Raduno di Farwest.it 2010: un resoconto

A cura di Sergio Mura

Buio pesto.
Ma, possibile che non ci sia nessuno?
Mi sporgo appena oltre la rampa di scale e… nulla. Mi giro a destra, sinistra… nulla. Mi sposto appena, giro l’angolo del salone, ma non vedo anima viva.
Ritorno prudentemente indietro, stando attento a non inciampare, mi sporgo appena oltre il bancone.
Eccolo! Nel buio intravvedo un ometto sdraiato per terra.
Non so che fare, mannaggia. Sono le 6.35 e devo andare di corsa alla stazione.
Provo a fare un po’ di rumore calpestando il pavimento in modo un po’ vigoroso. A questo punto il tipetto si solleva da terra, sembra la mummia di una famosa avventura del Comandante Mark… uno sbadiglio, una stropicciata agli occhi, una bella messa a fuoco su di me e finalmente parla: “Good morning!”
“A posto!” – penso – “Ci mancava solo il portiere che non parla italiano.” “Good morning, Sir!”, rispondo io. “I’d like to check out, pay and quickly go to the railwaystation.”
“Mmmmm! Wanna check out?” mi chiede ancora mezzo addormentato.
“Yes, sure!”

Si chiude così, partendo dalla coda la splendida avventura del Raduno 2010 di Farwest.it. Ma, per l’appunto, questa è la coda.
Riprendiamo dall’inizio.
All’arrivo in aeroporto a Roma prendo subito il telefono in mano e chiamo Tex per chiedergli dove si trovi, per raggiungerlo, insomma.
“Oilà Sergio! Guarda, io mi trovo al reparto T3.” “Niente niente mi dice!”, penso io. L’aeroporto di Roma è un autentico labirinto, come si fa a trovare questo settore T3?
“Peste, Mario! Prova a guardarti intorno, descrivimi un po’ cosa vedi…”
Insomma, dopo una lunga ricerca, io, Mario e Alfio ci troviamo. Baci, abbracci e feste varie e poi, decisamente, ci avviamo verso il trenino che ci porterà alla stazione Termini.
Lì, ad aspettarci, ci sono Laura (Ghost) e il mitico Emilio. Immaginate le feste che ci facciamo io e Laura. Ci conosciamo virtualmente da una vita, ma non ci eravamo mai incontrati. Che gioia, ragazzi! Che gioia!
Insieme visitiamo in lungo e in largo la libreria che c’è nella stazione, frugando attentamente nei settori “fumetti” (una manna del Signore) e “Indiani d’America” .
Laura ed Emilio ci accompagnano gentilmente – mooooolto carini – fino al nostro alberghetto e poi si avviano per un giretto nei dintorni.
Ci diamo appuntamento dopo una mezz’oretta .
Inizia a gocciolare.
Saliamo le scale perchè naturalmente il dannato ascensore sembra voler andare in ogni piano meno che al piano terra dove lo aspettiamo noi…
Suoniamo la porta e ci apre una tizia che parla a stento l’italiano e ci dice che le nostre stanze non si trovano lì, ma in una sorta di dependance che è ad un quarto d’ora di cammino…
Alfio inizia ad essere nervoso e a imprecare contro tutto il creato.
Noi siamo lì, al riparo, e non sappiamo ancora che fuori si è scatenato l’inferno.
Un vero uragano sta sommergendo Roma e, forse, si sta concentrando specialmente sull’itinerario che dobbiamo percorrere io, Mario e Alfio per andare verso il secondo albergo.
Usciamo e compriamo subito un ombrello.
Un diluvio, amigos, di quelli da fotografare e ricordare a lungo. In pochi istanti la mappa è fradicia, l’ombrello non ci ripara, schizzi ovunque e una strada che sembra non finire mai.
Alla fine, comunque, arriviamo. Saliamo le scale (qui di ascensore non ce n’è proprio) e ci ritroviamo nell’appartamento della Famiglia Addams. Un mostro apre la porta dall’esterno e ci fa accogliere in una sorta di bordello dove scopriamo che non sanno nulla di noi e che le stanze non sono pronte.
Alfio esce di testa e ulula al cielo. Parolazze, santioni e minazze varie si perdono nei corridoi.
Per calmarlo decidiamo di andarcene via e subito dopo, sotto la pioggia, faccio una telefonata ad un mio collega dal quale recupero, in “zona Cesarini”, un numero di telefono di un altro albergo – che scopriremo essere abbastanza più costoso – in cui, letteralmente fradici, arriviamo dopo ulteriori 15 minuti di cammino. Almeno, però, siamo nella zona in cui c’è l’albergo di Laura ed Emilio.
Solo Alfio inizia ad asciugarsi, perchè sta talmente ribollendo di una rabbia che produce calore sufficiente a far evaporare la pioggia!
Per rasserenare gli animi, decido di chiamare un taxi e, com’è logico, il tassista sbaglia strada. Io, Mario e Alfio lo vediamo mentre arriva all’incrocio dalla parte sbagliata ed è costretto a fare il giro dell’isolato per trovare il senso giusto… E noi lì, sempre sotto la pioggia.

Col taxi arriviamo alla pizzeria La Casetta. Entriamo e… sorpresa! C’è già un bel po’ di gente. Una meraviglia!

Ora, immaginatevi la scena…
“Tu chi sei? Io sono Ghost!”
“Ah! Io sono Bisonte.”
“Ed io Ben… piacere!”
“Tu sei Amministratore?”
E cose così.
Ad un certo punto si avvicina un cameriere dall’aria simpaticissima e fa: “Aò! Io so Foxxxx!”
Sento “Fox” e, stupitissimo , dico: “Fox? Ma davvero… Fox? Fox del nostro forum?”
“Macchè west e west! So Fox sur forum de Space Invaders!!! So er numero 5 de 3 miglioni de persone ar monno!”

Nel frattempo continuiamo a chiacchierare, in attesa che arrivino gli altri. Il raduno è cominciato. Ci sediamo intorno alla tavolata che ci hanno preparato.

Nel frattempo continuano ad arrivare altri amici…

Dato che si è creata la bella e giusta confusione di un raduno, riproviamo a sederci, mentre aspettiamo che arrivi la mitica Jinlian, colei alla quale si deve l’individuazione del locale, il contatto con i titolari (gentilissimi) e la prenotazione.

A questo punto ci siamo già accomodati e iniziamo a sgranocchiare qualcosa. Poi ordiniamo dal menù e via…

Appena arriva la nostra amica Jinlian – che ha prenotato il locale – possiamo dire di esserci praticamente tutti.
Continuano le chiacchiere a tavola.
Parliamo del più e del meno mentre mangiamo, ma è chiaro che il pur pregevolissimo pranzo (a base delle più note portate della cucina romana) non è la cosa più importante.
La verità è che ci piace da matti fare conoscenza gli uni con gli altri, parlare del forum, del sito, delle prospettive, delle cose del passato, degli articoli, dei topic, dei nostri nickname…
Poi ci sono le fotografie! Nessuno di noi è disposto a rinunciare alla propria scorta!

Qualcosa dei “secondi”…

Intanto… intanto… ci ha raggiunto anche El Gringo, il mitico El Gringo, pard di ogni raduno!

Ma io so dare il meglio nelle condizioni in cui si deve essere… lucidi! Perciò ho scordato in albergo sia la macchina fotografica (e fin qui poco male, tanto ho usato il mio iPhone ) che i regalini da distribuire ai presenti.
Si offre volontario il buon George Pickett e, grazie alla sua buona volontà, vado in albergo a recuperare almeno i regali. La macchina fotografica continuerò a scordarla!
Gli altri, nel frattempo continuano a mangiare come dei maialetti.
Al mio ritorno non posso certo sottrarmi al classico discorso. Lo faccio volentieri, concludendo il “sermone” con un invito a brindare alla nostra salute e di tutti gli amici della nostra comunità.
Poi ci scambiamo i regali.
Io ho portato un DVD per ciascuno, marchiato “Farwest.it – Raduno 2010” con ogni ben di Dio dedicato al west, film, chicche, libri e fumetti. In mezzo c’è spazio per la prima raccolta di strisce di Tex!
Tex ha portato uno speciale manifestino per ciascuno dei partecipanti al raduno in cui si dichiara che “tu hai partecipato al raduno 2010!” Una figata pazzesca.
Fooleydad ha portato un portachiavi per ciascuno, realizzato con proiettili di Colt 45 svuotati e marchiati “Farwest.it”. Un mitooooooooo!

Ad un certo punto decidiamo di chiudere. Ormai sono circa le 16 del pomeriggio.
Il raduno è stato un successone e siamo tutti su di giri.
Uscendo scopriamo una cosa che era sfuggita ai più: i ristoratori avevano provveduto a scaricare la locandina del raduno, a stamparla e appenderla nella vetrina!

C’è naturalmente lo spazio per una foto di gruppo di chi è ancora rimasto. Alcuni, infatti, avevano preso il largo senza pagare il conto!

Ma il raduno non ne vuol sapere di essere archiviato!
Il buon Omar aveva in tasca un degno spettacolo con fuochi d’artificio.
“Andiamo subito a far visita a Raffaele D’Aniello nella sua libreria!”
Raffaele è un nostro vecchio amico. Lo conosciamo, ci conosce e c’è reciproca stima. La sua piccola libreria è interamente dedicata agli eventi bellici e nel suo genere è unica.
A renderla unica è la sua specialissima simpatia che si unisce alla competenza di prim’ordine di cui può far sfoggio.

Raffaele si è dimostrato moooooolto ospitale con noi e noi abbiamo provato a ricambiare la sua generosità con qualche acquisto. Nella sua libreria si rischia di lasciarci lo stipendio perchè ci sono mille e mille tentazioni.

Finito tutto?
Ma quando mai!
Dopo una breve pausa e gli ultimi saluti a chi si accingeva a partire, otto sopravvissuti decidono di andare a cena insieme, guidati dal sempre più mitico George Pickett e dall’impagabile Marta.
Ma prima resta lo spazio per un piccolo “tour de Roma”.

La serata si conclude a cena.
Ormai siamo un gruppetto di amiconi che festeggia fino a tardissimo.

Per digerire facciamo un ultimo giretto per Roma…

Quando rientriamo in albergo la mezzanotte ci ha già salutato.

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