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Chi ha realmente inventato… la Colt?

A cura di Lello Caravano
Il revolver di Francesco Antonio Broccu del 1833
La Colt Paterson del 1836
Tex Willer impugnò la sua Broccu… No, purtroppo quel fumetto non è mai stato disegnato, la storia era sul punto di imboccare la strada che porta al Gennargentu, ma poi è andata diversamente. Scherzi del destino. Quel genietto di Francesco Antonio Broccu da Gadoni, nato e cresciuto tra i boschi di castagni e noccioli, probabilmente arrivò primo alla clamorosa scoperta, ma mister Colt fu più veloce.
Per dirla sempre con Tex – il ranger più famoso e amato delle strisce, nato dalla penna di Gianluigi Bonelli e dalla matita del sardo Aurelio Galleppini, il mitico Galep – l’americano sparò per primo, impallinando per la vita l’ingegnoso fabbro del paese sul Flumendosa e relegandolo nella lunga lista degli inventori beffati.
Non fu un duello all’Ok Corral, ma una sfida a distanza, peraltro senza che l’uno sapesse dell’altro. Vinse il marinaio Samuel Colt, che fu più rapido a brevettare l’arma che avrebbe rivoluzionato l’Ottocento, la più famosa dell’epopea western: la pistola a tamburo.
Per Broccu tante attestazioni di stima, menzioni postume nell’elenco degli inventori superati sul filo di lana (accanto al più illustre, Meucci, e il suo telefono, poi brevettato da Bell). Poi pagine e pagine di cronache di paese, una tesi di laurea, persino una ricerca degli alunni della scuola media. Anche un piccolo momento di gloria televisiva nei mesi scorsi, quando Carlo Conti nell’Eredità su Raiuno lo promosse materia da quiz: Come si chiama l’italiano che inventò la pistola a tamburo prima di Colt? Tziu Broccu, per l’appunto.
Era l’anno di grazia 1833. Francesco Antonio, figlio di Battista e Angelica Poddi, aveva 37 anni. Casa e bottega a Coa ‘e muru numero 10, cuore di Gadoni. Aveva già all’attivo piccole e ingegnose scoperte, un lungo elenco riportato dal parroco Raimondo Bonu nel secolo scorso, poi approfondito da Gabriele Ortu venti anni fa: un mulino a ruota verticale, un organo realizzato con comuni canne, una campana, un orologio a pendolo che aveva come quadrante il pannello della porta d’ingresso dell’abitazione con le lancette rivolte verso l’esterno.
Un fotomontaggio curioso
Ancora: una matracca che produceva un suono così forte da trasformarsi in un detto ancora in uso a Gadoni per indicare un suono assordante (parit sa matracca de maistu Broccu). Testimoniano le cronache del tempo: era un fabbro dal multiforme ingegno. Batti e ribatti (sul ferro), dalla fucina dell’artigiano cominciarono a spuntare le pistole, gli schioppi, come allora si chiamavano.
Finché dalle mani dell’inventore prese forma un’arma che non si era mai vista: una pistola con sei (o quattro) cannette che giravano attorno a un perno per incastrarsi poi su una canna più lunga. Se non era ancora il tamburo, Broccu c’era andato vicinissimo.
Per il piccolo genio gadonese arrivarono premi, riconoscimenti, denaro. Si dice che fosse stato invitato a Cagliari per dare una dimostrazione della sua scoperta a re Carlo Alberto senza però presentarsi. Susanna Secci, pronipote del maestro del ferro, ha dedicato alla scoperta un capitolo della sua tesi di laurea: «Dalle mie ricerche risulta che lo schioppo fu spedito nel 1833 in Continente per essere esaminato dal re, ma poi non se n’è saputo più niente».
Ma in quegli anni la storia delle invenzioni correva veloce. Tre anni dopo Broccu, Samuel Colt, marinaio in giro per il mondo, brevettò la sua pistola a tamburo. Era il 1836. L’epopea western aveva la sua arma, il suo simbolo.
Per il maestro ferraio un posto d’onore nella storia del suo paese. E da oggi, fino a domenica, anche una mostra che l’amministrazione comunale gli dedica nell’ambito di “Prendas de ierru”. Antonello Secci e Roberto Deidda, sindaco e vice, hanno fatto gli straordinari per recuperare il materiale sparso nelle case dei gadonesi. «Abbiamo organizzato una mostra battezzata “Armas”, nel palazzo comunale saranno esposte alcune pistole costruite da Broccu e altri antichi pezzi conservati nelle abitazioni del paese. Presto affideremo a qualcuno una ricerca, forse una borsa di studio, per ricostruire la sua figura», dice Secci.
La mostra proporrà la pistola a una canna ad avancarica con due cani esterni, forse la prima costruita dal fabbro che diventò armaiolo, custodita nella casa in via Umberto da Marcello Agus e Luisa Broccu, pronipote dell’inventore: «Ci è stata tramandata di generazione in generazione. Forgiata la canna, è stata realizzata tutta a mano». E ci sarà un altro pezzo forte, una pistola di alto pregio artigianale, forse simile all’arma a quattro canne che ha reso famoso Broccu. L’hanno messa a disposizione Pietro Bulla e Alma Cocco, un’altra pronipote del fabbro, che in questi giorni apriranno ai visitatori la bella Casa Floris, in centro, con una splendida cantina, dove allestiranno una mostra fotografica di Mimmo Caruso sul rito di Is Fraccheras, presenteranno la lavorazione del formaggio e del tappeto e un concerto (domenica) del coro Boghes de Gaudiu ‘onu: «Broccu era diventato un finissimo artigiano – racconta Bulla – grazie alle sue invenzioni ebbe relazioni con tante persone al di fuori del mondo agropastorale. Dove sono finite le sue armi? Difficile dirlo. Il nonno di mia moglie raccontava di averle viste con i suoi occhi»
La pistola di Broccu
Le invenzioni di maistu Broccu hanno fatto il giro dell’Isola e del mondo. Molte armi sono state segnalate ad Aritzo, Desulo, a Cagliari, si racconta che altri pezzi siano finiti negli Stati Uniti. Della pistola che pare gli abbia fruttato un premio di 300 franchi non è rimasta traccia. Piccolo di statura, mani forti e ingegno da vendere, un giorno a metà dell’Ottocento perse la memoria. Visse fino a 85 anni, morì nel 1882. Addio alle pistole, alle invenzioni che l’avevano reso famoso senza però farlo entrare nell’Olimpo dei geni. Gadoni lo celebra nella manifestazione Autunno in Barbagia. Tra i gioielli invernali, Prendas de ierru , il fabbro avrà un posto importante. Insieme con la miniera di Funtana Raminosa (dove si estraeva il rame per i bronzetti nuragici), Casa Floris, la suggestiva fiaccolata di Is Fraccheras, domenica all’imbrunire, con le grandi fascine di asfodelo che si accenderanno in un rito propiziatorio da non perdere. Ma anche con i prodotti tipici, sa coccoi ‘e gerda, il pistoccu, i guanciali, le creme di frutta, i culurgionis fritti da gustare per strada, street food tutto gadonese. Senza dimenticare il Tacco in calcare, la foresta di Corongia, il pinnacolo di Su Campalini che si affaccia sul canyon scavato dal Flumendosa. Un paesaggio che fa tanto selvaggio West, ideale per ambientare le avventure a fumetti del ranger amico degli indiani. A Gadoni sorridono all’idea, però sarebbe stato bello leggere che il personaggio inventato da Bonelli e Galep, Tex Willer, impugnava una Broccu. E non una Colt.