Come finì il regno di Manitù

A cura di Siegmund Ginsberg

George Washington
Gli ordini venivano direttamente da Washington. Non si sarebbe dovuto mostrare la minima esitazione nell’operazione contro «le tribù ostili delle sei nazioni», e i loro «sodali e clienti». Niente compromessi, nessun «tentativo di pacificazione», quando è in gioco la sicurezza dell’America. «La nostra sicurezza futura risiede nel renderli incapaci di danneggiarci e nel terrore che la severità della punizione saprà instillare nelle loro menti», suonavano gli ordini firmati da George Washington il 31 maggio 1779, indirizzati al maggior-generale John Sullivan. «L’obiettivo immediato è la distruzione totale dei loro insediamenti e la cattura del maggior numero di prigionieri di entrambi i sessi e di tutte le età… sarà essenziale devastare i campi impedendo il raccolto in corso e quelli futuri… consiglio e raccomando di insediarsi al centro del territorio indiano con una scorta sufficiente di vettovaglie munizioni e da lì far partire le spedizioni contro i villaggi all’intorno, dando istruzioni di farlo nel migliore e più efficace dei modi, così che il paese non venga semplicemente saccheggiato, ma distrutto…» Leggi il resto

Seppellite il mio cuore a Wounded Knee

Chi è debole di cuore o facile alla commozione non potrà leggere questo libro. E’ davvero troppo “forte” per essere accessibile agli animi sensibili. Scritto da un pellerossa che sa bene quel che scrive, Seppellite il mio cuore a Wounded Knee è un capolavoro che racconta la vera storia della conquista del west non dimenticando di restituirle il sapore e gli odori delle persone che l’hanno vissuta; soprattutto non mancano i dolori e la disperazione delle nazioni indiane, imbrogliate, maltrattate, scacciate e sterminate nelle loro terre. Tutti i capitoli principali riferiti ai movimenti indotti nelle nazioni pellerossa sono trattati con grande sapienza e ottime capacità narrative. Il trentennio della “soluzione finale” per il problema indiano è questo: 1860-1890. E’ quello che approda alla distruzione della cultura e della civiltà dei pellerossa. In questo periodo nascono tutti i grandi miti del West, un’epopea a esclusivo beneficio degli uomini bianchi.
I racconti dei commercianti di pellicce, dei missionari, dei cercatori d’oro, delle Giacche Blu, degli avventurieri, dei costruttori di ferrovie e di città stendono una fitta coltre che nasconde la versione indiana sulla conquista del West. Leggi il resto

Indiani d’America

A cura di J. L. Del Roio e M. C. Iuli

L’origine della popolazione americana non è nota e al riguardo vi sono diverse teorie: quella che sostiene la formazione autoctona, oggi praticamente rifiutata; quella che accetta l’ipotesi di una migrazione via mare dalla Polinesia verso le coste pacifiche dell’America del sud; e quella che postula il passaggio di popolazioni siberiane alle terre americane attraverso lo stretto di Bering, a nord. La tesi maggiormente accettata è che attraverso lo stretto di Bering passarono successive migrazioni a partire da 40.000 anni fa, mentre altri gruppi giunsero in tempi più recenti (9/10.000 anni fa) dalla Polinesia. Tuttavia se verranno confermati i ritrovamenti recenti di presenze umane in Piauí (Brasile) risalenti a 47.000 anni fa, bisognerà anticipare la datazione del passaggio da Bering. Il vasto continente americano, con i suoi 42 milioni di km circa, posto fra i due poli e due oceani, presenta un’immensa varietà orografica, climatica e biologica.
Il popolamento umano sarebbe avvenuto per successive ondate che lentamente si mossero lungo questa massa terrestre occupando anche le isole prossime negli oceani. Leggi il resto

Il prezzo della conquista

A cura di Domenico Rizzi

Recentemente si è parlato spesso di Indiani d’America, soprattutto per lo scalpore suscitato dalla notizia del mega risarcimento ottenuto dai nativi per le terre espropriate loro dai Bianchi nei secoli passati.
Dunque, un atto riparatore che dovrebbe attenuare le tensioni spesso riemerse fra il popolo americano e gli antichi abitanti del nuovo continente.
Tuttavia, per amore della verità, non avrebbe senso parlare degli Indiani soltanto come di gente spogliata dei propri possedimenti, perché in parecchi casi furono essi stessi ad appropriarsi delle regioni abitate da altre tribù con le quali erano in conflitto.
Non si può dimenticare, per esempio, che i popoli di lingua sioux, provenienti dai Grandi Laghi, si trasferirono ad occidente perché stanchi della conflittualità con i Chippewa e gli Irochesi. Leggi il resto