“Se ci chiedete da dove veniamo”: origini dei Crow

Decisero quindi di ripartire, questa volta cambiando radicalmente direzione e puntando ad nord-ovest: risalendo il corso di un grande fiume (il Missouri?), fecero una breve sosta nell’area del Platte, per poi proseguire ulteriormente a nord-ovest, in quelloa che è il territorio a tra i confini degli odierni stati del Wyoming e nel Montana. Secondo la tradizione, solo allora i semi della sacra pianta del tabacco che Iichikbaalia aveva donato a No Vitals attecchirono. Erano finalmente giunti nella terra promessa, la terra che “Iichikbaalia aveva messo per loro proprio al posto giusto”.


Itinerario della grande migrazione Crow (mappa pubblicata sul sito del Little Big Horn College, riserva Crow)

Villaggi, capanne cerimoniali o fortificazioni? Studi su 3 siti archeologici riconducibili alla cultura Crow Nel volume Beyond Subsistence: Philip Duke e Michael Wilson (6) analizzano 3 siti archeologici (in North Dakota, Canada e Montana) tentando di servirsi delle tradizioni orali della migrazione Crow come chiave di lettura. I siti, sono indicati nella mappa riportata sotto con i numeri 1, 2 e 3.


Il primo di questi siti ad esser stato localizzato è il cosiddetto sito di White Earth Creek, in North Dakota, scoperto da Thaddeus Hecker nel 1938. L’area in questione si presenta come una fortificazione circolare, con un diametro massimo di 128 metri, al cui interno sorgeva una palizzata di legno. All’interno sono totalmente assenti tracce di strutture permanenti, ma all’esterno del perimetro fortificato sono state rinvenute tracce di focolari, pozzi di terra per la cottura e tombe, che farebbero pensare a un assemblemento di tipi o costruzioni abitative non permanenti. La provvisorietà dell’insediamento è confermata indirettamente dal fatto che le poche risorse idriche presenti hanno un alto contenuto di minerali e quindi sono poco adatte all’agricoltura. Il fatto che il sito sia stato individuato su un’altura rocciosa ha fatto pensare sia a un suo scopo cerimoniale, sia a necessità difensive. La totale assenza di articoli di origine euro-americana fa stabilire con certezza che il sito sia antecedente al 1720. Duke e Wilson ipotizzano che White Earth Creek rappresenti, come il sito di Hagen di cui si parlerà fra poco, una “pausa” della migrazione del gruppo di No Vitals che, pur allontanandosi dall’organizzazione fissa del tipico villaggio Hidatsa, sentiva ancora il bisogno di mantenere una struttura centrale che era il centro cerimoniale del gruppo (personalmente, credo piuttosto si trattasse di una rudimentale forma di fortificazione).


il sito di White Earth Creek

La fortificazione semicircolare si ritrova nel sito di Cluny (dal nome della città situata immediatamente a nord dell’area), sulla riva settentrionale del Bow River nell’area di Alberta. Questo sito, più o meno coevo (o leggermente più tardo) di quello di White Earth Creek, presenta una fortificazione costituita da un fosso semicircolare a ridosso del fiume. Parallelamente al fosso, si ergeva una palizzata; nello spazio compreso tra il fosso e la palizzata sono stati rinvenuti 11 pozzi, che non sembrano tuttavia essere basi per costruzioni a uso abitativo. Duke e Wilson enfatizzano il fatto che i pozzi siano stati costruito proprio dietro a delle interruzioni del fosso (costituite da rinforzi in terra) e il fatto che la palizzata non fosse verticale, ma rivolta verso l’interno per introdurre l’ipotesi che il sito fosse destinato a una cerimonia simile alla Danza del Sole. Il ritrovamento di frammenti di ceramiche (affini a quelle tipiche delle culture Middle Missouri, ossia Mandan/Hidatsa) suggerisce che le abitazioni fossero di tipo non permanente (tipi); il clima rigido e la mancanza di utensili agricoli escludono un’economia basata sull’agricoltura, mentre la presenza di frammenti d’ossa di bisonti suggerisce che la caccia fosse il principale mezzo di sussistenza di questa tribù. Duke e Wilson suggeriscono che Cluny sia stata un’altra tappa della migrazione kixa’ica, ma la cosa resta incerta, anche considerando che i Blackfoot della vicina riserva parlarono diffusamente della brevità della permanenza di questa popolazione (chiamata dai Blackfoot Tsawkoyee “quelli che abitano in capanne di terra”) nel loro territorio : “essi conoscevano il cane, ma non il cavallo… vennero da sud, fecero pace con i Blackfoot e si fermarono lì [a Cluny] per un inverno e successivamente si insediarono in altre località [identificate con Axe Flat, Many Shots Flat, Blood Sand Hills, Sun Dance Flat, e Big Tobacco Flat, anche se a tutt’oggi non è stato possibile individuare alcun sito archeologico in queste località] per i successivi cinque inverni. Quando essi tornarono a sud, due capi della nostra gente, Eagle Ribs (Costole d’Aquila) e Big Road (Grande Strada) andarono con loro. Non tornarono mai più”. Anche se questa popolazione mostrerebbe una stretta parentela con i villaggi delle pianure situati sul fiume Missouri (e quindi una provenienza dal North e South Dakota) Guy Gibbon e Kenneth Ames credono che la tribù in questione si sia successivamente integrata con i Blackfoot del Saskatchewan meridionale; un altro fattore che sembrerebbe escludere che tale popolazione Siouan (spesso indicata come cultura One Gun, dal nome del capo Blackfoot che nel 1960 identificò la popolazione che abitava il villaggio come Tsawkoyee) si sia poi riunita con i Crow è la datazione relativamente tarda del sito (1740), che non corrisponde a quella in cui la tradizione orale principale inserisce la fase “canadese” della migrazione Crow. Un’altra ipotesi (sostenuta dall’archeologo Richard Forbis) identifica gli Tsawkoyee come una popolazione di cultura affine a quella del Middle Missouri (Mandan-Hidatsa), spostatosi a nord probabilmente per sfuggire a un’epidemia (verso la metà del Settecento iniziò a diffondersi il vaiolo, a causa dei primi contatti con gli euro-americani) e che, dopo alcuni anni, ritornarono nelle loro terre di origine a sud nella speranza che la pandemia che li aveva costretti a fuggire fosse cessata.


Il sito di Cluny

L’ultimo, e forse il più famoso dei tre siti è il celebre sito di Hagen, situato nel Montana meridionale, presso la città di Glendive. Scoperto nel 1939, è stato studiato a lungo dal famoso archeologo William Mulloy (autore tra l’altro degli studi sulla civiltà di Rapa Nui), che per primo ha ipotizzato che tale sito potesse essere una testimonianza della migrazione Crow successiva alla loro separazione dagli Hidatsa. I frammenti di ceramica ritrovati ricollegano il sito alle culture Middle Missouri di cui si è parlato in precedenza, ma è notevole la distanza (332 chilometri a nordovest) che lo separa dagli altri villaggi di questa cultura. La struttura che richiama la cultura Hidatsa è la combinazione di abitazioni non permanenti (tipi) con altre permanenti (capanne di fango); la presenza di un gran numero di scapole di bisonte (usate dalle culture sedentarie delle pianure come zappe) farebbe pensare a un’economia ancora in parte basata sull’agricolture. Nella tradizione orale Crow è menzionato un villaggio, dal significativo nome di Xoóxaashe Alatshíile Awooshisee “Dove fu piantato il mais che però morì”, situato nello stesso punto del corso dello Yellowstone dove si trova il sito di Hagen. La datazione tradizionalmente accettata per questo sito è compresa tra il 1600 e il 1700.


Il sito di Hagen


Struttura in terra semi-permanente nel sito di Hagen

Le domande che restano sono perciò le seguenti: i siti di White Creek River, Cluny e Hagen appartengono tutti a una stessa cultura (Crow/Hidatsa) o hanno una comune origine culturale? I fossi ritrovati nelle prime due aree avevano scopo cerimoniale o difensivo (i resoconti orali Apsáalooke , come quello della battaglia contro i Cheyenne del 1833 (7) e della battaglia di Pryor Creek (8) parlano dell’uso da parte dei Crow di “trincee” naturali o artificiali usate in battaglia)?

Isaashké, il “grande cane”

La terra dei Crow è una buona terra. Colui-Che-In-Principio-Ha-Fatto-Tutto l’ha messa proprio al posto giusto; chi vive qui vive bene, ma fuori, ovunque si possa andare, si starà peggio. A sud vagano per vaste pianure desertiche; l’acqua è calda, cattiva e c’è il pericolo di febbri malariche. A nord è freddo, gli inverni sono duri e difficili e l’erba è scarsa: bisogna viaggiare con i cani, perché non si possono tenere cavalli lì: e cos’è una terra senza cavalli… La terra dei Crow è proprio al posto giusto; tutto quanto c’è di buono, lo si può trovar qui. Non c’è terra al mondo come la terra dei Crow.
(Sore-belly, 1832)

Il passaggio sopra riportato, tratto dall’appassionato discorso con cui il capo dei River Crow Sore-belly descriveva a un rappresentante della Rocky Mountain Fur Company la terra dei Crow è particolarmente significativo anche per l’enfasi data all’importanza delle condizioni climatiche per l’allevamento e la cura dei cavalli. Il cavallo fu indubbiamente un elemento essenziale dell’economia e della società Crow nel XIX secolo, ma tutti gli storiografi tribali sono concordi nell’affermare che gli Apsáalooke arrivarono nella loro “terra promessa” a piedi. Quando dunque gli Apsáalooke ottennero i loro primi cavalli?
Little Face, l’informatore del tenente James Bradley di cui si è parlato in precedenza, che lo “spirito del cavalli vive nelle acque del fiume Yellowstone, proprio sotto i monti Big Horn e talvolta emerge in superficie. E’color terra, con strisce nere che gli attraversano zampe e corpo e ha un naso scuro”. Al di là della leggenda, Bradley nei suoi appunti riportò che “Little Face mi dice ai tempi di suo nonno i Crow non avevano il cavallo, non sapevano neanche cosa fosse, tranne che per alcune vaghe tradizioni quasi sparite dai ricordi della tribù… Finalmente un giorno, dopo che ebbero raggiunto la valle dello Yellowstone alla fine della loro migrazione da sud-est, ricevettero la visita di un gruppo di Nez-Percés, che videro che i loro ospiti non usavano che cani e raccontarono loro di possedere animali più grandi e migliori di quelli; dissero anche che li avrebbero barattati, se i Crow fossero venuti a far visita al loro campo. Alcuni Crow lo fecero e lì per la prima volta videro le più grandi e le migliori bestie da traino, in apparenza davvero simili alla tradizione secondo cui tali animali erano apparsi loro, emergendo dall’acqua, quand’erano ancora a sud-est. Ne acquistarono alcuni e con essi fecero ritorno al loro accampamento.”
La testimonianza di Little Face, il quale sosteneva che suo nonno avesse fatto parte del gruppo che riportò i primi cavalli dall’accampamento dei Nez-Percés, farebbe pensare che la tribù avesse ottenuto i suoi primi cavalli solo intorno al 1745-50; tuttavia, ad eccezione di Charles Bradley (9), che propone una data compresa tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, gli storici tribali (Joseph Medicine Crow, Barney Old Coyote) sono abbastanza concordi nel fissare la data dell’acquisizione del cavallo tra il 1730 e il 1735. Quello su cui le versioni differiscono è la provenienza degli animali.
?Joseph Medicine Crow propone due versioni diverse: la prima parla di una spedizione di guerra condotta intorno al 1725, in cui dei guerrieri Crow avrebbero rubato un cavallo da un’altra tribù accampata presso il Green River ; secondo l’altra versione, un gruppo di Crow, guidati da Young White Buffalo, avrebbe rubato diversi cavalli da un gruppo di Shoshone accampati nelle vicinanze del Great Salt Lake. Secondo l’antropologo Lewis Henry Morgan, che visitò i Crow nel 1862, i primi cavalli degli Apsáalooke sarebbero stati razziati a un gruppo Comanche stanziato nel Texas, ma è improbabile che i Crow si fossero spinti così a sud, specialmente considerando che tra i più vicini Shoshone c’erano già cavalli da razziare in abbondanza
L’introduzione del cavallo portò anche dei mutamenti a livello di organizzazione tribale: la tradizione vuole che in questo periodo si formò la banda nota come Eerara’piio o “Kicked in the Bellies” (Calciati nel Ventre), anche se l’antropologo Robert Lowie sembrava più incline a considerare questo gruppo come un’unità che aveva acquisito una semi-indipendenza dai Mountain Crow solo in tempi recenti (primi decenni del XIX secolo). Un’altra spiegazione, sostenuta da un gruppo di storici tribali e raccolta da D.McGinnis e F.Sharrock, tende invece a vedere nell’introduzione del cavallo la prima causa della separazione tra i Mountain Crow (in Crow Acarahoo’, letteralmente “Tende numerose”) e i River Crow (Minésepeere, letteralmente “Sterco sulle rive del fiume”): i primi si sarebbero adattati meglio al cavallo, imparandone a sfruttare a fondo le potenzialità e avrebbero quindi optato per insediamenti più stabili nell’area dei monti Big Horn, mentre i secondi avrebbero preferito continuare a dividersi tra il nuovo territorio e l’area del Missouri dove risiedevano i loro parenti Hidatsa, mantenendo così il contatto tra le due tribù sorelle.
In un testo di Lawrence Eugene Sullivan (11), in relazione a questo stesso periodo e nelle schede compilate a cura del Little Big Horn College viene menzionata una quarta suddivisione dei Crow, denominata Bilapiuutche, “Beaver dries Its Fur”, “Il Castoro (che) si asciuga la Pelliccia”, di cui però già nella seconda metà del XVIII secolo si erano perdute le tracce. Alcuni hanno ipotizzato che si trattasse della gruppo menzionato nella leggenda Hidatsa della separazione con i Crow, che “risalì il Missouri e di cui non si seppe più nulla”; altri hanno pensato che questa banda si fosse spostata nelle pianure meridionale già intorno al 1600 insieme ai Kiowa, dai quali poi sarebbe stata progressivamente assimilata.

A proposito dei Kiowa, sarà bene ricordare in breve i rapporti di questa popolazione con i Crow nei primi anni dell’arrivo di questi ultimi nella valle dello Yellowstone. I Kiowa, una popolazione di lingua Tanoan (gruppo linguistico Uto-Azteco) si erano insediati nell’area del Montana meridionale sin dalla fine del XVII secolo (gli indiani “Manroahts” menzionati nei diari di La Salle sarebbero appunto i Kiowa); con l’arrivo degli Apsáalooke e, già intorno agli inizi del XVIII secolo, l’inizio dell’alleanza con questi ultimi (con i quali, a quanto risulta dalle tradizioni orali di entrambe le tribù, non ci furono mai guerre o rivalità), i Kiowa si spostarono nell’area che va dalle Black Hills al Little Missouri. Nonostante Robert Lowie abbia negato l’esistenza di legami particolarmente stretti tra le due tribù, è provato che alcuni tratti culturali Kiowa, come i fantocci cerimoniali usati nella Danza del Sole (le Sundance dolls), la stessa Danza del Sole (che i Kiowa chiamano “processione di ingresso nella capanna cerimoniale”) e i “medicine bundles” (“sacchetti di medicina”, amuleti usati a vario scopo) siano derivati dalla tradizione Crow. Sembra anche un consistente numero di termini Crow fosse ancora in uso tra la popolazione Kiowa nel XVIII secolo; questo potrebbe essere una conseguenza di quanto ricordato nelle sue memorie dal capo di guerra dei River Crow Two Leggings/Due Gambali (12), ossia del fatto che le due tribù seguitarono a scambiarsi visite anche dopo che i Kiowa furono scacciati dalle Black Hills dai gruppi Teton. Two Leggings affermò inoltre che i Kiowa avevano anche l’abitudine di lasciare i loro bambini presso famiglie Crow anche per anni, e questi bambini spesso finivano per sposare donne Crow da adulti (il celebre capo Kiowa Kicking Bird/Uccello che Scalcia era nipote di un guerriero Crow).
Tornando all’impatto sociale ed economico dell’introduzione del cavallo sulle comunità Crow, il nuovo animale modificò radicalmente le abitudini della tribù. La caccia al bisonte venne notevolmente facilitata, gli spostamenti di un intero accampamento resi più comodi: in altre parole, la tribù si trovò sempre meno legata alle abitudini semi-sedentarie del loro gruppo. Il cavallo divenne anche un importante merce di scambio; i Crow, già all’inizio del XIX secolo, erano divenuti il principale canale del baratto di cavalli tra l’area delle Montagne Rocciose a sud (dagli Shoshone) e a nord-ovest (dai Nez-Percés). Per un’idea del numero di animali coinvolti in questi scambi, basti ricordare la visita dei Crow ai Mandan e agli Hidatsa riportata dai diari di Clark (1805), in cui si afferma che il gruppo di Crow arrivò con 250 cavalli da barattare.

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