I protagonisti dimenticati del west

Il Dottor Tappan

Rispetto alla raccapricciante vicenda descritta, l’episodio seguente rappresenta senz’altro un evento di portata assai minore, ma non meno significativo.
Questa storia, che non figura mai nelle cronache del West, è stata narrata da Dee Brown, autore di molte apprezzate opere sulla Frontiera, nel libro “Lungo le rive del Colorado”, edito in Italia da Mondadori nel 2002.
Durante il periodo della guerriglia fra l’esercito e le tribù Apache del Sud-Ovest, un piccolo plotone di soldati del XIV Fanteria fu incaricato di scortare il capitano James F. Millar e il suo assistente chirurgo, dottor Benjamin Tappan, da Fort Yuma a Fort Grant, in Arizona, lungo un accidentato tragitto di oltre 300 miglia. Il drappello era composto dal caporale John Berg della compagnia F, da 5 militari e dal civile Stevens Sumner, che conduceva un carro di provviste e munizioni.
La colonna si mosse il 7 marzo 1866 e procedette indisturbata per oltre due settimane, fra polvere e caldo asfissiante, attraverso le desertiche contrade meridionali.


Un gruppo di Apache Tonto

Il 22 marzo, all’improvviso, mentre gli ignari soldati si addentravano in un piccolo canyon nelle vicinanze di Cottonwood Springs, una banda di Apache Tonto e Pinal, formata, secondo una stima dei superstiti da almeno 70-80 guerrieri, tese loro un agguato.
A causa della sproporzione tra le forze e della repentinità dell’azione, il reparto non potè opporre una valida resistenza, perdendo subito il capitano Millar – colpito al cuore – ed un soldato, mentre un altro veniva abbattuto nel tentativo di trovare un’improbabile via di scampo. Un quarto militare verrà poi ritrovato a molta distanza dal luogo del massacro, in direzione ovest, con accanto un’arma e delle munizioni. Gli Apache non avevano risparmiato neppure lui.
Il dottor Tappan, rimasto l’unico ufficiale in comando, riportò due ferite, una al torace e l’altra ad un piede, mentre Sumner venne colpito alla testa da una freccia, senza che la ferita ne provocasse la morte.
Paghi del risultato ottenuto e del loro bottino, gli Apache si dileguarono, lasciando i 5 superstiti al loro destino, senza scorte di cibo, né acqua, in un’area solcata da burroni, la cui vegetazione sembrava costituita unicamente da cactus e cespugli spinosi. Avendo perso quasi tutto l’armamento e le cavalcature durante l’attacco, questi uomini, che disponevano soltanto di un paio di pistole, ripresero la marcia e verso la fine della giornata si imbatterono in una sorgente, che alleviò momentaneamente le loro sofferenze.
Il dottor Tappan aveva perduto molto sangue in seguito alle ferite e riusciva a muoversi a fatica, avendo anche un piede ferito. Essendo un chirurgo, era consapevole più dei suoi compagni delle proprie reali condizioni, ma non volle interrompere il cammino, sapendo che l’unica speranza di salvezza risiedeva nell’eventuale incontro con un’altra pattuglia militare. La sua tenacia dovette però fare i conti con la precaria situazione in cui egli si trovava e la mattina del 24 marzo propose ai propri compagni di dividere il gruppo. La decisione non venne però condivisa, in quanto nessuno di essi intendeva abbandonare il medico ferito ed alla fine si trovò un accordo: il caporale Berg e Sumner sarebbero partiti alla ricerca dell’acqua, lasciando gli altri due soldati insieme all’ufficiale sanitario. Tappan accettò con riluttanza e porse la propria pistola al graduato, che promise di ritornare prima di notte. Invece Berg e Sumner smarrirono il sentiero e non ricomparvero più. Sfiniti e disorientati, si lasciarono cadere al suolo e attesero una nuova alba, sperando di individuare qualche punto di riferimento.
Non appena si fece giorno, Sumner riuscì a scorgere a distanza il luogo dove doveva trovarsi la stazione di posta di Picacho, che distava qualche decina di miglia e sollecitò il caporale, che era in condizioni assai peggiori delle sue, a mettersi subito in cammino. I due disperati raggiunsero la stazione, per scoprire amaramente che essa era in stato di completo abbandono.
Negli abbeveratoi e nei recipienti non era rimasta infatti una sola goccia d’acqua. Affranti e ormai rassegnati, essi si convinsero di dover attendere soltanto la morte, ma la sorte fu inaspettatamente benevola. Trascorse un paio d’ore, comparve una drappello a cavallo di Volontari della California, uomini giunti in Arizona nel 1862 con il generale James Carleton durante la Guerra Civile, ai quali era stata rinnovata la ferma per un anno.
Il reparto, che era partito da Tucson il 25 marzo, aveva provveduto alla sepoltura dei morti a Cottonwood Springs, muovendosi poi alla ricerca di eventuali superstiti. Intanto un’altra formazione di quasi 60 uomini, al comando del capitano J.B. Hager, si era messa alla ricerca dei dispersi, addentrandosi in una zona arida e inospitale, mentre da Tucson partiva un terzo gruppo di esploratori a cavallo, quasi tutti messicani, che conoscevano meglio la regione.
Il primo dei due soldati rimasti con Tappan venne rintracciato per caso da alcuni viaggiatori e riuscì ad indicare la direzione in cui aveva lasciato l’assistente chirurgo, sfinito e con due ferite.


Ancora un gruppo di Apache Tonto

Il 31 marzo 1866, la squadra partita da Tucson rintracciò anche il secondo militare, che raccontò di essersi salvato bevendo dapprima la linfa dei cactus e poi dissetandosi ad una piccola sorgente scoperta sul cammino. Riguardo la sorte del dottor Tappan, il soldato confermò la versione dei fatti fornita dal suo compagno. Disse che l’ufficiale medico, convinto di essere di peso ai suoi uomini, gli aveva ordinato “di andare per la sua strada, perché lui non aveva più alcuna possibilità di sopravvivere” (Brown, op. cit., p. 148). Forse ciò non era vero e Tappan avrebbe potuto resistere fino al giorno in cui arrivarono i soccorsi, ma da vero ufficiale pensò prioritariamente alla salvezza dei propri uomini.
I successivi dieci giorni di affannose ricerche non diedero alcun risultato.
Probabilmente Tappan, se non venne assalito e fatto a pezzi da qualche animale feroce o dagli stessi Apache, morì in seguito alle ferite riportate in qualche anfratto del terreno. Essendo disarmato e quasi impossibilitato a muoversi, la sua fine si può soltanto ipotizzare.
Nei rapporti ufficiali dell’esercito, egli viene dato come disperso in azione di guerra il giorno 22 marzo 1866, nonostante che i due soldati lo avessero visto per l’ultima volta, dietro sua richiesta, il giorno 25.
Il suo corpo non venne mai ritrovato.

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