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Un uomo chiamato Geronimo

A cura di Paolo Brizzi

Yanosha, Chappo, Fun e Geronimo nel marzo 1886
L’uomo era imbronciato. Passeggiava a testa bassa attorno alla sua capanna, con le mani unite dietro la schiena. Bofonchiava e ogni tanto calciava via un sassolino. Stava ribollendo di rabbia per l’impensabile rimprovero che aveva appena ricevuto.
Il suo nome era conosciuto in due emisferi ed era sinonimo di energia, elusività, per gli spietati raids compiuti su agricoltori, allevatori, minatori e viaggiatori su entrambi i lati del confine tra due grandi nazioni. Oggi non riusciamo nemmeno ad immaginare il terrore provocato dal grido che squarciava la notte: “Geronimo! Geronimo!”
Ma quest’uomo e marito, e padre, questo flagello, questo eroe, e leggenda anche per chi lo conosceva, era ora in collera.
Avrebbe avuto in tutto nove mogli durante la sua vita, ma era stato appena rimproverato dalla sua sposa indaffarata, che, irritata per averlo tra i piedi, lo aveva cacciato come un bambino imprudente. Avendo smarrito un coltello che era tra le sue cose preferite, Geronimo aveva chiesto alla donna di cercarlo per lui. “Geronimo,” disse lei come riferito da un noto etnologo “sei abbastanza vecchio da cercartelo da solo!”. E’ vero oggi come allora che nessun uomo è profeta nel proprio wickiup. E questo scaltro vecchio guerriero non faceva eccezione.
Eppure il diffuso rispetto che la sua temibile reputazione esigeva era ben meritato, anche se il Geronimo degli anni ’80 dell’800 aveva poca somiglianza col ritratto romanzato di lui che abbiamo oggi. Lui non fu mai un capo, nè ebbe mai un grosso seguito. Ma era elusivo come il vento del deserto, senza rimorsi come un serpente a sonagli, e più veloce del più abile cavaliere. I suoi “colleghi”, comunque pochi, gli erano fedeli ed erano affidabili. Malgrado il loro piccolo numero, con la loro stessa evanescenza stancarono e frustrarono migliaia di soldati americani e messicani.
Così in qualche maniera il distorto concetto di Geronimo che oggi abbiamo è vagamente giustificato; è stato mostrato sullo schermo in decine di film, fedeli a Geronimo quanto l’Odissea lo fu al vero Odisseo.
Geronimo in età avanzata
Ambiguità ed incertezza ancora abbondano su quest’uomo, come prevedibile per un popolo che non ha una lingua scritta, che non tiene archivi, e che tramanda racconti orali da generazione a generazione. Ma i fatti della sua vita sono meglio conosciuti che quelli della vita di altri leaders, a causa della sua presunta autobiografia, per le testimonianze di chi lo conobbe e per la documentazione dell’esercito, che lo ebbe in custodia durante l’ultima parte della sua vita.
I suoi inizi, dove e quando nacque, sono ancora in discussione. Secondo il suo racconto Geronimo nacque nel Nodoyon Canyon, nel Giugno 1829, che alcuni pensano sia vicino Clifton, Arizona, non lontano dal confine col New Mexico. Una fonte rispettata mantiene che nacque nel 1834, vicino al sito di Fort Tularosa o vicino ad Aragon, New Mexico. Juh, suo cugino e stretto collaboratore in anni successivi, riferiva che Geronimo era nato vicino alla confluenza dei tre rami del Gila, vicino Silver City, New Mexico. Altri autori, per accomodare fatti accaduti in seguito, affermano che egli nacque prima del 1829. Geronimo era un indiano purosangue della banda Bedonkohe ed era nipote di Mahko, capo principale di quella stessa banda.
Il padre di Geronimo morì quando il ragazzo era giovane. Malgrado fosse costume abituale che una coppia di neo-sposi andasse a vivere con la famiglia della sposa, questo non accadeva sempre e i genitori di Geronimo si stabilirono tra la gente dei genitori del padre di Geronimo; dopo la morte di suo padre, sua madre portò i figli a sud, nella Sierra Madre messicana, a vivere col popolo Nednai, i Chiricahuas meridionali, una banda ostile e bellicosa che aveva combattuto Spagnoli e poi Messicani da tempo immemore. Qui Geronimo incontrò suo cugino Juh, un giovane che divenne suo buon amico, ed avrebbe poi ottenuto il nome “Geronimo”, che avrebbe sostituito l’originale “Goyathlay”. Aveva acquisito questo nome, che significa “Lo sbadiglione”, durante l’infanzia.
Crescendo fra i Nednai era inevitabile che il suo addestramento fosse più duro che tra i suoi parenti nel Nord, poichè guerra e razzia erano l’incessante stile di vita del popolo di sua madre. I bambini Apache, sempre molto amati, erano raramente puniti, sebbene la disciplina, necessaria per la loro sopravvivenza, fosse instillata loro sin dai primi anni di vita. I piccoli imparavano l’uso di piccoli archi e frecce a spese della piccola selvaggina, topi, scoiattoli e uccelli. Si curavano dei cavalli e muli per imparare i bisogni e le idiosincrasie di tali utili animali.
La pista di guerra di Geronimo
Crescendo, Geronimo spesso vedeva razziatori o gruppi di guerrieri lasciare la rancheria e ritornare tempo dopo con bottino e mandrie di bestiame rubato; a volte però tornavano sporchi, stanchi e a mani vuote, magari ridotti di numero. Spesso tornavano con dei prigionieri; se questi erano ragazzi, potevano un giorno divenire essi stessi guerrieri Apache. Se erano ragazze potevano essere vendute o cresciute per diventare un giorno mogli di guerrieri indiani. Se adulti maschi, i prigionieri venivano messi a morte perchè considerati pericolosi, spesso uccisi da donne che avevano perso il marito o un parente in guerra. Queste esecuzioni erano spesso accompagnate da molta crudeltà; a molti Apaches non piaceva assistere, ma così non deve essere stato per Geronimo, a giudicare dalle sue gesta belliche successive. Molti Apaches “accettavano” la sofferenza delle vittime come basilare al loro stile di vita.
Geronimo, come ogni giovane, desiderava partecipare alle quattro spedizioni di guerra che costituivano l’apprendistato di ogni Chiricahua. Per unirsi alla prima di queste spedizioni, dovette imparare la lingua segreta dei razziatori, costituita da meno di 100 parole usate solo in tali circostanze. Egli diveniva dikohe, termine applicato ai giovani che divenivano adatti alle spedizioni di guerra e ai raids. Geronimo divenne dikohe a 14 anni, come Juh e altri ragazzi. A Morris E. Opler fu detto come tutto cominciava: “Dikohe vuol dire che devi obbedire e addestrarti come i tuoi anziani dicono. Quando i genitori ordinano,”tu devi alzarti presto domani e correre, correre, correre” il ragazzo non osa fare altrimenti. Suo padre gli insegna: “devi tenere l’arco e le frecce a portata di mano. Devi avere il tuo coltello al tuo fianco. Devi avere vicini i tuoi mocassini, essere in allerta sia in pace che in guerra. Guarda la stella del mattino; non lasciare che scompaia prima che tu lo faccia.” Il gioco evolveva gradualmente in un combattimento simulato con l’arco e le frecce. L’agilità era sviluppata precocemente e il coraggio pure ed era incoraggiata l’indifferenza verso le difficoltà.


Geronimo alla guida di alcuni suoi guerrieri

Spesso gli sciamani specialisti in cose di guerra istruivano i dikohe. Al ragazzo veniva insegnato che le qualità e le caratteristiche che egli manifestava durante l’apprendistato lo avrebbero accompagnato per tutta la vita; così doveva evitare la disobbedienza, l’indisciplina, la codardia, l’infedeltà e l’egoismo di qualunque sorta. Durante la prima spedizione il novizio veniva protetto dai guerrieri esperti, sebbene si trattasse di imprese rischiose e non sempre ciò era possibile. Nelle spedizioni successive egli partecipava in modo più attivo e con la quarta poteva svolgere le funzioni di un vero combattente. Solo con la sua condotta futura il guerriero poteva arrivare ad un ruolo di leader e Geronimo vi giunse non tanto per le sue gesta in battaglia o per le sue razzie di successo, quanto perchè i suoi guerrieri lo ritenevano dotato di grande potere, cioè lo credevano una sorta di sciamano di guerra.
Un guerriero veterano disse a Opler: “Geronimo ottenne il potere politico per motivi religiosi. Egli poteva prevedere il risultato di un combattimento e veniva così tanto interpellato in campagna che divenne indispensabile. Così divenne un leader”. Tanto forte era il suo potere, così ricordava un vecchio Apache, che egli poteva controllare la durata del giorno e della notte. “Una volta stavamo procedendo verso un certo luogo, e poichè egli non voleva arrivare di giorno, cantò, così la notte rimase per altre due ore. Vidi questo coi miei occhi”.
Quale altro Chiricahua poteva fare di più ? Un esempio del potere di Geronimo ci è offerto da Jason Betzinez, che lo accompagnò sul sentiero di guerra. “In una occasione Geronimo ci avvertì che i Messicani ci stavano seguendo e predisse l’esatto momento in cui sarebbe apparsi; più tardi il nemico si mostrò nel luogo e nel momento esatti che egli aveva previsto”. Un’altra prova di questa misteriosa capacità si ebbe nel 1883 quando Geronimo e i suoi razziatori stavano tornando verso i loro rifugi nella Sierra Madre, dove nessun nemico si era fino a quel tempo avventurato. Una notte attorno al fuoco coi suoi 36 uomini lasciò cadere il coltello e esclamò: “La nostra gente, rimasta al campo, è ora nelle mani dei soldati!” Il Generale George Crook aveva realizzato il prodigio di penetrare nella Sierra Madre con una grande spedizione e stava persuadendo molti Apache ad arrendersi. Secondo Betzinez questo era un esempio della incredibile capacità di Geronimo di sapere quello che stava accadendo lontano da lui.
Malgrado Geronimo raggiunse il potere e divenne un famoso leader in parte per le sue qualità sciamanistiche non c’è dubbio che la sua ascesa fu dovuta anche alle sue capacità come guerriero, al suo coraggio e al suo talento nel comando.
Geronimo detta le sue memorie
Non fu mai uno statista del calibro di Cochise; non ebbe mai il seguito di Victorio come capo di guerra; non ebbe il genio tattico di Juh, ma Geronimo possedeva tratti di personalità che lo resero un leader all’interno della propria sfera.
Per la sua gente Geronimo svolgeva una funzione che nessun altro, neppure i Grandi, poteva effettuare; non solo era l’uomo giusto per i suoi tempi, per il punto di vista dei Chiricahuas, ma egli influenzò i loro ultimi giorni di libertà come nessun altro avrebbe potuto, e soprattutto per questo la sua memoria merita di essere perpetrata.
Secondo la sua non completamente affidabile autobiografia, la sua prima moglie, una Nednai, e i loro tre figli furono uccisi nell’estate 1858 da truppe messicane nel Chihuahua nord-occidentale, vicino Janos. Questo, egli disse, innescò il suo odio di una vita per i Messicani, ma è vero che i Nednai erano sempre stati nemici dei Messicani. In ogni modo il 1858 è la prima data verificabile della sua vita. A quel tempo, lui dice, era un seguace di Mangas Coloradas, il capo dei Chiricahuas orientali. Egli pure implica di essere stato sotto la leadership politica di Juh; Juh era un vero capo e lui e Geronimo operarono insieme per anni, fin quasi alla morte di Juh. Geronimo disse che dopo la morte della moglie egli guidò un gruppo di guerra in un raid di vendetta in Messico. Poichè aveva tanto sofferto fu nominato dai capi a dirigere questa spedizione punitiva. Il successo degli Apaches, contro quattro compagnie di soldati messicani, fu tale che Geronimo (egli disse) fu nominato capo di guerra sul posto. Durante la battaglia il nemico lo aveva chiamato Geronimo e con questo nome egli sarebbe stato da ora conosciuto.
Geronimo appare nella consapevolezza degli Americani attorno al 1876, nell’ambito del fermento generato dallo svuotamento, da parte di John Clum, della riserva Chiricahua nell’Arizona sud-orientale. Il 17 Luglio Geronimo e sua moglie raggiunsero la riserva Mimbre nel New Mexico meridionale. Non deve esservi però rimasto a lungo, poichè un campo a sud di Lordsburg fu attaccato da Tony Rucker del 6° Cavalleria nel Gennaio 1877.
Dieci Apaches furono uccisi e il nipote di 5 anni di Geronimo fu catturato in questo primo attacco militare sui Chiricahuas meridionali. Geronimo probabilmente continuò a razziare ma, quando a metà Marzo tornò in New Mexico, non potè ritirare le razioni per il tempo che era stato via.


Una mappa dell’Apacheria

Infatti fu la presenza di Geronimo che portò John Clum alla riserva Mimbre a Ojo Caliente per rimuovere gli Apaches al complesso di San Carlos, dove aveva precedentemente portato gli indiani della riserva Chiricahua. Questo ulteriore concentramento decretato dal governo condusse inevitabilmente e inesorabilmente alle fughe e problemi Apache degli anni a venire. Così Geronimo, partecipando al sovraffollamento della riserva, contribuì a generare più problemi per la sua gente di quanto potesse capire.
Geronimo fu portato a San Carlos in catene per rispondere all’accusa di depredazioni, ma non fu mai processato e infine fu liberato.
Geronimo una volta di più legò le sue attività a Juh; i due parteciparono alla guerra di Victorio del ’79-’80, sebbene il loro ruolo sia in discussione. In ogni caso, verso la fine del 1879 i due si erano stabiliti in un campo nei pressi di Guadalupe canyon, da dove presero contatto con ufficiali dell’esercito e negoziarono la resa. Presto Geronimo tornò a San Carlos, dove sarebbe rimasto tranquillo per quasi due anni.
Il ruolo di Geronimo nei fatti di Cibicue è discutibile. Qui, nell’Agosto 1881, il generale Carr condusse le truppe ad arrestare il mistico e sciamano Apache Nockaydelklinne, che i bianchi pensavano stesse fomentando una rivolta indiana; gli scouts però si ammutinarono e sei soldati furono uccisi. La colonna potè ritirarsi con l’oscurità e tornare a Fort Apache, che era stato attaccato dai ribelli. Asa Daklugie credeva che Geronimo e suo padre avessero visitato il campo del medicine man sul Cibicue creek e che fossero stati da lui influenzati. In ogni modo, nella confusione che seguì, i due capi e il loro seguito fuggirono diretti in Sonora dove raggiunsero i rifugi della Sierra Madre dopo aver razziato lungo la pista ed aver combattuto con i soldati a Cedar Springs (battaglia di K-H butte) e nei pressi dei Dragoon.
Un bel ritratto di Geronimo
Durante i primi mesi del 1882 in un colloquio di pace con le autorità messicane, a Casas Grandes, gli indiani caddero in trappola una volta di più, ubriacandosi col liquore offerto loro. Molti furono uccisi o presi prigionieri nell’assalto dei soldati messicani. Fra i catturati vi era la seconda moglie di Geronimo, Cheehashkish, che poi sposò un altro Apache in Messico e non tornò più.
Per diversi mesi la banda vagò per la Sierra Madre, depredando ad est e ad ovest. Nella primavera 1882 in uno dei più stupefacenti incidenti delle guerre Apache, Juh e Geronimo sgattaiolare oltre confine, senza essere scoperti e, con una manciata di seguaci, raggiunsero San Carlos. Qui vivevano diverse centinaia di membri Warm Springs della banda di Loco. Questi Apaches eranio imparentati con i Nednai di Juh e Geronimo e per ragioni solo a loro conosciute i recalcitranti desideravano la loro presenza in Messico. IL fatto di deportare Loco e centinaia di uomini, donne e bambini, attraverso un territorio infestato da truppe, con cui i guerrieri si scontrarono più volte, è un gesto epico che meriterebbe di essere raccontato in un libro dedicato. Eppure lo fecero! In maggio il numero di ostili in Messico era salito a circa 150 guerrieri, più diverse centinaia di non combattenti. La leadership congiunta di Juh e Geronimo riuscì, nel Novembre 1882, nell’annientamento di un reparto messicano vicino Galeana, compreso Juan Mata Ortiz, che era stato vice della forza che aveva sconfitto Victorio due anni prima.
Fino a questo punto Juh e Geronimo avevano condiviso il comando dei Chiricahuas meridionali ma, da questo momento in poi, i due si divisero.
Razzie vennero effettuate sui due lati del confine e Geronimo depredò largamente in Sonora. Nella primavera 1883 a seguito di una di tali incursioni in Arizona e New Mexico, il Generale Crook guidò la sua spedizione nella Sierra Madre, riuscendo infine a contattare gli ostili alle biforcazioni del Bavispe. Geronimo era appena tornato dal Chihuahua con bottino e alcuni prigionieri. Come risultato della audacia e sagacia di Crook, Geronimo promise di tornare a San Carlos. I Chiricahua meridionali lasciarono per sempre i loro rifugi, dove avevano sinora condotto il loro stile di vita secondo i vecchi costumi. Geronimo attraversò il confine nei primi mesi del 1884, spingendo una mandria di bestie rubate, che fu confiscata su ordine di Crook.
Una foto molto famosa
Gli animali furono venduti all’asta e i proventi inviati in Sonora per risarcire gli allevatori che avevano sofferto per i raids degli Apaches. Geronimo era furente per ciò che considerava l’ingiusta confisca di bottino di guerra preso ai suoi eterni nemici.
Nella riserva si stabilì sul Turkey creek, vicino Fort Apache, si “dedicò” all’agricoltura e si guadagnò la fama di essere uno dei migliori coltivatori (forse perchè aveva più mogli a cui faceva svolgere il lavoro!). Ma tutto ciò lo annoiava e nel Maggio 1885 Geronimo era pronto a riguadagnare la libertà. Britton Davis, il giovane tenente che apprezzava molti degli Apaches, trovava il leader di guerra ” Completamente cattivo, intrattabile e traditore, essendo i soli tratti che lo redimono il coraggio e la risolutezza. La sua parola, non importa quanto seriamente offerta, è priva di valore “. Altri concordavano e non solo bianchi. Geronimo si era guadagnato una brutta reputazione, anche fra alcuni Apaches. Lasciò la riserva il 17 Maggio.
La grande fuga, davis credeva, fu un affare precipitato da una ubriacatura a base di tizwin, la birra indiana, da parte di alcuni leaders. Geronimo cercò di organizzare l’uccisione di davis e del suo scout, Chatto, e mentì agli altri, asserendo che il suo complotto era riuscito e che dovevano fuggire per non essere uccisi per vendetta. Così il capo portò con lui 34 uomini, 8 ragazzi in età di combattere e 92 donne e bambini, che raggiunsero il Messico sotto inseguimento. Solo la guerra poteva restaurare i vecchi costumi Apache. Solo la guerra. I soldati americani e i loro scouts li inseguirono così da vicino da impedire la ripresa dell’antico stile di vita, per il quale molti bramavano. E Geronimo, l’intrattabile, ostinato, fiero e instancabile, amante della guerra, bugiardo e malvagio come molti pensavano fosse, solo lui poteva condurli in questo finale saluto ai loro antenati, alla loro eredità, alle loro vite. Nessun altro Apache avrebbe potuto farlo e i Grandi capi erano morti. Solo Geronimo viveva; Naiche, capo ereditario, aveva il comando nominale, ma Geronimo forniva la guida in guerra e in questo periodo di incessante movimento e depredazioni Geronimo era la roccia su cui sedeva la vera leadership. Fintantochè Geronimo non fosse stato fermato la guerra non sarebbe cessata e i chiricahua meridionali non avrebbero imboccato la strada dell’oblio. Nell’Agosto 1885, un comando sotto il capitano Wirt Davis assalì un campo Apache in Sonora catturando tra gli altri la sesta moglie di Geronimo, Ziyeh, e due dei suoi figli.


Geronimo e gli irriducibili dopo la resa del 1886

Nel cimitero di fort Bowie c’era nel 1886 una tomba con l’iscrizione “Little robe, figlio di Geronimo, morto il 10 Settembre 1885, età 2 anni”. Una banda di razziatori al comando di Ulzana penetrò nella riserva di Fort Apache nel Novembre, uccise un certo numero di indiani, e fuggi con un certo numero di donne prigioniere tra le quali, in Messico, Geronimo scelse una Mescalero, Ihtedda, come sua settima moglie. Robert Geronimo nacque da questa unione.
Inseguito instancabilmente dall’esercito e dagli scouts indiani, Geronimo acconsentì alla resa al Generale Crook verso la fine del Marzo 1886, ma dopo diversi giorni di negoziati nel Canyon De Los Embudos, proprio sotto il confine, in Sonora, Geronimo e pochi altri, ubriachi per il liquore fornito loro da un contrabbandiere locale e impauriti dalle sue rivelazioni che gli indiani sarebbero stati uccisi oltreconfine, fuggirono per l’ennesima volta, dirigendosi verso la Sierra Madre. L’approccio psicologico di Crook alla fallita conferenza ( durante la quale esibì freddezza e condanna verso Geronimo e lka sua infedeltà ) può essere stato il fattore decisivo che spinse Geronimo ancora sul sentiero di guerra, ma di questo non c’è prova. Crook, deluso e criticato per il fallimento, chiese di essere sostituito. Un altro Generale rilevò il compito di inseguire i ribelli ed ebbe alla fine successo con l’uso degli scouts Apache, come fatto da Crook in precedenza. Geronimo e tutti i Chiricahuas vennero inviati nell’est: prima in Florida, poi in Alabama ed infine a Fort sill, oklahoma, dove il vecchio guerriero trascorse gli ultimi anni della sua lunga vita.
Nell ‘ est i Chiricahuas come individui continuarono a sopravvivere, ma come tribù, entità distinta, popolo con un proprio stile di vita, cessarono di esistere.
Geronimo e sua figlia (a sin.)
In Oklahoma i loro peculiari caratteri culturali erano ormai visibili solo agli esperti. Quando fu loro consentito di trasferirsi alla riserva Mescalero, alcuni vi andarono, altri no. I Chiricahuas che rimasero in Oklahoma vissero con le loro memorie, non con il loro tradizionale modo di vivere; quelli che raggiunsero i Mescaleros presto si fusero con loro. La strada era finita.
A Fort Sill Geronimo si imbarcò nella sua ultima e improbabile carriera. Il suo nome aveva un valore, come egli presto comprese. Partecipò a esposizioni a Omaha, Buffalo e St. Louis, come attrazione. Le sue foto vendevano bene, specie se egli siglava il suo nome su di esse. Lo stesso valeva per i piccoli archi e frecce che costruiva. E’ dubbio se Geronimo avesse più maneggiato un arco dopo la sua giovinezza, ma per gli Americani l’arco e le frecce erano gli indiani e il West. E così era; loro pagavano bene per la loro disinformazione.
Nell’est Geronimo si riunì a Ziyeh. Quando la sua settima moglie, Ihtedda, desiderò tornare dalla sua gente egli la lasciò andare. Ziyeh morì nel 1904. Geronimo si sposò di nuovo con una donna il cui nome è dimenticato, ma non andavano d’accordo e lei se ne andò. Così prese una nona moglie, Azul, che gli rimase fedele. Lo assistette durante la sua malattia finale e non si risposò più. Nel febbraio 1909 Geronimo si prese un’ultima sbornia, rimase fuori la notte e contrasse una polmonite per la quale, tre giorni più tardi, il 17, morì. Si disse che avesse 80, 84 o 96 anni (nessuno lo sa per certo).
Non c’è dubbio che Geronimo fu un eminente leader di guerra, sebbene non raggiunse mai la grandezza di Cochise, Mangas, Victorio o Juh. Dopo che Geronimo aveva influenzato Chihuahua e Mangus nel fuggire dalla riserva nel Maggio 1885, essi seppero che lui li aveva ingannati e prima di raggiungere il Messico, giurarono di ucciderlo. Non lo fecero, ma Chihuahua tornò alla vita nella riserva appena ne ebbe l’opportunità e Mangus si separò da Geronimo, per arrendersi separatamente alcune settimane più tardi. Geronimo era considerato inaffidabile da molti uomini bianchi. Crook lo accusò di avergli mentito quando, dopo aver promesso una pace duratura, fuggì di nuovo due anni più tardi, nel 1885.


Geronimo e i suoi guerrieri in assetto di guerra

Quando fu accusato di aver mentito anche a Mangus e Chihuahua, negò le accuse solo parzialmente.
I bianchi sembravano accettare Geronimo come un nemico duro, ma degno, seppure odiato; molti Apaches sembravano aver poca fiducia in lui, e non mostrarono molto entusiasmo nelle sue cause, molto pochi lo accompagnarono nelle ultime fughe. Il suo migliore amico rimase Juh, anche se infine si separarono. Anche come leader di guerra Geronimo tendeva ad essere un solitario.
E’ facile dire che fu troppo egocentrico per attrarre molti seguaci, ma l’accuratezza di questo è discutibile. Le sue bande furono grandi quanto quelle di altri famosi razziatori Apache come Nana, Ulzana, Juh, Chatto. Forse spesso lui voleva così. Più partecipanti potevano rendere le sue imprese più difficili. La storia mostra che nel tempo egli attirò alla sua causa alcuni dei Chiricahuas migliori, secondo gli standard Apache, Chihuahua, Kayatennae, Nana, Chatto; è vero che la maggior parte di loro poi si separò da lui per un motivo o per l’altro. La verità è che probabilmente solo un Apache poteva valutare onestamente Geronimo come uomo e come leader.
I miti su Geronimo sono abbondanti. Le sue gesta sono state magnificate in modo sproporzionato. Fu colpevole di molte depredazioni, più in Messico che negli Stati Uniti, sebbene i suoi raids fossero più limitati di quelli di altri leaders Nde.


Ancora Geronimo e i suoi Apache

Forse il mito con lui associato è di essere il simbolo dell’Apache ostile. Non fu questo, ma la sua reputazione non morirà mai. Noi possiamo supporre che se l’ostilità di una fazione dei Chiricahuas deve durare nella memoria collettiva, può essere nella persona di questo implacabile leader come in quella di altri capi. Come minimo il suo nome suona bene e questo, per molti, è abbastanza.