I Texas Rangers a caccia di John King Fisher

A cura di Sergio Mura

Era una calda giornata di primavera, quel 25 maggio del 1876, quando una pattuglia di Rangers del Texas prese le mosse da Laredo diretta a nord verso la terribile Nueces Strip. Quegli uomini duri, temprati da mille battaglie, avevano una semplice e chiara missione da eseguire a qualunque costo: catturare o uccidere John King Fisher. Fisher era il capo di una banda di razziatori e tagliagole che da tempo imperversava in quell’area immensa.
Quei Rangers erano le persone più adatte a quella difficile missione, visto che erano parte di un piccolo gruppo conosciuto come “Special Force”, la forza speciale nata nel 1875 e guidata dal leggendario Leander McNelly, uno che era meglio non irritare… Alla Special Force venivano lasciati gli incarichi più rognosi, quelli per cui non era obbligatorio seguire alla lettera le disposizioni di legge, quelli per cui era più importante il risultato dei mezzi scelti per conseguirlo.
Leander McNelly ed i suoi fedelissimi dovevano cercare di imporre la legge e l’ordine nella zona del Texas meridionale compresa tra Corpus Christi e il confine col Messico, un incarico da far tremare le vene dei polsi.
McNelly aveva scelto personalmente i suoi Rangers prima di ammetterli nella Special Force e a ognuno aveva detto che a loro totale carico c’era il reperimento del cavallo, delle armi e delle altre dotazioni personali. Il Governo avrebbe provveduto al cibo, alle munizioni e al salario che, per inciso, non era una gran cosa. La tattica da seguire era semplice: inseguire senza sosta il bandito di turno e, se necessario, attraversare il confine messicano e procedere con l’esecuzione sommaria se ciò fosse stato utile ad evitare inutili pesi sulla strada del ritorno…
La Special Force fu estremamente utile a molti, ma era chiaro che non sarebbe potuta durare a lungo una volta che la civiltà si fosse affermata. Nel 1877 il Governo procedette al suo scioglimento ed i Rangers che ne facevano parte furono destinati ad altri reparti.


Un’immagine rara di Rangers del Texas

La testimonianza degli eventi che vi raccontiamo arriva da Napoleon A. Jennings, uno dei Rangers di Leander McNelly che partecipò all’inseguimento ed alla cattura di John King Fisher. La sua storia inizia col suo arrivo a Laredo.
“Era il 25 maggio del 1876 quando arrivammo a Laredo. Ci accampammo e restammo nei pressi della città per circa tre giorni. Poi ripartimmo diretti verso il Nueces River e fu proprio lì che fummo informati della presenza del desperado King Fisher e della sua temibile banda di ladri di bestiame, ladri di cavalli e assassini senza pietà. Fisher viveva lungo il Pendencia Creek, dalle parti del Nueces River, nella Dimmit County e lì aveva un piccolo ranch in cui stavano anche i suoi compari, una cinquantina di uomini disposti a tutto meno che a guadagnarsi onestamente da vivere. Quella gentaglia preferiva di gran lunga restare a oziare e mettersi in gioco solo per razziare le fattorie, derubare gli allevatori e le famiglie di coloni persino delle scorte di grano e, se necessario, uccidere senza perdere tempo.
Leander McNelly
Fisher a quel tempo aveva appena 25 anni ed era il classico esemplare di fuorilegge un po’ dandy! Era alto e ben piantato, persino curato e bello e vestiva abiti ricercati, anche se li riuniva in un insieme fin troppo pittoresco e ridicolo. Fisher era noto per essere un vero esperto nel maneggiare le armi e usava le pistole indifferentemente con le due mani; sapeva cavalcare fin troppo bene e i suoi cavalli erano i migliori che avesse trovato (e poi rubato) tra il Texas e il Messico.
Tra i banditi, i cavalli rubati erano chiamati “Wet Stock”, ossia cavalli bagnati con una neanche velata allusione al fatto che venivano rubati in Messico e portati in Texas attraversando il Rio Grande (e bagnandosi) o viceversa.”

I Rangers decisero di recarsi al ranche dei banditi e per far ciò si divisero in due distinti gruppi che raggiunsero il posto da punti diversi.
“Al ranch vedemmo che c’erano solo 9 desperados, il fior fiore dei fuorilegge e tagliagole! Erano J. K. Fisher, noto come ‘King’ Fisher; Burd Obenchain, alias Frank Porter, ricercato per omicidio e furto di bestiame, uno dei peggiori gaglioffi che avessero mai frequentato la zona del confine messicano; Warren Allen, ricercato per aver ucciso un nero in un saloon solo perché aveva osato entrarci e noto per aver continuato, dopo l’omicidio, a bere il suo whisky e per averne ordinato un altro bicchiere, come se niente fosse successo; Bill Templeton, ladro di cavalli; Will Wainwright, Jim Honeycutt, Wes Bruton, Al Roberts e Bill Bruton, tutti ricercati per un’incredibilmente ampia varietà di crimini.


I Rangers del Texas in caccia

Appena poche settimane prima avevamo sorpreso e arrestato King Fisher e Frank Porter mentre trasferivano una mandria rubata ad alcuni allevatori messicani verso l’Eagle Pass. Per rubare quel bestiame, Fisher e Porter avevano ucciso deliberatamente i 6 messicani che ce l’avevano in custodia. I poveri vaqueros furono sepolti insieme in un luogo che venne chiamato Frank Porter’s Graveyard.
Al momento prestabilito schizzammo tutti fuori dai nostri nascondigli e ci precipitammo verso la casa con le pistole in mano. Ricordo che tra noi e la casa c’era un recinto di mezzo, ma i nostri cavalli lo scavalcarono agilmente e i fuorilegge si accorsero di noi quando gli eravamo ormai molto vicini.
Quando si accorsero di noi, i banditi erano impegnati in una partita a poker sotto la tettoia che stava davanti alla porta. Vedendoci saltarono sulle sedie e cercarono di rientrare velocemente in casa per recuperare le armi, ma prima che metà di loro riuscisse nell’intento gli eravamo ormai addosso con le pistole puntate sulle loro teste.
Ricordo che McNelly gridò a Fisher: «Arrendetevi o vi uccidiamo tutti!» Fisher era tra la porta e la tettoia, affiancato dal suo luogotenente, un certo Burd Obenchain che tutti chiamavano Frank Porter.
A muoversi fu proprio Porter che agguantò il suo winchester e guardò i rangers senza mostrare alcuna paura.
«Butta via quel fucile!» gli gridò McNelly, «Buttalo subito via o ti uccido!»
Porter lo guardò fisso negli occhi, ma decise di cedere e, poggiò il fucile alla porta.
«E va bene», disse il bandito, «riconosco che siete troppi per affrontarvi insieme, ma non finisce qui!»


Un Ranger ricarica il suo fucile

Gli altri si arresero senza battere un ciglio. Erano semplicemente terrorizzati all’idea che potessimo essere dei vigilantes che li avrebbero appesi al più vicino albero. Ricordo bene che ci rimasero piuttosto male quando scoprirono che eravamo dei Rangers, ossia tutori della legge in Texas.
Portammo quegli uomini con noi fino a Eagle Pass dove poi li sbattemmo dentro una cella. Durante il viaggio li tenemmo prudentemente legati alla maniera dei Rangers, ossia con le mani legate al pomolo della sella e con i piedi legati alle staffe e legati tra loro sotto la pancia dei cavalli.
Prima di ripartire, il Capitano McNelly ci disse ad alta voce – in modo da essere certo che lo ascoltassero anche i prigionieri e la bella moglie di Fisher – che se i prigionieri avessero fatto anche un solo tentativo di fuggire o se qualcuno avesse provato a liberarli durante il viaggio… li avrebbe fatti uccidere subito e senza alcuna pietà!
Quel modo di fare era conosciuto alla frontiera come ‘La ley de fuga’, ossia l’uccisione immediata dei prigionieri in caso di fuga o resistenza. E per fortuna degli uomini di legge, era ben noto tra tutti i malfattori ed era una vera e propria assicurazione sulla vita di quelli che tra loro erano costretti a spostarsi in terre pericolose scortando dei prigionieri. Tutti sapevano che un attacco avrebbe significato la morte istantanea dei loro compari sotto arresto.”

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