Gli Italiani nella guerra civile americana

A cura di Emanuele Cassani di Associazione Lupo della Steppa

Gli italiani parteciparono alla guerra civile americana in entrambi gli schieramenti. Entrambi si ispirarono a Garibaldi.
All’inizio della guerra civile americana, si calcola che circa 11.000 americani avevano dichiarato di essere nati in Italia.
La maggior parte erano sbarcati a New York per congiungersi con i numerosi connazionali. Lì avevano le loro scuole e i loro giornali.
Tra gli arruolati troviamo anche nomi alquanto noti agli appassionati della storia del west… Citiamo, a titolo esemplificativo, alcuni italiani: Francesco Secchi de Casale, Luigi Tinelli, Francesco Spinola, il conte Luigi Palma di Cesnola.

I volontari nell’esercito dell’Unione.
Il 28 maggio 1861 si formarono almeno due unità di volontari italiani: “Italian Legion”, sulla bandiera americana avevano un fiocco tricolore e la scritta: “Vincere o morire”; “Garibaldi Guards” 39° New York Infantry Regiment che usava la bandiera italiana usata nel 1848 da Garibaldi in Lombardia e nel 1849 a Roma.
I soldati del reggimento indossavano come parte dell’uniforme, il cappello dei Bersaglieri e alcuni fucilieri erano uomini di colore, appena liberati dalla schiavitù. Le Garibaldi Guard del 39° Infantry Regiment rimasero in servizio dal 28 maggio 1861 all’1 luglio 1865. Il reggimento fu arruolato il 27 maggio 1861 a New York sotto il comando del colonello Frederick George D’Utassy. Entrò in servizio a Washington, D. C. il 6 giugno 1861.


Una lunga fila di soldati morti in battaglia

Il reggimento lasciò New York il 28 maggio 1861, il 1 giugno arrivò a Washington, D. C. e il 13 luglio 1861, fu aggregato alla: “1° Brigade, 5° Division, Army of Northeastern Virginia” e iniziò a combattere il 21 luglio nella battaglia di First Bull Run.
Durante il servizio, il reggimento subì le seguenti perdite umane:
• Morti in azione: 5 ufficiali, 62 soldati;
• Morti da ferite ricevute in azione: 3 ufficiali, 49 soldati;
• Morti di malattia e altre cause: 1 ufficiale, 158 soldati;
• Fatti prigionieri: 762 (530 solo ad Harpers Ferry)
In totale, 9 ufficiali, 269 soldati, 278 aggregati (dei quali 1 ufficiale e 99 soldati morirono nella mani del nemico).
Il monumento in loro onore, eretto a Gettysburg nel 1902 dentro al cimitero di Ridge, riporta le seguenti iscrizioni: “39th New York Infantry, (Garibaldi Guards) 3D Brig. 3D Div. 2D Corps.
This regiment at about 7 o’clock p.m. july 2, 1863 being ordered to support general Sickles’ line charged and drove the enemy recapturing the guns and equipment of battery 1, 5th U.S. Artillery. A stone tablet marks the place where this incident occurred.”

“Questo reggimento, verso le 7 del pomeriggio del 2 luglio 1863, ricevette l’ordine di dare supporto alla linea del generale Sickles incaricato di ricatturare al nemico le armi e l’equipaggiamento della prima batteria del quinto artiglieri. Una lapide marca il luogo dove questo avvenne.”
“This regiment composed of 4 companies held this position july 2 and 3, 1863.”
“Questo reggimento, composto da 4 compagnie, tenne questa posizione il 2 e il 3 di luglio del 1863.”

Casualties killed 15, wounded 80, total 95.”
“Perdite Morti 15, Feriti 80, totale 95.”


Monumento dedicato al 39° reggimento

Le battaglie delle Garibaldi Guard del 39° Infantry Regiment includono i seguenti episodi: la prima battaglia First Bull Run del 21 luglio 1861 (2 morti, 54 dispersi), Cross Keys (10 morti, 12 dispersi), Difesa della ferrovia Harper, Gettysburg (25 morti, 70 feriti – nel monumento sono indicati 15 morti e 80 feriti, perché 10 feriti sono deceduti in seguito), Morton’s Ford (3 morti, 19 feriti), Wilderness (23 morti, 90 feriti, 23 dispersi), Spottsylvania (24 morti, 74 feriti, 26 dispersi), Cold Harbor (4 morti, 3 feriti, 2 dispersi), e l’ultima battaglia Appomattox Court House il 9 aprile 1865 (6 morti, 31 feriti).
Italiani sacrificati.
Purtroppo ci furono anche dei nostri connazionali, che pur essendo accorsi in aiuto all’Unione nordista, furono sacrificati da ufficiali criminali. In particolare nel 1863 Giovanni Falaci (26 anni) e Giuseppe Rionese (20 anni), effettivi al 118° reggimento Pennsylvania, furono condannati a morte, dopo una farsa di corte marziale, solo per dare un esempio a chi disertava. Erano innocenti, ma il colonnello comandante per istituire un macabro esempio alla truppa, ebbe la brillante idea di far arrestare 5 soldati a caso che non parlavano inglese (e quindi non in grado di difendersi dalle accuse inventate) e il 29 agosto 1863 li fece fucilare. I due italiani sbarcarono a New Tork nel 1863 assieme ad altri 122 volontari, dopo aver ingenuamente aderito al reclutamento di uomini per l’esercito dell’Unione organizzato dal ministro King nello stato Pontificio. Assieme a loro, condananti a morte innocenti, ma per lo stesso motivo, c’erano George Kuhne 22 anni di Hanover; Charles Walter 28 anni e Emil Lai, 30 anni, entrambi dalla Prussia.

Sugli arruolamenti di italiani per il Nord.
Ai primi del 1863 venne individuata sul suolo italiano una delegazione di emissari del Governo degli Stati Uniti con l’incarico di arruolare giovani per l’esercito nordista che si scontrava con le truppe della Confederazione degli Stati d’America. Interessanti i documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Caserta, Pref. Gab. B. 248 F. 2517, riportati da Angelo D’Ambra nel libro Il brigantaggio postunitario in Terra di Lavoro: “Ministero dell’Interno del Regno d’Italia. Torino addì 23 Giugno 1863. Si è sparsa voce che emissari americani percorrano l’Italia in cerca di reclute per l’esercito federale del Nord e adoperino inganni per adescare la gioventù e portarli a Nuova York dove poi sarebbero costretti a prendere le armi, magnificando l’esuberanza del lavoro in quelle regioni, facendo promesse di lussuosi impieghi e somministrando i mezzi necessari per il viaggio. Importa questo Ministero di conoscere al più presto cosa vi abbia di vero in simili voci, e che nel casi si avessero a verificare arruolamenti nel modo surriferito, siano prontamente repressi a senso dell’art. 177 del Codice penale e a senso delle altre disposizioni del Codice penale medesimo se si tratta di reato di frode. La S.V. vorrà pertanto essere cortese di fare sollecite indagini in proposito e posticiparne il risultato a questo Ministero, non mettendo ove occorra di provvedere in conformità delle precisate disposizioni penali e mettere in avvertenza gli inesperti, quando si presentano per domandare il passaporto, o in qualunque altro modo crederà migliore, inoltro le indicazioni di chi sarebbero vittime.”
L’unica risposta conservata in Archivio è quella proveniente dal distretto di Nola, il più piccolo di Terra di Lavoro, risposta che forse tranquillizzò il Ministro: “Sottoprefettura del circondario di Nola.1 Luglio del 1863. Nessun emissario dell’esercito federale del nord è penetrato in questo Circondario di mio carico, né corre alcuna voce di reclutazione sotto qualsiasi forma o pretesto, né si è rilasciato alcun passaporto per Nuova York. Ho disposto intanto la debita vigilanza nel caso che si dovessero avverare simili tentativi e non mancherò impedirli ne modi legali e con le debite insinuazioni per disingannare i delusi. Riscontro con la riverita nota al margine. Il sottoprefetto Pino.”


Un reggimento di italiani sfila davanti a Lincoln

I volontari nell’esercito confederato
“Garibaldi Guards – Italian battalion Louisiana Militia” nel 1862 diventò “Sesto Reggimento European Brigade”. Combattevano sotto alla bandiera italiana con il motto “Vincere o morire”. Furono impegnati in varie battaglie, tra le quali: First Bull Run, Cross Keys, North Anna, Bristoe Station, Po River, Mine Run, Spotsylvania, Wilderness, Cold Harbor, Strawberry Plain, Petersburg.
La maggior parte dei combattenti italiani nell’esercito confederato erano ex soldati borbonici, reclutati con il benestare del governo Piemontese che cercava una soluzione al problema del considerevole numero dei prigionieri di guerra. Riguardo allo stato della Luisiana, furono reclutati nel 6 reggimento delle brigate Europee: il battaglione “Italian guards” ed il 5° reggimento, “Cazadores Esp.” di cui faceva parte la “Garibaldi Legion” inoltre il 10° fanteria della Luisiana, di cui la Compagnia I era esclusivamente composta di ex soldati borbonici e la compagnia F del 22° fanteria. Inoltre vi era presenza di soldati italiani in quasi tutti i 30 reggimenti della Luisiana.
Nel dicembre 1860 e nei primi mesi del 1861, le navi “Elisabetta” Olyphant- Utile – Charles & Jane – Washington – e Franklin iniziarono il trasporto dei prigionieri borbonici a New Orleans. Giunti a destinazione, furono assegnati a diverse unità militari confederate dello stato della Luisiana, poi dal giugno 1861 furono create 3 brigate europee, tra cui il 6° reggimento “Guardia italiana” (Italian guards) circa 300 uomini e il 5° reggimento “Cazadores Esp.” tra cui il battaglione “Garibaldi Legion” di circa 300 uomini. Il nome di Garibaldi fu eliminato in seguito a delle proteste, e il battaglione fu rinominato “Legione Italiana”. La maggior parte dei soldati ex borbonici, pur essendo stati costretti a una guerra non loro, rimasero a combattere e si distinsero in varie campagne, sino alla resa del Generale Lee. In seguito, venne riconosciuto ad alcuni un comportamento esemplare, ad esempio sono conservate presso il Virginia Military Institute numerose lettere del Sergente John Garibaldi, compagnia C. 27° reggimento della Virginia, brigata Stonewall, che visse fino al 1914 e fu seppellito nel cimitero di Lexington, assieme al Generale Lee e al generale Jackson, due eroi degli stati del Sud.


Gli Italiani erano anche nelle fila confederate

Battaglie tra italiani
PierLuigi Rossi ha riassunto il primo incontro tra il 39° N.Y. Volunteers e gli Italo-confederati fu alla battaglia di Winchester nel settembre 1862.
Il 10 Luisiana al comando del Generale Stonewall Jackson li mise in rotta verso Harpers ferry, sotto attacco si arresero al comando del Maggiore Hildebrandt, distrussero le loro armi e marciarono verso Annapolis in disgrazia.?Furono chiamati “I vigliacchi di Harpers ferry” e inviati a Camp Douglas – Chicago nel settembre 1862. Furono liberati per uno scambio di prigionieri nel dicembre 1862. Secondo il diario del soldato Pisani Sisto Compagnia I – 10 Luisiana, i confederati avevano chiamato la Compagnia A del 39 N.Y. “home made yankees” (Yankee caserecci).

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