La cerimonia del peyote tra i Nativi Americani
Molti dei partecipanti alla cerimonia custodiscono la loro attrezzatura all’interno di una scatola che può avere varie forme ma che è grande abbastanza per contenere i ventagli, i sonagli ecc. Generalmente sui lati e sul coperchio della scatola vi sono intagli che riproducono immagini simboliche del peyotismo.
Non vengono indossati abiti particolari, benchè la tendenza sia rivolta verso i costumi tribali. Alcuni capi indossano copriabito decorati, coperte e piume. I partecipanti alla cerimonia non possono indossare abiti realizzati dai bianchi e spesso si adornano con collane fatte dei semi scuri del mescal. Al centro della collana vi è una piccola sacca rotonda ornata di perline che contiene un bottone del peyote.
Un indiano impegnato nella cerimonia del peyote a suonare i tamburi
Di solito gli indiani attribuiscono poteri mistici eccezionali al peyote e nutrono una sorta di adorazione nei confronti della pianta, destinando ad essa alcune delle loro preghiere, mangiandone i frutti oppure bevendo il decotto per avvicinarsi allo Spirito Divino. L’uso del peyote da parte degli indiani è stato paragonato all’uso nella religione cristiana del pane e vino, simboli della divinità.
La cerimonia, molto simile ad una normale funzione religiosa, si tiene una volta alla settimana e varia da tribù a tribù. Gli indiani Delaware dell’Oklahoma tengono le loro riunioni in un tepee costruito con ventuno pali e con l’entrata situata ad est. Un particolare, questo, che permette al sole nascente del mattino di intrufolarsi nella tenda e incontrare la luna, rappresentata da un altare basso a forma di mezzaluna, le cui punte sono rivolte a ovest e ad est. Un solco sul piano dell’altare rappresenta il percorso del peyote lungo il quale passano tutte le visioni per raggiungere lo spirito. Il fuoco arde lungo il lato orientale dell’altare e i partecipanti siedono su giacigli di paglia o sopra alcune coperte.
La persona che conduce la cerimonia viene chiamata Capo del Viaggio; il suo incarico è sovrintendere la costruzione del tepee, compiere il rituale e nominare altri tre Capi: il Capo del Fuoco, il Capo del Cedro e il Capo del Tamburo. Il Capo del Fuoco si occupa di accendere e di sorvegliare il fuoco, che deve essere acceso con una pietra focaia. Sono necessarie dodici fascine di legno di cedro distribuite in gruppi di quattro a formare una mezzaluna, il tutto cosparso in abbondanza con semi di cedro. Tutto il legname necessario viene procurato dal Capo del Cedro.
La pianta da cui viene estratto il peyote
Il Capo del Viaggio arrotola una sigaretta fatta di tabacco e salvia, avvolti in un sottile involucro di foglie di mais. Egli passa la miscela di tabacco al Capo del Cedro, che a sua volta la porge agli altri partecipanti alla sua sinistra, fino a raggiungere il Capo del Fuoco, il quale prende un piccolo ramoscello da “Nonno Fuoco” e accende tutte le sigarette, compresa la propria per ultima.
Tutti aspirano per quattro volte il fumo della sigaretta. Il Capo del Viaggio recita una preghiera, seguito da tutti quelli che desiderano recitare a loro volta una preghiera.
Il peyote viene passato di mano in mano sotto forma di infuso o di bottoni essiccati.
L’intera notte viene dedicata a canti e preghiere, accompagnati dal suono del tamburo. Ogni partecipante può recitare quattro preghiere oppure cantare quattro canti particolari: il Canto di Apertura, il Richiamo dell’Acqua di Mezzanotte, il Richiamo dell’Acqua del Mattino e il Canto dell’Abbandono.
Un quadro intitolato “Peyote Dream”
Il Capo del Viaggio rientra quindi nel tepee e si occupa dei partecipanti alla cerimonia. Alle cinque canta il Richiamo dell’Acqua del Mattino, mentre il Capo del Fuoco annuncia: “È in arrivo un messaggero che porta l’acqua.”
A questo punto, una donna che non ha partecipato alla cerimonia e che è moglie, sorella o figlia del Capo del Viaggio, entra con un secchio d’acqua.
All’alba il sole fa capolino nel tepee e illumina l’altare della luna che simboleggia la sua compagna.
La colazione preparata appositamente per questa cerimonia viene portata da un messaggero donna. È composta da hominy, una sorta di polenta integrale tipica del luogo, carne di cervo essicata e carne cruda di manzo tritata. Tutti mangiano e trascorrono la giornata dormendo per smaltire l’effetto della droga.
Lo scopo principale della pratica di questo culto nelle riserve è combattere le malattie; le funzioni secondarie riguardano il desiderio di “guardare” nel futuro attraverso sogni e visioni e combattere l’uso dell’alcol. Le donne e le ragazze di alcune tribù possono partecipare alla cerimonia, la quale è stata condannata dalle critiche tradizionaliste che sostengono che essa rappresenti un incoraggiamento ad una forma di intossicazione degradante per l’organismo.
Una cerimonia del peyote tra indiani messicani
La struttura chimica del peyote è piuttosto interessante. Dal suo bottone sono stati isolati nove alcaloidi, e le visioni di colori che appaiono durante l’intossicazione sono dovute ad uno di essi in particolare, la mescalina. L’intossicazione causa un disturbo che produce visioni riconducibili alla bellezza di forme e colori, spesso seguite dall’apparizione di figure grottesche con varie sagome e dimensioni.
Le pupille si dilatano, le pulsazioni rallentano, la funzionalità del cuore è indebolita, sopraggiunge una sensazione di estemporaneità con un rilassamento parziale dei muscoli, insieme all’impressione di trovarsi in un’altra dimensione. Il livello di attenzione diminuisce ma la capacità di valutazione intellettuale rimane intatta.
Indiani coinvolti in pratiche legate al peyote
La perdita del senso del tempo si verifica soltanto nei casi di intossicazione volontaria da mescal, mentre non accade se la sostanza viene somministrata in dosi terapeutiche. Anche se assunto in piccole dosi, il mescal provoca sensazioni di benessere, euforia mentale e appagamento totale, condizioni molto ambite dagli indiani durante le loro cerimonie religiose.
Tendono a verificarsi due diverse reazioni all’assunzione di mescal: la prima è costituita da nausea, ansietà e comparsa di visioni spaventose; l’altra da un senso di pace, appagamento ed euforia.
Il peyotismo è basato sul potere di Padre Peyote di curare le malattie, la pigrizia e le cattive abitudini, un potere derivato dalla Natura, donatrice di tutte le cose. Esso serve a superare i complessi di inferiorità e le ansie che derivano dal confronto con le altre persone.
Il peyote in una cerimonia degli indiani Paiute
Ma l’aspetto più sorprendente di questa pratica è forse la fusione spontanea della religione degli antichi spiriti con la moderna cristianità.
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