Un uomo chiamato Geronimo
A cura di Paolo Brizzi
Yanosha, Chappo, Fun e Geronimo nel marzo 1886
L’uomo era imbronciato. Passeggiava a testa bassa attorno alla sua capanna, con le mani unite dietro la schiena. Bofonchiava e ogni tanto calciava via un sassolino. Stava ribollendo di rabbia per l’impensabile rimprovero che aveva appena ricevuto.
Il suo nome era conosciuto in due emisferi ed era sinonimo di energia, elusività, per gli spietati raids compiuti su agricoltori, allevatori, minatori e viaggiatori su entrambi i lati del confine tra due grandi nazioni. Oggi non riusciamo nemmeno ad immaginare il terrore provocato dal grido che squarciava la notte: “Geronimo! Geronimo!” Leggi il resto
L’irriducibile Rafael
A cura di Josephine Basile
Nella prima decade del 1800 in Messico, pochi capi Apaches furono così tanto famosi come l’Indio Rafael: indomito, crudele, sanguinario, che manifestò tutto il suo odio nei confronti dei bianchi, fino a che questi lo massacrarono unitamente al suo più fedele compagno di scorreria, José Antonio. Rafael e i vagabondi Apaches che lo seguivano, furono confinati sul finire del secolo XVIII nelle vicinanze del Presidio Militare di Santa Maria de las Caldas di Guajoquilla (oggi Ciudad Jimenez, nel Chihuahua), per ordine dell’Ecc.mo generale Jacobo de Ugarte y Loyola, Governatore e Comandante Generale delle cosiddette “Provincias Internas” della Nuova Spagna. Leggi il resto
I Comanche all’assalto del Messico
A cura di Renato Ruggeri
Verso il Messico
I war parties Comanche iniziarono a spingersi a sud del Rio Grande a partire dal 1780 e per le quattro decadi successive razziarono la regione in modo intermittente.
Svariati motivi condussero i Comanche a sud, così lontano dai loro confini. Alcuni raids erano rapide operazioni militari del tipo “uccidi e distruggi” finalizzate a indebolire la resistenza dei villaggi Apache nel sud del New Mexico e in Texas e a prevenire la possibile entrata di bande Lipan e Mescalero nelle aree vicine a San Antonio, che erano zone di caccia e di razzia contese tra i due popoli. Inoltre i Comanches catturavano prigionieri Apache e li vendevano, con buon profitto, a San Antonio, Santa Fe e Nacogdoches. Leggi il resto
Il fallimento del governo di Madero – La rivoluzione messicana
A cura di Angelo D’Ambra
Francisco Madero a cavallo
La rivoluzione messicana innescatasi con l’espulsione di Porfirio Díaz, iniziò con una complicatissima fase riformista. Il presidente Francisco Madero dovette sedare ben cinque diverse rivolte prima di soccombere, assassinato. Il primo a scagliarsi contro il governo fu Emiliano Zapata con il suo Plan de Ayala nel novembre 1911 perché fossero capovolte le strutture economiche e sociali del Paese. Questa rivolta non fu mai veramente spenta, ma mise in luce tutti i problemi della politica maderista. Leggi il resto
I Rangers del Texas
A cura di Mauro Cairo
La provincia del Texas fu fonte di notevole frustrazione per le autorità della Nuova Spagna nei primi decenni del XIX secolo. Le scorrerie continue degli indiani delle praterie rendevano la vita difficile ai pochi coloni d’origine spagnola e la vastità della regione rendeva impossibile la realizzazione di una catena di forti; un vero incubo furono i Comanche che, dai loro accampamenti a ovest dei Balcones Escarpements, calavano negli insediamenti dei bianchi per rubare cavalli e rapire donne e bambini. Leggi il resto
Pascual Orozco traditore della Rivoluzione Messicana?
A cura di Angelo D’Ambra
Pascual Orozco – al centro
Orozco nacque il 28 gennaio 1882 nella hacienda de Santa Inés a San Isidro, municipio di Guerrero, nello stato di Chihuahua. Sin da bambino lavorò nel negozio di suo padre, Pascual Orozco Merino, che avrebbe partecipato al suo fianco durante la rivoluzione. Nel 1902 divenne un mulattiere per le compagnie minerarie. Nel 1907 aprì un negozio di alimentari. Due anni dopo aderì al movimento contro la rielezione di Porfirio Díaz, affiancandosi a Abraham González Casavantes, sponsorizzando con i propri soldi il quotidiano Grito del Pueblo ed importando armi dagli Stati Uniti per il fronte maderista. Leggi il resto
La rivoluzione di Zapata
A cura di Angelo D’Ambra
Dietro il labile equilibrio che manteneva Madero al governo, si celavano tensioni esplosive. Il 9 e 19 febbraio 1912, l’esercito maderista compì azioni sanguinose nella città di Santa María Ahuacatitlán, agli ordini del generale Juvencio Robles. La popolazione subì violenze indicibili e il centro fu dato alle fiamme. Robles era stato uno dei principali esponenti militari del Porfiriato, aveva combattuto le insurrezioni popolari di Tlaxcala, dello Stato del Messico, di Oaxaca e Veracruz, aveva pure combattuto contro Madero, ma poi aveva accettato il nuovo governo. Leggi il resto
La storia di Jimmy McKinn, rapito dagli Apache
A cura di Sergio Mura
Il piccolo Jimmy McKinn
Nulla nasceva dal nulla, neppure nella polverosa e assetata frontiera del sud-ovest americano. Nel 1875 gli Apache fronteggiavano tempi durissimi, attaccati dai bianchi da tutte le parti e costretti in zone sempre più remote, sempre più povere, sempre più impervie. Americani e Messicani stringevano “il popolo” in una morsa dalla quale fuggire era sempre più difficile e a cui reagire era sempre più costoso. In quell’anno tutti gli Apache a ovest del Rio Grande avevano ricevuto l’ingiunzione di trasferirsi senza esitazione nella riserva di San Carlos. Leggi il resto
Il generale Felipe Ángeles nella Rivoluzione Messicana
A cura di Angelo D’Ambra
Felipe Angeles con Emiliano Zapata
Felipe Ángeles era nato il 13 giugno 1869 a Zacualtipan, nello stato di Hidalgo. I suoi genitori erano Felipe Ángeles Melo e Juana Ramírez. Suo padre era stato un colonnello di Benito Juárez, protagonista della difesa del Messico durante la guerra con gli Stati Uniti del 1847 e l’intervento francese de 1862, così ligio al dovere da rifiutare i premi che Juárez gli conferì dicendo che aveva servito la Nazione per dovere, non per denaro. Con i suoi stessi valori crebbe suo figlio. Leggi il resto
La morte di Emiliano Zapata – Rivoluzione Messicana
A cura di Angelo D’Ambra
Sulla morte del rivoluzionario circolarono da subito diverse storie romantiche sebbene il cadavere fosse stato esposto pubblicamente. Ci fu chi disse che il defunto non aveva il neo sulla guancia destra che, invece, Zapata aveva. Ci fu chi disse che aveva tutte le dita della mano destra, mentre Zapata non aveva il mignolo, perso mentre praticava la charrería. Nacquero leggende, impossibili fantasie, misteri moltiplicati dalla storiografia.
Molti ritennero che l’uomo morto non fosse Zapata, ma un suo sosia di cui il generale si serviva in situazioni di pericolo. Leggi il resto