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La rimozione degli indiani (Indian Removal Act, 1830)


Il famigerato Atto di Rimozione degli Indiani del 26 maggio 1830, il cui nome originale è Indian Removal Act, fu la conseguenza di una fortissima spinta in quella direzione da parte di buona parte degli stati meridionali degli USA, in risposta alla grande agitazione della popolazione, parecchio desiderosa di entrare in possesso di vaste estensioni di terreno ritenute incolte, allora occupate dalle cinque tribù “indiane civilizzate”.
In questo movimento si seppe distinguere particolarmente lo stato della Georgia, il più grande stato a quell’epoca, che fu anche coinvolto in un durissimo contenzioso con i Cherokee.
Fu il presidente Jackson a sostenere la rimozione degli indiani dalle loro terre per ragioni definite di sicurezza nazionale, con la speranza che la rimozione stessa avrebbe potuto chiarire la crisi della Georgia.
L’idea originaria che stava alla base dell’Indian Removal Act era di promuovere la rimozione indiana a carattere prevalentemente volontario e in questa direzione fu scritto il testo stesso della legge, ma in realtà vennero fatte le più pesanti pressioni su moltissimi capi indiani affinché firmassero il trattato.


Un quadro che rappresenta “il sentiero delle lacrime”

La maggior parte degli osservatori, fossero essi a favore o contro le modalità previste dal trattato, comprese che l’approvazione della legge avrebbe comportato l’allontanamento di moltissimi indiani dalle loro terre d’origine.


La mappa della rimozione forzata degli indiani

Alcuni capi indiano-americani che in un primo momento si erano opposti all’attuazione del trattato, riconsiderarono la loro posizione dopo la rielezione, per un secondo mandato, del presidente Jackson nel 1832.
A destra, un ritratto di Andrew Jackson
La maggior parte dei bianchi americani favorirono il passaggio dell’Atto di rimozione anche se sulla legge si era creato un forte dibattito. Molti missionari cristianesimo|cristiani ed in particolare il missionario Jeremiah Evarts si opposero fortemente all’approvazione dell’Atto. Il senatore Theodore Frelinghuysen ed il membro del congresso David Crockett del Tennessee si dichiararono apertamente contro la legislazione. L’atto di rimozione venne approvato dal parlamento dopo un dibattito molto serrato.
I trattati decretati sotto i provvedimenti dell’Atto di rimozione, aprirono la strada all’allontanamento di decini di migliaia di indiani verso l’ovest degli Stati Uniti. Il primo risultato tangibile della legge fu il Treaty of Dancing Rabbit Creek[2], con il quale il 27 settembre 1830 gli indiani Choctaw del Mississippi cedettero le terre ad est del fiume in cambio di una somma di denaro e delle terre della sponda ovest dello stesso fiume. Il Trattato di New Echota, firmato nel 1835, diede luogo alla rimozione dei Cherokee lungo il sentiero delle lacrime.