Pugni proibiti

Grazie a Sergio Bonelli Editore

Una rissa
La scazzottata è un tema classico del cinema western. Tipica quella da saloon, dove i clienti al minimo pretesto scatenano una colossale rissa che manda in pezzi il locale.
Ma nella storia del west questa specie di sfogo collettivo era davvero abituale?
Il racconto The Blue Hotel del grande scrittore Stephen Crane (1871-1900) farebbe pensare il contrario: lì, due tipi focosi che decidono di vedersela a pugni, sono invitati a farlo fuori dal locale (in pieno inverno, tra la neve e il gelo).
È più che ovvio che i proprietari dei saloon, esattamente come quelli delle nostre discoteche, provvedessero a buttare fuori chi minacciava la rissa, anche e soprattutto per tutelare l’integrità delle sedie, dei tavoli e dei costosissimi specchi.
Pur con questo limite, nell’Ottocento (anche europeo) la sfida a pugni era molto praticata ed era un mezzo di risoluzione delle vertenze sicuramente più innocuo del duello.
Dopo essersi scambiati cazzotti, i contendenti il più delle volte finivano a bere insieme. Nei casi in cui lo scontro diventava troppo violento, c’era sempre chi si intrometteva a separarli.


La classica scazzottata dentro un saloon

Ecco perché nel cinema western la scazzottata è quasi sempre giocosa, come se fosse una sorta di festoso rito virile da vivere senza drammi, e a volte può persino favorire una certa presa di coscienza. È il caso del celebre scontro a pugni tra Gregoiy Peck e Charlton Heston nel film Il Grande Paese (1958) di William Wyler. Alla fine, sfiniti, i due si chiedono: “E adesso, cosa abbiamo dimostrato?”
Un’altra epica scazzottata, nel fango, è nel film Pugni, Pupe e Pepite (1960) di Henry Hataway con John Wayne e Stuart Granger.
Più rari gli esempi di film dedicati specificamente, come questo episodio di MV, alle origini della boxe nel West, in genere ambientati più ai primi del Novecento che nell’Ottocento.
È il caso di Gentleman Jim (1942) di Raoul Walsh, con Errol Flynn che interpreta un campione del ring. Molta maggiore violenza e crudezza realistica si possono trovare nel film L’eroe della Strada (1975) di Walter Hill dove si narra l’origine, appunto, stradale del pugilato, con Charles Bronson protagonista.


Errol Flynn in un film western

Anche Tom Cruise in Cuori Ribelli (1992), di Ron Howard, incrocia i pugni nei vicoli.
Nella realtà storica, i match stradali di pugilato iniziarono nel west, intorno al 1830, senza regole: i contendenti potevano usare calci, prese alla gola, persino morsi.
Alla fine del decennio si cominciò a dividere il match in diverse riprese (round) anche se si continuava fino al k.o. di uno dei due pugili che combattevano senza alcuna protezione alle mani.


Inizia a scaldarsi l’atmosfera

Diventarono presto popolari i combattimenti che vedevano un bianco contro un indiano o contro un cinese.
Le regole arrivarono lentamente, nel tentativo di rendere meno brutale il pugilato e favorirne la legalizzazione, che però tardò molto ad arrivare (cominciò in alcuni Stati nell’ultimo decennio del 1800) anche perché agli incontri si scommettevano grosse somme, sulle quali prosperava la malavita.

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