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Gunfighters, pistoleros, pistoleri… Chi erano davvero?

A cura di Sergio Mura

Un pistolero
Violenti frutti di un’epoca violenta, i pistoleri erano persone temutissime che della violenza facevano l’essenza del loro esprimersi. Essere temuti non significa essere rispettati e solo di rado, infatti, i pistoleri del “wild west” erano anche rispettati, almeno nel significato nobile del termine.
Passavano e la gente si scansava, guardavano la gente e tutti abbassavano lo sguardo, ottenevano sempre la ragione e pochi osavano fargli pagare il conto. Ma non era per amicizia o spirito di brigata… era per pura e semplice paura!
Quelle mani sempre nervose e troppo vicine al calcio delle pistole bastavano a indorare qualunque pillola e a rendere mansueti i cittadini del west, almeno quelli che conoscevano i pistoleri e non intendevano assolutamente contribuire alla loro diabolica fama.
Dei pistoleri nessuno sentì parlare, in maniera precisa, fino ad almeno i primi anni ’60 del XIX secolo e solo da quel momento in poi la loro sinistra ombra accompagnava le cittadine del west dal momento esatto in cui iniziava a circolare il denaro fino a quando lo stesso schiocco sordo dello sparo che aveva costruito una fama non scriveva la parola fine.
Solitari, sornioni, poco propensi allo spirito, inclini al sopruso, i pistoleri ottennero il loro pluridecennale momento di gloria a suon di pistolettate e con la paura, quella che insieme alla fama cresceva di città in città lungo tutta la frontiera brulicante di persone in cerca di costruire la propria vita.
A volte finiva così
Dei pistoleri nessuno sentì parlare, in maniera precisa, fino ad almeno i primi anni ’60 del XIX secolo e solo da quel momento in poi la loro sinistra ombra accompagnava le cittadine del west dal momento esatto in cui iniziava a circolare il denaro fino a quando lo stesso schiocco sordo dello sparo che aveva costruito una fama non scriveva la parola fine.
Solitari, sornioni, poco propensi allo spirito, inclini al sopruso, i pistoleri ottennero il loro pluridecennale momento di gloria a suon di pistolettate e con la paura, quella che insieme alla fama cresceva di città in città lungo tutta la frontiera brulicante di persone in cerca di costruire la propria vita.
Oggi nessuno parlerebbe con toni estatici di un delinquente che spara a un poliziotto, magari da dietro l’angolo di una casa, immerso nel buio di un vicolo. Nessuno si sognerebbe, oggi, di idolatrare o vantare le acrobazie sulfuree di un assassino che in una sala da gioco estrae una pistola e spara ad un altro. Né riusciremmo a provare una gioia sottile al pensiero di un criminale che spara più veloce del poliziotto di quartiere, uccidendolo…
Wes Hardin, pistolero velenoso
Bene, neppure nel west accadeva questo, ma il dato di fatto è che i pistoleri si spostavano protetti dalla loro fama di velocissimi e letali uccisori di persone e che nella lunga e travagliata frontiera del west, martoriata dalla quasi completa assenza della legge e dell’ordine, i pistoleros finivano spesso per sfiorare la sottile linea di confine tra la legge e la buia zona dei fuorilegge, mischiando le carte, giocando su ruoli opposti, sfiorando il senso di impunità e accarezzandolo, spesso tra gli applausi e i complimenti di parte delle comunità.
In un’occasione Dallas Stoudenmire ebbe a dire:”Non credo proprio che che la pallottola che mi ucciderà sia ancora stata fabbricata!” Purtroppo per lui era in errore…
Ma il famigerato Bill Longley disse: “Ho iniziato con la semplice disobbedienza; il passo successivo è stato il bere smodatamente whisky; poi ho iniziato a portare sempre con me un paio di pistole; infine mi sono dedicato anima e corpo al gioco d’azzardo e in più occasioni ho ucciso. Penso che il mio prossimo passo sarà quello che mi porterà sulla forca.” Ecco, Longley aveva visto giusto!
Bill Longley
Il fatto è che tutti i pistoleri o almeno tutti quelli di cui abbiamo avuto modo di leggere un’intervista o di cui ci è stata tramandata qualche frase, sapevano bene di muoversi lungo un sentiero pericoloso e border line; sapevano bene di agire di prepotenza e di vivere quasi sempre sopra le righe, ma non riuscivano a sottrarsi da un gioco tanto pericoloso quanto evidentemente piacevole. Forse l’unico di cui erano capaci…
La semplice definizione di “pistolero” è di per sé una bella complicazione intorno alla quale si sono arrovellati gli storici. Se è vero com’è vero che il west come ci piace immaginarlo è in parte frutto della fantasia, allora le caratteristiche che fanno di un pistolero… “il pistolero” devono essere ricercate più nello stile oscuro del loro agire che nei numeri dei fatti concreti.
Perchè quei fatti concreti, ossia le uccisioni o i duelli o gli scontri a fuoco rispettosi di un minimo di decenza (scartando, quindi, gli agguati vigliacchi) sono francamente in numero inferiore a ciò che amiamo pensare. E non crescono eccessivamente neppure sommando (come faremo più avanti) anche gli agguati perfidi per tirare fuori una graduatoria dei pistoleri.
Il west era violento, talvolta perfidamente nero, ma era più un clima che il risultato di montagne e montagne di scontri a fuoco e assassini.


Wild Bill Hickok alle prese coi McCanless

Ci sono libri in quantità che sono dedicati la mondo dei pistoleri e quelli in mio possesso restringono la loro analisi ad un massimo di 600 episodi che in qualche modo possono essere collegati all’epopea dei gunfighter. Escludendo tutto il fittissimo ginepraio di imboscate e uccisioni poco onorevoli, possiamo più comodamente porre l’attenzione su quegli episodi in cui la velocità e la bravura nel maneggio delle armi porta ad uno scontro in cui una parte vince ed una perde, talvolta a prezzo della vita.
Limitarsi a parlare di pistoleri in presenza dei duelli coreografici a cui ci ha abituati l’iconografia classica dei film hollywoodiani porterebbe a creare una categoria quasi disabitata!


Un classico duello a due

Laddove siamo abituati a pensare al pistolero come ad un uomo che è molto pratico e spregiudicato nell’uso delle armi, altrettanto immaginiamo che un duello sia il più classico dei confronti tra due pistoleri che dopo aver accarezzato il calcio delle loro pistole si esibiscono in una fulminea estrazione seguita dagli spari, sempre precisi e quasi sempre a segno.
Dei due elementi che abbiamo sottolineato, velocità e precisione, i veri pistoleri erano interessati quasi sempre al secondo. Per loro non si trattava di recitare in un film, ma di mettere in gioco la pelle e la difesa di questa passava certamente per l’accuratezza della mira. Le pistole, tra l’altro, solo in qualche caso venivano “regolarmente” portate alla coscia dentro una bella fondina in cuoio; era facile che un uomo la tenesse dentro la cintura dei pantaloni, dentro una tasca o una fodera o persino dentro la giacca.


Sparo dopo sparo, a volte senza nemmeno colpirsi!

Poi, dobbiamo anche sottolineare che il fucile era di gran lunga preferito alla pistola in tutti quegli episodi in cui si verificava uno scontro. Le pistole, infatti, erano meno potenti e più imprecise dei fucili, per cui la difesa della vita era più semplice con un buon fucile.
Stabilito, dunque, che ai pistoleros importava di essere precisi e, se possibile, di avere a portata di mano un fucile, non resta che dirci, con franchezza, che un altro elemento fondamentale dell’agire del gunfighter era “colpire l’avversario”. Non colpirlo “qui o lì”, ma… colpirlo!
Le memorie di cui oggi si dispone al riguardo dei duelli e delle sparatorie ci consentono di dire che quest’ultimo non è un aspetto così scontato come saremmo portati a pensare guidati dalle fumisterie della cinematografia western classica. Era facile, infatti, che gli sparatori esaurissero tutti i colpi a disposizione senza essere riusciti a colpire l’avversario, anche all’interno di spazi chiusi come quelli di un saloon.


Pistoleros all’opera

E’ chiaro che le cose che vi sto dicendo sono affidate alla fiducia di chi legge, ma è abbastanza facile interpellare una delle persone che vanno a sparare al poligono o nelle competizioni con armi vere e bersagli in movimento e farsi confermare da loro come anche i migliori rischino di sparare al pavimento o al cielo!
E se fosse possibile avere tra noi qualcuno dei veri pistoleri del wild west, essi stessi sarebbero ben sorpresi nel constatare quanto la leggenda e l’epica dei gunfighters ci abbia fatto credere che fosse fondamentale la velocità (“fast draw”)…
Si badi bene che restituire dignità storica alle figure che hanno creato e animato l’epopea del wild west non è un esercizio che ridicolizza o, peggio, che tende ad annullare il fascino di un’intera epoca, ma è un lavoro ormai obbligatorio che riporta alla dimensione reale un universo che tende continuamente a scollegarsi dai fatti. E riportare alla nuda realtà la figura dei pistoleri, piuttosto che sminuirne l’importanza, tende a valorizzarne l’azione, misurandola continuamente con un’incredibile e concreta difficoltà d’azione in un contesto selvaggio e senza regole.


Wild Bill Hickok, Billy The Kid e Bat Masterson

Una delle cose da riportare “a terra” è il numero dei morti ammazzati ad opera dei pistoleri durante i conflitti a fuoco o gli altri scontri in genere.
Passando dai famosi 21 uccisi (“non contando i messicani!”) dal ragazzino terribile Billy The Kid e dagli “oltre 40” di Wes Hardin, se il numero degli assassinati fosse un criterio assoluto attraverso il quale selezionare i pistoleri, per rientrare nella cerchia dei veri pistoleros si dovrebbe partire da almeno 8 tacche nel calcio della pistola.
Invece, i fatti parlano ben altra lingua e ci dicono, ad esempio, che il grande e famosissimo Bat Matserson uccise probabilmente una sola persona in tutta la sua carriera di pistolero. E sempre nel corso della sua benemerita carriera, fu coinvolto in 3 sparatorie da gunfighter!


Gente armata fino ai denti

I pistoleri uccisero molto poco. Questa è la verità!
Billy The Kid, il giovanotto dalla mano lesta e dai valori discutibili, potrebbe aver ucciso 4 nemici, non di più, almeno stando all’esame delle prove disponibili.
Persino John Wesley “Wes” Hardin, il re dei pistoleri, forse uccise 12 persone. Sono tante, per carità, se si considera il valore della vita umana, ma sono pochissime se si pensa a quanto il mito di quest’uomo sia cresciuto di bocca in bocca – e in assenza di verifica – nel vecchio west fino a consegnarci una specie di macchina da guerra da decine e decine di vittime.
Il grande Wyatt Earp
Insomma, il pistolero storico, quello vero in carne e ossa (e Colt!), sparava solo in certe e sporadiche occasioni e in poche tra queste diventava letale o causa di morte.
Un’altra cosa che balza immediatamente agli occhi parlando di pistoleri è che queste pericolosissime persone usavano le armi da fuoco come… strumento di lavoro. Esattamente come un insegnante usa oggi una penna a sfera, allora il pistolero usava la pistola o il fucile per guadagnarsi da vivere.
E quanto a questo, ecco che sfioriamo quella famosa linea rossa cui abbiamo fatto cenno all’inizio del discorso, quella labilissima linea di demarcazione tra il bene e il male; quel filo su cui cammina l’equilibrista, oscillando di qua e di là pur di mantenersi dritto senza cadere.
Ecco, i pistoleri che si accostavano al campo della legge erano tanti. In fondo si trattava di usare le armi per guadagnarsi uno stipendio, in attesa di occasioni migliori. E poi, vogliamo mettere i vantaggi che si avevano nel portare una stella?
Il pistolero era frequentemente un uomo di legge; oppure lo era stato.
Altre occupazioni tipiche erano il cacciatore di bisonti, il detective privato, lo scout dell’esercito, il rapinatore, il ladro o, persino, il sicario prezzolato.
Così il pistolero era in grado di passare un anno nell’oscurità tipica del fuorilegge, sempre in fuga da qualcuno o qualcosa, e l’anno dopo, in perfetta serenità, infilare la stella dello sceriffo nel gilet.


La classica sparatoria in un saloon

In qualche caso la scelta di essere un tiratore era una… non scelta. Era sufficiente trovarsi inguaiati in una sparatoria per passare dalla parte dei pistoleros. Immaginiamo, per capirci, un cowboy che finisca invischiato in una delle tante guerre tra re del bestiame e spari per attaccare e difendere la propria vita. Ma immaginiamo anche un “gambler” professionista o uno dei tanti professionisti della vita notturna delle cittadine western o un frequentatore assiduo di posti poco raccomandabili come i bordelli o i quartieri a luci rosse in genere. Lì era facile incappare in un guaio condito dal fischiare dei proiettili che passano a pochi centimetri dalla testa. E proprio in casi del genere che uno prende in mano la pistola e spara e talvolta centra anche il bersaglio, diventando – volente o nolente – un gunfighter.
Per essere catalogato come pistolero, comunque, possiamo dire tranquillamente che era necessario essere stati coinvolti in alcune sparatorie (almeno un paio), non necessariamente mortali, ma piuttosto vivaci come coreografia ed eventuali “effetti speciali”. Era necessario anche che ci fossero dei testimoni! Al tempo del west non c’erano certo gli strumenti che abbiamo oggi e la diffusione delle notizie era prevalentemente affidata al passaparola; era un modo veloce e aveva anche il vantaggio di far lievitare i fatti man mano che la voce circolava. E questo era il pane quotidiano che cibava la fama dei pistoleros!
La pulsione violenta era una caratteristica che, a posteriori, possiamo certificare essere stata presente tra tutti i pistoleri. Essa si esplicitava attraverso regole di condotta ferree e allora sfociava in un classico duello in cui i due contendenti si fronteggiavano apertamente, ma si poteva incanalare anche nel desiderio di semplice sopraffazione e allora la via dell’imboscata (dietro un macchione, un albero, un muretto o un angolo di strada) era la migliore.


Ben Thompson, Billy The Kid, Wild Bill Hickok, Wes Hardin

I pistoleri mettevano a repentaglio la loro vita (oltre a quella degli altri, quelli che gli si paravano di fronte) in mille modi; talvolta con la stella in bella mostra sul petto, altre volte durante una rapina, derubando i passeggeri di una diligenza, nella polvere di una stradina secondaria di qualche città di frontiera, oppure nel fumo soffocante di un saloon, così come lungo una pista della frontiera o in mezzo ai boschi.
Detto questo, sarebbe importante riportare a dimensioni più razionali la fama dei diversi notissimi pistoleri, sforzandoci di capire quali abbiano meritato la loro terrificante fama di sveltissimi uccisori, quali siano sempre stati sottostimati e quali, al contrario, abbiano goduto immeritatamente della massima esposizione mediatica prima e storiografica poi.
Applicando ai dati in nostro possesso i criteri che abbiamo esposto e condiviso fin qui, riusciamo a stilare una sorta di classifica dei gunfighters che riserva alcune sorprese.
Non solo… riusciamo anche a ricavare la conferma che i pistoleri uccidevano mediamente poche persone nel corso di relativamente pochi scontri a fuoco. Scontri a fuoco e uccisioni sono quanto ci basta per determinare l’abilità dei pistoleri, tenendo ferma la barra sulla reale verificabilità dei fatti. L’uccisione degli avversari, sopratutto quella!, ci aiuta davvero a stimare l’abilità con le armi dei pistoleri, anche perchè – come abbiamo già detto – non è mai esistita l’idea del pistolero che ha il tempo e il modo di prendere accuratamente la mira e, generosamente, limitare i danni dell’avversario sparando alla pistola o a una mano, come i fumetti ci hanno insegnato in decenni e decenni di ottime avventure.


Harry Brown, John Selman, Harvey Logan E Jim Miller

Nella graduatoria che ne deriva, ricaviamo la conferma della pericolosità estrema di Wes Hardin, Wild Bill Hickok, Ben Thompson e Billy The Kid, ma sorpresi notiamo che emergono anche Jim Miller, Harvey Logan, John Selman e Harry Brown, pistoleri che non ci si aspettava di vedere nei primi posti.

Un’altra sorpresa ci viene dallo scivolamento nella parte bassa della classifica di mostri sacri della storia del west come Bat Masterson, Wyatt Earp, Doc Holliday e Johnny Ringo.


Bat Masterson, Wyatt Earp, Doc Holliday e Johnny Ringo

Ed eccoci arrivati alla sintesi estrema di quanto abbiamo via via seminato fin qui: la classifica della pericolosità dei pistoleri! (Con l’avvertenza che i dati sono quelli che sono arrivati a noi, con omissioni, buchi vari e persino vere e proprie mancanze legate, magari, all’incendio di un archivio di contea, cosa frequente nel west.)

– Jim Miller, 12 uccisi, 14 scontri, 1 uccisione dubbia;
– Wes Hardin, 11 uccisi, 19 scontri, 1 uccisione dubbia;
– Bill Longley, 11 uccisi, 12 scontri, 2 uccisioni dubbie;
– Harvey Logan, 9 uccisi, 11 scontri;
– Wild Bill Hickok, 7 uccisi, 8 scontri, 1 uccisione dubbia;
– John Selman, 6 uccisi, 8 scontri;
– Dallas Stoudenmire, 5 uccisi, 8 scontri, 2 uccisioni dubbie;
– Cullen Baker, 5 uccisi, 7 scontri, 3 uccisioni dubbie;
– King Fisher, 5 uccisi, 4 scontri;
– Billy The Kid, 4 uccisi, 16 scontri, 5 uccisioni dubbie;
– Ben Thompson, 4 uccisi, 14 scontri, 2 uccisioni dubbie;
– Henry Brown, 4 uccisi, 10 scontri, 5 uccisioni dubbie;
– John Slaughter, 4 uccisi, 8 scontri, 2 uccisioni dubbie;
– Clay Allison, 4 uccisi, 4 scontri;
– Jim Courtright, 4 uccisi, 3 scontri;
– John Hughes, 3 uccisi, 12 scontri, 8 uccisioni dubbie;
– Cole Younger, 3 uccisi, 7 scontri, 2 uccisioni dubbie;
– John Younger, 3 uccisi, 4 scontri, 1 uccisione dubbia;
– Doc Holliday, 2 uccisi, 8 scontri, 2 uccisioni dubbie;
– Pat Garrett, 2 uccisi, 6 scontri, 2 uccisioni dubbie;
– Burt Alvord, 2 uccisi, 6 scontri, 1 uccisione dubbia;
– Oliver Lee, 2 uccisi, 5 scontri, 2 uccisioni dubbie;
– Dave Mather, 2 uccisi, 5 scontri, 1 uccisione dubbia;
– Luke Short, 2 uccisi, 5 scontri;
– Heck Thomas, 1 uccisi, 10 scontri, 3 uccisioni dubbie;
– Jesse James, 1 uccisi, 9 scontri, 3 uccisioni dubbie;
– Bill Tilghman, 1 uccisi, 7 scontri;
– Bat Masterson, 1 uccisi, 3 scontri;
– Jack Slade, 1 uccisi, 3 scontri;
– Johnny Ringo, 1 uccisi, 2 scontri;
– Jeff Milton, 0 uccisi, 8 scontri, 6 uccisioni dubbie;
– Wyatt Earp, 0 uccisi, 5 scontri, 5 uccisione dubbia;
– Sundance Kid, 0 uccisi, 4 scontri.

Oltre la classifica dei più pericolosi, dei pistoleri ci restano da dire ancora molte cose, tutte con solidissime basi storiche.
Ad esempio, possiamo parlare della durata media della loro vita… e scoprirne di veramente belle.
Considerata la natura un po’ particolare del lavoro del pistolero e l’elevata rischiosità intrinseca, ci sorprenderà sapere che parliamo di persone che vivevano abbastanza a lungo. Naturalmente si parla di vita media e come tale questa informazione deve essere trattata.
Giocando con i numeri, possiamo dire che in media i pistoleri sono nati all’inizio degli anni ’50 del XIX secolo e hanno esalato l’ultimo respiro intorno alla metà degli anni ’90, consegnandoci un’aspettativa di vita di circa 47 anni. Ma scostandoci dal dato medio e provando a volare verso gli estremi, scopriamo che i pistoleri che riuscirono a morire per cause naturali sono arrivati fino ai 70 anni, mentre quelli che sono inciampati in una buona dose di piombo caldo (o cose così) si sono fermati a 35 anni.


Un pistolero dal film La grande rapina al treno del 1903

Questi ragionamenti non devono farci accantonare il concetto di alta rischiosità della vita del pistolero. Ben 2/3 di quelli che abbiamo deciso di arruolare tra i gunfighters è passato a miglior vita con una morte violenta, il resto si suddivide tra quelli che hanno avuto il piacere di morire serenamente e quelli (circa il 12% del totale) di cui non sappiamo la causa del decesso.
Certo, lascia un po’ perplessi riflettere come proprio i pistoleri – di cui stiamo serenamente ammettendo che in vita non fecero le stragi di cui sono stati per decenni accreditati – sono stati, proprio loro, prevalentemente vittime di morti violente. Insomma, sembra quasi che siano stati più loro in pericolo che le loro vittime!


I pistoleri furono più vittime o più carnefici?

Dei pistoleri siamo anche in grado di affermare che prevalentemente trovarono la morte nei territori in cui si sono registrati più scontri a fuoco e anche in questo caso non ci sono grandissime sorprese nel leggere che si parla dei soliti noti: Texas, Kansas, New Mexico, Oklahoma, California, Missouri e Colorado.
I pistoleri incutevano terrore, non c’è dubbio e ce lo stiamo confermando in virtù dei numeri e delle testimonianze del tempo reperibili ancor oggi. Grazie a quel clima di paura che li circondava erano in grado di facilitare la propria vita in più modi, ma non del tutto.
Ogni pistolero era costretto a tenere gli occhi bene aperti durante tutto il giorno, ma mentre restava vigile, doveva anche pensare a come unire il pranzo ad una cena… doveva, insomma, guadagnarsi da vivere, sia pure mettendo a frutto la propria fama (quando era già consolidata) e la propria abilità con le armi. Fatti salvi i numerosi inviti alle bevute generali nei saloon e qualche pasto offerto nel corso di proposte di “lavoro”, anche i pistoleri sentivano forte il problema occupazionale.
Bighellonando lungo la fascia mobile della frontiera del west, ogni pistolero provava ad occupare le sue giornate in qualche modo. Sappiamo che c’era una buona varietà di impieghi possibili, dalla tutela della legge nei più sperduti avamposti della civiltà (anche senza portare una stella sul petto!) all’esatto opposto, ossia nel campo delle semplici rapine alle persone, nei negozi, nelle banche, ai treni.


La violenza era sempre in agguato

Sporadicamente era possibile venire a sapere che un pistolero si era impegnato nelle rapine “on the fly” alle diligenze, sia portavalori che di trasporto delle persone. Altri pistoleri venivano impiegati nella protezione personale di qualche facoltoso rancher ed altri ancora lavoravano semplicemente come cowboys, sia pure per tempi ristretti.
Qualche pistolero finiva per arruolarsi nelle fila dell’esercito come scout o nelle compagnie di cacciatori di bisonti, ma la bravura nel seguire le piste era anche utilizzata per un lavoro abbastanza proficuo: il bounty hunter!
Sappiamo che era abbastanza diffuso il “noleggio” delle armi e della propria abilità al fine di liquidare avversari di qualche committente con le tasche gonfie di denaro.
A ben vedere, dunque, le occupazioni principali erano in qualche modo collegabili al mondo dell’uso violento delle armi, ma non sempre era così. E qui ci stiamo limitando ai lavori più diffusi, ma se dovessimo snocciolare ulteriori dati finiremmo per ricomprendere quasi ogni altro tipo di lavoro allora disponibile. Non lo facciamo solo per rispetto dei grandi numeri statistici, quelli che favoriscono la comprensione del periodo e dei personaggi, piuttosto che complicarla.
Mentre i pistoleros lavoravano per vivere, anche i loro familiari (in senso lato) vivevano la propria vita… talvolta non troppo dissimile da quella del più famoso di loro.


Una banda di pistoleros era a volte composta da familiari

Basso livello culturale, scarsissimo interesse per la cosa pubblica e mancanza di rispetto per la proprietà altrui e persino per la vita (altrui!), amore per le scorciatoie, erano condizioni diffuse all’interno delle famiglie dei pistoleros. Erano un brodo culturale in cui tutti, giovani, adulti e vecchi, venivano a trovarsi immersi fin dalla più tenera età, subendone naturalmente la fortissima influenza educatrice. Perciò non dobbiamo stupirci più di tanto quando scopriamo che nella famiglia di un pistolero vi erano altre persone pronte a seguirne la pericolosa pista di vita ed altre che già la seguivano facendo parte della stessa banda. Né dobbiamo stupirci di scoprire che alla nascita di un pistolero è possibile trovare eventi traumatici o un genitore particolarmente aggressivo.
Quanto alla “familiarità” si potrebbe fare un elenco sterminato di casi in grado di dimostrarla ampiamente, anche se in certi casi a fare imbracciare un fucile o una pistola ad un parente del pistolero era non la passione per le armi, ma lo spirito di vendetta! E in questo campo, ossia quanto alla motivazione remota, siamo costretti a mettere uno stop perché entreremmo in un campo a noi sconosciuto.
Comunque, Frank e George Coe erano cugini; come cugini erano i fratelli Clements con Wes Hardin… ed erano cognati Clint Barkley e Merritt Horrell e Dallas Stoudenmire e Doc Cummings. Per non parlare delle bande composte quasi interamente da fratelli, come la Banda dei Dalton. E non scordiamoci i famosissimi fratelli del clan Earp o i fratelli Frank e Jesse James.
E via elencando, davvero si potrebbe scrivere un librone.


Frank e Jesse James

In qualche circostanza è accaduto che parenti stretti di un pistolero abbiano mostrato una certa abilità nell’uso delle armi, pur non arrivando a sostenere veri e propri scontri a fuoco degni di nota (e di menzione storica).
Gli scontri a fuoco in cui il gran numero di pistoleri “censiti” furono coinvolti, volenti o nolenti, si stima possano sfiorare l’altissimo numero del migliaio, escludendo naturalmente tutte le categorie che abbiamo scelto di tagliare fuori dal nostro discorso. In generale, gli storici concordano sul fatto che la casualità per cui uno si trova in mezzo ad uno scontro a fuoco non fa di lui un pistolero.
Provando a suddividere gli scontri a fuoco nei decenni in cui si è sviluppata la presenza dei pistoleri, scopriamo che la maggior messe di notizie certe sui duelli e sugli scontri a fuoco risalgono agli anni ’70 e primi anni ’80 del XIX secolo, ma curiosamente anche alla prima parte degli anni ’90 con un breve riaccendersi dei fuochi.


Bill Tilghman, integerrimo uomo di legge

Poi, qualche ultima zampata di “west” lo ritroviamo persino nel XX secolo, fino al 1924 quando, proprio in uno scontro a fuoco, venne ucciso Bill Tilghman. Una morte tragica e persino inattesa, avvenuta in strada durante il tentativo di disarmare un ubriaco…
Durante l’era dei pistoleri, il Texas si guadagnò la palma di territorio in cui si verificarono più sparatorie. A seguire, nella speciale classifica delle zone più pericolose troviamo il famigerato Kansas dei re del bestiame e il New Mexico con la sua terribile sequela di sparatorie collegate alla Lincoln County War. Poi, ma solo poi, troviamo l’Arizona e l’Oklahoma e quest’ultimo nei decenni finali del periodo d’oro dei gunfighters.
Resta da affrontare un argomento piuttosto simpatico, ossia i soprannomi. Già, a rileggere le pagine del west più violento, resta sempre una velatura di sorriso laddove si raffronti la durezza della vita della frontiera con certi nomignoli con cui venivano appellate certe persone (e i pistoleri in testa a tutti) o certi luoghi.
Quanto a questo, i bianchi non avevano moltissimo da invidiare agli indiani.
La gente della frontiera coglieva ogni piccolo spunto, estetico o comportamentale, per modificare il nome delle persone o, almeno, aggiungerci un appellativo altamente e riccamente esplicativo.
Come pensare diversamente di un “Buffalo Bill” attribuito al noto cacciatore di bisonti ed eroe della frontiera? O che dire di “Thompson Testa di Serpente”?
La modifica del nome attraverso l’uso dei nomignoli era talmente diffusa che onestamente in alcuni casi neppure gli storici sanno bene qual è il nome vero, quello registrato in anagrafe, di certi protagonisti del farwest!


Jesse James, Big Nose George, Buckskin Frank Leslie

Simpatico come il giovanissimo William Bonney sia quasi uno sconosciuto, come anche un certo Henry McCarty… mentre conosciutissimo è il titolare di questi due nomi: Billy the Kid.
Altrettanto allusivo è il soprannome “Dingo”, affibbiato senza molto rispetto a Jesse James.
Buffo è anche il modo in cui un John Long diventava automaticamente Long John, giocando semplicemente sulla collocazione del nome rispetto al cognome…
Il notissimo George Newcomb aveva prestato servizio per un certo John Slaughter, per cui ai suoi amici sembrò più naturale rivolgersi a lui chiamando “Slaughter’s Kid” piuttosto che col suo vero nome.
E fin qui il gioco dei nomignoli era in qualche modo collegato a certi atteggiamenti, abitudini o a semplici inversioni di parole. Ma c’era anche il variegato mondo dei nomignoli collegati all’aspetto fisico.
Ecco, dunque, in corsa per la palma del migliore appellativo “Naso Rotto” Jack McCall, “Nasone” Curry, George “Nasuto” Parrot, “Capellone” Courtright, “Faccia Scura” Charlie Bryant, “Pelle di Daino” Frank Leslie, “Tre Dita” Jack Dunlap e “Occhio Bollito” Frank Loving.
Un discorso a parte meritano infine i nomignoli attribuiti in virtù del comportamento o di certi atteggiamenti tipici dei pistoleri.
Ed ecco accorrere “Felice” Jack Morco, “Torello” Brooks, Joe Loewe “Il Chiassoso”, Dave Mather “Il Misterioso”, Juan Soto “Il Gattopardo” e “Charlie il Selvaggio” Zip Wyatt.
Altre definizioni, meno curiose da un punto di vista della simpatia dell’invenzione, erano quelle collegate alle località di provenienza o all’occupazione prevalente (oltre a quella del pistolero).