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Osage, il popolo venuto dalle stelle (Origini – 1800)

A cura di Pietro Costantini

Nel corso del XVII secolo, le Pianure orientali furono occupate da una serie di nazioni agricole, sia di lingua Caddo, come i Wichita, i Caddo e i Pawnee, sia di lingua Siouan, nella variante Dhegihan come gli Osage, i Kansa (o Kaw), gli Omaha e i Ponca, e nella variante Chiwere come gli Iowa e i Missouri. Costruivano vicino a fiumi e torrenti villaggi di case circolari coperte di terra o erba, coltivavano campi di mais, zucche, fagioli e tabacco, e parte dell’anno si avventuravano nelle praterie per cacciare il bisonte.
Il popolo Osage proveniva dalla valle del fiume Ohio, nell’attuale Kentucky, dove aveva vissuto per migliaia di anni. Come per altri popoli, la necessità di migrare a ovest fu determinata dalla forte espansione degli Irochesi nelle loro terre d’origine. Al culmine della loro potenza, a cavallo fra il XVII e il XVIII secolo, gli Osage controllavano una zona compresa fra gli stati attuali del Kansas, Missouri, Arkansas e Oklahoma.
Secondo la mitologia Osage, invece, la tribù discese dalle stelle nei tempi antichi, giungendo nel punto dove l’attuale fiume Osage è diviso in tre rami principali, prima di gettarsi nel Missouri e chiamarono quel luogo il Posto-dei-Molti-Cigni. Decisero che essi sarebbero stati Ni-U-Ko’n-Ska, i Figli delle Acque di Mezzo.
Come si erano sempre mostrati modesti e mansueti di fronte all’ira e ai capricci della terra, cioè alle potenti manifestazioni dei Grandi Misteri, tanto da definirsi, nella loro umiltà, i “Piccoli” (e notare che la loro statura era costituzionalmente molto imponente), così avevano una grande stima di sé stessi, tanto da aver aver maturato la convinzione di essere stati mandati quaggiù a proteggere e custodire la Sacra (la Terra).


La mappa dei luoghi in cui vivevano gli Osage

Giunti al suolo, i Figli venuti dal cielo, trovarono un altro popolo a loro affine, lo accorparono alla tribù, e si diedero due grandi suddivisioni: gli Tzi-Sho, il Popolo del Cielo, e gli Hunkah, il Popolo della Terra. Questi ultimi, a loro volta, sarebbero stati divisi in Hunkah Minori (il Popolo della Terra), Wha-Sha-She (il Popolo dell’Acqua), e Grandi Hunkah (il Popolo della Terra Isolata).
Considerarono maschi il Sole e la Stella del Mattino, femmine la Luna, la Terra e la Stella della Sera. Dopo di che tutto era governato da Wah’-Kon-Tah, la Forza del Mistero.

L’organizzazione tribale

Pian piano i vecchi della tribù assunsero un ruolo preciso e vennero chiamati “Piccoli Anziani”. Secondo loro occorreva che ci fosse ordine in tutti gli aspetti della vita, dalla guerra alla caccia al bisonte. I giovani Hunkah dovevano sposare ragazze Tzi-Sho, e viceversa, perché il sangue non si indebolisse. Occorsero centinaia di anni perché fosse raggiunta la perfetta organizzazione, in mutua comprensione con Wah’Kon-Tah.
I Piccoli Anziani giunsero infine a dare alla Nazione dei Piccoli un’organizzazione che prevedeva la suddivisione in vari clan, detti “Fuochi del Consiglio”. Innanzi tutto considerarono due grandi suddivisioni per la tribù: Tzi-Sho e Hunkah. Gli Tzi-Sho furono suddivisi a loro volta in sette Fuochi del Consiglio. I Grandi Hunkah ebbero assegnato un unico clan, mentre Hunkah Minori e Wha-Sha-She, furono a loro volta distinti in sette Fuochi del Consiglio ciascuno. Ogni Fuoco del Consiglio avrebbe avuto il proprio simbolo vitale, oltre a un simbolo di sotto-clan. Questi ventidue gruppi rappresentavano i clan originali della tribù. Ogni clan, e relativo sotto-clan, si scelse un simbolo, che poteva essere un animale, una pianta, un fenomeno naturale.
Stabilirono inoltre che vi fossero due grandi capi per tutta la tribù, uno dei Grandi Hunkah e uno per gli Tzi-Sho. I grandi capi avrebbero avuto pari poteri e avrebbero governato insieme, collaborando in armonia proprio come facevano il cielo e la terra. A loro spettava attribuire responsabilità particolari ai vari clan, anche di tipo religioso, e di compiti di polizia.
Reaches-the-Sky – Osage – 1877
Quindi tutto doveva essere programmato e non lasciato all’iniziativa dei singoli clan, dalla guerra alla caccia tribale al bisonte. Il grande capo Tzi-Sho esercitava le sue funzioni in tempo di pace, il capo Hunkah era attivo in tempo di guerra. In tutte le cerimonie, il capo Tzi-Sho doveva sedere a sinistra, il capo Hunkah a destra. Nella Loggia dei Misteri, tra il lato Tzi-Sho, a nord, e il lato Hunkah, a sud, doveva essere lasciata libera una striscia di terreno, il sentiero di Nonno Sole, che correva da est a ovest.
I Piccoli ammiravano e pregavano tutti gli animali, più adatti di loro alla sopravvivenza in quel mondo, ma occorreva individuare un essere che rappresentasse le due principali necessità dell’esistenza della grande tribù dei Piccoli: l’adeguatezza militare e longevità dell’individuo e della tribù. Fu l’osservazione del falco della prateria a farli decidere a scegliere proprio lui come degno di essere raccolto nel fagotto sacro. Il falco impersonava tutte le virtù che i guerrieri volevano per loro stessi. Il wah-hopeh, il fagotto sacro, sarebbe stato custodito dai Wah-Sha-She, i quali erano incaricati anche della sua fabbricazione.
Ad evitare il disordine nella tribù, i Piccoli Anziani enunciarono altre regole, concernenti le spedizioni di guerra, le punizioni e i risarcimenti in caso di omicidio e il trattamento dei prigionieri di guerra. Il furto e l’invidia della proprietà altrui non vennero nemmeno menzionati, mentre per ogni clan erano state designate donne anziane, armate a dovere, contro i casi di molestie alle donne e stupro.
L’organizzazione della caccia tribale al bisonte era l’organizzazione dell’economia della tribù; per mezzo suo si fornivano a tutte le famiglie del villaggio cibo, pelli per coprire le logge, utensili da cucina, pellicce, giacigli, scudi e altri oggetti. Per cui il procedimento studiato per la caccia tribale al bisonte fu estremamente preciso e dettagliato, dallo stabilire degli a’ki-da (“soldati”) che avevano compiti direttivi, al costringere la mandria a seguire una pista ben definita, allo spingerla verso una scarpata, in fondo alla quale altri guerrieri finivano gli animali moribondi con lance e mazze.

Parenti e nemici

Fra le tribù generalmente alleate degli Osage c’erano i Kon’-Za (per gli Europei Kansa o Kaw). Era un popolo di grandi guerrieri, che si stanziò a nord, sulle rive del Missouri e del fiume che da loro prese il nome, il Kansas. Altra tribù amica erano i Ni-Sho-‘Dse, il Popolo delle Acque Fumanti, cioè i Missouri, linguisticamente imparentati con i Piccoli, e che vivevano fra il basso corso del Missouri e il Mississippi. Strettamente imparentati con i Piccoli erano anche gli U-Ga-Xpa, il Popolo-Scacciato-Dalla-Collina, vale a dire i Quapaw o Arkansas, stanziati presso le Acque Rosse (il fiume Arkansas).
Un guerriero Kansa
Pare certo che l’azione delle due tribù alleate abbia costretto i Chickasaw a restare al di là della sponda orientale del Mississippi. Gli U-Mo’n-Ho’n (Omaha) un tempo avevano fatto parte dei Piccoli, e rappresentavano diversi clan, probabilmente degli Hunkah Minori; dopo la scissione avevano portato con sé i rituali e l’organizzazione della tribù originaria. Vivevano in maniera nomade lungo il corsi centrale del Missouri.
Con i Sioux, che avevano lo stesso ceppo linguistico originario, i Piccoli riuscivano a comunicare, ricorrendo spesso anche al linguaggio dei segni, ma non erano in buoni rapporti, tant’è vero che i Dakota erano detti Pa-Ba-Wa-Xo’n, che significa “Tagliatori-di-Teste”. I tradizionali nemici dei Piccoli erano tribù sedentarie, di ceppo Caddo: i Pawnee avevano strappato il cuore a moltissime fanciulle dei Piccoli loro prigioniere, secondo un’usanza simile ai sacrifici degli Aztechi alla stella del Mattino. L’inimicizia dei Pawnee può essere fatta risalire al tempo in cui i Piccoli si stabilirono nel Posto-dei-Molti-Cigni, e non è improbabile che essi abbiano strappato quel territorio proprio alle tribù di ceppo Caddo, specie Pawnee e Wichita. Nel corso della storia, poi, i Cheyenne migrarono da nord e da est, i Comanche scesero da nord e i Kiowa da nord-ovest, ma senza alcun desiderio di occupare il territorio dei Piccoli. Comunque con queste tribù avvennero diverse battaglie, come anche con gli Apache e gli Arapaho, ma a quanto sembra queste scaramucce avevano un carattere quasi “sportivo”, rispetto ai continui e sanguinosi scontri con i Caddo.

L’incontro con gli Europei

Il primo incontro degli Osage con i Bianchi fu con due cacciatori-commercianti francesi che provenivano dal vicino villaggio dei Missouri. Lo shoka (messaggero) portò al villaggio la notizia dei due miracoli visti: il mo’n-ce (metallo) e gli stranieri pelosi come orsi,  che in quell’occasione vennero soprannominati I’n-shta-heh, Folte Sopracciglia. E così, quando  giunsero al villaggio dei Piccoli erano già stati identificati con questo curioso nomignolo. Non fecero una grande impressione sugli Osage, ma quando la piroga con a bordo gli strani uomini pelosi scomparve dietro l’ansa del fiume, i Piccoli tirarono un profondo sospiro di sollievo, mentre le donne ripresero le loro faccende ridacchiando tra di loro.
Nel giugno 1673 padre Jacques Marquette e un commerciante francese, Louis Jolliet, accompagnati da cinque vogatori a bordo di due canoe, percorsero in lungo e in largo le fangose acque del Missouri, per esplorare e conoscere le tribù della regione e cercare di trovare una via d’acqua che collegasse il Mississippi con la California, aprendo le porte ad un commercio marittimo-fluviale francese con la lontana Cina. Il missionario cattolico non incontrò direttamente gli Osage, ma fu il primo a disegnare una cartina localizzando due villaggi di quella tribù, da informazioni avute dagli Illinois. Uno di questi sporgeva su un’alta cresta montuosa alla biforcazione meridionale delle Acque Bianche, l’attuale Little Osage, poco più a sud della foce del tortuoso affluente che i Francesi avevano chiamato “Marmiton”, e sembrava essere il villaggio principale. Era lì che vivevano i Grandi Hunkah e i Grandi Tzi-Sho. Alla stessa biforcazione del Little Osage, vicino a una palude, sorgeva un altro villaggio dei Piccoli. Da questo incontro nacque anche il nome con cui i Piccoli furono poi universalmente riconosciuti: “Osage”. Infatti quando gli Illinois intrapresero le prime relazioni commerciali, chiedendo il nome di quel popolo, si sentirono rispondere: “Siamo il Popolo del Cervo dei Wah-sha-she”. Riferirono a Padre Marquette, e il nome divenne in francese “ouazhaghi”  o qualcosa di molto simile. E quando fu traslato in inglese, il risultato fu “ozazge”, che divenne definitivamente “Osage” dopo innumerevoli variazioni linguistiche e scritte.


Il commercio delle pelli

Un altro francese, il signor De La Salle, con un gentiluomo italiano, con un braccio solo ma tenace soldato, Enrico Tonti, discese tutto Mississippi e il 9 aprile 1682 rivendicò alla Francia il possesso del Delta e del bacino idrografico del fiume, e chiamò la regione “Louisiana”, in onore di Luigi XIV.
I Piccoli ora vivevano in un vastissimo territorio chiamato Louisiana, ma per molto tempo non furono al corrente di queste cose.
I cacciatori di animali da pelliccia e gli avventurieri francesi che per primi visitarono i villaggi osage ebbero ottimi rapporti con la tribù. Gli esploratori, i cercatori d’oro, d’argento e di rame, gli avventurieri, i cacciatori di animali da pelliccia e i missionari, si avventuravano lungo tutti i corsi d’acqua, raccoglievano informazioni dai nativi e imparavano la loro lingua, disegnavano mappe. Fu per questo spirito di intraprendenza ed esplorativo dei Francesi, che furono loro ad incontrare per primi i Piccoli risalendo il fiume Osage, prima degli Inglesi e degli Spagnoli. Fu l’effervescenza e il senso dell’umorismo, lo spirito di adattamento e di fraternizzazione che ispirarono i rapporti di amicizia dei Piccoli con i Folte Sopracciglia, realizzando un’alleanza che sarebbe durata oltre un secolo. Tutto ciò a dispetto del fatto che in questo periodo più di uno scalpo di I’n-Shta-Heh, Folte Sopracciglia, ornasse qualche “bastone da colpo” dei Piccoli e decorasse qualche loro casacca di pelle di cervo.
A quanto pare i Piccoli furono piuttosto fortunati ad incontrare per primi i Francesi e a diventare loro alleati. Molto più indisponente era infatti il comportamento degli Inglesi sulle coste dell’Atlantico e degli Spagnoli alle sorgenti del Rio Grande. A loro volta i Francesi furono fortunati, perché suscitarono nei Piccoli un grande interesse per gli scambi commerciali e per lo spirito gallico di fraternizzazione. I Francesi vivevano con donne indiane e si mettevano d’impegno ad imparare la lingua di ogni tribù con la quale venivano in contatto, rispettavano le usanze indigene e l’autorità dei grandi capi Tzi-Sho e Hunkah, e infine sapevano anche dipingersi il volto e danzare attorno al fuoco insieme ai loro amici indiani.
All’epoca, c’erano ancora degli ostacoli ai viaggi di commercio lungo i fiumi Arkansas e Red River, come pure lungo il Missouri: c’erano infatti i Padouca, gli Apache ed i Pawnee. Inoltre il “Progetto Louisiana” era ancora in fase di realizzazione: in vari punti strategici dovevano essere eretti dei forti a protezione delle rivendicazioni territoriali francesi e si dovevano stringere delle alleanze con gli indiani delle pianure. L’attività dei franco-canadesi fu rallentata dalla guerra di successione spagnola, più o meno fra il 1701 e il 1713. I Piccoli e le altre tribù di ceppo Sioux del Missouri non furono disturbati, ma subirono comunque per la prima volta l’influsso degli equilibri politici europei.

Il cavallo

Verso la fine del XVII secolo una novità importante venne a cambiare, in meglio, la vita dei Piccoli: la scoperta e l’uso del cavallo. Sicuramente i Piccoli appresero dell’esistenza dei cavalli prima ancora di averli visti, e in seguito se ne approvvigionarono catturandoli ai Pawnee o comprandoli dai Missouri e dai Kiowa; in ogni caso prima dei loro parenti Sioux del nord. Nella memoria tribale non v’è alcun cenno al primo incontro con il nuovo, sconosciuto animale, benché dovesse essere un fatto degno di essere ricordato.
Questa conquista non fece che aumentare l’audacia e la sicurezza degli Osage a difesa del territorio tribale. Nel secolo successivo, il XVIII, si scontrarono valorosamente a cavallo contro i loro nemici dell’ovest: i Pawnee e le tribù di ceppo Caddo del Red River; i Pa-Do’n-Ka, o Popolo dei Nasi Umidi, abitanti delle grandi pianure, il cui nome osage fu poi spagnolizzato o gallicizzato in “Padouca”, che in seguito, a detta di molti, divennero noti come “Comanche”; gli A-Pa-Tsi, o Popolo (la cui loggia) Ci-Fa-Chinare, cioè gli Apache: era un popolo di statura piuttosto bassa, e quando i giganteschi Osage cercavano di intrufolarsi nei loro “wickiup” in cerca di bottino, dopo averne sconfitto e scacciato i legittimi proprietari, erano costretti a stare curvi; i Kiowa, quando questi si spinsero a sud delle Black Hills; alcune tribù algonchine, come Cheyenne e Arapaho; e talvolta con i Taglia-Teste, i loro parenti Sioux del nord.

Il metallo e le armi da fuoco

Dopo qualche tempo dall’inizio della colonizzazione francese lungo il Mississippi e l’Illinois, i Piccoli si abituarono a usare i wah-don-ska, gli attrezzi di metallo, come punteruoli, accette, coltelli e aghi da tatuaggio. Per quando riguarda il primo contatto con un’arma da fuoco, la memoria orale dei Piccoli ricorda un episodio ben preciso.
Un giorno un gruppo di “coureur de bois”, che stava esplorando il nuovo territorio, si accampò sopra un “bluff” in riva al fiume Osage. Era circa l’anno 1700, e già dai 17 ai 25 anni prima i Piccoli erano abituati alla presenza dei nuovi arrivati.
L’acquisto di uno schioppo
Un gruppo di cacciatori del clan dell’Aquila si incuriosì al lungo wah-don-ska (oggetto in metallo) appoggiato ad un albero, appartenente a dei Francesi lì accampati e dopo che un esploratore riferì ogni dettaglio su quei Folte Sopracciglia, si avvicinarono. Per mostrare la potenza dell’oggetto, uno dei Francesi sparò a uno dei cervi a coda bianca che si stavano abbeverando sulla sponda opposta. Ci fu un’esplosione terribile e una grande nuvola di fumo. Quando questa si diradò, sul posto era rimasto solo il cervo colpito, che si lamentava pietosamente, debolmente ritto sulle zampe anteriori e seduto sul posteriore perché colpito alla zona sacrale.
Dato che era evidente che i Folte Sopracciglia non avevano intenzione di sprecare un’altra palla per porre termine alle sofferenze del cervo, uno dei Piccoli lo finì con una freccia. I Piccoli non si azzardarono più ad avvicinarsi all’oggetto metallico, e si rimisero in marcia risalendo l’Osage. Mentre, accampati, arrostivano e mangiavano il cervo, discussero del wah-don-ska. Essendo poetici per natura, non si preoccupavano dell’esplosione, del fumo, e del potere che aveva ucciso il cervo. Fosse così avrebbero chiamato l’arma “bastone fumante” o “bastone tonante”. Invece erano rimasti ben più impressionati dai lamenti dell’animale, che avevano sentito oltre la nube del fumo, per cui attribuirono all’arma il nome che ripetevano in quella discussione: “Quello-Che-Fa-Piangere-le-Creature”, ed è così che chiamano ancora oggi il fucile.

La suddivisione della tribù in cinque gruppi

I Francesi vennero inoltre a sapere che c’erano altri tre villaggi Osage, oltre a quelli indicati da Padre Marquette. Uno più lontano, in riva al Missouri, ed un altro ancora su un ripido costone a poca distanza da quello principale. Infine un quinto villaggio sorgeva in riva al Marmiton, più a monte.


La zona dove gli Osage si divisero in cinque villaggi dopo la grande alluvione

Quando i Francesi domandarono agli Osage del villaggio principale, quello sull’altura, chi fossero gli abitanti della zona vicino alla palude, si sentirono rispondere che erano gli U-Dse-Tsa, il Popolo Giù-sotto. I Folte Sopracciglia domandarono se non facessero parte dei Wazhazhe; ne ebbero risposta affermativa, ma i Piccoli insistettero che si trattava degli U-Dse-Tsa, e si spiegarono a segni: uno di loro si abbassò e con il palmo rivolto a terra indicò il basso, insomma giù, sotto. I Francesi capirono che doveva trattarsi di qualcosa di piccolo, di basso, e battezzarono gli abitanti del villaggio vicino alla palude come i “Petit Wazhazhe”, ossia Little Osage. Da allora questa suddivisione dei Piccoli venne sempre chiamata così, indipendentemente dal fatto che molti uomini del Popolo Giù-sotto fossero più alti di un metro e ottanta.
Nessuno ricorda quando avvenne la separazione fisica della tribù. Si sa solo che avvenne a causa di un’inondazione eccezionale dovuta alla piena di uno dei grandi fiumi associati alla storia dei Piccoli: l’Ohio, il Missouri, il Mississippi o l’Osage.
Fino a quel momento i Piccoli stavano vivendo come un’unica tribù in riva al fiume, con i Fuochi del Consiglio di ogni clan intatti e organizzazione militare e civile complete.
Ma una violenta alluvione disperse il villaggio: quasi tutte le famiglie si trovarono separate, e soltanto i bambini dell’intera tribù furono tenuti in gruppo. Si formarono cinque gruppi di gente in fuga, e ciascun clan si trovò ad avere membri in ciascun gruppo: i Tzi-Sho si mescolarono agli Hunkah e il comando ricadde sugli uomini più risoluti.
Un primo gruppo si arrampicò sui costoni vicini e si fermò in cima ai colli, e fu chiamato Pa-Ci-U-Gthi’n, oggi noti come Pa Solè, i Grande Collina.
Un secondo gruppo fece sosta sull’altopiano sovrastante le colline in riva al fiume, che era molto boscoso, i Co’n-Dse-U-Gthi’n, oggi Sa’n Solè, Popolo della Foresta in Alto.
Quelli che risalirono in gruppo l’ampia vallata di un torrente tributario e si fermarono a monte, da allora in poi furono chiamati Wah-Ho-Ka-Li, i Seduti-tra-le-Locuste, o Popolo della Valle Spinosa.
Il quarto gruppo, a causa delle masserizie e della presenza dei bambini non riuscì ad arrampicarsi sul costone. Si fermò ai piedi delle alture e guardò la piena diminuire. In quel punto eressero l’accampamento e furono chiamati U-Dse-Tsa, Popolo Giù-Sotto. Erano gli stessi che in seguito, per via del fraintendimento del linguaggio dei segni, furono chiamati dai Francesi Piccoli Osage.
Il quinto gruppo restò nel villaggio inondato, raccogliendosi su di un dosso e intonando incessanti canti di preghiera, finché tornò il sole. Questa gente fu chiamata No’n-Dse-Waspi, Popolo dal Cuore-Saldo.
Da quel momento i cinque gruppi, fisicamente separati, vissero nelle località in cui si erano accampati intorno ai falò per asciugarsi, ed in seguito, quando emigrarono altrove, ogni gruppo scelse una località le cui caratteristiche somigliassero in tutto al luogo in cui avevano trovato rifugio.
Quando, nel 1719, Du Tisne visitò i villaggi Osage alla foce del fiume Marmiton, nell’attuale contea di Vernon, nel Missouri, la tribù viveva in cinque gruppi separati in località del tutto simili a quelle descritte.

Schiavi e Whisky

Per i Francesi i Piccoli erano un mezzo per arrivare alle pellicce, alle miniere e al commercio con gli Spagnoli. In più erano interessati anche alle loro donne, prendendosi le vedove o sposando le ragazze. In più si instaurò una catena commerciale costituita da prigionieri Pawnee e di altre tribù che gli Osage consegnavano come schiavi ai Francesi in cambio di schioppi e moschetti, che davano alla tribù una potenza sempre maggiore: un numero sempre minore di Piccoli perdeva lo scalpo a causa dei Pawnee, dei Padouca o degli Apache che, tranne qualche eccezione, non disponevano ancora di armi da fuoco.


L’offerta del terribile Whisky di frontiera

Appena concluso lo scambio, i Francesi scendevano il fiume in canoa e consegnavano gli schiavi a certi battellieri del Missouri o del Mississippi, che li portavano a Natchez. Da lì venivano imbarcati per le isole dei Carabi, dove venivano venduti come schiavi ai grandi proprietari terrieri francesi. E i Piccoli festeggiavano con il whisky ottenuto dai Francesi.

Le spedizioni di guerra

I Piccoli galoppavano nella prateria agli ordini degli otto capi di guerra e, soprattutto, di tre “soldati”. Il grande capo portava il fagotto sacro del wah-hopeh appeso al collo, sulla schiena, ed ogni guerriero portava sopra il petto lo scudo-feticcio.
Uno scudo di guerra degli Osage
Questo era di pelle di bisonte, tagliato dal fianco destro o sinistro dell’animale a seconda di chi lo portava, rispettivamente Hunkah o Tzi-Sho. Era uno scudo speciale, rotondo e dipinto di rosso, che aveva funzione protettiva spirituale, oltre che fisica. Lo scudo di guerra, invece, era più grande, ed era portato sull’avambraccio. Doveva servire per respingere le frecce nemiche, quindi era tagliato dalla ruvida pelle del collo del bisonte maschio. Veniva teso su un’intelaiatura rotonda di legno di quercia hickory quando la pelle non era ancora essiccata. Attaccando al bordo inferiore alcune penne timoniere di aquila, i guerrieri attribuivano a questo scudo anche dei poteri sacri: l’aquila reale rappresentava la terra e la guerra.
Alcuni guerrieri portavano con sé asce di guerra avute dai Francesi nei baratti, armi temibili ma a volte quasi inutilizzabili per le troppe decorazioni. Molti di loro, oltre che con arco e frecce, erano armati di moschetti, e nelle sacche di pelle di cervo portavano pallottole e trucioli di legno (gli scarti del taglio delle frecce) da usare come stoppacci. Avevano anche il sacchetto con le pitture facciali. I capi portavano anche la lancia.

La politica della Francia nelle pianure e le interazioni con gli Osage

In una spedizione in cui accompagnarono i Francesi contro i Fox, gli Osage conobbero Etienne Veniard, signore di Bourgmont, comandante di Fort Detroit. Quando l’assedio fu tolto e il nemico respinto, Bourgmont abbandonò il proprio posto e seguì gli Osage fino ai fiumi Osage e Missouri, stabilendosi tra loro, prima con il clan del Wapiti, degli Hunkah Minori, e poi con quello del Gambero, dei Wah-Sha-She. Fu uno dei pochi europei che godettero dell’ammirazione dei Piccoli, e il suo ricordo è stato tramandato nella memoria orale della tribù. Visse a lungo tra gli Osage, e passò un lungo periodo a rilevare topograficamente il corso serpeggiante dell’Osage, in modo che potesse comparire sulla mappa di Vermale del 1717. Qualche tempo dopo forse prese in moglie una ragazza Missouri. O visse con una delle figlie del capo-tribù, dopo aver generato diversi figli fra gli Osage.
Nell’anno 1719 venne fondata, ad opera di un geniale economista e finanziere scozzese, John Law, che lavorava al servizio di Filippo d’Orlèans, reggente del nuovo re di Francia, il fanciullo Luigi XV, la Compagnia delle Indie. Fu lui a mandare le prime autorità francesi in visita ufficiale ai Piccoli, nella persona di Charles Claude du Tisne, personaggio arrivato nelle zone del delta del Mississippi al seguito dei fratelli Le Moyne (il Bienville e l’Ibreville). Du Tisne partì con la sua spedizione da Fort Kaskaskia, risalì il Missouri con piroghe di tronchi scavati, imboccò l’estuario del fiume Osage e raggiunse il Posto-dei-Molti-Cigni, risalendo al villaggio principale dei Piccoli, quello dei Grandi Osage (come i Francesi chiamavano i Grande Collina), per distinguerli dal Popolo Giù-Sotto, che chiamavano Piccoli Osage. Du Tisne spiegò le sue intenzioni ai Piccoli, ricevendone approvazione: significavano altri moschetti ricevuti in cambio di pellicce e schiavi Padouca e Pawnee. Ma Du Tisne, recatosi presso i Pawnee, promise anche a loro armi da fuoco, e nello stesso tempo se li inimicò affermando di voler proseguire il viaggio e trattare con i Padouca. Tornato tra gli Osage, li trovò parecchio contrariati per aver trattato con i Pawnee, tanto che si rifiutarono perfino di dargli una guida per il ritorno nel territorio degli Illinois. E il viaggio fu ancor più disagevole perché, poiché aveva con sé i cavalli, Du Tisne non poté sfruttare le vie d’acqua con le imbarcazioni. Perse sei cavalli, novecento libbre di pellicce e alcuni bagagli.
Benché l’oro non fosse ancora stato scoperto, i Francesi continuavano a far progetti sulla zona. Per tenere gli Spagnoli lontano dal Mississippi, nulla era più efficace degli Osage e del Pawnee. Con un po’ di fortuna si poteva ottenere anche l’alleanza dei Padouca: con la costruzione di un avamposto militare in riva al Missouri, la Compagnia delle Indie avrebbe tratto vantaggio dalle miniere e dai commerci di pellicce e schiavi in tutto il territorio compreso fra il Missouri e il Rio Grande. Nei piani dei Francesi sorse un bel dilemma: avevano stretto alleanza con le tribù di ceppo Sioux del corso inferiore del Missouri – Osage, Kansa, Missouri, Oto – e con una suddivisione dei Pawnee. Avevano fornito armi da fuoco agli Osage e ai Kansa per dare impulso e sfruttare la tratta degli schiavi a spese dei Padouca e dei Pa I’n-Sabe, la suddivisione dei Pawnee visitata da Du Tisne. Quindi non si poteva da un lato stipulare un trattato di pace e di alleanza con tutti i Pawnee e i Padouca, e dall’altro fornire moschetti, accette e punte di freccia di metallo agli Osage perché continuassero a rastrellare prigionieri fra quelle stesse tribù, da vendere come schiavi per le piantagioni lontane. Pur velata di segretezza, la pratica era talmente diffusa che per schiavisti francesi il termine “Pani” (Pawnee) diventò sinonimo di schiavo indiano. Di fronte all’irrisolvibile dilemma, le autorità francesi lasciarono che gli Osage, che consideravano alleati fidati, continuassero a catturare nemici e a venderli come schiavi, ma favorendo l’azione dei Gesuiti perché con le conversioni ponessero termine a quell’ignobile commercio.


Una spedizione fluviale francese

Bienville incaricò di nuovo Bernard de La Harpe di esplorare il bacino dell’Arkansas tra il 1721 e il 1722. Avrebbe dovuto stipulare alleanze con le tribù incontrate e contrastare eventuali Spagnoli, per ricordare loro che stavano sconfinando in territorio francese. I Francesi temevano i Piccoli più dei Padouca o degli Apache, e non potevano contare sui nuovi alleati Pawnee, contattati da Du Tisne, perché, sotto la spinta degli aggressivi Osage, stavano cominciando a spostarsi dai villaggi sul corso superiore del Verdigris verso la zona dei fiumi Kansas e Republican. La Harpe aveva con sé solo sedici soldati, e risalì in piroga l’Arkansas, sorvegliandone le rive, sempre in allerta. Infatti le sponde, fino alle sorgenti, erano pattugliate in continuazione dai Piccoli, che penetravano anche nel Kansas occidentale e nel Colorado orientale. Attraverso fonti orali, i Piccoli moderni descrivono perfino il Fountain Kreek, un torrente che confluisce nell’Arkansas a Pueblo, Colorado. In quella immensa regione essi tentavano di tenere i Padouca a sud dell’Arkansas, mentre i Pawnee stavano arretrando verso nord ovest e i Wichita si ritiravano a monte del fiume, alla biforcazione del Little Arkansas. Le altre tribù Caddo avevano cercato scampo dagli Osage oltre il Red River.
La Compagnia della Indie pensò bene di non procedere ad ulteriori esplorazioni sul fiume Arkansas, ma di costruire un forte e stipulare trattati con i Padouca e i Kansa. Nell’autunno 1723 Bourgmont terminò la costruzione del forte, che ebbe nome Fort d’Orlèans, in onore del Reggente di Francia, cui già era stata dedicata la città di Nouvelle Orlèans, alla foce del Mississippi.
Nel giugno 1724 la spedizione diretta verso i Padouca partì, con lo stesso Bourgmont, 8 Francesi, 100 Missouri e 64 Osage, nonché alcuni prigionieri Padouca, che sarebbero stati restituiti alla loro tribù. Dopo aver incontrato i Kansa e scambiato doni con loro, la spedizione ripartì e, nonostante defezioni e malattie il 18 ottobre 1724 incontrò i Padouca. Bourgmont li informò che i Francesi avevano per alleati alcune delle tribù più potenti del fiume Missouri: Osage, Oto, Missouri, Kansa, Iowa e, recentemente, anche i Pawnee. Ora i Folte Sopracciglia desideravano aggiungere ai loro alleati un’altra tribù dotata di “potente medicina”. Bourgmont aveva portato loro fucili, sciabole, accette, polvere da sparo, pallottole, camicie e pezze di tela, assieme a molti altri utensili e ornamenti. I Padouca furono sopraffatti da tanta generosità. Gli Osage abbandonarono Bourgmont sulla via del ritorno: avevano fretta di tornare al loro villaggio per la grande caccia tribale d’autunno al bisonte.


“Indian Council” – dipinto di A. J. Miller

Nel 1729 Fort Orlèans venne ufficialmente dimesso: gli Osage infatti attaccavano qualunque spedizione francese che partisse dal forte per tentare di andare a commerciare con i Padouca.
L’Inghilterra aveva adesso rafforzato le sue basi sul suolo americano, ed era prevedibile che si sarebbe sviluppata una lotta mortale con la Francia per il possesso del continente. Per la Francia c’era quindi bisogno di potenti alleati, e gli Osage, nonostante la loro bizzarria e indipendenza, lo erano. Con le spalle coperte da loro e dai Missouri ci si poteva dedicare ad impiantare fortificazioni lungo il Mississippi e l’Illinois. Certo che gli Osage erano alleati necessari ma ingombranti, perché attaccavano i Padouca, con i quali i Francesi volevano amicizia, e gli Spagnoli, con i quali si auspicava il commercio.
Nel 1742 Bienville decise di compiere un altro tentativo con Fabry de La Bruyère, tentativo che fallì per la diffidenza dei Piccoli che sospettavano un doppio gioco dei Francesi, con intese con i loro nemici Pawnee. Gli Osage rifiutarono di fornire cavalli alla spedizione che ne era rimasta priva, e La Bruyère, disperato, lasciò i suoi uomini e tornò agli insediamenti francesi alla foce dell’Arkansas. Il resto della spedizione, portando in spalla tutto ciò che si poteva, si mise in viaggio, a piedi, verso Santa Fe.
Tra il 1740 e il 1750 le condizioni politico – economiche produssero una grande incrinatura nei rapporti tra gli Osage e i Francesi. Le regione del corso inferiore del Missouri si popolò di emigranti francesi, la maggior parte dei quali erano ex galeotti, ladri e assassini, mandati a forza dalla Compagnia delle Indie per colonizzare il vasto territorio della Luisiana.


Un “Trappeur” francese

I Francesi ritennero necessario organizzare un vero e proprio monopolio del commercio, concedendo, con il consenso del re, una licenza commerciale esclusiva per l’intero corso del Missouri e dei suoi affluenti a M. Deruisseau, uomo di capacità e integrità ben note alle autorità coloniali. Per mantenere l’ordine fu dunque necessario costruire un forte a difesa del territorio e delle nuove norme. Il forte fu edificato da Derisseau nel punto dove il fiume Kansas sbocca nel Missouri, dove attualmente sorge Kansas City, e venne chiamato Fort Cavagnolle. Usandolo come base di partenza, i Francesi riuscirono in breve tempo a concludere un altro trattato con i Padouca e i Wichita. Questo indispettiva e ingelosiva gli Osage, che intensificarono le molestie contro gli alleati francesi, derubando e uccidendo i “trappeur” e i mercanti ogni volta che ne incontravano qualcuno.

Le guerre franco-indiane

L’inevitabile guerra tra Francia e Inghilterra (le “Guerre Franco-Indiane”) scoppiò fra il 1754 e 1760 (in Europa fu la “Guerra dei Sette Anni” (1756-1763).
Nella memoria tribale di Piccoli viene riportato un solo episodio nel quale furono coinvolti: si tratta della battaglia di Fort Duquesne, sul fiume Monongahela, nel 1755.
La memoria tribale ricorda che si combatteva alla maniera degli Indiani Algonchini, sparando e tirando frecce al riparo di tronchi d’albero, dossi, alberi sradicati e massi. Gli Indiani delle Pianure non erano abituati a combattere in quel modo. Gli U-Dse-Tsa, il Popolo Giù-Sotto (Little Osage), dicono che uno dei loro capi si stancò di combattere al riparo di un tronco d’albero abbattuto, si alzò in piedi e, cantando, cominciò a imitare i movimenti del wapiti maschio. I Piccoli dicono che fu l’unico Indiano che i Lunghi Coltelli poterono vedere: spararono e il capo Osage cadde per terra, colpito più volte. Gli Osage rimasero stupiti dal comportamento dei Lunghi Coltelli, che sparavano agli alberi invece di uccidere i nemici e si ammassavano come bisonti davanti alla minaccia dei lupi, dandosi poi alla fuga se colti dal panico. Dei 61 ufficiali e 863 soldati inglesi uccisi o feriti, molti feriti furono portati via dai superstiti in ritirata assieme al moribondo Braddock.


“The Shooting of General Braddock”- dipinto di E. W. Deming

I Folte Sopracciglia e gli Indiani non inseguirono il nemico in fuga. Ma sul campo rimasero numerosi caduti sui quali “contar colpi” e ai quali levare lo scalpo. Le perdite furono minime e gli Indiani furono molto soddisfatti della vittoria.

Gli Osage e la Spagna

Con il trattato di Parigi del 1763 il Territorio della Louisiana passò dalla Francia alla Spagna. Era stato un trattato amichevole (Carlo III di Spagna e Luigi XV erano parenti, e alleati in funzione anti-inglese). Non c’è da meravigliarsi che i Piccoli non avvertissero il cambiamento, quando gli stessi Francesi della Louisiana non se ne erano resi conto.
Ora il centro principale della regione era San Louis del Yllinois. Ulloa, il governatore generale spagnolo residente a Nouvelle Orleans, aveva deciso di punirle gli Osage per le loro azioni contro i mercanti francesi, anche in adesione alla ribellione di Pontiac. Aveva perciò proibito gli scambi commerciali fra Osage e mercanti bianchi. Gli Osage ormai erano dipendenti da questo commercio: l’importanza del mon’ce, il metallo, e di tutti i manufatti che da esso derivavano, era tale che intorno ad esso i Piccoli Anziani avevano addirittura elaborato una apposita cerimonia. A partire dal 1770, per almeno vent’anni si svilupparono numerosi conflitti tra gli Spagnoli e gli Indiani del Missouri, specialmente gli Osage.
La maggior parte degli attacchi alle tribù di ceppo Caddo, di cui si lagnava Mèziéres, governatore di Natchitoches, provenissero da alcuni clan degli Hunkah che avevano degli accampamenti di caccia e di guerra praticamente fissi nelle vicinanze delle Three Forks, la confluenza dei fiumi Verdigris e Neosho con l’Arkansas. Si trattava dei Sa’n Solé, quelli che durante la grande alluvione si erano fermati sull’altopiano ad accendere i fuochi per asciugarsi: il Popolo dei Foresta-in-Alto. Erano guidati dal capo Gra-Mo’n, Freccia-che-Torna-a-Casa, e da Wa-Tcha-Wa-Ha, più noto ai Francesi come Jean Lafon. Con ogni probabilità gli attacchi avvenivano ad insaputa dei grandi capi Hunkah e Tzi-Sho del Posto-dei-Molti-Cigni. In questo frangente gli Spagnoli si ritrovarono nella stessa posizione dei loro predecessori francesi: erano costretti ad usare le tribù delle pianure come cuscinetto contro il nemico (gli Inglesi), fingendo di ignorare i viaggiatori e i commercianti scotennati dagli Osage. Non sempre però avvenivano uccisioni: la maggior parte delle volte i Piccoli aspettavano le piroghe dei commercianti che risalivano il Missouri cariche di merce, o le carovane di muli che attraversavano il territorio, per circondarli e portarli al loro villaggio principale, dove pretendevano una specie di “pedaggio” in beni di consumo. I mercanti francesi, abituati a trattare con i Piccoli, si lasciavano circondare e sequestrare parte del carico. Poi potevano proseguire. Scene come queste si ripeterono chissà quante volte in quegli anni, con gli Spagnoli che di tanto in tanto si irrigidivano, gli Osage che si mettevano in guerra, gli Spagnoli che poi revocavano il divieto, magari mandando Auguste Chouteau, intraprendente mercante francese amico degli Osage, a parlamentare con loro. La guerra finiva, per poi ricominciare quando gli Osage si accorgevano che qualche commerciante aveva venduto fucili e polvere da sparo ai loro nemici. Se i commercianti franco-spagnoli non rifornivano i Pawnee del Platte e del Republican, gli Oto, gli Iowa e i Kansa, l’avrebbero certo fatto gli Inglesi, con merci migliori e più a buon mercato e, alla lunga, con buone prospettive di assumere il controllo della regione. Per far questo, occorreva scontrarsi con gli Osage, ma non ufficialmente, bensì avvalendosi di una confederazione di tribù nemiche dei Piccoli.


Freccia-che-Torna-a-Casa e la moglie – dipinto di G. Catlin

Intorno al 1791 gli Osage e i Difficili-da-Uccidere (Sac e Fox) seppellirono l’ascia di guerra e un folto gruppo di di questi ultimi si stabilì momentaneamente sul fiume Missouri per andare a caccia con gli Osage. Questa pace momentanea faceva parte della strategia degli Inglesi: se avessero potuto rendere alleati i potenti Sac e Fox, a loro fedeli, e i valorosi Osage, il fiume Missouri sarebbe stato una porta aperta per gli agenti commerciali delle inglesi Compagnia della Baia di Hudson e Compagnia del Nord-Ovest.
Dai Sac e Fox gli Osage vennero a sapere che Chouteau stava mercanteggiando con i Kansa, andarono a chiedergli perché il governatore generale spagnolo di New Orleans, Mirò, aveva proibito il commercio con gli Osage e perché lo stesso Chouteau non fosse andato da loro anziché dai Kansa. Egli rispose che l’ordine era stato emanato dal “Piccolo Padre” degli I-Spa-Tho (gli Spagnoli) che stava a New Orlèans, dal momento che i Piccoli avevano ucciso parecchi Francesi e Spagnoli lungo le rive dell’Arkansas. Gli Osage riferirono che con Mirò si erano già accordati, cosa che lui non sapeva; che era solo Manuel Perez, comandante di St. Louis, a impedire ai commercianti di recarsi presso gli Osage, ma che loro sarebbero andati a St. Louis per catturarlo, e che tanto per cominciare si sarebbero presi le merci che Chouteau aveva con sé. Solo la saggezza del capo spedizione riuscì ad impedire che la situazione degenerasse.
Quando Manuel Perez venne a sapere dell’accaduto da Chouteau, informò subito Mirò che in caso di aggressione da parte degli Osage non avrebbe avuto i mezzi per opporsi, e tutto il suo distretto ne avrebbe patito le conseguenze.
Ma non passò molto tempo che la situazione tornò al punto di prima: spedizioni commerciali verso altre tribù intercettate lungo il Missouri, alcuni bianchi scotennati. Perez non consentì a revocare il divieto di commerciare con gli Osage. La notizia che il blocco sarebbe continuato irritò parecchio i Grandi Capi Osage: duecento guerrieri, con i volti dipinti di nero e di giallo si appostarono in vari punti della riva destra delle Acque Fumanti e aspettarono, a cavallo con i moschetti posati di traverso al garrese delle cavalcature. Quando arrivarono, i commercianti compresero che in ogni caso non erano in pericolo di vita, e diressero le canoe verso la riva. Caricarono sui cavalli da soma le merci che gli Osage volevano e li seguirono fino al Posto-dei-Molti-Cigni. I Grandi Capi Hunkah e Tzi-Sho ascoltarono le proteste dei mercanti, poi replicarono con due discorsi più o meno simili. Dissero che il Piccolo Padre dei Grandi Sopracciglia non era il padre dei Figli delle Acque di Mezzo, e se contava qualcosa nella sua città a valle del fiume, lì, nel loro villaggio, non contava un bel niente.
Guerriero Osage – 1875
Ricordarono i confini del loro vasto territorio e le tribù che avevano sempre tenuto a distanza: gli Illinois a est, i Sac e Fox a nord, i Pawnee e le tribù delle Grandi Pianure ad ovest, i Caddo a sud del Red River. In conclusione, i commercianti potevano restare al villaggio quanto volevano, avrebbero avuto i cavalli quando desiderassero tornare alle piroghe, e invece che essere tristi avrebbero dovuto rallegrarsi per il fatto di avere i capelli ancora in testa e un bel po’ di merce sulle piroghe.
Questo episodio venne riferito in una lettera dell’8 novembre 1791 che Manuel Perez scrisse al suo superiore a New Orlèans, Don Esteban Mirò.
Per i Francesi e gli Spagnoli il problema degli Osage si era fatto pressante: i prodotti di fabbricazione inglese erano migliori e più a buon mercato; la maggior parte dei commercianti di Montreal disponevano di agenti committenti in Inghilterra, a loro volta finanziati da ricchissimi uomini d’affari, che non avevano bisogno di acconti ogni anno e potevano aspettare anche anni prima di incassare i loro enormi profitti; il prezzo degli articoli inglesi veniva fissato a Londra e le spese di spedizione via mare delle merci verso il Canada e delle pellicce in Inghilterra erano inferiori. Invece per i mercanti del corso inferiore del Missouri, ogni piroga di merce perduta per mano dei “doganieri” Osage, era fonte di lacrime amare.
Di fronte a questa situazione era vitale, per salvaguardare le attività commerciali franco-spagnole lungo il Missouri, poter rimuovere l’ostacolo degli Osage.

La guerra tra gli Osage e la Spagna

Il 12 giugno 1793 Sua Maestà Cattolica Carlo IV di Spagna dichiarò guerra alle tribù dei Great e Little Osage. In Louisiana gli Spagnoli blandivano tutte le tribù del Mississippi tramite doni di armi, cavalli, piroghe, medaglie e ogni genere di merce, al fine di costituire un’armata intertribale contro gli Osage. Il piano era di rifornire le tribù di armi e cavalli, e scatenare l’offensiva nel mese di agosto, quando le bande dei Piccoli avrebbero fatto ritorno ai villaggi principali degli accampamenti estivi di caccia, per attaccarle separatamente e uccidere i vecchi e i bambini rimasti nei villaggi. Malgrado i ripetuti avvertimenti spagnoli che l’attacco sarebbe stato sferrato collegialmente in agosto, piccoli gruppi di guerrieri Miami, Sac e Fox, Potawatomi, Quapaw, Pawnee e Iowa continuarono a presentarsi a St. Louis singolarmente, più ansiosi di caricarsi della merce e dei regali promessi che di ascoltare con attenzione il piano d’attacco.
Ma i Piccoli attaccarono per primi. Con ogni probabilità la notizia che le tribù del Mississippi si stavano preparando per un attacco a sorpresa giunse all’orecchio di alcuni cacciatori Osage verso la fine dell’estate, e questi ne riferirono subito al Posto-dei-Molti-Cigni. La preparazione alla guerra dei Piccoli, come viene da loro riferita parlando del conflitto con gli Spagnoli, è simile – con qualche lieve variante – a quanto avveniva solitamente in queste occasioni. I riti di preparazione bellica non erano molto complicati: canti rituali, suppliche e preghiere, simbolismi vari. Tutto poteva essere accelerato in caso di urgenza, badando che i gesti compiuti fossero quelli necessari a soddisfare Wah’Kon-Tah. I gruppi di guerra potevano essere formati da un singolo clan, oppure da diversi clan della stessa suddivisione tribale, oppure, come nel caso di una guerra nazionale – ciò che si verificava ora – dall’intera tribù.
Il capo clan dei Wah-Sha-She Wa’no’n, il clan della Tartaruga, venne incaricato di presentare la sacra pipa al Consiglio tribale. Il Consiglio scelse il Do-Do’n-Hunkah, il Consacratore dell’Organizzazione-di-Guerra, che sarebbe stato il mediatore fra il popolo e Wah-Ko’n-Tah.


Pettorale Osage – 1880 circa

Questi prese la pipa e si allontanò a piedi dal villaggio, dirigendosi verso ovest, per pregare e digiunare per sette giorni. Seguì il fiume a monte fino a trovarsi in aperta prateria, dove sarebbe stato interamente sotto lo sguardo vigile di Wah-Ko’n-Tah, senza gli alberi a fare da schermo. Il fornello della sacra pipa fu riempito di foglie di sommacco tritate e la pipa accesa, in modo che il fumo, salendo, portasse al cielo le preghiere di tutto il popolo. Una volta ricevuta la visione o il messaggio soprannaturale, il Consacratore tornò al villaggio. Dopo aver mangiato e riposato, ricevette una mazza da guerra, un coltello, uno scalpo, un arco e alcune frecce, e lo stendardo di guerra con la pelle di cigno, tutti simboli degli oggetti che i guerrieri avrebbero portato.
La mattina del primo giorno ufficiale di guerra, prima che Nonno Sole scacciasse l’oscurità della notte con la mano, due Piccoli Anziani si alzarono prima di tutti per accendere due falò di legna di “redbud” e per intonare i canti cerimoniali. Dopo, a fiamme ormai spente, ad un loro gesto i guerrieri si precipitarono verso i due falò per prendere ognuno un pezzetto di carbone con cui annerirsi la faccia. Poi si misero in marcia verso ovest, a dispetto del fatto che il nemico si trovava ad est. Ma non appena fuori del villaggio deviarono bruscamente, imboccando la direzione opposta. L’ovest era il punto cardinale dal quale per tradizione era sempre arrivato il nemico, la direzione della guerra e della morte, e la pantomima altro non era che una dimostrazione di riverenza nei confronti di Wah’Kon-Tah.
Il gruppo di guerra lasciò il corso del Missouri e attraversò la regione fino al fiume Meramec. Il capo spedizione, il Do-Do’n Hunkah era Gta-Mo’n (o Gle-Mo’n), Freccia-che-Torna-a-Casa, che veniva chiamato anche To-Wo’n Ga-Xe, Costruttore-di-Città. Non incontrarono nessuno, le capanne di tronchi dei coloni erano abbandonate, con le porte sbarrate. Non c’erano impronte di zoccoli di cavalli solitari, ma tracce fresche di spostamenti di gruppo, tutte dirette verso est e il Mississippi. I Folte Sopracciglia e gli I-Spa-Tho non si fidavano più a viaggiare da soli. I villaggi più a rischio erano Carondelet, che non era fortificato; S.te Geneviève, che nel 1785 aveva subito un’impetuosa piena del Mississippi e, a parte una porzione di paese trasferita in collina, nelle zone vicine al fiume era molto vulnerabile; St. Louis, che però i Piccoli non avevano alcuna intenzione di attaccare: la chiamavano Sho’to To-Wo’n, la “città di Chouteau”.
I Piccoli scorrazzarono per settimane sui loro cavalli da guerra, sul volto i colori giallo e nero, le penne d’aquila inalberate sulla testa, attaccate all’unico ciuffo di capelli, il petto tatuato da intricati disegni geometrici. Qua e là si scontrarono con qualche banda di Sac e Fox, di Pawnee Loup, di Shawnee, di Potawatomi, di Iowa o di Quapaw, e qualche volta una banda di Osage a caccia di cervi o di wapiti veniva sorpresa da una banda di qualche tribù della confederazione; qualche scalpo adornò le criniere dei cavalli e le lance dei contendenti. A questi combattimenti non presero mai parte gli Spagnoli. I discendenti del clan dell’Aquila raccontano che i loro antenati si presentarono in cima ad un colle sopra St. Louis, rivolgendo gesti di scherno e insulti ai soldati spagnoli, senza riuscire a indurli a combattere. Dicono che catturarono tutti i cavalli che riuscirono a trovare e uccisero diversi vagabondi isolati. Sulla base delle lettere di Trudeau, comandante di St. Louis, al suo superiore, barone di Carondelet, governatore generale di New Orleans, risulta che un solo uomo venne ucciso e scotennato.


Immagine di S.te Geneviève nel 1735

Una mattina della Luna-da-Sola (gennaio) del 1794, duecento guerrieri Osage con le pitture di guerra si presentarono, cantando, davanti al villaggio di S.te Geneviève. Immediatamente la gente terrorizzata andò a nascondersi nei rifugi. I guerrieri rimasero fermi a cavallo, soddisfatti del fuggifuggi provocato. Uccisero solo un uomo che, isolato, cercava di raggiungere il villaggio. Dopo che il gruppo di guerrieri se ne fu andato, i cittadini di S.te Geneviève uscirono dal villaggio per raccogliere la salma del malcapitato, e inviarono una delegazione a Trudeau chiedendogli di concludere al più presto una pace con gli Osage. Il fatto fornì a tutti una scusa per salvare la faccia, perché effettivamente nessuno voleva la guerra, tranne le tribù del Mississippi e i Caddo del Red River.
La guerra si concluse quando la Francia e la Spagna entrarono in conflitto, e ci fu il pericolo di un’invasione degli Americani ad ovest del Mississippi. Il governatore generale spagnolo Carondelet restituì allora ai mercanti francesi il diritto esclusivo di commercio con gli Osage. Non si sa se l’iniziativa fu di Carondelet o di Auguste Choteau, ma fatto sta che Chouteau propose di costruire un forte sul fiume Osage a spese sue e di suo fratello Pierre. In cambio doveva essere loro concesso il diritto esclusivo di commercio con i Great e i Little Osage.
Carondelet accolse con gioia la proposta. Se i fratelli Chouteau erano in grado di tener tranquilli gli Osage rifornendoli delle merci di cui avevano bisogno, si risolveva finalmente il problema delle razzie contro i mercanti che risalivano il Missouri. Il contratto fu firmato con validità di sei anni, cioè fino al 1800. Per questo contratto esclusivo ci furono rimostranze da parte di altri mercanti della regione, ma per il timore di altre ostilità prevalse la voglia di pace degli abitanti di St. Louis e S.te Geneviève.
I fratelli Chouteau edificarono il forte sulla sponda destra del fiume Osage, su una roccia di pietra calcarea oggi chiamata “Haleys Bluff”, nella contea di Vernon, Missouri. In onore del governatore generale spagnolo, lo chiamarono Fort Carondelet, come il villaggio omonimo sul Mississippi vicino a St. Louis. “Don Augusto” Chouteau sapeva di non avere il potere di far cessare le incursioni dei singoli clan Osage, e che la Spagna non aveva né la forza né l’intenzione di intervenire. Dunque era meglio che le azioni militari dei Piccoli si sfogassero sull’Arkansas, piuttosto che sull’importante pista commerciale del Missouri.
Un ritratto di Auguste Chouteau
In un carteggio di Trudeau con il suo superiore Carondelet, si legge che la situazione, nonostante la nocività degli Osage sull’Arkansas, non era affatto malvagia, in quanto veniva lasciato in pace l’importante distretto dell’Illinois, che in quel momento stava attirando un grosso flusso migratorio di stranieri, e di cui bisognava curare la prosperità, mentre venivano considerati “lievi disagi” quelli sofferti dai cacciatori e dai vagabondi dell’Arkansas, “la feccia degli avamposti”. Riguardo a questi ultimi, i Piccoli li consideravano esattamente allo stesso modo di Trudeau. Erano i figli e i nipoti dei peggiori emigranti sfuggiti alle galere di mezza Francia. I più nobili fra i nuovi espatriati stavano invece gradualmente diventando la spina dorsale di un’importante e raffinata cultura della Louisiana meridionale.
Auguste e Pierre Chouteau riuscivano a mantenere le promesse fatte agli Spagnoli, e non solo erano molto popolari fra gli Osage, ma avevano anche sposato donne della tribù. Nel 1798 Trudeau scriveva che finalmente le velleità degli Osage erano state represse grazie alle “buone maniere, all’ascendente e ai consigli dissuasivi di Don Augusto Chouteau”.
Sempre nel 1795, e nonostante la buona volontà dei Chouteau, gli Osage attaccarono anche qualche fattoria isolata sul Mississippi. Inoltre, poiché alcune tribù algonchine loro nemiche tentavano di formare una federazione per attaccarli in forze, i guerrieri di almeno due clan attraversarono il Mississippi. Ma anziché attaccare le tribù nemiche, l’inferocito clan dell’Orso sferrò un attacco contro l’insediamento di coloni di Canteen Creek, a sole 12 miglia da St. Louis. L’altro clan era probabilmente quello del Puma.
I Piccoli erano spaventati a morte dal we-lu-schka, il “popolo maligno”, i germi e le malattie, e soprattutto le piccole ed invisibili “cose cattive” che l’Uomo Bianco portava annidate nel suo liquido seminale. Nell’anno 1800 i selvaggi Osage quasi non uscirono dai loro villaggi: avevano sentito che gli Iowa, gli Omaha e forse anche gli Oto erano stati contaminati dal we-lu-schka e stavano morendo come mosche con la faccia piena di pustole. Gli Hunkah scacciarono senza tanti complimenti a valle del fiume i “bohémien” e i pochi commercianti bianchi non sposati con donne Osage.