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Gli indomabili Kickapoo

A cura di Gianni Albertoli

Nel decennio precedente alla Civil War (1861-65), i Southern Kickapoo furono molto attivi, inquieti e particolarmente bellicosi. Dopo varie peripezie, tra il Messico e il Territorio Indiano, molti di loro accettarono di stabilirsi in una piccola Riserva presso gli indiani Sauk & Fox. Almeno tre significativi movimenti della storia dei Southern Kickapoo si sarebbero verificati nel periodo antecedente la Civil War. Uno fu la loro partecipazione al movimento di Wildcat, che avrebbe coinvolto una migrazione a nord del Messico ed un successivo rapido ritorno nel Territorio Indiano.
Un altro una generale riapertura della guerra contro il Texas, mentre il terzo avrebbe interessato lo spostamento di alcuni frammenti di tre bande della nazione – quelle del Canadian River, del Wild Horse Creek e dell’Upper Brazos – nel Leased District, una speciale Riserva posta nella parte sud-occidentale del Territorio Indiano, abitata anche da gruppi di indiani Kiowa, Comanches, Wichita ed altri gruppi Caddoan.
Coacoochee, meglio noto come “Wildcat”, era un famoso guerriero Seminole che aveva combattuto le truppe americane in Florida, per poi seguire la sua gente nel Territorio Indiano.
Giunti in Oklahoma, alcuni gruppi Seminole furono particolarmente delusi dal trattamento subito e dal piano americano che intendeva unire la nazione agli affini Creek. Amante della libertà e dell’indipendenza del suo popolo, estremamente ambizioso e organizzatore infaticabile, Wildcat mise a punto un grande piano per dar vita ad una Confederazione di tutte le tribù del Sud-ovest, i cui membri si sarebbero uniti per fronteggiare l’espansione anglo-americana. Tra il 1846 e il 1850, Wildcat andò strenuamente alla ricerca di una nuova terra al di fuori della giurisdizione americana; il capo viaggiò molto e, dopo una serie di colloqui con rappresentanti del Governo messicano, decise di organizzare una comunità indiana a sud del Rio Grande, nel Coahuila.
Wildcat avrebbe visitato numerose tribù, fra le quali i Kickapoo, i Comanches, i Kiowa, i Wichita e alcuni gruppi Caddoan, cercando di convincerle ad entrare nella nuova Confederazione. Con una sola eccezione le tribù respinsero le sue proposte, soltanto i Southern Kickapoo mostrarono grande interesse, le parole del capo Seminole avevano per loro parecchia familiarità. Gli insegnamenti di Tecumseh e del Profeta Elskwatawa erano ancora ben presenti nello spirito di questi indiani, così le parole di Wildcat furono ben accolte. L’odio implacabile dei Kickapoo verso gli americani era ben noto, li avevano costretti a vivere separati dai loro fratelli del nord, la “strada dell’Uomo Bianco” non faceva parte della loro cultura. Questo odio mai dimenticato, e la forte inclinazione ad avere capi audaci e combattenti fino alla morte, spiegava meglio l’indomita tribù Kickapoo. Agli inizi del 1850 Wildcat era ormai pronto a lanciare la sua sfida e, con circa 250 guerrieri Seminole e Kickapoo – il cui leader era Papequah, capo dei Kickapoo del Wild Horse Creek -, gli indiani attraversarono il Rio Grande per stabilirsi nel Messico settentrionale, nelle zone di Piedras Negras. I funzionari messicani del Coahuila, li avrebbero accolti con grande interesse e amicizia, avevano bisogno di guerrieri che potessero contrastare le periodiche e devastanti incursioni dei razziatori Comanches e Apaches che attaccavano gli insediamenti. I messicani acconsentirono e giunsero a promettere loro anche bestiame ed attrezzi agricoli. Gli indiani di Wildcat si sarebbero stabiliti nei villaggi lungo la frontiera del Rio Grande. Nella tarda primavera del 1850, Wildcat sarebbe rientrato nel Territorio Indiano per reclutare nuovi gruppi, ma anche in questo caso, soltanto alcuni gruppi Kickapoo avrebbero accettato la sua proposta. Visitando i villaggi del Canadian e del Wild Horse Creek, il capo ebbe modo di aumentare le sue bande con nuovi guerrieri; soltanto Pecan – capo dei Kickapoo del Canadian -, si sarebbe opposto all’offerta, avrebbe rifiutato di spostarsi nel Messico per aiutare gli indiani Creek a difendersi dagli attacchi portati contro di loro dagli Osages, dai Pawnee e dai Comanches. Particolarmente odiati erano gli Osages a cui, durante il loro spostamento a sud, i Kickapoo li avevano martoriati con continui attacchi ai loro villaggi. Comunque, fu Pacanah, il vecchio e bellicoso leader della banda del Wild Horse Creek, a convincere i suoi seguaci a non seguire Wildcat in Messico; così, attraverso la grande influenza di Pecan e Pacanah, i guerrieri più anziani e le loro famiglie preferirono restare nel Territorio Indiano con un gran numero di donne e bambini. Alla fine però, Wildcat riuscì a convincere circa 200 giovani guerrieri delle due bande Kickapoo, promettendo loro grandi bottini da sottrarre ai Comanches e agli Apaches, e dichiarando l’aiuto del Governo messicano in cambio dei servizi ricevuti.


La guerra di Tecumseh

Ai circa 200 guerrieri Kickapoo si sarebbero poi uniti anche alcuni guerrieri della banda del fiume Brazos, fu allora che Wildcat guidò i guerrieri verso sud nel maggio 1850. Tra la fine del 1850 e l’inizio dell’anno successivo i guerrieri di Wildcat pattugliarono il confine del Rio Grande, mettendo in seria difficoltà i razziatori del nord. Nella tarda estate del 1851, e agli inizi dell’autunno, però, gli Apaches e i Comanches assalirono da ovest gli insediamenti messicani. I guerrieri di Wildcat dovettero impegnarsi a fondo per respingere a nord i razziatori, e dovettero inseguirli senza alcuna sosta attraverso le desolate terre del Texas occidentale; alcuni gruppi di razziatori vennero bloccati e sconfitti duramente, e i guerrieri ritornarono ai loro villaggi carichi di scalpi e di una notevole quantità di bottino, fra cui diverse centinaia di muli e cavalli. Quando i vittoriosi guerrieri Kickapoo rientrarono ai loro villaggi del Coahuila settentrionale, ebbero la sorpresa di trovarvi Pecan e Pacanah, stavano tentando di convincere gli indiani a rientrare nel Territorio Indiano. I due influenti leader ebbero la meglio e riuscirono a convincere la maggior parte dei Kickapoo a rientrare negli insediamenti. Wildcat, infuriato, restò nel Messico con quaranta Seminole e circa 80 negri, mentre i Kickapoo rientrarono nel Texas con la maggior parte del bottino tolto ai Comanches. La realtà fu comunque ben diversa dalle aspettative, continuamente sorvegliati dalle truppe, i Kickapoo cominciarono a pensare di spostarsi verso occidente per sfuggire alle nuove situazioni. Nel frattempo, sul Big Beaver Creek, era giunta anche la banda di Mothakuck, la quale si mise ad assalire gli insediamenti americani del territorio, i quali erano stati per anni una sorta di barriera contro l’avanzata indiana. Nuovi Trattati con gli indiani poterono legalizzare vere e proprie estorsioni di terre da aprire alla colonizzazione bianca. La reazione indiana portava ora alla creazione di milizie territoriali chiamate “Rangers”, che dovevano proteggere gli insediamenti e contrattaccare ogni tipo di incursione.


Dipinto di Richard Hook: Seminole

Negli anni della Repubblica del Texas, gruppi indiani erano stati cacciati dai fiumi Sabine ed Angelina; i Waco, Tawakoni, Ionies, Anadarko e bande sparse di Caddoan e Wichita furono spinte a nord e a ovest con una implacabile pressione militare. Nel 1845 la Repubblica del Texas venne annessa dagli Stati Uniti. Uno dei primi agenti americani ad operare nel Texas fu Robert S. Neighbors, il quale ereditò una montagna di problemi lasciati irrisolti dai texani. Uno di questi era rappresentato dalle continue incursioni dei Comanches, i quali razziavano costantemente il lato occidentale degli insediamenti, dal Red River al Rio Grande. I Kickapoo meridionali erano stati indirettamente coinvolti in queste incursioni, infatti il gruppo del Wild Horse Creek deteneva il monopolio commerciale per rifornire i Comanches di armi, tabacco, tessuti e altri vettovagliamenti, in cambio ottenevano dai razziatori i frutti dei loro bottini. Il Neighbors, affiancato dal Jesse Stem, dovette intervenire immediatamente, cercando di limitare l’influenza dei Kickapoo sui Comanches; e tenendo periodici Consigli con gli stessi Comanches, riforniti di doni di vario genere. L’apertura di nuovi trading-post avrebbe dovuto servire a rompere l’alleanza commerciale fra i Comanches e i Kickapoo. I Kickapoo si resero conto del pericolo, le intenzioni americane erano serie e tendevano a rompere i loro rapporti commerciali con i Comanches, così avvisavano i loro partner che i bianchi avevano intenzione di “diffondere il vaiolo nei vostri villaggi, per poi tagliarvi la gola quando vi addormentate”. Questa campagna avrebbe impedito varie volte agli americani di convocare i Comanches in diversi Consigli, così il commercio fra le due popolazioni sarebbe continuato a fiorire. Jesse Stem, l’agente responsabile della Clear Fork Valley Agency, avrebbe lavorato per anni al fine di superare la “nefasta influenza” dei commercianti Kickapoo sugli indiani Comanches; i risultati furono purtroppo scarsi e neppure le minacce di intervento militare sarebbero riuscite a far desistere i Kickapoo. Nei primi mesi del 1854 lo Stem rassegnava le sue dimissioni e si stabiliva in una fattoria nelle vicinanze di Fort Belknap; infine, nella primavera dello stesso anno, lo Stem e un amico sarebbero caduti in una imboscata di una spedizione di guerra dei Kickapoo, i due persero la vita a meno di dieci miglia dal forte.


Una famiglia di Osage

I loro corpi vennero orrendamente mutilati e scalpati, il loro carro venne saccheggiato e i muli razziati. Il sanguinoso episodio seminò il panico nel territorio, fu allora che un gruppo di cittadini mise una taglia di 500 dollari per la cattura, o l’uccisione, degli “assassini Kickapoo”, individuati in guerrieri appartenenti alla banda del Wild Horse Creek. Un altro problema fu rappresentato dalla continua espansione verso ovest degli insediamenti coloniali; questo inarrestabile movimento esercitava forti pressioni sui Wacos e altri piccoli gruppi, che ormai dovevano essere rimossi. Alla fine venne istituita una piccola riserva a circa 15 miglia da Fort Belknap, dove vi entrarono almeno 1.000 indiani Wacos, Tawakonis, Ionies, Anadarkos, Kichais e alcune bande sparse di Wichitas e Caddoes. I Kickapoo del Brazos declinarono l’invito, poi compirono alcune scorrerie nei villaggi più isolati di questi indiani, saccheggiando i loro granai, uccidendo il bestiame e razziando numerosi cavalli. Il problema di questi indiani della nuova Riserva venne dunque aggravato dai continui attacchi dei predoni Kickapoo, i quali giungevano ormai a mettere in pericolo gli stessi insediamenti; soltanto qualche tempo dopo gli indiani sarebbero stati rimossi nel Territorio Indiano. L’agente Neighbors non perse tempo e, scortati da due Compagnie di Fanteria, e due di Cavalleria, le tribù della Riserva attraversarono il Red River il 9 agosto 1859. Ironia della sorte, il Neighbors sarebbe stato ucciso durante un alterco con un colono sulla politica indiana delle autorità; prima della sua morte, infatti, il Texas aveva dovuto subire numerose incursioni operate dai Kickapoo. L’agente aveva sempre richiesto la cooperazione delle autorità, e suggeriva di utilizzare le annualità di 5 mila dollari per gli indiani Kickapoo, come previsto dal Trattato di Castor Hill, per ricompensare i texani che avevano subito pesanti perdite durante gli attacchi. Poiché la maggior parte di queste annualità andava ai Northern Kickapoo, molto più malleabili e pacifici, il Commissario avvisava il Neighbors che, “Sarebbe una grave ingiustizia, verso i Kickapoo ben disposti alla pace, prendere le loro annualità per pagare gli oltraggi commessi dagli indiani indegni”.


I Kickapoo

I raids dei Kickapoo continuarono incessantemente, le loro depredazioni a sud del Red River, tra il 1847 e il 1852, però ben raramente portarono all’uccisione di esseri umani. Di solito si limitavano a rubare cavalli e ad uccidere il bestiame per intimidire i coloni e rallentare il costante movimento verso occidente; infatti, in quel periodo nuove fattorie stavano sorgendo nei territori di caccia dei Kickapoo, sull’alto corso del Colorado e sulle forcelle del Brazos. Nel 1852 alcuni capi della tribù avevano chiesto spiegazioni alle autorità ma, purtroppo, non ebbero alcuna risposta. Gli sforzi degli agenti Stem e Neighbors non avevano avuto alcun risultato positivo e i Kickapoo continuavano a commerciare con i Comanches, mentre la banda del Wild Horse Creek continuava ad irrigidirsi di fronte a qualsiasi proposta di pace. A difesa della frontiera i Texani organizzarono parecchi corpi di Rangers, i quali affiancavano le truppe americane stabilitesi nelle postazioni militari del Texas e del Territorio Indiano. La nuova situazione non andava certamente a genio ai Kickapoo, i quali per una combinazione di fattori – la creazione di nuovi insediamenti nei loro territori di caccia, le ingerenze governative sui loro rapporti commerciali con i Comanches, e la sorveglianza continua dei loro movimenti -, portarono ad un odio mortale dei guerrieri nei confronti del Texas. Così, entro il 1858, le incursioni dei Kickapoo si sarebbero intensificate notevolmente in tutto il territorio. Il continuo accumulo di odio avrebbe consentito ai guerrieri di lanciare azioni di vendetta a partire dal 1851, quando la banda di Mothakuck, pressata dall’avanzata coloniale e stanziata sull’alto corso del Brazos, dovette ritirarsi a nord, attraversare il Red River, per stabilirsi sul Big Beaver Creek. La maggior parte dei circa 200 giovani guerrieri, che avevano seguito Wildcat nel Coahuila per tornare nel Territorio Indiano nel 1852, sarebbero rimasti con i loro parenti sul Wild Horse Creek e sul Canadian River, ma poi si sarebbero spostati a ovest per raggiungere Mothakuck. La nuova collocazione dei Kickapoo sarebbe rientrata in una Riserva creata nel 1855 dal Governo. L’area, nota come “Leased District”, era stata concessa dalle tribù Choctaw e Chickasaw per fornire una sede stabile ai Kiowas, ai Comanches e alle altre “tribù selvagge”. Gli americani speravano che questi indiani avrebbero così abbandonato le loro attività predatorie, regolandosi poi in una nuova vita sedentaria. Vana speranza, parecchi gruppi di guerrieri Kiowas e Comanches del Leased District si sarebbero uniti ai Kickapoo di Mothakuck. Così, nuove scorrerie si abbatterono sugli insediamenti coloniali posti a sud-ovest. D.R. Glisan, un chirurgo militare di Fort Arbuckle, ebbe modo di visitare il villaggio di Mothakuck, ne rimase particolarmente colpito, i guerrieri Kickapoo “… sanno utilizzare altrettanto bene l’arco e il fucile, e sono coraggiosi come gli Spartani”. I razziatori Kickapoo si spingevano a sud del Red River per assalire gli insediamenti e i ranch isolati, e parecchie volte operarono al fianco dei Kiowas e dei Comanches.


I Comanches di Howard Terpning

Era evidente che le loro depredazioni sarebbero state ben diverse dalle precedenti, oltre ad essere intensificate, potevano ora raggiungere terre anche molto lontane e, soprattutto, vi era un notevole aumento delle quantità di bottino razziato. Considerando che i loro raids del decennio 1840 fu di breve durata e di portata abbastanza limitata, e che raramente aveva fruttato più di 50 cavalli e muli, le loro scorrerie a partire dal 1850 avevano ormai assunto delle proporzioni elevatissime con eclatanti risultati. Ciò viene ben illustrato da una incursione avvenuta durante l’autunno del 1857. Un piccolo gruppo guerriero, proveniente dal Big Beaver Creek, compì diverse incursioni in un distretto presso le sorgenti del fiume Leon; due texani perdettero la vita, alcuni vennero seriamente feriti e i Kickapoo poterono razziare oltre 400 cavalli. Nello stesso periodo, un altro gruppo assaliva gli insediamenti posti sui fiumi Brazos e Colorado.

Il bilancio di questa frenetica serie di attacchi sarebbe stato di sette texani morti, circa 600 cavalli razziati e circa 60 mila dollari di valore di proprietà distrutte. L’anno 1858 avrebbe segnato i massimi successi dei Kickapoo nel Texas. La Jack County, e le zone circostanti, venne ampiamente razziata e sottoposta ad incursioni devastanti, casolari saccheggiati, distrutti e dati alle fiamme, cavalli e muli razziati, bestiame ucciso e coloni in fuga in preda al panico. Ancora una volta, al fianco dei razziatori Kickapoo, spesso e volentieri vi erano guerrieri Kiowas e Comanches che operavano principalmente sulle vie di comunicazione che portavano ad El Paso. Gli insediamenti isolati a ovest del Pecos vennero saccheggiati e distrutti, le zone di Fort Davis, nel lontano Texas sud-occidentale, subirono la stessa sorte; guerrieri Kickapoo si misero in mostra assalendo due carri di emigranti diretti in California, uccidendo quattro guardie, con un quinto ferito, e fuggendo con una considerevole mandria di cavalli e circa 200 capi di bestiame. Un ruolo curioso venne giocato da una banda Kickapoo durante una incursione nella Jack County, avvenuta nei primi mesi del 1858. Abner Mullins, un ranchero texano, aveva perso circa 400 cavalli durante una razzia dei Kiowas e dei Comanches. Una pattuglia dell’esercito americano – guidata dal maggiore Earl Van Dorn – era sulle tracce dei razziatori quando incontrò una banda Kickapoo, la quale venne convinta a porsi alle dipendenze delle truppe per fungere da scouts. Messisi nelle mani di questi acerrimi nemici del Texas, le truppe furono condotte in terre desolate per poi essere abbandonate sul Red River. Il Van Dorn avrebbe continuato la caccia a nord del Canadian, ma avrebbe ben presto desistito, la sua operazione militare sarebbe terminata con un autentico fiasco. Fu allora che i texani autorizzarono nuove creazioni di gruppi di Rangers che dovevano operare lungo le frontiere nord-occidentali. Il colonnello John S. Ford, un ben noto “Indian Fighter”, avrebbe creato una forza di ben 190 uomini ottimamente addestrati, poi li avrebbe guidati sul Red River per “perseguire e punire gli indiani”.


Un’immagine di una riserva dei Caddo

Nella primavera del 1858 i Rangers del Ford iniziarono a pattugliare il corso del fiume, ma il nuovo sistema difensivo e di sorveglianza non dette però alcun frutto importante, una banda Kickapoo attraversò il fiume per mettere a ferro e fuoco la Jack County, e per poi ritornare sul Big Beaver Creek con un grande bottino e con una consistente mandria di cavalli. I Rangers del Ford sarebbero venuti a conoscenza dell’incursione qualche tempo dopo. Il colonnello, particolarmente infuriato, inviò allora alcuni scouts Caddoes e Anadarko oltre il Red River, dovevano localizzare i villaggi sul Big Beaver Creek; gli scouts ritornarono con la notizia che i guerrieri erano impegnati nella caccia ai bisonti e che i villaggi avevano pochi guerrieri. Gli scouts avevano saputo da Jonas Masifield, un commerciante bianco, che i Kickapoo erano ritornati nei loro insediamenti con grandi mandrie di cavalli razziati nel Texas; era questa la notizia che il colonnello attendeva, ora si sapeva con certezza che le incursioni nella Jack County erano opera dei Kickapoo. Il colonnello Ford, comunque, ricordava che vi era “senza alcun dubbio, una alleanza tra i rinnegati Kickapoo e i Comanches, da tempo in guerra contro il Texas”. Nel maggio 1858 gli scouts del colonnello scoprirono un accampamento di notevoli dimensioni dei Comanches sull’alto Washita, apparteneva alla banda di Iron Jacket. Le forze del Ford si mossero rapidamente, attraversarono il Red River, colsero di sorpresa gli indiani e inflissero loro una grave sconfitta. Iron Jacket perdette la vita nello scontro, la sua banda venne dispersa, 10 indiani catturati e 76 scalpi Comanche furono portati trionfalmente in città. L’audacia dimostrata dai Rangers avrebbe scosso notevolmente l’esercito americano per la sua inerzia difensiva. Nel settembre 1858, quattro Compagnie di Cavalleria degli Stati Uniti, e una di Fanteria, sotto il comando del maggiore Earl Van Dorn, da Fort Belknap si mossero in direzione del Leased District. Le truppe stabilirono la loro base sull’Otter Creek, nella parte meridionale del Distretto, chiamandola “Camp Radziminsky”. Affiancate da scouts Tonkawas e Anadarkos, numerose pattuglie si spinsero alla ricerca delle bande ostili all’interno del Distretto. Il primo ottobre 1858, nelle vicinanze di Rush Springs, le truppe riuscirono a catturare una banda Comanches di circa 500 unità, gli indiani stavano ritornando dal Texas. Le truppe colpirono duramente e 56 indiani perdettero la vita nello scontro, poi dettero fuoco a tutte le tende e catturarono circa 300 cavalli; i Comanches si dispersero soprattutto a piedi, avevano perso tutto e ora fuggivano disperatamente. La situazione stava veramente mutando nel Distretto, ora anche i Kickapoo erano sottoposti a stretta sorveglianza, ma erano riusciti a sfuggire alle pesanti ritorsioni dei Rangers e delle truppe; ora sapevano che il prossimo obiettivo poteva essere il loro villaggio sul Big Beaver Creek. Nell’ottobre 1859 la rete difensiva texana venne ulteriormente rafforzata con la costruzione di Fort Cobb, presso la foce del Cobb Creek sul Washita. Fu allora che i Kickapoo evacuarono velocemente il villaggio (tardo inverno 1859-60) sul Big Beaver Creek per spostarsi nei villaggi Kickapoo del fiume Canadian e del Wild Horse Creek, dove sarebbero rimasti tranquilli per circa un anno. Allo scoppio della Civil War (1861), le truppe statunitensi avrebbero abbandonato il Texas e il Territorio Indiano, ora per i Kickapoo si stavano aprendo nuovi scenari di guerra. Lo scoppio della Civil War (1861) ebbe un impatto di vasta portata sulle tribù indiane delle pianure centro-meridionali. Le truppe federali di stanza a Fort Cobb, Fort Washita ecc., dovevano difendere il territorio dalla minacciata invasione sudista. Il generale Earl Van Dorn, comandante confederato del Texas, si spinse immediatamente sul Red River con il “First Texas Mounted Riflemen”; il colonnello H.E. McCulloch, a capo del distaccamento, avrebbe occupato le varie postazioni nordiste di Fort Cobb, Fort Washita, Fort Arbuckle in nome della Confederazione. Il colonnello avrebbe poi presidiato il territorio anche per impedire le scorrerie degli indiani Comanches, Kiowas e Kickapoo che martoriavano le frontiere. Il Territorio Indiano era molto ambito sia dai nordisti che dai sudisti, era ricco di piombo, sale e, soprattutto, aveva grandi mandrie di cavalli e di bestiame. Nella primavera del 1861 il generale Albert Pike, proveniente dall’Arkansas, venne nominato Commissario Straordinario dal nuovo Governo di Richmond, gli venne assegnato il compito di integrare all’interno della Confederazione le tribù indiane. Le “Cinque Nazioni Civilizzate” (Cherokee, Chickasaw, Creek, Choctaw e Seminoles) sarebbero state destinate a svolgere un ruolo molto importante negli affari della Confederazione, sia militare che economico.


Un trading post nei colori di Howard Terpning

Nei confronti delle tribù predatrici, il compito del Pike era almeno quello di assicurarsi la loro neutralità, in modo che il Texas non continuasse a subire incursioni e poter così liberare truppe per combattere l’Unione. Il Pike sperava vivamente di assicurarsi l’apporto militare dei Kickapoo, ben noti per la loro bellicosità, un battaglione di questi indiani sarebbe stato l’ideale per le truppe sudiste, come affermava lo stesso Pike in una lettera indirizzata a Matthew Leeper, l’agente indiano della Wichita Agency. Il Leeper venne incaricato di incontrare i Kickapoo nei loro insediamenti del Canadian River e del Wild Horse Creek e, inoltre, con la promessa di ricevere 40 centesimi al giorno per il loro cavallo, oltre ad una paga giornaliera, con tanto di razioni e abbigliamenti, se avessero accettato di porsi agli ordini della Confederazione. Nell’estate del 1861 le nazioni Creek, Choctaw, Chickasaw e Seminoles si alleavano ai sudisti, successivamente sarebbero state aperte trattative anche con i Cherokee. I messaggeri Seminoles informarono i Kickapoo dell’intenzione del Pike di incontrarli a Fort Cobb ai primi di agosto. I messaggeri visitarono i villaggi della tribù e si resero conto che, nel decennio precedente la Civil War, la leadership tribale era cambiata. Il vecchio Pecan, venerabile capo dei Kickapoo del Canadian, era morto intorno al 1860, un suo parente più giovane, con lo stesso nome, era ora alla testa della banda. Papequah, leader dei Kickapoo del Wild Horse Creek, pur essendo ancor giovane, manteneva un grande ascendente sulla sua gente e, soprattutto, poteva contare sulla lealtà dei suoi guerrieri. Mothakuck, capo della banda del Brazos, si era invece eclissato e sostituito dal guerriero Machemanet; questa banda, dopo aver risieduto sul fiume Brazos, aveva vissuto per un breve periodo nel Leased District ma, nel 1860, a causa della pressione militare, si era trasferita a est del novantottesimo meridiano, con alcuni gruppi che raggiunsero i Kickapoo di Papequah, ed altri quelli di Pecan. I tre capi chiamarono i guerrieri a Consiglio e decisero di accettare l’invito del Pike. Il primo agosto una delegazione di Kickapoo giungeva a Fort Cobb, dove erano già presenti i Comanches delle Riserve, i Caddos, i Wichitas, i Wacos, i Tonkawas, gli Ionies, i Kichais e gli Anadarkos. L’8 agosto 1861, il Pike e la sua guardia del corpo Seminoles, entrava nell’Agenzia e il tanto atteso Consiglio prese il via.


Kickapoo durante uno spostamento

I rappresentanti della Confederazione presentarono le condizioni del Trattato, mettendo in risalto il fatto che il Governo aveva seria intenzione di difendere gli indiani dalle “ambizioni dell’Unione”, la quale voleva impadronirsi dei territori di caccia degli indiani. Il Pike avrebbe poi acquistato merci di valore per gli indiani pari a quasi 2 mila dollari di valore da ritirare al Shirley Trading House, nei pressi dell’Agenzia. I delegati indiani furono molto soddisfatti, ora avevano cappelli, selle, bollitori, pistole, munizioni, caffé, tabacco e altre mercanzie. I capi ascoltarono attentamente i termini del Trattato, le tribù diventavano alleate dei Confederati e si astenevano dal compiere scorrerie nelle terre della Confederazione, tutte le vecchie inimicizie con i texani sarebbero state “dimenticate”. I nuovi protettori Confederati avrebbero rifornito le tribù di strumenti ed “attrezzi agricoli, sementi, bestiame e razioni di farina, zucchero, caffé, sale, aceto e sapone”, e ad ogni guerriero venne promesso un nuovo fucile e munizioni. Il 12 agosto i termini del Trattato furono ormai chiaramente compresi dai delegati indiani, così i capi dei Wichitas, Caddoes, Comanches delle Riserve, Anadarkos, Ionies, Tonkawas, Kichais e Wacos “toccarono la penna”. I Kickapoo preferirono astenersi dal firmare, la loro grande antipatia verso i texani non era cessata e, nonostante le suppliche del Pike, unite ad avvisi di durissime rappresaglie confederate, i capi Pecan, Papequah e Machemanet restarono sulle loro posizioni e, la sera del 12 agosto, i Kickapoo lasciavano l’Agenzia per ritornare ai loro villaggi. Comunque sia, i Kickapoo si trovarono divisi al loro interno sulle misure da adottare, ma l’anno 1861 fu molto intenso per le bande del Wild Horse Creek e del Canadian. Dal Wild Horse Creek gli indiani, in settembre, si spostarono a sud per stabilirsi sul fiume Walnut, mentre la banda del Canadian, composta da circa 600 anime, si sarebbe divisa. La maggior parte della banda avrebbe seguito Pecan nel Kansas meridionale, dove avrebbe costruito un villaggio temporaneo sull’Upper Neosho; circa 50 guerrieri della banda, con le loro famiglie, avendo sentito parlare di una zona neutra occupata da indiani Creek e Seminoles, sotto il capo Opothleyaholo, che si erano stabiliti sul Deep Fork, preferirono unirsi a loro per evitare qualsiasi problema con le truppe texane, ma ben presto i seguaci di Opothleyaholo vennero costretti a spostarsi più a nord del Territorio Indiano. Dopo aver scacciato le forze Confederate in ben tre scontri, i guerrieri di Opothleyaholo subirono una pesante sconfitta a Chustenalah, il 26 dicembre 1861 così, i Creek, i Seminoles e i Kickapoo superstiti fuggirono verso nord sotto una memorabile tempesta di neve. Gli indiani si stabilirono, in un primo momento, sul Verdigris, mentre i Kickapoo superstiti preferirono spingersi ulteriormente a nord per unirsi ai fratelli Kickapoo di Fort Leavenworth.
Anche l’anno 1862 fu un periodo di grande attività per gli indiani Kickapoo. La famosa “Indian Brigade” andò a costituirsi tra i profughi nativi del Kansas, il fine era quello di riconquistare il Territorio Indiano. I neutrali Creek e Seminoles, i quali avevano subito parecchie perdite per mano degli indiani alleati dei Confederati, si sarebbero fatti avanti per vendicarsi; inoltre, gli emissari dell’Unione riuscirono a reclutare 54 guerrieri Kickapoo appartenenti alle bande del Walnut River, e ai gruppi che si erano stabiliti più a nord, nell’Agenzia di Fort Leavenworth, tutti ansiosi di combattere i texani e, quindi, i Confederati.


I lutti legati alla rivolta dei Kickapoo

I gruppi meridionali dei Kickapoo, durante la loro permanenza nel Kansas meridionale – sul Walnut River e sul corso superiore del Neosho -, dipendevano ormai dalla caccia ai bisonti e dai fiorenti commerci con altri indiani, in particolare con i Comanches; il tutto era però condensato dai numerosi raids che effettuavano contro le tribù del Territorio Indiano. Visto che ormai alcune tribù “civilizzate” si erano dichiarate alleate dei Confederati, i funzionari dell’Unione, di stanza nel Kansas, avevano spinto le tribù del territorio ad assalire gli indiani confederati; dovevano assalire, saccheggiare e dare alle fiamme i villaggi e, soprattutto, tagliare le comunicazioni e linee dove passavano i rifornimenti. I Kickapoo sarebbero stati particolarmente attivi in queste azioni di guerra, non sicuramente per fedeltà nei confronti dell’Unione, ma soltanto per la loro indole guerriera e la fame di bottino. I razziatori Kickapoo, che vagavano tra i fiumi Grand ed Arkansas, per spingersi a sud del Canadian River, era questa una grande opportunità e le loro incursioni portarono a saccheggi, ad enormi bottini e a grandi mandrie di cavalli e bestiame razziati. Le mandrie venivano poi vendute a Fort Scott, dove gli appaltatori dell’esercito nordista accoglievano i gruppi incursori per comprare i loro grandi bottini provenienti dal Territorio Indiano. Un solo raid, quello dell’estate 1862, avrebbe comportato oltre mille capi di cavalli e bestiame appartenenti alla nazione Creek. Una delle missioni più ardite e spettacolari, della Civil War in Occidente, fu sicuramente ispirata e guidata dai Kickapoo, ed ebbe luogo nell’autunno del 1862. I capi dei Southern Kickapoo covavano da tempo grandi rancori nei confronti del generale Albert Pike, il quale aveva inutilmente tentato di convincerli a firmare, l’anno prima, un Trattato capestro con la Confederazione nella Wichita Agency.


Fort Arbuckle

I capi ricordavano ancora gli insolenti comportamenti degli indiani Wichitas, Caddoes e Tonkawas verso di loro, quando avevano rifiutato totalmente i termini del Trattato e avevano così rifiutato di “toccare la penna”. I capi erano particolarmente irritati con i Tonkawas, i cui scouts, negli anni 1859-60, avevano sorvegliato le loro mosse per poi riferire i movimenti dei Kickapoo all’Earl Van Dorn. Assetati di vendetta, un centinaio di Kickapoo, al fianco di una piccola banda di Shawnee e Delaware, dai loro villaggi del Walnut e del Neosho, entravano nelle zone della Wichita Agency. La guarnigione della Milizia texana, di stanza a Fort Cobb, era stata ritirata all’inizio dell’anno, e l’Agenzia era ora protetta da circa 200 indiani Tonkawas.

I Kickapoo giunsero nelle vicinanze dell’agenzia nel pomeriggio del 23 ottobre, Papequah tenne ben nascosti i suoi guerrieri fino a tarda sera, poi, improvvisamente, dopo aver preso posizione, colpirono duramente gli edifici dell’agenzia. I razziatori uccisero tre commercianti bianchi, bruciarono gli edifici dopo averli saccheggiati e, infine, posero fine alla vita dell’agente Matthew Leeper. I Tonkawas si sarebbero dati alla fuga al primo segno di pericolo ma, i guerrieri Kickapoo non si persero d’animo, seguirono le loro tracce ancora fresche e intercettarono gli odiati nemici, verso mezzogiorno del giorno dopo. Papequah guidò i suoi guerrieri all’attacco, voleva vendetta e vendetta ebbe, i Tonkawas vennero disfatti al primo urto e oltre un centinaio di scalpi caddero in mano ai suoi guerrieri. Nel pomeriggio i razziatori, carichi di bottino e di scalpi, risalirono velocemente a nord guidando una grande mandria di cavalli e bestiame, erano attesi dalla loro gente nei villaggi del Walnut e del Neosho. Qualche tempo dopo, però, una certa insoddisfazione iniziò ad emergere negli accampamenti della tribù; mentre molti guerrieri erano ben felici di vivere nel Kansas meridionale e di dedicarsi alle razzie, altri stavano irritandosi per la costante pressione esercitata su di loro da parte dei reclutatori dell’esercito nordista, i quali continuavano ad invitarli ad entrare nella “Indian Brigade”. Inoltre, stavano sorgendo parecchi problemi con le tribù vicine. Fra i quasi 5 mila indiani profughi che vivevano ormai sparsi nelle pianure del Kansas meridionale, vi erano anche gli Osages, storici nemici dei Kickapoo. Gli Osages protestavano continuamente presso i funzionari dell’Unione, incolpavano i Kickapoo di razziare loro intere mandrie di cavalli e di distruggere i loro campi coltivati. La fazione scontenta della tribù venne allora guidata dal capo Machemanet, essa contava di circa seicento anime e, nel tardo autunno 1862, la fazione decise di lasciare il Kansas per raggiungere il Texas sud-occidentale e il Messico settentrionale. Il gruppo Kickapoo si mosse verso ovest poi, volgendo a sud, prese tutte le precauzioni per sfuggire agli avvistamenti delle pattuglie confederate. Il lento viaggio, senza alcun incidente di percorso, verso la fine di dicembre, portò il gruppo sul Little Concho, nella Tom Green County del Texas sud-occidentale.
John Salmon Ford
La situazione sarebbe cambiata quando, un battaglione a cavallo di Confederati, avvistò gli indiani che stavano costruendo un accampamento. I Kickapoo si resero conto di essere ora in serio pericolo, gli scouts avvisarono i capi e poi radunarono in fretta e furia tutta la mandria. I guerrieri avvertendo il pericolo, contrattaccarono alla grande e inflissero gravi perdite ai Confederati, 16 bianchi vennero uccisi e i texani dovettero ritirarsi velocemente onde evitare perdite maggiori. La tregua avrebbe consentito agli indiani di raccogliere i vettovagliamenti e gli attrezzi da campo per dirigersi poi verso il confine messicano. I Kickapoo guadarono il Rio Grande poco a nord della Sierra del Carmen Range, poi piegarono verso le montagne per dirigersi nel Coahuila, infine, Machemanet e i suoi si stabilirono a Nacimiento, dove furono accolti amichevolmente dai funzionari messicani. In quel periodo, il Messico settentrionale era sottoposto a devastanti incursioni operate dai Comanches e dagli Apaches, ma anche la caccia agli scalpi indiani era ormai diventata una pratica comune, comunque, nessuna comunità coloniale del Coahuila poteva sentirsi al sicuro dai distruttivi attacchi dei razziatori che terrorizzavano il territorio. Il Governo messicano si sentì in dovere di dare una terra alla banda di Machemanet, in cambio chiedeva soltanto ai guerrieri Kickapoo di contrastare al meglio le incursioni degli Apaches e dei Comanches. Per ben due volte i Kickapoo avevano migrato nel Messico, un primo gruppo era giunto nel 1838, e un secondo 12 anni dopo, questo ultimo al seguito di Wildcat, il capo Seminoles. I Kickapoo che avevano seguito Wildcat erano rimasti nel Messico soltanto un anno, poi erano rientrati nel Territorio Indiano; i primi immigrati Kickapoo erano stati una ottantina di persone, avevano raggiunto il Messico nel 1838 per sfuggire alle vendette texane. Questo gruppo si era stabilito nelle zone di Morelos, dove aveva fornito un ottimo servizio agli eserciti messicani, soprattutto come esploratori e corrieri; la loro reputazione si basava sul grande coraggio e sulla resistenza alla fatica, per i messicani i Kickapoo erano “ottimi mercenari” molto apprezzati dal Governo. La banda di Machemanet si era ora unita a quella di Morelos e questa nuova comunità tribale sarebbe diventata il nucleo delle successive migrazioni Kickapoo, così, nel 1865, quasi tutti i Southern Kickapoo si erano stabiliti nel Messico settentrionale, per venir poi conosciuti come “Mexican Kickapoo”, una identificazione ancora applicabile nel XX secolo.


Soldati in fuga

Machemanet venne colpito favorevolmente dalla politica del Governo messicano e, grato per l’accoglienza ricevuta, intendeva invitare a sud anche i fratelli rimasti sui fiumi Walnut e Neosho. Il capo avrebbe così inviato messaggeri a nord per convincere altri leader a scendere nel Messico.
I Kickapoo erano stati parzialmente ridotti all’impotenza e le incursioni nel Territorio Indiano si fecero sempre più limitate. Le forze dell’Unione avevano ormai occupato tutta la parte meridionale del Territorio Indiano, a sud del Canadian, ma ancora venivano segnalate incursioni dei Kickapoo nelle riserve dei Cherokee e dei Creek. Gli scontri con gli Osages si sarebbero però inaspriti e le truppe americane dovettero allora intervenire, e più volte minacciarono di ritorsioni i feroci Kickapoo. La tribù doveva abbandonare le sue pratiche di guerra ed accettare una Riserva come i loro fratelli del nord. Pecan e Papequah tennero parecchi Consigli nell’anno 1863, volevano discutere le proposte governative ma, visto l’arrivo di messaggeri provenienti dal Messico, si doveva anche discutere la possibilità di raggiungere i gruppi del Coahuila. Durante l’estate del 1864, oltre un centinaio di Kickapoo settentrionali, provenienti dall’Agenzia di Fort Leavenworth, giunsero ai villaggi del Walnut e del Neosho; i nuovi arrivati erano guidati da Nokowhat, il quale si era separato dai suoi fratelli del nord in segno di protesta per l’accettazione di un Trattato di cooperazione con l’agente Charles B. Keith. L’arrivo di questo gruppo avrebbe spinto i Kickapoo a nuove azioni di guerra, accettarono allora le proposte messicane e decisero di unirsi alla banda di Machemanet nel Coahuila. I Kickapoo abbandonarono i loro accampamenti del Kansas meridionale nel settembre 1864, erano circa 700 indiani guidati da Papequah, Pecan e Nokowhat (No-ko-aht), con loro vi erano le guide di Machemanet. Gli indiani si mossero piuttosto lentamente, cacciarono tranquillamente i bisonti, conciarono le pelli e lavorarono le carni per gli usi invernali; poi, continuarono la marcia verso sud-ovest attraversando il Texas Panhandle in autunno. I guerrieri speravano di non essere intercettati dalle truppe, avevano con loro donne, bambini e anziani, per cui seguirono una via accuratamente valutata e molto lontana dagli insediamenti coloniali del Texas.


Indiani Kickapoo nel Messico

Parecchi scouts andavano all’avanguardia per evitare tutti i possibili pericoli. Nei primi giorni dell’anno 1865, i Kickapoo raggiunsero il South Concho River, avevano viaggiato senza alcun incidente, così i capi decisero di sostare per far riposare le cavalcature, che avevano grande bisogno di riposo. Le nubi indicavano tempeste in arrivo e allora stabilirono i loro campi lungo il corso del Dove Creek, un affluente del Concho, nelle vicinanze vi era una collinetta che riparava gli accampamenti dalla furia dei venti. Le donne e i bambini si dedicarono alla raccolta di legna da ardere, mentre gli uomini costruivano ripari provvisori, così, la notte di Capodanno venne trascorsa sotto una abbondante tempesta di neve. I capi decisero allora che non sarebbero serviti nuovi scouts da inviare in perlustrazione, soprattutto per tenere sotto occhio la grande mandria di cavalli e alcuni capi di bestiame; soltanto tre giovani guerrieri vennero incaricati di sorvegliare le cavalcature. Gli eventi successivi avrebbe ampiamente dimostrato che la mossa dei capi non fu certamente felice, così non poterono rendersi conto del pericolo che stava incombendo su di loro. Pochi giorni prima, un distaccamento di 20 scout Confederati, comandati dal capitano N.W. Gillentine, del Second Military District, stava seguendo la pista che portava nel Coahuila per un normale pattugliamento. I militari si trovarono quasi casualmente sulle tracce dei Kickapoo e, poco dopo, individuarono un accampamento da poco abbandonato, vi erano resti di logge, fuochi da campo e una tomba rinchiusa da poco; gli indiani si erano spostati in direzione sud-ovest. La tomba venne aperta tra le proteste di qualche soldato, i Confederati volevano sapere a che tribù apparteneva il defunto. Era una giovane “squaw” vestita con pelli di daino e ornata con perline colorate. Le perline colorate furono divise tra gli uomini del Gillentine e vennero poi mostrate con “grande orgoglio”, alcuni soldati però dichiararono apertamente che questa azione era stata una “cattiva medicina”.


Una capanna appartenente ai Kickapoo

Secondo un esploratore sopravvissuto, questa “cattiva medicina” avrebbe colpito tutti i possessori dei gingilli indiani, i quali avrebbero incontrato “la morte durante lo scontro”. Il Gillentine inviò immediatamente corrieri ad avvisare le truppe di Fort Chadbourne e la Milizia Confederata, fu così che il capitano S.S. Totten, del Second Military District, si precipitò nelle terre del Concho, dove venne raggiunto dal capitano Henry Fossett proveniente da Fort Chadbourne. Le forze combinate della Milizia e dell’Esercito ammontavano ora a circa 400 uomini ben armati; il Gillentine avrebbe portato i rinforzi lungo il sentiero che conduceva al Dove Creek. Gli scouts inviati in ricognizione localizzarono facilmente gli accampamenti dei Kickapoo, era la mattina dell’8 gennaio 1865. Il Gillentine riferiva che i campi indiani erano posizionati lungo il torrente e si estendevano per circa un quarto di miglio, inoltre ricordava che nelle vicinanza vi era una grossa mandria di cavalli. Il Fossett e il Totten tennero Consiglio e giunsero alla conclusione che si dovevano dividere le forze: il capitano Totten si portava a nord del campo, mentre il Fossett si portava a sud per assalire le logge vicine e razziare la mandria. I Texani formarono una sottile linea di assalto, di circa un miglio di lunghezza, poi caricarono per ben tre miglia, ma quando giunsero in prossimità degli accampamenti, causa il terreno fortemente accidentato, molti dovettero scendere da cavallo e poi guadare il torrente proprio dove l’acqua era molto profonda. Quando i texani riuscirono ad attraversare il fiume, e raggiungere la sponda occidentale, i Kickapoo furono momentaneamente sorpresi, ma recuperarono ben presto, presero le armi e si ritirarono nelle gole limitrofe.


Opothleyaholo in un dipinto di C.B. King

Armati di moderni fucili a canna lunga, gli indiani contrattaccarono con scariche violente e molti bianchi furono investiti, una trentina di uomini del Totten, tra i quali quattro ufficiali, vennero abbattuti e, dopo una mezzora di duri combattimenti, le forze confederate ruppero le fila e molti texani, in preda al panico, corsero a prendere le loro cavalcature per fuggire. I Kickapoo non mollarono la presa, caricarono a piedi, colpirono parecchi soldati, “li disarcionarono dalle selle e li uccisero con furia demoniaca”; la linea del Fossett venne anche essa sottoposta ad una forte pressione, vacillò immediatamente proprio mentre gli indiani recuperavano i loro cavalli, molti soldati avrebbero perso la vita nel violento scontro. Il fuoco sarebbe continuato fin dopo il tramonto, e solo allora i texani sopravvissuti poterono darsi alla fuga sui crinali posti a est degli accampamenti. Gli ufficiali conteggiarono le perdite e si accorsero che 26 texani mancavano all’appello, altri 60 erano stati feriti anche seriamente e 65 cavalli erano ormai dispersi. Durante la tarda serata dell’8 gennaio, i texani si ritirarono in preda al panico e alla fame, avevano perso tutti i vettovagliamenti e dovettero uccidere i loro cavalli per poter rifocillarsi. Qualche ora dopo il tramonto la neve cominciò a cadere nuovamente e la mattina successiva era ormai alta quasi un piede, ciò avrebbe aumentato le loro difficoltà, ma anche i Kickapoo subirono le stesse peripezie. Negli accampamenti indiani il pianto delle donne si fece assordante, 15 guerrieri erano caduti valorosamente in battaglia; i Kickapoo, ignari di aver dato una decisiva sconfitta ai Confederati, aumentarono la sorveglianza attorno ai campi, temevano ancora un secondo attacco, probabilmente all’alba. Non si erano ancora resi conto che i texani avevano abbandonato la zona, così lasciarono velocemente il territorio perdendo grandi quantità di vettovagliamenti, bottino, vesti di bisonte e carne secca.


Ahteewatomee, una donna Kickapoo

Prima della mezzanotte dell’8 gennaio, anche i Kickapoo si misero in movimento verso il Rio Grande sotto una violenta nevicata. La battaglia di Dove Creek fu sicuramente la più disastrosa sconfitta subita dai texani nella loro lunga storia di guerre indiane; la vergogna, e il subdolo comportamento dei militari, avrebbe portato il Comando generale ad indagare sul comportamento dei capitani Fossett e Totten. Il generale J.D. McAdoo, venne incaricato delle indagini e, dopo circa un mese, giunse alla conclusione che si sarebbe dovuto evitare lo scontro con i Kickapoo in quanto non vi era stata alcuna depredazione da loro operata. Gli indiani erano diretti nel Messico e non “… erano al soldo degli agenti dell’Unione del Kansas”, il compito del Fossett e del Totten era soltanto quello di sorvegliare le frontiere del Rio Grande. Il generale accusava i due capitani che avevano operato un attacco senza aver chiesto istruzioni ai superiori, “senza alcuna comunicazione con gli indiani e senza alcuna conoscenza delle loro posizioni e della loro forza effettiva”. La relazione del generale continuava dicendo che un indiano Kickapoo, accompagnato dai suoi due figli e completamente disarmato, si presentò in modo amichevole e, “con le mani alzate”, al Fossett. L’indiano si dichiarò suo prigioniero, ma il comandante dichiarò che non aveva alcuna intenzione di “prendere prigionieri”, così, venne ucciso barbaramente il Kickapoo, mentre i suoi due figli furono catturati, ma sarebbero riusciti a fuggire durante la battaglia. I sopravvissuti allo scontro avrebbero poi dichiarato che erano sicuri di sconfiggere gli indiani, così come era stato nelle “precedenti battaglie con i Comanches e gli Apaches, che quando venivano attaccati si davano alla fuga voltando le spalle”. I Kickapoo, invece, contrattaccarono e la lotta si fece veramente strenua e violentissima, gli indiani “non mollavano la presa e non cedevano alcun pezzo di terra”, apparve allora chiaro che la facile vittoria si sarebbe trasformata in una “disfatta vergognosa” e i texani, stando ad alcuni diari, lasciarono il campo di battaglia, “affamati, stanchi e battuti”. Così scriveva laconicamente il Trooper Scrutchfield (8 gennaio 1865). Dopo questa battaglia i Kickapoo divennero letali per i texani; la tribù si sarebbe riposata nel villaggio di Nacimiento, ma nei cuori dei guerrieri bruciava ardentemente la “sete di vendetta”. L’attacco di Dove Creek rappresentava per i Kickapoo una vera e propria dichiarazione di guerra, ed allora, almeno fino all’anno 1880, i Kickapoo avrebbero pianificato grandi incursioni e campagne distruttive lungo il Rio Grande.