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La Guerra Civile: un conflitto terribile, anche sui mari!

A cura di Raimondo Luraghi. Trascrizione e montaggio di Claudio Collu

Il terribile conflitto che insanguinò l’America Settentrionale dal 1861 al 1865, che noi europei chiamamiamo correttamente “Guerra di Secessione” e gli americani designano piuttosto invece come “Guerra Civile”, raggiunse proporzioni apocalittiche: oltre un milione di uomini di entrambe le parti caddero sui vari fronti; più di quattro milioni e mezzo furono i chiamati in vario modo nel Nord e nel Sud; la guerra vide l’uso degli strumenti bellici più perfezionati e moderni, impiegati  su una scala fino allora mai conosciuta.
Per la prima volta nella storia l’industria, l’economia e la tecnologia furono mobilitate al servizio di uno sforzo bellico totale. L’umanità non aveva mai visto alcun conflitto di tali immani proporzioni prima delle due guerre mondiali. In questo quadro, alcune tra le pagine più sorprendenti e straordinarie furono scritte durante la lotta sui mari; e fu poi che comparvero le innovazioni belliche più sensazionali.
Era naturale che il Nord, paese di marinai, con i grandi porti di New York, Boston, New Havem, Providence, Plymouth, lanciasse nella lotta tutto il peso delle sue forze navali. Ma come potè il Sud, terra di contadini, pressochè privo di cantieri, senza traffico marittimo, con pochi porti e per lo più di minori proporzioni, riuscire a raccogliere la sfida ed a tenere testa per quattro lunghi anni sulle acque allo strapotente nemico?
La storia della Marina sudista, ossia degli Stati Confederati d’America, è tra le più sorprendenti che si siano mai avute. All’inizio del conflitto l’intenzione nordista di portare subito l’offesa sui mari apparve evidente: già il 19 aprile 1861, sette giorni dopo l’inizio delle ostilità, il governo dell’Unione dichiarò il blocco navale del Sud; poco più di un mese dopo si ebbe la prima, clamorosa dimostrazione del terribile uso che i settentrionali potevano fare del potere marittimo: la città portuale di Alexandria, in Virginia, fu presa con un’operazione di sbarco.
Il Sud, oltre a cercare di non farsi strangolare dal blocco, doveva difendere più di 5000 chilometri di coste; in più (pericolo grande!) poteva essere attacato non solo dal mare ma anche attraverso i numerosi fiumi navigabili, primo fra tutti il Mississipi, che penetrano profondamente nel suo territorio.


Un ritratto di Raphael Semmes

Per conseguenza il Congresso provvisorio dei neo-costituiti Stati Confederati d’America avevano deciso immediatamente di organizzare una Marina,chiamando a Montgomery, Alabama (allora capitale provvisoria della Confederazione in attesa che lo diventasse Richmond, Virginia) quei pochi ufficiali di Marina di origine sudista che si erano posti a disposizione. Così, all’inizio del conflitto, era stata creata questa Marina che per il momento non aveva nè basi, nè armi, nè navi e nemmeno un ministro: si può ben dire che la storia della Marina da guerra degli Stati Confederati sia cominciata non su un vascello, in alto mare, ma a bordo di un treno, sul quale il comandante Raphael Semmes, primo e più autorevole ufficiale delle forze navali del Sud, si affrettava verso Montgomery per rispondere all’appello della Confederazione.


Semmes e altri ufficiali a bordo della CSS Sumter

Semmes era un uomo già sulla cinquantina. Alto, duro, il viso bruciato dal sole degli oceani, i baffi fieramente drizzati, lo sguardo d’accaio: da anni serviva nella Marina militare degli Stati Uniti ed ora si era dimesso al richiamo del Sud, la sua terra natale. Era un uomo di mare della vecchia scuola, abituato a sfidare le tempeste, ancora legato da una nostalgia profonda ai bei tempi ormai tramontati delle navi a vela, quando, tra cielo e mare, nulla, nessun rumore, nessun fumo veniva a turbare la solitudine grandiosa dei navigatori: era, si può dire, nato e cresciuto sul mare.
In lui la Confederazione avrebbe avuto un marinaio di un’esperienza e di un’audacia straordinarie. Semmes aveva già visto chiaramente che cosa si doveva fare, o per lo meno una parte di ciò che si doveva fare: rispondereallo strapotente nemico mediante la guerra di corsa, attaccandone, e possibilmente distruggendone il traffico marittimo. 
Nel frattempo il Congresso confederato aveva infine designato il Ministro della marina, nella persona di Stephen Russell Mallory, ex senatore degli Stati Uniti e già Presidente del Comitato per gli affari navali nel Senato unionista.
Mallory era un uomo di piccola statura, grasso e dall’aria paciosa, sorridente e faceto, per nulla imponente. Ma sotto quell’aspetto ingannevole si celavano vaste vedute, acutezza, genialità ed una volontà di ferro. Intorno a sè aveva rapidamente raccolto l’esiguo nucleo di collaboratori che gli avrebbe consentito di accettare la sfida lanciata dalla poderosa Marina degli Stati Uniti.
Anzitutto Semmes, le cui idee lo avevano trovato del tutto concorde; poi il vecchio capitano Franklin Buchanan, anziano lupo di mare, brontolone e scontroso, ma dotato, nell’azione, di un’audacia senza limiti, di una risolutezza temeraria; il comandante James D. Bulloch, dall’aspetto di gemtleman inglese, con i grandi baffoni e le fedine accuratamente pettinate: acuto, abile, preveggente, taciturno; l’uomo migliore per tutte le mansioni segrete e di fiducia; il commodoro Matthew Fontaine Maury, scienziato illustre, scopritore della Corrente del Golfo, creatore della scienza oceanografica, esperto in fisica, chimica, elettrologia; il comandante John Mercer Brooke, matematico, ingegnere navale, studioso di balistica ed esperto di artiglieria; infine John Luke Porter , uno tra i più geniali ed esperti progettisti e costruttori di navi.


Stephen Russell Mallory e Franklin Buchanan

Il Sud, certamente, non aveva il patrimonio industriale e tecnologico del Settentrione; scarseggiava di uomini d’affari e di capitani d’industria; ma come tutte le vecchie civiltà agricole possedeva una pleiade di pensatori e di scienziati aperti a tutte le più audaci esperienze: e Mallory aveva deciso di servirsene.
Non c’erano navi, non c’era nemmeno l’embrione di una Marina? Benissimo! L’imperturbabile Mallory pensava che questo era, dopo tutto, un vantaggio. Niente tradizioni contro cui cozzare; niente conservatorismi da vincere; niente interessi costituiti da rispettare; nessuna vecchia nave da utilizzare per non ferire i sentimenti di qualcuno… Insomma, il mezzogiorno poteva costruire una Marina  fondata sui principii più nuovi e rivoluzionari, tale da rendere di colpo sorpassate tutte le numerose navi che il Nord poteva opporre.
Tanto per cominciare, il Nord proclamava il blocco? Ebbene: il Sud avrebbe risposto con il controblocco. Non più il vecchio sistema, buono al tempo delle navi a vela, dei corsari “privati” che, muniti di Lettere di marca da qualche potenza, correvano i mari per predare le navi da carico nemiche al loro profitto: il vapore aveva ormai reso impossibile tale tipo di guerra, lenta e macchinosa, perchè i corsari “privati”, se volevano trarre guadagno, dovevano non più affondare, ma catturare i legni mercantili nemici e condurli in un porto per poterseli vedere aggiudicati da una Corte dele prede, onde venderli insieme al carico. Invece Mallory spedì immediatamente in Europa il comandante Bulloch, munito di istruzioni segrete  e di ampie disponibilità finanziarie, con il compito di far costruire al più presto nei cantieri britannici tre o quattro veloci incrociatori i quali, equipaggiati successivamente con ufficiali e personale della Marina militare sudista, avrebbero iniziato la guerra al traffico degli Stati Uniti sui mari lontani, non già catturando, ma distruggendo le navi da carico avversarie: quello che in sostanza Mallory intendeva ottenere era non già di tormentare l’avversario (come solevano fare i corsari “privati”) ma di colpirne a morte la potenza economica.


James D. Bulloch e Matthew Fontaine Maury

Era la guerra al traffico che compariva per la prima volta nella storia navale, segnandovi una pietra miliare: da tale esperienza sarebbero derivati gli incrociatori germanici della prima e della seconda guerra mondiale, gli audaci Emden  e Koenisberg, giù giù fino alla guerra al traffico marittimo condotta dai sommergibili tedeschi.
Nel frattempo, in attesa che gli incrociatori che Bulloch avrebbe fatto costruire fossero pronti, Mallory, che non intendeva perdere tempo,aveva fatto armare come incrociatore ausiliario un piccolo vapore, il Sumter, che, posto al comando dell’audace Semmes, era riuscito nottetempo da New Orleans sfidando il blocco, ed aveva cominciato con fortuna la sua carriera di distruzione sugli oceani.
Ma il capo della Marina confederata voleva ancora di più. Il nemico era superiore numericamente? Non c’era alcuna speranza di pareggiare il numero? Ebbene: il Sud avrebbe contrapposto al Nord navi tali che una sola di esse sarebbe bastata a spazzare via dai mari un’intera flotta. Da tempo, osservava Mallory, il vecchio cannone a proiettili pieni, dell’età di Nelson, aveva lasciato il posto ad un’arma ben più terribile: il cannone a granate esplodenti. Più ancora: anche questo stava venendo sostituito dai nuovi pezzi d’artiglieria a canna rigata che, oltre a sparare granate esplodenti, avevano una forza di penetrazione terribile, cui nessuna nave dell’epoca avrebbe potuto resistere.


CSS Arkansas

Già all’inizio della guerra di Crimea, a Sinope, sul Mar Nero, le navi russe dell’Ammiraglio Nachimov, armate di cannoni a granata, avevano letteralmente incenerito la flotta turca; già i francesi e gli inglesi, per difendersi dalle nuove, terribili armi, avevano cominciato a proteggere le loro navi con delle corazze.
Mallory era molto più radicale: con l’avvento dei nuovi cannoni,egli osservava, le vecchie navi non protette erano perdute. “Io mi propongo” scriveva al Presidente del Comitato senatoriale sudista per gli affari navali“di adottare una classe di vascelli sin qui sconosciuta”. In breve, il genio di Brooke e l’esperienza di John Luke Porter furono messi al lavoro: il Sud avrebbe avuto poche navi, si, ma corazzate. Per primo avrebbe lanciato una ristretta ma terribile flotta di corazzate contro il nemico; per primo avrebbe annunciato al mondo che l’era delle navi non protette era finita per sempre.


I big della Marina confederata, Mallory, Semmes, Buchanan, Fontaine, Porter

Ma costruire corazzate in un Paese quasi del tutto privo di industrie non era facile. Il Sud aveva quasi tutto: il ferro, il legname, il rame, il piombo, lo zinco: ma i metalli giacevano ancora allo stato di minerali nelle viscere della terra; il legname era nelle foreste sotto forma di alberi; i cantieri non esistevano (solo due dei cantieri militari degli Stati Uniti, Norfolk e Pensacola erano rimasti in mano ai sudisti; ed entrambi erano esposti all’offensiva nemica). Inoltre non c’era in tutto il Meridione che una sola officina,la Tredegar Iron Works, di Richmond, Virginia, la quale fosse un grado di laminare le lastre volute. Comunque ci si mise con energia incredibile al lavoro.
Nella mente di Mallory, il Sud doveva avere due tipi di corazzate: le une più lente, pesanti, poderose, dovevano difendere i porti e le acque della Confederazione contro l’assalto della grande Marina degli Stati Uniti. Queste, da costruirsi entro i confini della Confederazione, erano le più urgenti. Le altre (che l’infaticabile Bulloch ricevette l’ordine di far costruire in Europa) dovevano essere più veloci, capaci di tenere l’alto mare: ad esse era riservato il compito di piombare alle spalle della flotta nordista e spazzar via il blocco navale che minacciava di strangolare il Mezzogiorno.
Ma intanto bisognava cominciare a produrre le corazzate della prima classe. Mallory intendeva anche dotarle dei canoni più poderosi del mondo: esse infatti sarebbero state tutte armate di pezzi rigati del più recente modello. Fu il comandante Brooke che ideò il cannone rigato destinato a portare il suo nome: si trattava di una bocca di fuoco del calibro di 7 pollici (mm 177,8) il quale sparava proiettili speciali, a punta piatta, capaci di perforare, a 200 metri, una lastra di acciaio di otto centimetri come se fosse stata carta.
La monitor e la Merrimac
Il grave problema che ossessionava i costruttori di cannoni rigati di gran calibro era la tendenza della ghisa (che veniva allora usata) ad esplodere: gli ingegneri nordisti, per esempio, non riuscirono mai durante l’intero conflitto a risolvere tale problema, così che nel 1865, durante il bombardamento di Forte Fisher nella Carolina Settentrionale, la flotta degli Stati Uniti ebbe più morti per lo scoppio dei propri cannoni che per il fuoco dei nemici. Ma Brooke vi riuscì. Presso Selma, Alabama, egli fece costruire una fonderia di cannoni della Marina la quale, affidata ad un abile ufficiale, il capitano Catesby Jones, usava il minerale di ferro (eccellente) estratto dalle miniere locali. Colà, dietro le istruzioni di Brooke, i cannoni venivano fusi mediante un procedimento speciale che bruciava in gran parte il carbonio (il quale nella ghisa si concentra sotto forma di grafite indebolendo il metallo) così da produrre un semiacciaio, infinitamente più resistente della ghisa ordinaria. In breve tempo i grossi cannoni Brooke prodotti a Selma diventarono gli spauracchi delle corazzate che anche il Nord più tardi adottò, e che non osarono più avvicinarsi troppo.
Ma il Nord si decise a costruire corazzate soltanto sotto la minaccia dei meridionali. Questi avevano compiuto sforzi estremi per arrivare primi. A Norfolk ripescarono lo scafo si una fregata a vapore nordista auto affondatasi, la Merrimack. La nave fu tagliata all’altezza della linea di galleggiamento, corazzata, armata di cannoni Brooke e ribattezzata Virginia.
Il vecchio, audace Buchanan, ne assunse il comando. L’8 marzo 1862, data memorabile per tutti i tempi a venire, la Virginia uscì da Norfolk comandata da Buchanan per attaccare da sola l’intera flotta nordista. Il risultato fu sbalorditivo: i grossi proiettili dei cannoni unionisti rimbalzavano sulle corazze della Virginia come ciottoli.


La CSS Virginia

In breve fu chiaro che il mostro di ferro poteva fare della flotta unionista ciò che voleva. Due grandi navi settentrionali, la Cumberland e la Congress, furono colate a fondo; un’altra, la Minnesota, mandata ad arenarsi in condizioni disperate; l’intera squadra avversaria fu volta in fuga.
Ma il Nord (ove i piani di Mallory erano stati subodorati) si era dato affannosamente da fare, ed ora arrivò appena in tempo a parare se non il colpo, per lo meno le sue conseguenze. Una corazzata, la Monitor, era stata costruita lavorando giorno e notte, ed ora essa arrivò presso Norfolk la notte sul 9 Marzo. Quel giorno i due mostri di ferro si fronteggiarono e si ebbe, per la prima volta nella storia del mondo, un duello di corazzate. Esso durò l’intera giornata, ed alla fine entrambi le navi abbandonarono, pressochè intatte, il campo della lotta. La teoria di Mallory aveva dunque trionfato: da quel momento, e per un secolo, la corazzata sarebbe stata la regina dei mari.
Visto il successo, i sudisti lavorarono disperatamente a costruire altre unità consimili. Le risorse mancavano; le difficoltà erano spaventose. Bisognava proteggere i porti; bisognava proteggere i fiumi; soprattutto bisognava proteggere il Mississipi. Colà il nemico attaccava tentando di dominare il grande corso d’acqua con due flotte: una di navi d’alto mare, comandata dall’Ammiraglio Farragut, che doveva risalire il Mississipi dal Golfo del Messico; l’altra di cannoniere, comandata dal commodoro Davis, che doveva discendere il fiume da nord, incontro alla prima. per parare questa duplice minaccia Mallory fece porre in cantiere quattro corazzate: due a Memphis, Tennessee: l’Arkansas  e la Tennessee, che dovevano proteggere il fiume contro la minaccia  da nord; due a New Orleans, Louisiana: la Mississippi e la Louisiana, destinate a sbarrar la strada a Farragut.
Capitano Franklin Buchanan
La Mississippi, in particolare, doveva essere la più poderosa nave mai vista al mondo: Farragut stesso la definì “il terrore dei mari”, aggiungendo che se una tale corazzata avesse attaccato la sua flotta, avrebbe fatto l’effetto di un elefante in un negozio di chincaglierie. Perciò i nordisti decisero di anticipare i tempi dell’attacco.
I sudisti, privi di officine efficienti, con scarsa manodopera, lottarono disperatamente contro il tempo: si pensi che gli alberi per le eliche della MISSISSIPI dovevano venir fabbricati dalla Tredegar Iron Works, nella lontanissima Richmond, sita all’altro capo della Confederazione! Così, quando gli unionisti attaccarono, nessuna delle quattro corazzate era pronta. A Memphis, la Tennessee dovette venir incendiata e fatta saltare in aria ancora sugli scali, per evitarne la cattura; a New Orleans la Louisiana, ancora priva di macchine fu pure fatta esplodere; la Mississippi, già varata ma senza le corazze, fu data alle fiamme. Solo l’Arkansas, senza macchine, potè venir portata via in fretta e furia e rimorchiata dentro il fiume Yazoo.
Sembrava che i nordisti fossero ormai padroni dell’intero corso del Mississipi: solo la piazzaforte di Vicksburg resisteva ancora, ma era già bloccata da entrambi i lati dalle flotte di Farragut e Davis. Ma i sudisti lavoravano giorno e notte a finire l’ARKANSAS. Il barcone con le corazze per la nave era andato a picco nello Yazoo: lo si ripescò. Infine la nave fu pronta e il 15 luglio 1862 salpò da Yazoo City per attaccare da sola le due flotte di Farragut e Davis riunite davanti a Vicksburg.


La CSS Virginia sperona la USS Cumberland

La battaglia fu terribile, ma ancora una volta la nave corazzata riaffermò la propria superiorità: le flotte nemiche furono costrette a ritirarsi. per il momento Vicksburg era salva: la città avrebbe resistito ancora più di un anno. poco più tardi però l’Arkansas, in seguito ad un guasto irreparabile alle macchine, dovette venire distrutta per evitarne la cattura.
Altrove i confederati proseguivano energicamente il loro programma di costruzione di corazzate. Una tra le migliori, l’Albemarle, fu costruita in un campo di granturco adattato in qualche modo a cantiere. Furono superate difficoltà immense: nel corso della guerra, i confederati arrivarono a fabbricare per lo meno 29 corazzate e ad impostarne altre 14. Le città marittime di Mobile, Charleston, Savannah, Wilmington e la capitale, Richmond, ebbero tutte la loro piccola flotta di corazzate che le rese imprendibili dal mare fin quasi alla fine della guerra, fino a che, cioè, esse furono prese dagli eserciti nordisti che arrivarono loro alle spalle.


Lo scontro fra la CSS Arkansas e la flotta unionista a Vicksburg il 15 Luglio del ’62

Nel frattempo si sviluppava la guerra di corsa. L’audace e immaginoso Bulloch era riuscito a far costruire o a comperare in Inghilterra tre incrociatori: l’Alabama ( affidato a Semmes, dopo che il piccolo Sumter si era reso inutilizzabile), il Florida e lo Shenandoah. Questi tre incrociatori, assieme ad un quarto, il Georgia, condussero la guerra al traffico marittimo degli Stati Uniti con terribile efficienza.
Non fu facile farli uscire dall’Inghilterra, che, Paese neutrale, non intendeva vendere navi da guerra a nessuno dei contendenti, ed era minacciata di severe rappresaglie dal Nord. Ma Bulloch non si arrendeva certo davanti a simili difficoltà.
L’ammiraglio unionista Farragut
Le navi partirono dai porti britannici disarmate e sotto bandiera neutrale. Giunte presso qualche isola deserta in alto mare, incontrarono dei vapori da carico, partiti separatamente, con a bordo l’armamento. I cannoni furono montati, la bandiera confederata issata sul picco, e la carriera di questi sterminatori del traffico cominciò. Essi operarono in tutti i mari del mondo: lo Shenandoah si spinse fin nel Mare di Bering, compiendo il giro del globo, e fu l’ultimo ad ammainare la bandiera sudista; l’Alabama operò fin sui Mari della Cina, in Malesia e a Singapore, finchè, il 19 giugno 1864, fu distrutto dopo una terribile battaglia con l’incrociatore nordista Kearsarge davanti a Cherbourg, nella Manica. 
L’obiettivo che il ministro Mallory intendeva realizzare mediante i corsari fu raggiunto: la flotta mercantile degli Stati Uniti subì perdite enormi e fu praticamente spazzata via dai mari. Alla fine del conflitto essa, che era una tra le prime marine mercantili del mondo, aveva virtualmente cessato di esistere!
Ma Bulloch fallì invece completamente (e non per colpa sua)nel compito di far costruire in Europa alcune veloci corazzate di alto mare per la Confederazione.Tre infatti di queste erano state da lui ordinate a cantieri britannici di Liverpool a Glasgow: ma quando queste erano quasi pronte il governo britannico, spaventato dalle minacce dei nordisti (l’Ambasciatore americano Adams giunse a dire freddamente al Ministro degli Esteri lord Russell: “Immagino vi rendiate conto che se consegnate le corazzate è la guerra”), le sequestrò. Bulloch si trasferì allora in Francia, riprendendo pazientemente le fila e ordinando quattro corazzate ai cantieri di Nantes e di Bordeaux: ma anche qui avvenne lo stesso.Alla fin fine, una sola tra le corazzate ordinate in Francia, la Stonewall, fu consegnata ai sudisti. Essa era una formidabile unità, ed avrebbe potuto influire assai sulle sorti della guerra; ma arrivò sulle coste dell’America quando ormai il Sud si era dovuto arrendere.
La marina confederata, dunque, eccetto che per gli incrociatori corsari, dovette limitarsi alla difensiva: il nemico premeva implacabilmente sul fronte marittimo come su quello terrestre con tutto il suo peso schiacciante. Fu Matthew Fontaine Maury, il grande oceanografo, a ideare un arma che, insieme alle corazzate, avrebbe reso i porti del Sud pressochè invulnerabili: la mina, chiamata allora “torpedine”. Le prime mine  costruite da Maury erano a ignizione diretta, e già ottennero terribili risultati: ma Maury guardava più lontano. I suoi studi di elettrologia lo condussero ad idearela mina a comando elettrico, dapprima elettro-galvanica (comandata a pile), di poi elettro-magnetica (accesa da un esploditore).


La battaglia di Mobile Bay, 5 agosto 1864

Infine egli pervenne a sistemare delle mine a triplice comando, le quali non potevano esplodere se l’ignizione non era data contemporaneamente da tre operatori situati al vertice di un triangolo: ciò consentiva lo scoppio solo quando la nave nemica da distruggere era esattamente sopra la mina. Maury, dato che l’esploditore inviava corrente ad alta tensione e che solo questa poteva far esplodere le mine, usò corrente a bassa tensione per consentire agli operatori situati ai lati di una baia di mantenersi l’un l’altro in contatto telegrafico sfruttando gli stessi cavi che dovevano infiammare le mine.
In breve tempo tutte le acque del Sud furono protette da estesi campi minati, terribile ostacolo per le navi unioniste: durante i quattro anni del conflitto ben 58 navi nordiste furono distrutte dalle mine. Alcuni tra i casi più celebri furono quelli della corazzata TECUMSEH, colata a picco a Mobile Bay con 90 uomini di equipaggio; quello della cannoniera CAIRO, saltata nel fiume Yazoo, presso Vicksburg; quello della nave ammiraglia della flotta nordista dell’Atlantico del sud HARVEST MOON, saltata davanti a Charleston, nella Carolina Meridionale.
Ma i geniali marinai sudisti pensavano ancora ad altro.


L’affondamento del USS Cairo davanti alla città di Vicksburg

Da tempo un costruttore navale di Mobile, Alabama, tale Hunley, aveva ideato e fabbricato un battello sottomarino. In immersione, veniva azionato da un sistema di manovelle che ne muovevano l’elica: doveva recare, come i DAVID, un ordigno esplosivo in cima ad un’asta. Le prime prove del sommergibile furono poco buone. Sperimentato in acque poco profonde, per ben due volte si piantò nella mota della baia di Charleston e l’intero equipaggio perì. Ma un audace, il tenente Dixon, si offerse di portare egualmente lo HUNLEY ( così chiamato, dal nome del suo costruttore, perito in uno dei due esperimenti) contro la flotta nemica.
La sera del 17 febbraio 1864 lo Hunley uscì silenziosamente in mare. La notte era calma e luminosa, e il tenente Dixon poteva vedere chiaramente le sagome delle navi nemiche. Giunto presso il poderoso incrociatore unionista  Housatonic, Dixon comandò l’immersione. Poi ordinò l’attacco. Dalle difese di Charleston i soldati confederati in ansiosa attesa udirono una tremenda esplosione lacerare il silenzio della notte: poi più nulla. Lo HUNLEY non rientrò mai più alla base.
Ma lo HOUSATONIC, con la carena squarciata, stava colando in fondo al mare: quanto all’eroico sommergibile, travolto dal risucchio, fu anch’esso trascinato insieme alla sua vittima nel vortice. Per la prima volta nella storia navale un vascello di guerra era stato affondato da un mezzo sottomarino: non è inesatto nè esagerato dire che quella data rimane tra le più importanti dell’età contemporanea.


La CSS Hunley attacca la USS Housetonic

Alla fine il Sud fu sconfitto e dovette soggiacere non già alla Marina nemica, ma agli eserciti del Nord. Mallory, con scarsi mezzi, con il solo aiuto della sua genialità e di una pattuglia di collaboratori di prim’ordine, aveva creato una Marina dal nulla, l’aveva portata al combattimento, aveva inflitto colpi terribili alle forze navali nemiche, aveva coperto per quattro anni le spalle degli eserciti sudisti operanti sui vari fronti. Ed aveva fatto ciò mediante tali e tante innovazioni che la sola Marina confederata contribuì di più al rinnovamento della tecnica e della strategia navale di quanto non avessero fatto tutte le altre marine messe assieme.
Fu detto che gli eserciti sudisti furono alla fine battuti perchè strangolati dal blocco navale. Ciò è inesatto. Sebbene il commercio in violazione del blocco non fosse di competenza di Mallory, questi dette però un vigoroso contributo ad organizzare quella flotta di vapori velocissimi, bassi sul mare, che nelle notti illuni sfidavano le squadre nemiche per introdurre nel Mezzogiorno armi, munizioni e prodotti indispensabili.
In un punto il programma di Mallory incontrò un tragico insuccesso: nel tentativo di far costruire corazzate in Europa. Se si pensa che l’infaticabile Bulloch era riuscito a far porre in cantiere tre grandi corazzate in Inghilterra e quattro in Francia, si può facilmente giudicare quali conseguenze avrebbe avuto sull’andamento della lotta l’arrivo nelle acque americane di questa formidabile flotta sotto bandiera confederata.
La storia tuttavia non si fa con i “se”. Il Mezzogiorno fu battuto principalmente perchè il Nord era industrialmente più avanzato. le corazzate inglesi e francesi non furono consegnate per motivi diplomatici: ma questi motivi erano sostanziati dalla paura che la grande Marina degli Stati Uniti ispirò ai governi di Gran Bretagna e di Francia, inducendoli a rifiutare al Sud le navi; e le grandi proporzioni della Marina degli Stati Uniti erano dovute alla immane attrezzatura industriale di cui il Nord era in grado di disporre.
Così pure, se le corazzate in costruzione fossero state pronte a tempo, le flotte di Farragut e di Davis sarebbero state indubbiamente battute e New Orleans non sarebbe mai caduta. Ma esse non furono pronte a tempo: e ciò non per caso, ma perchè la scarsa attrezzatura del Sud, paese agricolo arretrato, condannava preventivamente al fallimento lo sforzo sovrumano fatto dai confederati per accelerare la fabbricazione di quelle navi. esse erano troppo per la modesta industria del Mezzogiorno; e c’è già da stupirsi di ciò che i sudisti riuscirono a fare, puntando sopra tutto sul genio dei capi, dei costruttori navali, degli scienziati.