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La grande tribù dei Potano

A cura di Gianni Albertoli

Gli studiosi americani hanno tradizionalmente schedato cinque insediamenti, visitati dalla spedizione di Hernando de Soto, nelle terre comprese fra Ocale e il fiume Santa Fe; questi villaggi sono stati comunemente affiliati alla grande tribù Potano, il cui nome non appare in nessun documento dei cronisti della spedizione. Questi insediamenti sembra fossero tutti sottoposti ad un capo principale; questa tesi sembra proprio veritiera, molti villaggi e gruppi nativi erano guidati da un singolo e potente leader che dominava l’intero territorio. L’esistenza di questo potentato, che non venne notata dal de Soto, appare prepotentemente nelle fonti successive, circa 25 anni dopo, durante il periodo coloniale francese che dipartiva da Fort Caroline. I principali villaggi ricordati furono Itaraholata, Potano, Utinamocharra e Malapaz, tutti stabiliti nell’area archeologica della “Alachua Culture”.
“Cholupaha”, ovvero il quinto villaggio dei Potano, era sito invece sul bordo della Alachua e della Suwannee Valley, ed era probabilmente associato con Aguacaleyquen e le tribù del nord.
Alcuni documenti missionari, del tardo XVI e del primo XVII secolo, suggerivano che i Potano erano un gruppo ben unificato in quel periodo, ma alcuni studiosi, fra cui il Milanich e l’Hudson, ritengono questa tesi piuttosto ambigua ed anche poco credibile. Ai tempi del de Soto (1540) questi indiani erano dediti ad una certa forma di agricoltura, specialmente il mais e vari tipi di pannocchie facevano parte della loro dieta, infatti le ceramiche della tradizione “Alachua” di quel periodo presentano spesso disegni riguardanti lunghe file di mais e di pannocchie. Il Ranjel, un cronista della spedizione, ricordava che nei dintorni di Itaraholata vi erano grandi campi di mais, mentre l’Elvas, un altro cronista, notava la grande abbondanza di cibo nelle zone di Cholupaha. Ogni villaggio del territorio aveva un proprio leader, infatti, i nomi “Itaraholata”, “Potano” e “Utinamocharra” sono tutti indiscutibilmente connessi con nomi Timucuan indicanti i capi, ovvero “holata”, “utina” e “potano”. E’ probabile che tutti i capi villaggio appartenessero ad una ben definita gerarchia, da cui ciascuno aveva una tradizione differente ed un ruolo importante all’interno del potentato dei Potano.


Contatti con gli Spagnoli

A Utinamocharra gli spagnoli catturarono 28-30 uomini e donne del villaggio e quando giunsero a Malapaz, il cui nome non viene ricordato da nessun cronista, un uomo che diceva di essere il capo convinse gli spagnoli a rilasciare i prigionieri offrendo in cambio provvigioni e guide per continuare l’esplorazione del territorio. I prigionieri vennero immediatamente liberati e gli indiani del posto si misero a disposizione dei bianchi, anche se il Ranjel ricordava che l’uomo non era il capo, cercava soltanto di ingannarli. Nel 1564 i francesi, che avevano stabilito un avamposto coloniale presso la foce del fiume St. Johns, iniziarono ad intromettersi negli affari politici delle tribù del territorio, molte delle quali erano stanziate lungo il corso del fiume, fra queste vi erano gli eastern Utina, il cui leader portava lo stesso nome della tribù e rappresentava la potenza dominante del territorio. I francesi decisero di appoggiarlo nelle sue guerre contro i nemici dell’interno, specialmente contro i Potano della Florida settentrionale. Questa alleanza venne stretta quando René de Laudonnière era al comando delle forze francesi di stanza a Fort Caroline (1564-65), il quale inviò immediatamente nell’interno un distaccamento sotto la guida del capitano Vasseur, il quale doveva risalire il corso del St. Johns. Quando il capitano incontrò il capo Molona, questi gli disse che era un “vassallo di Utina” e che fra i suoi nemici vi erano gli indiani “Potaou” – Pota(n)ou -, che vivevano a due giorni di marcia dal villaggio di Utina e che erano costantemente in guerra con gli Utina. Sembra che i Potano si opponessero alla politica di Utina perché lui, e i suoi alleati, li attaccavano “spietatamente” per rifornirsi di una roccia dura che si trovava nelle terre dei Potano e che veniva poi lavorata per costruire le punte delle frecce. Questa roccia era presente in grandi quantità nella Florida centro-settentrionale. Molona e gli altri alleati dei francesi riferivano che i loro nemici erano gli indiani “Thimogona”, il cui termine venne poi usato dai francesi per indicare un territorio. Il termine “Thimogona” era indiscutibilmente una parola che gli spagnoli usavano per indicare gli indiani Timucua, e il nome venne poi affibbiato alla Florida settentrionale e alle “Province” dove furono insediate le missioni spagnole.
Gli studiosi moderni usano il termine “Timucua” per indicare sia un ceppo linguistico che gli indiani parlanti i dialetti di questo ceppo. Nel settembre 1564 il capitano Vasseur, con 10-12 soldati francesi, risalì il corso del fiume St. Johns, raggiunse l’insediamento principale degli Utina e consegnò alcuni nativi prigionieri a Fort Caroline; fu allora che il capo convinse i francesi ad unirsi ai suoi uomini – circa 200 guerrieri – per assalire i Potano. La spedizione si mosse velocemente e dopo una marcia di circa 25 leghe assalì un villaggio dei nemici che, sorpresi, furono sconfitti duramente e molti uomini, donne e bambini caddero prigionieri di Utina. Molti guerrieri Potano perdettero la vita mentre gli Utina subirono soltanto la morte di un guerriero. L’anno dopo Utina invitò nuovamente i francesi ad appoggiarlo in una nuova guerra contro i Potano, chiedeva almeno 12-15 soldati armati di archibugi; il capo prometteva l’ingresso francese alle “terre montuose” degli indiani Apalachee, dove vi era “oro e argento” in grande quantità. Il Laudonnière non si fidava comunque del potente capo e così inviò il Lieutenant d’Ottigni, con 30 soldati, per fronteggiare un eventuale attacco degli Utina; i soldati francesi si stabilirono nel villaggio di Utina per circa due giorni, controllando i movimenti e i preparativi di guerra degli indiani. Alla fine, con i 30 soldati francesi si unirono circa 300 guerrieri Utina, accompagnati da donne, bambini e “berdaches” impegnati a trasportare le provviste. Il villaggio nemico era posto a due giorni di viaggio dall’insediamento di Utina. Il villaggio chiamato “Utina” era posto presso il Lake Grandin, a ovest del St. Johns, a circa 40-45 miglia da quello di Potano, sito nella parte occidentale della Paynes Prairie e nelle zone dell’Orange Lake, sicuramente a più di due giorni di marcia da Utina. A circa tre leghe dal villaggio nemico, gli scouts della spedizione avvistarono tre indiani Potano che stavano pescando a bordo di canoe sull’Orange Lake, o forse sull’Alachua Lake. Fu allora che Utina decise di sorprenderli e di sterminarli per impedire che dessero l’allarme al villaggio.


Durissimi scontri con i reparti spagnoli

I pescatori vennero sorpresi e due di loro catturati, il terzo cercò di fuggire a nuoto ma venne “catturato, ucciso, scalpato e smembrato”. A questo punto Utina chiese consiglio ai suoi sciamani, i quali nei loro rituali potevano vedere le fasi della battaglia; questi dichiararono che i nemici Potano avevano ben 2 mila guerrieri pronti a combattere e muniti con numerose corde per legare i prigionieri. Utina era allora intenzionato a sospendere l’attacco, i francesi, furiosi e sorpresi dalla sua “codardia” lo obbligarono a combattere. Dopo tre ore di aspri scontri furono gli archibugi francesi ad avere la meglio degli avversari, mentre Utina e i suoi si tiravano indietro provocando il disgusto francese. Al loro ritorno il capo dispose subito numerosi guerrieri a difesa del villaggio, il potente capo temeva la vendetta dei Potano. Una splendida incisione del de Bry (1591), che ricalcava un opera di Jacques Le Moyne, mostrava questa battaglia tra gli Utina, con i loro alleati francesi, e i Potano, anche se l’incisione presenta un grossolano errore, probabilmente voluto, infatti, i nemici Potano non vengono presentati ed appare il nome del capo Saturiwa. Entrambe le forze combattenti ci vengono mostrate con tipiche formazioni da battaglia di stampo europeo, il che farebbe sorgere parecchi dubbi. Trovatisi sotto i colpi mortali dei francesi, i Potano dovettero anche subire per mano degli spagnoli i quali, dopo l’uccisione del capitano Andrade e di tre soldati (1567), per rappresaglia, nel 1585, devastarono il paese distruggendo parecchi insediamenti della tribù. Nell’anno 1597 il capo dei Potano avrebbe raggiunto St. Augustine per rendere omaggio alla Corona spagnola, ma le incursioni continuarono e i guerrieri dovettero nuovamente combattere duramente per difendere la loro terra; gli spagnoli, dal canto loro, lasciarono sul terreno numerosi soldati che furono massacrati nel cuore delle foreste.


Alla conquista della Florida

Nel 1600 il francescano Baltasar López visitò la regione partendo dalla missione di San Pedro de Mocama, posta sulla Cumberland Island (Georgia), ed ebbe modo di risalire parecchie volte il corso del St. John per raggiungere la Florida settentrionale. Apparentemente il francescano, ma anche altri missionari, avrebbe visitato gli Eastern Utina per poi spingersi a ovest per raggiungere per ben due volte, tra il 1600 e il 1602, le terre dei Potano. Il Lopez ebbe qualche successo e, nel 1602, riportava di aver convertito nove nativi ad “Yca Potano”, – dove “Yca”, “ica” o “hica”, nella lingua Timucuan significava “villaggio” -, ed altri dieci nativi a “Potano” e in altri villaggi. L’opera di conversione sarebbe continuata negli anni successivi e, nel 1606, Martin Prieto e Alonzo Serrano si sarebbero occupati prevalentemente della tribù infatti, il Prieto avrebbe dato vita alla missione di San Francisco de Potano, posta probabilmente nel sito archeologico di Fox Pond, a nord-ovest di Gainsville, con nelle vicinanze di la Casa de San Miguel de Potano per amministrare il territorio di Potano, di Santa Ana e di San Buenaventura de Potano, tutti insediamenti nativi. Proprio nel villaggio di San Buenaventura gli spagnoli avrebbero, nel 1585, massacrato parecchi nativi per vendicare la morte del capitano Andrade, avvenuta nell’estate del 1567. Il capo del villaggio di Santa Ana ricordava al Prieto che la spedizione di Hernando de Soto aveva maltrattato la sua gente durante la loro avanzata verso nord. Il Prieto sospettava che questi insediamenti facessero parte di un vero e proprio “regno” che andava dal Fox Pond al Moon Lake, dove probabilmente vi era anche Utinamocharra; nei quattro villaggi il missionario avrebbe battezzato circa 800 nativi su una popolazione complessiva di circa 1200 anime.


Una rievocazione in costumi dell’epoca

Nel 1616, padre Luis Geronimo de Oré visitò parecchie missioni Timucuan da cui, a bordo di alcune canoe risalì il corso del St. Johns per giungere alla missione di San Antonio de Enecape, posta a nord del Lake George e a sud di Palata, infine, lasciate le canoe, si spinse nelle terre dei Potano, “marciando sopra un pianoro paludoso costellato da alberi di pino… per giungere in una terra con numerosi laghi. Dopo due giorni e mezzo di viaggio giunse ad Apalu e poi procedette verso Potano”. L’Oré dette un ottima descrizione della strada che portava dal St. Johns alla parte occidentale dell’Orange Lake dove vi è il Richardson Site, che il Goggin ritiene vi fosse la missione spagnola di Apalu.
Sembra che questo sito archeologico fosse il principale insediamento della tribù nel 1539, ai tempi del de Soto, e nel decennio 1560-70, quando i francesi e gli Utina lo devastarono; nell’anno 1616 questo insediamento era ormai ridotto ad un piccolo villaggio, poco visitato dai missionari spagnoli. San Francisco e Potano continuarono ad essere ricordati dalle fonti anche nel XVII secolo quando scoppiarono parecchie epidemie, occasionali rivolte e grosse perdite di popolazione. Ben pochi indiani Potano sopravvissero ancora nel XVIII secolo, la maggior parte dei quali erano entrati nelle missioni di St. Augustine. Nel 1728 i resti dei nativi del villaggio di San Francisco vivevano ormai in un piccolo villaggio nelle vicinanze della missione di Nombre de Dios, dei 14 indiani presenti, tutti maschi, soltanto uno era segnalato come appartenente alla tribù Potano.