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Gli indiani della Tampa Bay

A cura di Gianni albertoli

Cosa sappiamo degli indiani Uzita, Mocoso, e degli altri gruppi nativi della Tampa Bay dopo il contatto con gli uomini del de Soto e con le altre spedizioni spagnole? Subirono anche essi il triste destino, conclusosi con lo spopolamento del territorio, come avvenne nella Florida meridionale con i Tequesta e i Calusa? La spedizione di Hernando de Soto era sbarcata nella Tampa Bay undici anni dopo l’arrivo di quella di Panfilo de Narvaez (1528). Ma questa seconda spedizione riveste comunque grande importanza per le conoscenze storiche a noi giunte grazie ai cronisti della spedizione; il Garcilaso evidenziava l’efferata crudeltà del Narvaez nei confronti degli Uzita, ma riconosce le poche notizie sugli aborigeni della parte meridionale della baia ed anche delle zone poste più a est. La storia di queste popolazioni inizia indiscutibilmente nel 1539, l’anno della venuta di Hernando de Soto e delle sue truppe.
Gli spagnoli, per circa cinque mesi, furono in contatto con gli Uzita. La spedizione avrebbe anche avuto modo di entrare in contatto con i vicini Mocoso, ed avrebbe sentito parlare anche di altri gruppi nativi come i Neguarete e i Capaloey.
Stando al Ranjel i Mocoso sarebbero stati minacciati dagli altri capi tribali per aver aiutato i nuovi venuti, erano questi Ecita (Uzita) e Orriygua (Hirrihigua). Stando all’Hudson e al Milanich, l’impatto dell’esercito del de Soto con gli Uzita e i Mocoso fu comunque ben diverso da quello degli altri spagnoli nei confronti dei nativi della Florida meridionale. Il de Soto aveva con sé un gran numero di soldati, ben maggiore di quelli che avrebbe avuto a disposizione il Pedro Menendez ma, dato ancor più importante, il comandante fece catturare numerose giovani donne indiane per usarle come portatori e, soprattutto, per divertire sessualmente le sue truppe. Quando la spedizione si sarebbe poi spinta verso nord, fino alle terre degli Apalachee, molte di queste indiane – ma anche uomini – avrebbero seguito la spedizione in catene e durante la notte messi ai ceppi. Il de Soto non avrebbe esitato ad usare la forza contro i nativi e ciò avrebbe portato ad un gran numero di battaglie all’ultimo sangue. Il risultato fu che i popoli della Tampa Bay avrebbero patito più severamente la presenza spagnola, ben prima dei Tequesta e dei Calusa. Gli archeologi hanno scoperto numerosi “Temple Mounds” nella regione della Tampa Bay, tumuli molto simili a quelli trovati nelle terre dei “Chiefdoms” precolombiani del sud-est nordamericano. I tumuli e i vari reperti archeologici rinvenuti nel territorio, e le descrizioni dateci dai resoconti dei cronisti del de Soto, ci indicano chiaramente che i popoli nativi della Tampa Bay erano organizzati come dei veri e propri “Chiefdoms”, i cui gruppi alleati riconoscevano un leader in grado di guidarli in guerra contro altri gruppi nativi, come per esempio gli Urriparacoxi.


Indiani Calusa al lavoro nei pressi del villaggio

Tutti i cronisti della spedizione ricordavano i capi dei gruppi della Tampa Bay come “caciques”. Il termine “cacique” era una parola della lingua Arawakan molto comune nelle regioni Caraibiche e venne poi portato dagli spagnoli in Florida. Uno degli informatori del Garcilaso de la Vega ricordava che il capo aveva diritto ad un titolo speciale e doveva essere sempre salutato dalla sua gente; inoltre ricordava il grado di parentela esistente tra Mocoso ed Urriparacoxi, due leader che davano il nome alle loro tribù. Ma dobbiamo ricordare che, probabilmente, questo grado di parentela non esisteva affatto, esisteva soltanto una correlazione politica. Il capo degli Uzita, stando al Ranjel e all’Elvas, aveva “una casa speciale”, e i cronisti mettevano in risalto il fatto che i capi praticavano la poliginia. I villaggi avevano capanne ed un grande edificio – la Casa del Consiglio? – e, secondo i cronisti non erano diversi dagli insediamenti delle Indie Occidentali; capanne isolate o gruppi sparsi di abitazioni furono notati dagli spagnoli, e il grande villaggio dei Mocoso aveva anche un edificio sacro dove erano venerati i resti umani degli antenati. Durante la sua prigionia, il Juan Ortiz aveva il compito di proteggere il “charnel house” (ossario), l’incarico gli venne dato dopo che un grande giaguaro era entrato nell’edificio ed aveva portato via il corpo del figlio di un uomo importante della tribù. Tale pratica suggerirebbe un vero e proprio culto degli antenati, tipico di un “Chiefdom” del sud-est americano. Quando il de Soto passò la sua prima notte in quelle terre, si trovava all’interno di un villaggio controllato dal capo degli Uzita, il cui insediamento era quasi certamente posto a sud della bocca della baia, ma è poco probabile che questo leader controllasse entrambe le sponde della Tampa Bay. Il villaggio era composto da 7-8 abitazioni costruite con del legname e coperte con foglie di palmetto; la casa del capo si ergeva vicino alla spiaggia, ed era posta su un tumulo artificiale “molto alto”, inoltre, sul lato opposto del villaggio vi era il tempio tribale, dove gli spagnoli vi trovarono un gran numero di perle. Sopra il tempio della tribù vi era un “grande uccello di legno” avente gli “occhi dorati” (Elvas). Il territorio circostante era “piacevole”, e con folti boschetti d’alberi. Gli indiani della Tampa Bay erano notoriamente dei grandi arcieri, i loro archi erano alti come un uomo e le frecce di canna avevano punte di pietra o di spina dorsale di pesce; queste ultime erano indubbiamente le punte di freccia chiamate “Pinellas Points” dagli archeologi. Secondo l’Elvas i guerrieri della Tampa Bay erano abbastanza agili per riuscire ad evitare le frecce che i nemici scagliavano contro di loro.


La coltivazione della terra

I cronisti del de Soto ricordavano che i guerrieri avevano molti tatuaggi sulle braccia, facevano largo uso di penne e vernice rossa, avevano collane di perle, probabilmente collane di gusci di madreperla e, inoltre, ricordavano l’uso del fumo per segnalare notizie agli altri gruppi del territorio. Anche se gli Uzita e i Mocoso erano unità politiche indipendenti, e forse anche dei “Chiefdoms”, le loro terre e, presumibilmente, le loro popolazioni erano di molto inferiori al numero dei soldati dell’esercito di Hernando de Soto. Il territorio degli Uzita si estendeva probabilmente dalla bocca del Little Manatee River alla Sarasota Bay, posta più a sud; ed avrebbe anche incluso un certo numero di tumuli e villaggi scoperti dagli archeologici, tra cui incluso Harbor Key, Bickel Mound, Snead Island, Pillsbury Mound site, Whitaker Mound, e il Thomas Mound adiacente all’area del villaggio. Il territorio degli Uzita poteva però anche includere parecchie zone del retroterra, come alcune dei Parrish Mounds e l’Old Myakka site. Gli indiani che il generale Vasco Porcallo de Figueroa ha attaccato su un’isola della baia erano probabilmente Uzita, e l’isola poteva essere la Harbor Key o la Snead Island. I nativi catturati dal capitano Juan Ruiz Lobillo il 7 giugno, erano probabilmente originari di un piccolo villaggio sul Little Manatee River, e gli indiani attaccati su un’isola dal Juan de Anasco erano probabilmente originari di una delle isole poste nel canale del Little Manatee River, o lungo le rive della Tampa Bay, in vicinanza della bocca del Little Manatee River. Tutti questi indiani erano probabilmente Uzita. Il territorio dei Mocoso era sito probabilmente nelle zone della Hillsborough Bay e lungo i corsi dei fiumi Mafia e Hillsborough; i loro possedimenti avrebbero incluso il Mill Point site, il Fort Brooke Mound sites, e probabilmente anche il Bull Frog Creek e il Picnic Mound site. Inoltre poteva includere anche il Jones Mound, posto a sud-est del Lake Thonotosassa. Gli indiani Uzita e Mocoso parlavano dialetti inintelligibili, pur appartenendo entrambi al ceppo Timucuan. Visto il continuo stato di ostilità esistente tra gli Uzita e i Mocoso, è probabile che l’area tra il Little Manatee e il Mafia River era in quel periodo poco abitato, rappresentante una tipica zona di confine. Il Juan Ortiz ebbe modo di conoscere quest’area quando riuscì a fuggire dagli Uzita per trovare rifugio nelle terre dei nemici Mocoso; quando giunse al Mafia River, ovvero il confine del territorio dei Mocoso secondo l’Elvas.


Piani per la caccia

Nei periodi successivi, quando la spedizione del de Soto lasciò la Tampa Bay, i nomi degli Uzita e dei Mocoso sarebbero scomparsi velocemente dalle fonti storiche. Il Fontaneda, nel 1575, quando descrisse le sue esperienze di vita nella Florida meridionale (1545-1562), avrebbe ricordato “il regno indipendente di Mogoso”; ma, stando all’Hudson, non è accertato che “il regno indipendente di Mogoso” fosse proprio quello ricordato dai cronisti della spedizione di Hernando de Soto. Sulla mappa della Florida di Jacques Le Moyne troviamo “Mocosso” a sud (nel retroterra?) di Ocale nel drenaggio del fiume St. John; inoltre il Le Moyne localizzava anche “Mocossou” sulla costa orientale della Florida, a sud di Cape Canaveral. Alcuni storici sono propensi a pensare che il Fontaneda, liberato nel 1562 dai francesi, ritornò poi in Spagna, e probabilmente le sue conoscenze geografiche erano state influenzate dalle conoscenze francesi della Florida e conseguentemente dalla mappa del Le Moyne. Non possiamo comunque dimenticare che le conoscenze geografiche del Fontaneda furono molto utili ai francesi che spesso, a scopi esplorativi, seguirono il corso del St. John River per spingersi verso sud. In un Rapporto francese del Laudonniere veniva ricordato un capo chiamato “Moquoso” che, come “Acquera”, viveva nelle zone più interne del St. John. La situazione è ulteriormente complicata dalle notizie riportate dal de Solis, il quale ci illumina sul viaggio del Menendez lungo il St. Johns River (1566), che raggiunse il territorio del capo “Macoya”, il cui nome potrebbe essere una corruzione di “Mayaca”, un gruppo nativo ricordato dal Fontaneda. Secondo l’Hudson, è probabile che i “Mogoso” del St. John siano un gruppo ben diverso dai Mocoso della Tampa Bay. Gli Uzita, come i Mocoso, non furono però ricordati dai cronisti del de Soto nel XVI secolo, e neppure sono menzionati nei documenti del secolo successivo. Il problema è che neppure i missionari spagnoli raggiunsero questi indiani nelle epoche successive. Cosa accadde? Questi piccoli gruppi sarebbero anche scomparsi dalla storia? Chiaramente, gli Uzita e i Mocoso vennero incontrati dai bianchi verso la fine della primavera del 1539, quando l’esercito del de Soto sarebbe sbarcato nelle loro terre; ma noi non siamo a conoscenza dell’impatto che ebbe la spedizione del Narvaez nei loro confronti. Le azioni militari dell’esercito del de Soto furono comunque devastanti per le popolazioni native, e le successive epidemie completarono il quadro per portare ad un facile asservimento; infatti, diversamente dai Tequesta e dai Calusa, gli Uzita e i Mocoso non poterono sopravvivere a lungo come unità politiche, vitali e indipendenti. Anche le altre popolazioni della Tampa Bay avrebbero avuto un impatto così devastante dopo l’arrivo del de Soto? I “Capaloey”, ricordati agli spagnoli dagli uomini del capo dei Mocoso, molto probabilmente erano i Pohoy delle successive fonti, noti anche come “Pooy” o “Pojoi” in vari documenti spagnoli.


Una dura lotta con l’alligatore

I Pohoy risiedevano anch’essi nelle vicinanze della baia come i Tocobaga, o “Tocopaca”, quando furono visitati, nel 1612, da un distaccamento di soldati spagnoli che, viaggiando dalla bocca del Suwannee River, si spinsero a sud lungo le coste per raggiungere la “Pinellas Peninsula” a bordo dei tipici “dugout canoes”, da allora la Tampa Bay venne conosciuta come la “Baia dei Pohoy”. E’ probabile che i Pohoy occupassero la parte superiore della Tampa Bay e le regioni circostanti, con alcuni gruppi – forse i resti – localizzati nella Florida nord-occidentale intorno al 1718-19. Questi gruppi di Pohoy si sarebbero messi in luce compiendo alcune scorrerie nelle terre dei Tocobaga delle zone di St. Marks; nel decennio 1730-40 un certo Antonio Pojoi dichiarava di essere il capo di un gruppo nativo conosciuto come “Alafaias Costas”, stanziato nelle vicinanze di St. Augustine. Un altro gruppo ricordato dal capo “Mocoso” era quello dei Neguarete, una popolazione, probabilmente piccola, che non appare in alcuna fonte successiva ma, probabilmente, stanziata anche essa nelle zone della Tampa Bay. Il destino degli indiani Neguarete rimane comunque ignoto, ma colpisce soprattutto il fatto che il nome dei Tocobaga, una potente e numerosa nazione, non compare in alcun documento dei cronisti del de Soto. A partire dall’era del Menendez, gli indiani Tocobaga furono sempre ricordati come stanziati sul lato settentrionale della Tampa Bay, probabilmente nella Old Tampa Bay, essi erano il gruppo principale della regione. Un gran numero di siti archeologici, presso la città di Safety Harbor e sulla baia, hanno evidenziato la presenza di vari manufatti spagnoli probabilmente riconducibili alle esplorazioni del Menendez nell’area, risalenti all’anno1567; inoltre, di tutti gli indiani della Tampa Bay i Tocobaga furono gli unici dediti alla coltivazione del mais. Gli uomini di Panfilo de Narvaez avrebbero trovato grandi campi di mais nelle terre dei Tocobaga ma, viste le informazioni dei cronisti del de Soto, sembra che i campi coltivati fossero posti ben più a nord. Il capo dei Tocobaga ebbe modo di incontrare il Menendez e gli avrebbe detto che conosceva da lungo tempo gli spagnoli, mettendo in risalto i loro modi crudeli nei confronti dei nativi e le loro “scorrerie” per assicurarsi gli approvvigionamenti di granturco. Il capo ricordava che era alla guida di una grande tribù e che dominava su numerosi capi del territorio suoi vassalli, e stanziati a circa due giorni di viaggio; per dimostrare la sua potenza il leader richiamò al suo villaggio ben 29 capi a lui soggetti. Nell’insediamento dei Tocobaga era ben visibile un tempio della nazione. Il Menendez avrebbe lasciato nel villaggio una guarnigione di trenta soldati per “insegnare loro la dottrina cristiana” (sic!). Quando il gesuita padre Juan Rogel visitò l’avamposto alcuni mesi dopo, trovò i Tocobaga “in buona salute”, ma il capo, partecipando ad una messa celebrata dal Rogel, disse al gesuita che se gli idoli della tribù fossero stati bruciati lui e la sua famiglia si sarebbero immolati nel fuoco.


L’arrivo delle navi dei bianchi

Durante il suo soggiorno nella Florida meridionale, anche il Fontaneda sentì parlare dei Tocobaga; riportava che il capo della tribù era il “cacique” principale della “Gulf-coast region”, e che era un “re” indipendente con “molti vassalli”, e che inoltre controllava il commercio delle perle. Chiaramente dobbiamo dire che le conoscenze del Fontaneda erano principalmente basate su tutta una serie di dicerie tribali, infatti affermava che i Tocobaga erano stanziati su un grande fiume dove il de Soto aveva trovato la morte (sic!). Inoltre affermava che probabilmente il St. John River si univa ad un altro fiume per sfociare nella Tampa Bay, proprio nelle terre dei Tocobaga. Seguendo le istruzioni del Fontaneda, il Pedro Menendez avrebbe poi cercato tale rotta, e per questa ragione avrebbe stabilito degli insediamenti nel territorio dei Calusa e dei Tocobaga. Come avrebbero potuto essere così potenti i Tocobaga che, fino al decennio 1560-70, non erano ancora stati menzionati dalle fonti, soprattutto da quelle del de Soto, nonostante si trovassero soltanto a circa 40 miglia dal punto di sbarco della spedizione? Secondo l’Hudson è invece probabile che, dopo il 1539, la potenza degli Uzita e dei Mocoso (non dimenticando quella dei nativi di Urriparacoxi, di cui nulla sappiamo), sia crollata velocemente dopo il nefasto arrivo degli spagnoli. Fu da allora che i Tocobaga, posti più a nord, furono in grado di accrescere il loro potere politico a spese degli altri popoli della Tampa Bay. I Tocobaga vivevano ancora nella parte settentrionale della Tampa Bay nell’anno 1612, quando un’altra spedizione militare spagnola raggiunse la Pohoy Bay, purtroppo però non abbiamo alcuna informazione per cercare di comprendere la loro forza politica. I Tocobaga continuarono però ad esistere come gruppo distinto per almeno un altro secolo. Entro il 1677, un certo numero di indiani Tocobaga – uomini, donne e bambini – continuavano a vivere sotto la protezione spagnola a Wacissa, nella “Provincia di Apalache”, quindi ben più a nord delle loro terre originarie; su questo gruppo sappiamo che non era ancora stato cristianizzato. Nel 1718 due piccoli gruppi di Tocobaga erano stanziati in vicinanza della foce del St. Marks River, e un altro lungo le coste del Golfo, e fu proprio il gruppo del St. Marks che fu sottoposto a numerose scorrerie operate dai Pohoy. Non conosciamo le ragioni del loro spostamento verso nord-ovest, ma probabilmente i Tocobaga avrebbero potuto essere le vittime predestinate delle devastanti incursioni degli Alibamu o di gruppi indiani provenienti dalla Georgia; ciò li avrebbe indotti a chiedere protezione agli spagnoli. Un’altra ipotesi è che si siano mossi dalla Tampa Bay per essere usati dagli spagnoli come forza lavoro. Un altro gruppo della Florida centrale incontrato dalla spedizione del de Soto erano gli indiani di Urriparacoxi, localizzati verso l’interno a circa 20-30 leghe dalla baia.
Pescatori Tocobaga
Gli spagnoli ricordavano che, come i Tocobaga, erano dediti alla coltivazione del mais, dei fagioli e delle zucche, quindi culturalmente diversi dagli Uzita e dai Mocoso. Le fonti sembrano comunque contrastare fra loro, infatti, l’Elvas affermava che Urriparacoxi era posta in un’area particolarmente fertile e con grandi quantità di granturco; ma ciò sembra contrastare con le descrizioni del Ranjel, il quale ricordava che nella Tampa Bay, la qualità dei cereali coltivati era piuttosto scadente. I cronisti concordano soltanto sul fatto che Urriparacoxi, essendo localizzata nell’interno, era l’insediamento più potente della regione. Comunque, gli indiani Uzita, Mocoso, ed altri piccoli gruppi della baia, erano soggetti e pagavano tributi al potente leader di Urriparacoxi. Gli indiani di queste zone erano però tipicamente dei pescatori litoranei o fluviali, come d’altronde anche i Tocobaga, ed il loro stile di vita non era diverso da quello degli indiani stanziati lungo le coste orientali della Florida.
Negli anni successivi, quando francesi e spagnoli esplorarono il corso del St. Johns River, vi avrebbero trovato numerosi insediamenti sotto il controllo del potente capo degli Utina, il cui villaggio principale era circondato da campi coltivati a mais. Gli indiani Urriparacoxi, Tocobaga, ed Utina sembra vivessero in territori ben più idonei all’agricoltura rispetto a quelli delle regioni circostanti, e ciò è ben confermato dalle scoperte archeologiche. E’ quindi probabile che le produzioni agricole conferivano un enorme vantaggio, sia a livello competitivo che militare, era questo uno dei fattori principali nelle società di “chiefdomes” che erano fiorite in tutto il sud-est precolombiano e tardo precolombiano. Stranamente, secondo l’Hudson, fu proprio nella Florida peninsulare, ai margini dei grandi “Mississippian Chiefdoms”, che queste realtà economiche si sono viste più chiaramente. Gli spagnoli ebbero modo di vedere i primi campi coltivati posti a circa quattro giorni a nord del loro campo della Tampa Bay, nelle vicinanze della attuale città di Dade presente; ma notarono che nella piccola “Cove of the Withlacoochee” vi era ben poco granturco, e ciò contrastava notevolmente con le terre di Ocale ed Acuera, dove il mais veniva pestato in grandi mortai tratti da tronchi d’albero. Dai resoconti, possiamo presumere che l’attuale città di Luca poteva rappresentare il confine occidentale del territorio controllato dalle genti di Urriparacoxi, mentre una parte della piccola “Cove of the Withlacoochee” era probabilmente controllata dagli indiani Ocale, stanziati sul lato orientale. Dopo la venuta del de Soto è probabile che gli spagnoli non penetrarono più in queste terre interne, sia nella Florida nord-occidentale che nelle zone a est della Tampa Bay. Nulla sappiamo sul destino del potentato di Urriparacoxi, e neppure sulla fine di Guacozo, Luca, o Vicela, posti nelle sue vicinanze.


La cura di una ferita

Ocale ed Acuera, sarebbero stati ancora segnalati almeno fino alla metà del XVII secolo, quando entrarono in contatto con i missionari francescani. Gli studi dell’Hann ci ricordano che ancora nel 1678 gli indiani Acuera continuavano a rifiutare ogni tentativo di cristianizzazione da parte dei bianchi. Per quanto riguarda le correlazioni archeologiche, possiamo notare che gli Uzita, posti sul lato meridionale della Tampa Bay, i Mocoso del lato orientale della baia, e i Tocobaga della Old Tampa Bay, erano strettamente associati alla “Safety Harbor Archaelogical Culture”.
Le varianti di questa Cultura si estendevano a nord nella “Cove of the Withlacoochee”, e includeva le terre dello stesso fiume Withlacoochee. Gli Ocale potevano probabilmente essere associati ad una di queste varianti geografiche che, per tutto il XVI secolo, variavano nelle regioni comprese tra il territorio dei Mocoso e quello degli stessi Ocale; anche se le ceramiche trovate nelle vicinanze del villaggio degli Ocale, a est del fiume Withlacoochee, sono simili a quelle trovate nelle zone del “Safety Harbor site”, sebbene nessun tumulo della “Safety Harbor” sia stato trovato a est di quel fiume. Gli studiosi ritengono che la “Safety Harbor Culture”, e le sue varianti, siano ben distinte dalle tradizioni della cultura archeologica di “Alachua”, incontrata dal de Soto più a nord, in direzione del fiume Santa Fe.


Ancora una scena di pesca

La “Safety Harbor Culture” era anche distinta dalla cultura archeologica trovata a sud della Tampa Bay, nelle zone del Caloosahatchee (Florida sud-occidentale), la cui regione litoranea era associata con gli indiani Calusa e con i loro antenati precolombiani. La cultura archeologica delle terre degli Urriparacoxi è invece ben accertata; i manufatti esaminati dal Mitchem, e ritrovati in vari tumuli, sono stati scoperti a ovest del “Disney World” di Orlando, essi ci suggeriscono che le ceramiche della “Safety Harbor Culture” e quelle della “St. Johns Culture” erano presenti nelle regioni di Urriparacoxi. La Cultura archeologica del St. Johns è tipica della grande regione che si estende dall’attuale città di Orlando al fiume St. Johns, nella Florida nord-orientale. Comunque, ben più documentata è la regione di “Acuera”, le cui caratteristiche distintive sono più facilmente distinguibili da quelle della costa del Golfo peninsulare e dalla tradizione culturale di “Alachua” a nord di Ocale.