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Strategia e tattica nella Guerra Civile

A cura di Giovanni Oro

Secondo Karl Von Clausewitz, l’arte della guerra si divide in tre branche fondamentali: la strategia, la tattica, e la logistica. La strategia è l’insieme della conduzione della guerra, nella sua globalità, la tattica è la conduzione di una singola battaglia, e la logistica è il modo di rifornire le truppe. Come ogni guerra anche la guerra civile americana non sfugge alla presenze delle tre branche.
Cominceremo a discutere della strategia generale che le due parti in lotta dovevano adottare per proseguire, negli articoli successivi, con la tattica, con la logistica, e per finire con un analisi delle strategie di combattimento di Grant e Lee.
Iniziamo, dunque, con la strategia.

La strategia
Obiettivo fondamentale di una strategia bellica, da Napoleone in avanti, è l’annientamento delle forze armate nemiche, non l’occupazione di città o territori; è quindi evidente che lo sforzo bellico deve essere concentrato per ottenere questo scopo. Fermo restando questo, e sottolineando che la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, quali erano gli obbiettivi che le due parti dovevano adottare?


Soldati e ufficiali in prossimità del fronte

E’ evidente che essendo l’obiettivo del sud quello di difendere l’indipendenza che aveva ottenuto – dal suo punto di vista – con pieno diritto e pacificamente al momento della secessione, la grande strategia della confederazione non poteva essere altro che difensiva e in quest’ottica va visto, infatti, il bombardamento di Fort Sumter, in quanto sempre dal punto di vista dei secessionisti era il cacciare lo straniero da una postazione militare situata nel territorio della Confederazione. Quindi lo scopo dei sudisti era quello di cacciare lo straniero dal proprio territorio, impedirgli di rientrarvi e possibilmente togliergli definitivamente la voglia di riprovarci.
La confederazione doveva attenersi alla più stretta difensiva ma certo gli eserciti meridionali non dovevano rimanere con le armi al piede alla frontiera aspettando l’urto del nemico.


Morti a perdita d’occhio

Dovevano invece essere pronti a ribattere colpo su colpo. Infatti, per citare nuovamente Clausewitz, “la forma difensiva della guerra non si limita a parare colpi, ma comprende anche l’abile impiego delle risposte e un pronto e vigoroso passaggio all’offensiva è la parte più brillante della difesa.”
Questo ovviamente presupponeva una forma difensiva elastica in grado di concepire la perdita di interi territori per il bene comune. In ogni caso al sud si aprivano due prospettive per la sua strategia, la prima la speranza che il blocco navale provocasse una crisi economica in Francia e in Inghilterra, dovuta alla mancanza del cotone, e quindi il susseguente intervento delle potenze europee nella lotta al fianco della confederazione (ma questa speranza si dimostrò illusoria); l’altra, molto più concreta, di logorare il nord, al punto tale che l’opinione pubblica avrebbe finito per chiedere a gran voce che il sud fosse lasciato in pace ammettendone l’indipendenza in quanto nazione.


Un ospedale militare

Se la strategia meridionale doveva essere basata sulla difensiva, quella del nord era gioco forza basata sull’ offensiva, e se il compito sudista era gigantesco quello nordista era titanico, visto che si trattava, non già di conquistare qualche città, bensi di spezzare la resistenza di un popolo, che chiedeva la propria indipendenza, e visto che non venivano concepiti gli stati del sud come entità a parte, non erano concepibili neppure eventuali trattative di carattere diplomatico, bensì una pura e semplice resa a discrezione da parte degli stati secessionisti e il ritorno in seno all’unione.

La tattica
La tattica è il modo in cui si affronta la battaglia e possiamo suddividerla in quattro fasi: ricognizione, spiegamento, battaglia, inseguimento o disimpegno. La ricognizione è la fase iniziale della battaglia, quella in cui il comandante entra a conoscenza della composizione del terreno, cioè se vi siano fiumi, colli, boschi o altro e delle forze nemiche.


I veterani di Sherman del 21° Fanteria

Ovviamente, più cose si conoscono del nemico meglio è. A questo scopo durante la guerra civile veniva utilizzata la cavalleria, che aveva abbandonato la funzione d’urto, che le era precedentemente affidata, per una serie di ragioni che analizzeremo in seguito. Una volta effettuata la ricognizione il comandante creava i suoi piani. Solitamente la ricognizione avveniva il giorno prima della scontro e i piani venivano formulati durante la notte, infatti le battaglie d’incontro – ovvero quelle in cui i due eserciti si trovarono praticamente per caso sul campo di battaglia (come a Gettysburg) – furono rare.
Ora vediamo i particolari dell’impiego tattico delle tre armi (fanteria, cavalleria e artiglieria) sul campo di battaglia.


L’amputazione di una gamba ad un ferito

Alla fine del 1700 la tattica comunemente usata era quella in linea in cui gli eserciti, ordinati in lunghe file a volte anche di alcuni chilometri, avanzavano l’una contro l’altra, baionetta in canna, fino a pochi metri l’una dall’altra, dopo di che sparavano una bordata di fila, e attaccavano alla baionetta. Questo era dovuto alla scarsa potenza dei fucili ad anima liscia allora in uso; queste armi erano poco più che manici per baionette, in quanto il loro raggio d’azione era vistosamente limitato e sulle distanze superiori ai 100 metri difficilmente un colpo sparato da un moschetto in uso alla fanteria napoleonica faceva molto danno. Da qui l’uso dell’attacco di massa che venne utilizzato soprattutto dagli eserciti rivoluzionari e napoleonici visto che il numero di soldati era enorme rispetto all’età precedente (e, soprattutto nei primi tempi, l’addestramento non era certo il massimo).
Nella guerra civile non fu possibile fare così, soprattutto perché erano cambiate le armi. La maggior parte dei fucili a disposizione dei soldati non erano più i vecchi fucili di napoleonica memoria, ma nuove armi rigate, notevolmente più potenti e precise; questa fu la rivoluzione tattica del 1800, lezione che non fu appresa pienamente se non dopo la seconda guerra mondiale.


Gruppo di neri fugge via dal sud

Col fucile rigato un terreno con una lieve pendenza e senza angoli morti, diventò imprendibile con una carica vecchio stile, dal momento che le truppe attaccanti si trovano ad essere falcidiate dal fuoco nemico per un largo tratto di strada. Ed è esattamente questo quello che successe a Gettysburg con la carica di Pickett. Ovviamente questa rivoluzione colpì tutti. L’artiglieria poteva, anzi, doveva essere schierata più lontana; doveva, perché in caso contrario finiva sotto il fuoco diretto dei fucilieri nemici, come successe all’artiglieria unionista a First Manassas. Secondo i dettami tattici dell’epoca, l’artiglieria doveva essere avvicinato il più possibile alla linea nemica per appoggiare l’attacco dei fanti.
Chi dovette cambiare maggiormente fu la cavalleria. Le cariche in stile napoleonico non erano più possibili ed i cavalleggeri da forza d’urto dovettero trasformarsi in forza di copertura e ricognizione. Il loro compito era forare quella che viene chiamate “nebbia della guerra”, ovvero compiere la ricognizione, effettuare incursioni a lungo raggio contro depositi nemici, confondere le idee all’avversario.


Un ponte su barche a Bull Run

Certo, qualche carica vecchio stile ci fu, soprattutto da parte unionista. Custer vi ricorreva piuttosto spesso, ma divennero eventi sporadici.
L’inseguimento o il disimpegno sono le fasi conclusive della battaglia; il vincitore deve continuare a colpire il nemico in fuga mentre cerca di non perdere la testa e di non disorganizzarsi per evitare che la sconfitta si trasformi in una vera e propria catastrofe biblica.
Non esiste una formula tattica certa con cui vincere una battaglia, dal momento che la guerra non è, come ad esempio pensava Mcclellan, “il prodotto di fattori”, ma è sottoposta all’insindacabile giudizio del caso, che è l’unico arbitro assoluto. Un fiume in piena può mandare all’aria il migliore dei piani. Ovviamente non bisogna dimenticare che si comandano uomini passibili di errori e capaci – ovviamente – di commettere le più grosse idiozie anche per futili motivi, non ultimo l’orgoglio personale.

La logistica
La logistica è la terza e ultima branca in cui si divide l’arte della guerra – almeno secondo gli studiosi più affermati – ed è altrettanto fondamentale quanto la Tattica e la Strategia (di cui abbiamo già discusso in questa stessa sezione), se non addirittura di più.


Un’imbarcazione confederata a Charleston

La logistica prevede l’approvvigionamento delle truppe sul campo, è suo compito garantire il rifornimento continuo di cibo, armi e munizioni, senza i quali non è possibile condurre alcuna guerra.
Durante la guerra civile americana, grande uso ebbe la ferrovia, per la prima volta nella storia interi eserciti furono trasportati e riforniti per ferrovie e qui evidentemente si fece sentire la grande rete ferroviaria dell’Unione che quasi mai fece mancare alle proprie truppe cibo e munizioni nonché i necessari rincalzi.
Ben diversa era la situazione al Sud ove i soldati dovettero più volte arrangiarsi per il cibo, ma il fatto che resistettero per ben quattro anni dimostra che il governo della Confederazione riuscì in qualche modo a rifornire le truppe.
La situazione era aggravata dalla presenza del blocco navale Unionista al largo delle coste della Confederazione che bloccò le importazioni d’armi dall’Europa.


Artiglieria sudista a Warrington

La logistica a Nord come a Sud era affidata al Quartermaster Department in cui erano concentrate tutte le funzioni adatte al rifornimento delle truppe. Come già detto, data la vastità del teatro d’azione le ferrovie furono ciò che fece pendere l’ago della bilancia a favore dell’Unione, anche se il primo spostamento di truppe venne fatto dai Confederati durante la battaglia di Bull Run.