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Ombre bianche, ombre rosse

Il grande mito dei prigionieri dei selvaggi e il mito stesso degli indiani (buoni o cattivi a seconda del momento) sono alla base dell’enorme successo che ha avuto l’epopea della conquista del west da parte del popolo dei bianchi venuti dall’Europa.
Di questa epopea terribile e tragica, ma certamente avventurosa, tantissimi sono stati i cantori, fin dalle origini, da J. Fenimore Cooper a Bret Harte, da Zane Grey a Jack London. Per tacere del cinema prima e della televisione poi!
Naturalmente, un successo come quello della leggenda del west non poteva che mettere in ombra la realtà storica del west che in certi casi si è fatta via via più sfumata fino a scomparire del tutto.
E quando il grande pubblico si è ormai abituato agli eccessi romanzati della leggenda, all’eroismo che tutto ammanta e tutto giustifica, c’è grande difficoltà per la storia e la storiografia a ripristinare i baluardi del vero.
Questo libro, Ombre bianche, ombre rosse, è da inserire nella linea della puntuale ricerca storica e storiografica. Ombre bianche, ombre rosse è interamente dedicato al filone delle “captivities”, ossia le storie autobiografiche degli sfortunati che erano finiti prigionieri degli indiani.
Qui siamo di fronte a ben tre storie riportate integralmente in una traduzione cruda e rispettosa dei modi di esprimersi del tempo. Esperienze terribili e ricordate intensamente dagli involontari protagonisti, sullo sfondo di episodi storici che vedono bianchi contro bianchi e gli indiani stretti in una morsa che li costringe a prendere posizione per una parte o per l’altra.

Autore: AA. VV.
Editore: Passigli
Collana: Grande biblioteca
Pagine: 256
Rilegatura: Brossura leggera
Pregi: Autobiografie notevoli. Prezzo modesto
Prezzo: Euro 9,90

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