La morte del marshal Dallas Stoudenmire

A cura di Omar Vicari

Segue da Quattro morti ammazzati in cinque secondi!

Dallas Stoudenmire
In seguito alla sparatoria del 14 aprile 1881 a El Paso nella quale trovarono la morte quattro persone nell’arco di soli cinque secondi per opera di Dallas Stoudenmire, i fratelli Manning, suoi nemici giurati, tentarono di eliminare il marshal assoldando Bill Johnson, una sorta di ubriacone che preferiva passare il tempo nei saloon della città. Questi, la sera del 17 aprile 1882 tentò un’imboscata ai danni di Stoudenmire mentre costui, assieme al cognato Doc Cummings, faceva il giro di ronda.
Le pallottole di Johnson fallirono il bersaglio, ma quelle di Stoudenmire e di Cummings raggiunsero tutte il corpo di Johnson.
A El Paso, l’increscioso episodio fece salire la tensione alle stelle poiché Stoudenmire accusò i fratelli Manning di essere i mandanti dell’imboscata.
A farne le spese fu suo cognato, Doc Cummings, che fu assassinato in un saloon da Jim, Frank e Felix “Doc“ Manning.
Dallas ne fu amareggiato e col tempo, complice il suo temperamento, divenne intrattabile. Cominciò a bere pesantemente e il consiglio cittadino di conseguenza lo costrinse alle dimissioni.
Fu sostituito dall’ex Texas Ranger Jim Gillett, già suo vice, al quale Stoudenmire assicurò comunque il proprio appoggio.
Esonerato, Stoudenmire continuò a vivere a El Paso con i guadagni esigui del Globe Restaurant che Doc Cummings gli aveva lasciato.
Il 13 luglio 1882 Dallas Stoudenmire rientrò in qualche maniera a far parte delle forze dell’ordine della città dopo che l’US Marshal Hal L. Gosling lo nominò Deputy Marshal per il distretto occidentale del Texas con sede a El Paso.
Dallas Stoudenmire però, come già detto, non era più lo stesso uomo di prima. L’uccisione di Doc Cummings, l’alcool e lo stato depressivo in cui era caduto lo spingevano sempre più verso il baratro dal quale non ne sarebbe venuto fuori.
Il 29 luglio 1882, due suoi ex assistenti, Billy Bell e William Page litigarono e si affrontarono presso l’Acme saloon. Stoudenmire, che entrava in quel momento nel locale, afferrò Page e lo portò di peso fuori spingendolo verso il Doyle’s Concert Hall. I due cominciarono a bere e, ubriachi, lasciarono il locale solo verso la mezzanotte per tornare di nuovo verso l’Acme saloon dove, incapaci di controllare le proprie azioni, iniziarono a litigare tra loro.
Jim e Frank Manning
Stoudenmire tentò di risolvere le loro questioni in fretta e permanentemente. Estratta la pistola, Stoudenmire sparò un colpo in direzione di Page. Questi, però, riuscì a deviare il braccio del Deputy Marshal e il proiettile andò a perdersi sul soffitto del locale. Stoudenmire tentò nuovamente di sparare, ma Page, afferratogli il braccio, riuscì a strappargli la pistola di mano.
Stoudenmire estrasse allora la seconda pistola e già si preparava a spedire Page al “Concordia Cemetery“ quando le canne del fucile di Jim Gillett, apparso all’improvviso, lo riportarono coi piedi per terra. I due furono arrestati e multati di 25 dollari ciascuno.
Il fatto che Dallas Stoudenmire ricoprisse di nuovo una carica, non impedì a Jim Gillett di far rispettare con imparzialità le ordinanze cittadine. Come il suo predecessore, Gillett aveva imparato a non concedere favoritismi a chicchessia.
Nell’estate del 1882, Stoudenmire passò molto del suo tempo nel New Mexico e più volte, viaggiando in treno da Albuquerque a Las Vegas, si era trovato nella stessa carrozza con Pat Garrett, già famoso sulla frontiera per l’uccisione di Billy The Kid. Entrambi erano spesso ospiti di Fred Leach, uno dei sovrintendenti della Santa Fe Railroad che intendeva scoraggiare eventuali attacchi ai treni con la loro presenza.
Dallas Stoudenmire, come Pat Garrett, godeva di una certa notorietà e a Hot Springs, dove spesso alloggiava, gli venne chiesto cosa ne pensasse a proposito della morte. Stoudenmire rispose che credeva nel destino, che la data della morte di un uomo era già scritta per cui questi non poteva essere ucciso prima di quel giorno. Stoudenmire affermò anche che non credeva fosse già stato forgiato il proiettile che lo avrebbe spedito sotto terra. Purtroppo Stoudenmire non immaginava quanto vicina fosse la sua fine.
Un giorno a El Paso, in una conversazione con il marshal Hal Gosling, Stoudenmire gli confidò i guai che stava passando con i fratelli Manning. Gosling ascoltò in silenzio e dopo un po’ il marshal gli suggerì di incontrarli e di appianare le divergenze con loro definitivamente. Stoudenmire annuì e nel salutarlo lo assicurò che lo avrebbe fatto.
La notte di sabato 17 settembre 1882, di ritorno in treno da Deming nel New Mexico, piuttosto alticcio, Dallas Stoudenmire si avviò barcollando verso il centro di El Paso e verso il suo destino.
In una tasca della sua camicia custodiva un ordine di comparizione per qualcuno, un documento che sarebbe stato determinante per ciò che sarebbe stato di li a breve.
Stoudenmire, seppure ubriaco, si fermò presso l’Acme saloon dove consumò diversi bicchieri di whiskey. Vedendolo in quelle condizioni, C. C. Brooks, proprietario e barista del locale, gli consigliò di andare a casa e di fare una dormita. Stoudenmire rifiutò e, anzi, invitò Brooks a chiudere il locale e a fare un giro con lui verso altri locali.
“Sei ubriaco e non ho voglia di bere”, disse di rimando Brooks.
“Va bene“ replicò Stoudenmire. “Ora io esco un attimo e quando tornerò, immagino tu sarai ancora aperto“.


Un ritratto di Felix “Doc” Manning

Stoudenmire uscì e scomparve nella notte. Passando di fronte al saloon dei Manning, si fermò un istante toccando il mandato che custodiva nella tasca della camicia. Gettò uno sguardo all’interno, ma l’uomo che stava cercando non c’era. Tornò allora sui suoi passi ed entrò di nuovo nell’Acme saloon, dove Brooks stava preparandosi a chiudere. Si sedette e nel mentre che portava alle labbra l’ennesimo bicchiere di whiskey, un messicano di nome Tom Ochoa entrò nel locale intimando al deputy marshal di arrestare uno straniero che aveva minacciato sua moglie.
Stoudenmire lo guardò appena e Brooks lo consigliò caldamente di andarsene. A quel punto Brooks cambiò i suoi propositi e, chiuso il locale, si diresse assieme a Stoudenmire verso il bordello di Abbie Bell. Benchè sbronzo del tutto, Dallas chiese di Carrie, la sua favorita. La ragazza non era nel locale in quel momento ma Stoudenmire disse che avrebbe aspettato. Erano le tre di notte e a Stoudenmire rimanevano ancora poche ore di vita.

Scontro al Frank Manning’s saloon

Circa a mezzogiorno del 18 settembre 1882, dopo una notte passata nel bordello di Abbie Bell, Stoudenmire si fece vedere per le strade di El Paso. La sbronza era passata e con passo agile raggiunse l’Acme saloon, dove si sedette dopo aver salutato Brooks, il proprietario.
Passati alcuni minuti, entrò nel locale Frank Manning. Non che la cosa fosse strana, solo che Manning ostentava neanche tanto velatamente una .45 al suo fianco.
Frank salutò Brooks e tracannò un whiskey. A sua volta Dallas, raggiunto il bar, prese una bottiglia e sedette di nuovo a un tavolo vicino a Frank Manning.
La tensione era palpabile e allora Brooks nel tentativo di stemperare… rivolgendosi a Frank, disse che era dispiaciuto che certi fatti potessero accadere. Naturalmente Brooks si riferiva alle controversie esistenti tra Stoudenmire e i Manning.
“Brooks, non è colpa mia se certe cose succedono“ replicò Frank. “Io ho sempre provato a stare lontano dai guai“.
“Bene ed io non voglio guai nel mio locale“ aggiunse Brooks.
A quel punto Stoudenmire si alzò e uscì passando a una certa distanza da Frank Manning. I due uomini s’ignorarono reciprocamente.
Subito dopo, rivolgendosi ancora a Brooks, Frank disse che era l’ultimo uomo al mondo a volere guai.
Passati alcuni minuti, Dallas Stoudenmire rientrò nel locale sistemandosi a un tavolo lontano dal bancone del bar.


Una fotografia di El Paso, scattata nel 1881

Un’altra persona entrò subito dopo nel saloon e quella persona era Felix “Doc“ Manning.
Felix avanzò verso il bar e bevette un whiskey offerto da Brooks. Stoudenmire, guardando quelle persone che odiava, fece una smorfia e, disgustato, uscì di nuovo.
Dallas si diresse verso il “Gem“ saloon e, sedendosi vicino a L. Nichols, il farmacista, gli confidò che i fratelli Manning, quella sera, stavano pensando di ucciderlo.
Dopo aver bevuto qualche bicchiere di whiskey, Stoudenmire uscì e nella strada s’imbatté in J. W. Jones, un altro dei proprietari dell’Acme saloon.
Dallas confidò a Jones che non desiderava avere guai con i Manning, ma che se avessero voluto, egli li avrebbe eliminati uno a uno.
Jones passò l’informazione al suo socio Brooks che a sua volta informò i fratelli Manning dei propositi di Stoudenmire.
Brooks cercò che le due parti s’incontrassero per una stretta di mano e per un whiskey a sigillare gli accordi.
Alle cinque del pomeriggio Stoudenmire chiese a Brooks e a Jones di accompagnarlo presso il saloon dei Manning dove tutti avrebbero bevuto qualcosa dopo una stretta di mano.
Brooks entrò per primo nel locale seguito da Stoudenmire e Jones.
Jim Manning stava vicino al bancone del bar e Doc Manning stava giocando a biliardo. Avanzando verso il bar, Stoudenmire disse “Avanti, Doc, beviamo qualcosa“, quindi chiese dove fosse Frank.
“Non lo so“ rispose Jim e nell’uscire disse che sarebbe andato a cercarlo.
A quel punto Doc Manning si avvicinò al bar sistemandosi accanto a Stoudenmire.
Dallas, guardandolo negli occhi, disse che qualche bugiardo figlio di puttana si era messo tra le due parti per procurare guai.
Doc Manning, forse pensando che Stoudenmire alludesse a uno dei suoi fratelli, di rimando gli rispose che cosi facendo non stava mantenendo fede agli accordi.
“Chiunque asserisce questo, dice una dannata bugia“, rispose Stoudenmire.
A quel punto, visto il precipitare delle cose, Jones s’interpose tra i due uomini strattonando Stoudenmire da una parte. Questo sbilanciò il Deputy Marshal che di conseguenza non poté estrarre la pistola per primo. Doc Manning, al contrario, prese a sparare sopra la spalla di Jones nel frattempo rotolato a terra assieme a Stoudenmire.
Il proiettile di Manning perforò il braccio sinistro e penetrò poi nel torace di Stoudenmire.
Dallas si tirò indietro cercando di liberarsi del corpo di Jones, ma Doc Manning gli fu addosso.
Doc sparò di nuovo, ma il secondo proiettile, difettoso, fu parzialmente fermato da uno spesso strato di carte che Stoudenmire aveva nella tasca della camicia. Assieme a queste carte fu poi trovata anche una fotografia, si presume di sua moglie Belle o forse della sorella Virginia.


Questo discount all’angolo tra San Antonio street e Utah street, una volta era l’Acme saloon, locale storico di El Paso. Nel 1895 vi fu ucciso John W. Hardin e molti anni prima frequentato da Dallas Stoudenmire.

Non bisogna dimenticare che Stoudenmire era un uomo di circa due metri e che, anche ferito, si batté come un leone con Doc Manning.
Dallas, in un estremo sforzo, riuscì finalmente a estrarre una seconda pistola (una pocket pistol con la canna tagliata) e a sparare un colpo che centrò il braccio destro di Doc Manning provocandogli una menomazione che si porterà dietro per tutta la vita.
I due uomini erano ancora aggrappati l’uno all’altro nel tentativo di uccidersi a vicenda, quando Jim Manning sopraggiunse di corsa con una .45 in mano. Jim sparò un primo colpo che mancò il bersaglio, ma il secondo si piantò diritto nella testa di Stoudenmire uccidendolo all’istante.

Fine di un’era

Cessata la sparatoria, una moltitudine di persone venne correndo verso il saloon dei Manning.
Jim Gillett, che pochi attimi prima si trovava presso il Kaplan store, arrivò giusto in tempo nel momento in cui i Ranger J. M. Deaver e Ed Scotten sollevavano Doc Manning dal corpo inerte di Stoudenmire. Jim Gillett mise sotto arresto i due fratelli, Jim e Doc Manning, affidandoli alla custodia del suo vice Comstock.
Venne frettolosamente aperta un’inchiesta nella quale, in base alle testimoniane, non si riuscì a dissipare i dubbi sulla dinamica dello scontro. Testimoni oculari, infatti, giurarono di aver visto Jim Manning correre verso il fratello e Stoudenmire con qualcosa in mano che somigliava a una pistola.
Dissero di aver visto del fumo uscire da quella che poteva sembrare una pistola, ma di non essere sicuri che a sparare fosse stato Jim Manning.
Come risultato, l’udienza terminò col verdetto che “Dallas Stoudenmire, la sera del 18 settembre 1882, è stato ucciso a causa di due proiettili calibro .45 sparati da una sei colpi in mano a persona sconosciuta“.
Il procuratore del distretto di El Paso non accettò le conclusioni alle quali si era arrivati nell’inchiesta e in ottobre furono emesse le imputazioni nelle quali si leggeva che Felix Doc Manning e suo fratello Jim Manning illegalmente, e con premeditazione avevano affrontato il Deputy Marshal Dallas Stoudenmire con l’intento criminoso di ucciderlo.
Fu istruito un nuovo processo che terminò con un risultato scontato. I due fratelli furono trovati non colpevoli, ma questo non sorprese nessuno poiché il capo della giuria che prosciolse Doc Manning era W. W. Mills, un vecchio nemico di Stoudenmire e in quella che assolse Jim Manning c’era Ike Blum, il vecchio partner di Jim nel Gem saloon.
I fratelli Manning non trovarono comunque vita facile dopo la morte di Dallas Stoudenmire.
John Manning, il solo non implicato nella faida con Stoudenmire, eletto Deputy Marshal della città nel 1883, fu accusato di appropriazione indebita dei fondi della contea.
Il 10 febbraio 1885, John Manning, assieme all’US Marshal Hal Gosling e a Fred Loring stavano trasportando in treno due prigionieri colpevoli di rapine a diligenze.
I due fuorilegge, James Pitt e Charles Yeager, erano stati processati ad Austin e condannati al carcere a vita nel penitenziario di Huntsville. Nella carrozza dello stesso treno, assieme ai prigionieri, viaggiavano anche le loro madri, sorelle e alcuni amici.
I tre uomini di legge commisero un errore imperdonabile sistemando i due fuorilegge ammanettati in un sedile tre file dietro alla loro. Vicino a New Braunsfels, non viste, la suocera di Pitt e la sorella di Yeager si avvicinarono ai due banditi ai quali passarono un paio di pistole. Questi, un attimo dopo si alzarono dal loro sedile e iniziarono a sparare. Colpito a morte, Gosling cadde con la testa sulle ginocchia di John Manning. Due proiettili ferirono alla spalla sinistra e al collo lo stesso Manning. Fred Loring per sua fortuna si trovava in altra parte del treno per bisogni fisiologici.


La targa a ricordo dell’uccisione di Dallas Stoudenmire

I due banditi si buttarono giù dal treno ma John Manning in un estremo sforzo riuscì a sparare alcuni colpi verso di loro. James Pitt fu colpito e morì solo alcuni minuti dopo.
Charles Yeager fu catturato più tardi da una squadra organizzata da Fred Loring.
John Manning, una volta guarito, diede le dimissioni e andò a vivere nello stato di Washington.
Nel novembre 1882 la polizia locale venne a sapere che Billy Thompson, ricercato e fratello del più famoso Ben, si nascondeva a El Paso da qualche tempo. Billy fu arrestato, ma per qualche strano cavillo fu scelto Frank Manning quale uomo di scorta per riportare Billy Thompson nella prigione di Corpus Christi.
Frank Manning era un ottimo amico di Billy Thompson e naturalmente, come ci si aspettava, quest’ultimo riuscì a scappare. Il fatto non impedì a Frank Manning di diventare il nuovo marshal di El Paso il 18 aprile 1883 sostituendo nella carica Jim Gillett.
Farnk Manning era comunque una testa matta e il suo comportamento in qualità di marshal era quantomeno opinabile.
Il 26 maggio, Frank si presentò nel negozio di Mr. Walz. Voleva saper alcune cose alle quali Walz non diede risposta. Indispettito, Frank prese per il bavero il povero uomo e lo percosse in testa con un bastone. Non contento, lo portò nel retrobottega e lo minacciò con un revolver.
Al culmine del suo delirio di potenza, Frank se la prese con un certo Stromblatt, poiché questi aveva avuto il coraggio di proporsi come candidato a sceriffo, una carica alla quale ambiva lo stesso Manning. Frank, puntando una pistola sotto il naso di Stromblatt, lo invitò a seguirlo in Messico dove gli avrebbe impartito una lezione con la pistola. Il comportamento demenziale di Frank Manning non poteva durare a lungo; infatti, poco tempo dopo, Frank diede le dimissioni.
Lasciata El Paso, assieme al fratello James, Frank andò in Arizona alla ricerca, senza successo, di oro e argento nelle miniere della zona. Poco dopo li raggiunse l’altro fratello, il Dr. Felix Manning che iniziò una nuova vita a Flagstaff. Col passare degli anni, la mente di Frank Manning iniziò a dare segni di squilibrio per cui nel 1922 i fratelli lo internarono presso l’Arizona State Hospital dove morì il 14 novembre 1925.
James Manning, dopo aver sposato a El Paso Leonor Isabelle Arzate, raggiunse il fratello Frank in Arizona interessandosi per un certo tempo di miniere. Lasciò poco dopo l’Arizona portando la sua famiglia a Seattle nello stato di Washington dove si mise nel commercio dei liquori.
Il 6 giugno 1889, un incendio di dimensioni notevoli distrusse buona parte del distretto commerciale e tra gli altri anche il suo locale. Per nulla sfiduciato, aprì un saloon nella città di Anacortes e stabilì la sua famiglia nell’isola di Orcas. Gli affari non andarono per il verso giusto, si spostò più volte in California e di nuovo in Arizona, dove tornò a interessarsi di miniere. Il duro lavoro delle miniere minò la sua salute, si ammalò di cancro e una vecchia ferita di proiettile peggiorò le sue condizioni. James Manning morì in aprile nell’anno 1915. Numerosi suoi discendenti vivono ancora in varie parti dell’Arizona.
In quanto a Doc Manning, si rifece una vita rispettabile a Flagstaff e lì morì il 9 marzo 1925.
Una foto di Dallas Stoudenmire
L’ultimo personaggio di un certo spessore che ebbe influenza in qualche modo sulle vicende di Dallas Stoudenmire, fu James B. Gillette, Texas Ranger e poi Marshal di El Paso.
Al contrario di Stoudenmire, Jim Gillett riuscì a stabilire rapporti cordiali con i fratelli Manning.
Questi gli fecero dono di un bastone da passeggio con la testa placcata in oro e con le parole incise
“City Marshal, El Paso, Texas“ sulla targhetta. Nel retro comparivano le parole “Dono dei fratelli Manning e di Charlie Utter“. Già, proprio lo stesso Charlie Utter amico di Wild Bill Hickok.
JiM Gillett fu un ottimo marshal, non di meno anch’egli ebbe i suoi guai durante la sua permanenza a El Paso. Sembra che accusasse il sindaco Paul Keating di essere un ubriacone, un uomo senza spina dorsale, non in grado di ottemperare ai propri doveri. Il sindaco di rimando accusò Gillett di appropriazione indebita di denaro pubblico e questi, dopo averlo preso a pugni, lo minacciò con la sua pistola. Keating spiccò allora un mandato contro di lui, ma Gillett che aveva comunque il supporto dell’intera città rassegnò di sua iniziativa le proprie dimissioni.
Intendeva occuparsi di allevamento del bestiame, un’iniziativa che purtroppo non diede buoni risultati poiché una febbre improvvisa decimò una mandria di puledri appena acquistata in Messico.
Gillett tornò a El Paso nel tentativo di ripresentarsi come marshal della città, ma riuscì solo a ottenere la carica di Deputy Marshal. Come tale rimase soltanto un anno, poi di nuovo diede le dimissioni. Col tempo divenne religioso e passò gli ultimi anni della vita come predicatore nei vari ranch del Texas e del New Mexico. Jim Gillett, testimone di un’epoca unica in cui agirono uomini come Dallas Stoudenmire, John Wesley Hardin e Jeff Milton chiudeva la propria parentesi terrena nel 1937.

Il giudizio

Dopo la sparatoria, il corpo di Dallas Stoudenmire fu sollevato da terra e adagiato su di un carro in attesa delle decisioni da prendere per la sepoltura. Dallas non lasciò nessun testamento e non poteva essere altrimenti viste le condizioni delle sue finanze. Come la maggior parte dei gunfighter, egli morì solo con i vestiti che aveva addosso e una considerevole quantità di debiti.
Il corpo di Stoudenmire fu spedito ad Alleyton (Texas) nella Colorado County e lì sepolto nel cimitero locale. Sulla sua tomba fu collocata una grossa pietra tombale che purtroppo nel tempo è andata distrutta.
La popolarità di questo pistolero non trova nelle cronache del west molto spazio forse perché la sua vita è stata breve e forse anche perché quasi nessun autore si è mai occupato di lui.
Non fosse stato per il clamore della sparatoria nella quale morirono quattro uomini, egli non sarebbe mai stato ricordato se non per le sue continue ubriacature. Uno psichiatra forse avrebbe diagnosticato in Stoudenmire un senso d’inferiorità nei confronti degli altri che peraltro spiega le sue smargiassate, le continue bevute e l’impulsività nell’arrecare le offese.


Una bella foto di El Paso oggi

Nell’abilità di maneggiare una pistola, Dallas Stoudenmire fu eccellente nei primi tempi del suo arrivo a El Paso. Con la morte di Doc Cummings, suo cognato, il suo carattere cambiò. Si dette a bere pesantemente, cadde nella depressione e questo probabilmente può avere influito in negativo sulla sua proverbiale destrezza con una sei colpi. Il 6 agosto 1882, in una gara, Stoudenmire fu battuto nel tiro da un certo Jones e pochi giorni dopo anche dal capitano James H. White.
E’ molto probabile che lo stesso Stoudenmire fosse arrivato alla conclusione che a El Paso non era più la prima pistola. Lo avevano capito bene i fratelli Manning che comunque lo affrontarono in due quella sera del 18 settembre 1882. Il pomeriggio di quel maledetto giorno, Stoudenmire, non più sicuro di se stesso, provò a lanciare messaggi di pace ai fratelli Mannning. Solo un anno prima, Dallas Stoudenmire, nel pieno delle sue condizioni fisiche e mentali, li avrebbe apertamente sfidati tutti insieme in El Paso street e naturalmente battuti.
Non di meno, Dallas Stoudenmire non dovrebbe essere giudicato soltanto per la sua abilità con una sei colpi, per le reiterate ubriacature o per le circostanze che lo condussero alla morte.
Quando egli venne a El Paso, la città (si fa per dire…) era ancora un insieme di luride case di adobe.
Stoudenmire, e i fratelli Manning e tutti i cittadini di El Paso inconsapevolmente erano implicati in un processo di sviluppo della stessa città. Tutti fecero qualcosa, chi in positivo e chi in negativo, sempre però in un’atmosfera di cambiamento. Ricordiamo oggi che El Paso è la quarta città per numero di abitanti e per importanza nello stato del Texas.
Questo è quanto dovrebbe essere oggi ricordato, ora che il fumo delle pistole si è diradato.

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