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Glenn Ford, la pistola più veloce dei film western

A cura di Agostino Bono

E’ stato uno degli attori più amati e al tempo stesso sottovalutati della storia del cinema. E’ morto lo scorso 30 agosto, quasi dimenticato dalle Majors, dalla critica e dai milioni di appassionati della settima arte in giro per il mondo.
Nacque in Quebec, il primo maggio del 1916, da una famiglia benestante di origine gallese. Trasferitosi in California all’età di sette anni, cominciò subito a mostrare la predisposizione per la recitazione. Fu un talent scout della 20th Century Fox, Tom Moore, a scoprirlo e a fargli firmare un contratto con la Columbia Pictures nel 1939. Il suo debutto avvenne, nello stesso anno, in “Heaven with a barbed wire”, al quale seguì una serie di ruoli minori nei primi anni quaranta. Nel 1942, in pieno secondo conflitto mondiale, decise di servire gli Stati Uniti arruolandosi nel corpo dei Marines. Assolse l’incarico di fotografo, curò un programma radiofonico per le truppe al fronte, “Halls of Montezuma”, e fu inviato in Francia, contribuendo alla costruzione di rifugi sicuri per coloro che erano in fuga dal nazismo.
Il ritorno sulle scene, in “Gilda” (1945), al fianco di Rita Hayworth, oltre a costituire uno dei momenti migliori della sua carriera, fu il secondo dei cinque film che i due girarono insieme: “Seduzione” (1942), “Gli amori di Carmen” (1948), “Trinidad” (1952) e “Trappola mortale” (1966).
Gli anni cinquanta lo consacrarono icona del noir (“Il grande caldo”, 1954) e soprattutto del western. “Il traditore di Fort Alamo” (1953), “Uomini Violenti” (1955), “La pistola sepolta” (1956), “Vento di terre lontane” (1956), “Quel treno per Yuma” (1957), “La legge del più forte” (1958), “Cowboy” (1958) e “Cimarron” (1960) sono dei piccoli capolavori dell’immensa cinematografia del mito della frontiera che la presenza carismatica di Glenn ha saputo rendere immortali.
Il poster di Cimarron
La capacità di cambiare registro e di calarsi in contesti così diversi l’uno dall’altro lo fecero eccellere anche in altri generi: “Alla larga dal mare” (1958), “Gazebo” (1960), “Angeli con la pistola” (1961), “I quattro cavalieri dell’apocalisse” (1962), “Una fidanzata per papà” (1963) e “La battaglia di Midway” (1976). Il piccolo ruolo del padre di Superman, nel primo e più bello dei film della saga dedicata al supereroe, fu la sua ultima interpretazione importante sul grande schermo.
La salute malferma lo costrinse a ridurre, poco alla volta, la sua attività. La televisione lo vide protagonista di alcune miniserie, una delle quali, “I Sacketts’(1979), ambientata nel selvaggio West, lo vide fare da chioccia a Tom Selleck e Sam Elliott.
E’ triste pensare che un artista della sua levatura, capace di portare sullo schermo personaggi risoluti, dotati di una grande forza interiore ma al tempo stesso affabili e romantici, non sia mai stato proposto per una nomination o per un premio alla carriera. Rivedere oggi i suoi film è anche un modo di rendergli omaggio e sentirsi nostalgicamente attratti da un modo di interpretare la professione di attore che nessuno saprà mai eguagliare.

Note Aggiuntive


La scena di un duello


La corsa per la terra