occhio solo; un altro capo con lo stesso nome sarebbe deceduto nel 1654. Comunque, tutti questi capi vennero conosciuti come “Le Borgne”. Nel 1642 i Kichesipirini presenti nelle missioni di Sillery (presso Quebec), Three Rivers e Ville Marie (Montreal) dovevano difendersi dagli attacchi dei nemici; gli Irochesi avevano reso difficile la vita degli Algonkin e degli Huron. Sappiamo ben poco sulla situazione degli Algonkins nel periodo 1650-75, ovvero il momento in cui questi gruppi si dispersero sotto i continui attacchi degli Irochesi. Alcuni gruppi si ritirarono nella regione del Lake St. John, dove erano ancora segnalati nell’anno 1710; i Kichesipirini vennero segnalati ancora sulla Morrison Island, e il loro capo Tessouat venne accusato di aver appeso per le ascelle un missionario gesuita il quale si rifiutava di pagare tributi alla sua gente. Altri gruppi entrarono nella missione di Sillery ma, entro il 1676, vennero fortemente ridimensionati da una devastante epidemia; altri ancora si stabilirono a Trois Rivières rimanendovi almeno fino al 1830, quando le ultime 14 famiglie preferirono spostarsi a “Oka”. Nel 1704 venne costruita una missione separata per gli Algonkins a Sainte-Anne-du-bout-de-l’ile, dove gli indiani furono sotto la protezione francese; infine, nel 1721, una nuova missione venne costituita sul Two Mountains Lake, dove, nell’arco di qualche anno, vi sopraggiunsero anche indiani Irochesi e Nipissing. Con i Nipissing potevano ancora mettere in campo 113 guerrieri, continuavano a non coltivare la terra e commerciavano con i mercanti di Albany. Verso la fine del XVII secolo alcuni territori di caccia algonchini, posti a sud del San Lorenzo, vennero abbandonati e occupati da gruppi di profughi Abenaki; in un primo tempo (1670) i Sokokis si insediavano sul fiume Saint François e, nel 1740, padre Sébastien Rale accompagnò altri rifugiati Abenakis a Bécancour, provenienti dalle zone del fiume Androscoggin.

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