La battaglia di Carthage (5 luglio 1861)

Sigel, in rapporto di forza sfavorevole (i sudisti erano quattro volte superiori) e senza cavalleria (i sudisti ne avevano invece abbondanza) secondo la logica non avrebbe dovuto attaccare; eppure lo fece.


Il generale Franz Sigel

Più ci si approssimava all’altura difesa da Jackson, più si facevano fitte le schiere degli skirmishers sudisti che bersagliavano i loro corrispondenti nordisti da ogni albero e cespuglio; Sigel vedendo la sua avanguardia in difficoltà ordinò a 2 pezzi di artiglieria e 2 compagnie del III° reggimento di assitere l’avanzata degli skirmishers in blu.
Intanto Rains (brigadier-generale confederato e principale assistente di Jackson durante la battaglia), accortosi dell’assenza di cavalleria nemica decide di aggirare con i suoi reparti montati entrambi i fianchi dello schieramento nordista onde operare un accerchiamento del nemico e poter riportare una bella vittoria totale come quelle che appaiono nei libri. Ecco come James McCown, comandante del primo battaglione di cavalleria dei miliziani del Missouri ricorda una parte della carica: “Il mio battaglione di cavalleria consisteva della Compagnia A (capitano Crenshaw), compagnia B (capitano Johnson), compagnia C (capitano King), compagnia D (capitano McCowan), per un totale di 250 uomini. La posizione assegnatami era il lato destro dello schieramento: da questa posizione ricevetti l’ordine dal generale di brigata Rains di caricare la batteria nemica. La manovra di cavalleria dalla sinistra fu un movimento di fianco, e passando in un campo di grano il mio comando fu esposto a un pesante fuoco da parte dell’artiglieria nemica, che ferì il soldato George W. O’Haver della compagnia Crenshaw (braccio sinistro tranciato) per quella ferita egli sarebbe morto di lì a due giorni: anche il suo cavallo fu ferito. […] E mentre noi avanzavamo, bersagliati dai colpi, fu ferito anche il soldato Elijah Wood della compagnia McCowan (gamba destra tranciata, ma in maniera da consentirgli il recupero)…”
Superato il limite di tiro dell’artiglieria avversaria, la cavalleria si getta finalmente sulle ali di Sigel provocando parecchio scompiglio tra le giovani reclute che si vedono piombare addosso la cavalleria al galoppo. Alcuni cavalieri si lanciano impetuosamente nelle retrovie unioniste per tagliar loro la via della ritirata.
Sigel, temendo che le squadre di cavalleria penetrate alle sue spalle potessero circondarlo e catturare il suo “baggage train” ordina che un pezzo di artiglieria e una compagnia del III° reggimento si portino immediatamente dietro il Dry Ford Creek a protezione dei veicoli da trasporto.


Un’immagine della battaglia di Carthage

Così, giocoforza assottigliando ancora di più la sua già esile consistenza numerica, Sigel dispone in questo modo lo schieramento rimanente sul fronte avanzato:
– il 2° battaglione del III° reggimento (Maggiore Bischoff) piazzato alla sinistra della colonna.
– appena dietro Bischoff viene messa in postazione una batteria di 4 cannoni.
– al centro il V° reggimento è schierato ordinatamente in 2 separati battaglioni sotto il comando rispettivamente del colonnello Solomon e del tenente-colonnello Wolff.
– sulla destra, infine, 3 pezzi d’artiglieria sotto il comando del capitano Essig e alla sua destra il 1° battaglione del III° reggimento comandato dal colonnello Hassendeubel.
Mentre la cavalleria di Jackson sta circondando lo schieramento dei nordisti di origine tedesca, Sigel realizza che l’unico modo di uscirne è quello di attaccare decisamente il fronte avversario per spezzarlo in un preciso punto. Questo punto lo individua nel settore destro della parte centrale dello schieramento nemico. Immediatamente allora Sigel forma una catena di skirmishers (un’altra funzione dei quali era quella di coprire le manovre del proprio schieramento disponendosi a catena di fronte a esso e facendo un gran baccano con spari ecc..) e sposta 2 pezzi della batteria del capitano Essig dalla destra alla sinistra. Quindi ordina di fare fuoco con tutti e 7 i cannoni disponibili contro il punto predestinato. L’intenzione è di mettere a tacere l’artiglieria sudista e “ammorbidire” il settore scelto per l’attacco provocando, a colpi di cannone, le maggiori perdite possibile nelle linee dei suoi difensori. Inizia il duello delle artiglierie, mentre Sigel informa i suoi che presto sarebbe partito un attacco dell’ala sinistra nordista contro il centro-destra dello schieramento sudista.
La posta in palio era enorme: o riuscire a sfondare e disperdere gli uomini di Jackson o farsi accerchiare e annientare dalla superiorità della cavalleria nemica.
Nel duello delle artiglierie i cannoni nordisti riescono a far saltare un pezzo nemico e a danneggiarne un altro. Sigel deve uscire a tutti i costi da quella situazione critica: privo di cavalleria, fortemente in inferiorità numerica e in procinto di essere accerchiato il colonnello ha necessità che riesca l’attacco atto a spezzare il fronte avversario e guadagnare l’altura, ora occupata dagli uomini di Jackson, per avvantaggiarsi perlomeno della posizione elevata. Tutto è pronto per l’assalto progettato: l’artiglieria di Jackson è messa sempre più in difficoltà dal tiro preciso dei cannoni unionisti comandati dall’abile e intelligente maggiore Backoff.
La sinistra dello schieramento di Sigel si piazza in ordine di battaglia ed è ormai pronta a caricare alla baionetta il centro-destra dei missouriani quando il capitano Wilkins informa Sigel di non poter avanzare per mancanza di munizioni. A questo punto Franz Sigel è indeciso sul da farsi, la giornata sembra persa ed ora bisogna evitare che la sconfitta si trasformi in catastrofe. La cavalleria nemica continua inesorabile l’opera di accerchiamento e per i federali di origine tedesca risulta ormai impossibile tenere la posizione senza correre il rischio di essere accerchiati completamente e distrutti dalla superiorità nemica. Ancora una volta la priorità del leader unionista consiste nel non perdere il baggage train (anche chiamato “wagon train”) nelle sue retrovie, verso il quale la cavalleria di Jackson si sta lanciando ventre a terra.


Un classico wagon train della Guerra Civile

Queste forze sono coraggiosamente ma inutilmente contrastate solo da piccoli gruppi di federali che cercano di arginare il continuo movimento aggirante degli avversari.
Per evitare assolutamente la perdita del convoglio dei rifornimenti, Sigel spedisce in aiuto a quest’ultimo il tenente-colonnello Hassendeubel con il 1° battaglione del III° reggimento e il 1° battaglione del V° reggimento sotto il comando del colonnello Wolff. Al seguito ci sono anche 4 pezzi di artiglieria della batteria del capitano Wilkins.
Franz Hassendeubel
E’ davvero un consistente quantitativo di truppa che viene distolto, tenuto conto delle scarse disponibilità che Sigel aveva sotto mano. Questa mossa acuisce il problema assottigliando ulteriormente il numero di soldati che potevano opporsi ai miliziani di Jackson.
Una ritirata oltre il Dry Fork Creek e verso Carthage (cioè nella direzione dalla quale i federali erano venuti) era divenuta ormai d’obbligo. Sigel quindi ordina al suo piccolo esercito di invertire fronte e disporsi alla ritirata. La batteria del capitano Essig, con una compagnia del V° reggimento (compagnia del capitano Stephani) e due compagnie del III° reggimento (compagnie dei capitani Dangler e Golmar) vengono piazzate dietro il guado del fiume, in modo di coprire la ritirata al grosso della truppa e ritardare un eventuale inseguimento da parte degli uomini di Jackson che ora, dopo il cambio di fronte dello schieramento unionista, si trovavano alle spalle di Sigel.
Dalle alture su cui erano posizionati, i sudisti di Jackson notano che l’attacco unionista, imminente fino a pochi minuti prima, non si concretizzava, anzi le giacche blu stavano ritirandosi! Il brigadier generale Rains capisce da questo che la sua intuizione di spedire la cavalleria ad accerchiare il nemico si era rivelata corretta, obbligando Sigel a sgomberare il campo. Non c’era un minuto da perdere, bisognava incalzare gli Yankee in ritirata e ordinare quindi l’avanzata generale delle truppe in prima linea.
Mentre i sudisti procedevano nella radura che separava le loro posizioni dal Dry Fork Creek, la batteria di Essig, intuito il pericolo, comincia immediatamente a vomitare piombo in direzione delle schiere dei miliziani che stavano avvicinandosi pericolosamente. Nelle file confederate piovevano i proiettili di Essig procurando parecchie perdite e larghi vuoti, perciò l’inseguimento perde assai presto la sua irruenza. Ecco come Sigel descrive la scena: “il nemico procedette lentamente verso di noi. La batteria del capitano Essig (con le compagnie sopra citate, ndr.) aveva preso posizione dietro il guado del Dry Fork. […] Fu a questo punto che Essig e i suoi resistettero per due ore all’impeto dell’intero schieramento nemico e gli inflissero le più severe perdite: la bandiera dei ribelli cadde al suolo per due volte tra le grida trionfali degli entusiasti volontari dell’Unione”.
Pur avendo frustrato i tentativi di inseguimento del grosso della truppa nemica grazie all’abile utilizzo dell’artiglieria, il colonnello Sigel aveva ancora un grosso problema da risolvere: la cavalleria sudista, che durante le fasi iniziali della battaglia era penetrata nelle retrovie unioniste, ora era quasi interamente smontata da cavallo e si era disposta in linea per sbarrare ai tedeschi unionisti la via della ritirata. Bisognava assolutamente creare un varco per la fuga prima che gli uomini di Jackson ricompattassero le file e, attaccando in massa, schiacciassero gli Yankee tra l’incudine e il martello.


Artiglieria unionista a Carthage

Sigel decise quindi che bisognava rompere la linea in cui si era disposta la cavalleria sudista: quest’ultima si era disposta in una posizione strategicamente forte dietro cui ripararsi, un piccolo rigagnolo detto Buck’s Branch vicino al quale costituirono affrettate ma efficaci fortificazioni con tronchi e altro materiale.
Rischiando forse un po’ troppo, Sigel concentrò il fuoco di tutti i suoi cannoni su un punto del Buck’s Branch scatenando su di esso un pesante bombardamento. Così facendo però lasciava virtualmente sguarnita la sua retroguardia, per sua fortuna Jackson era ancora impegnato a leccarsi le ferite.
Al termine del bombardamento ordinò un attacco della fanteria schierata in linea per rompere lo sbarramento nemico, eccone la descrizione: “Dopo una scarica o due di tutta la nostra linea la fanteria mosse al passo verso il nemico, travolgendolo completamente. La sua fuga fu accompagnata da tremendi hurrah! che si levarono da tutto il nostro piccolo esercito”.
Il peggio era passato. Le truppe guadarono il fiumiciattolo e si ritirarono tranquillamente verso le alture che circondano il lato nord di Carthage dove costituirono una nuova linea di difesa. Stavolta Sigel aveva scelto bene la posizione, elevata quanto bastava per permettergli di supplire alla scarsità di uomini con un terreno favorevole.
Intanto i sudisti avevano riordinato le file, il grosso dei miliziani di Jackson si era riunito con la cavalleria che aveva subito il piccolo rovescio al Buck’s Branch ed insieme marciarono verso Sigel per dare nuovamente battaglia. Ora però erano i nordisti a trovarsi in posizione sopraelevata. Rains ritentò il giochetto di avvolgere le ali nemiche con la cavalleria ma questa volta Sigel non glielo lasciò ripetere e anzi dispose le sue forze in modo di contenere la cavalleria nemica e al tempo stesso concedere un meritato riposo al grosso delle sue truppe. Questi uomini erano logorati dalla stanchezza a causa dell’avere marciato per 22 miglia il giorno precedente e poi combattuto ininterrottamente quel giorno, dalle 9 di mattina, dopo un’ulteriore marcia di 18 miglia sotto un sole cocente.
Ormai le ombre dei colli si allungavano sulla piccola cittadina di Carthage nei dintorni della quale si era svolta la battaglia. Con la sera stava calando il buio e non c’era più tempo per ulteriori azioni. Infine le due parti, ormai logore, si limitarono a sparacchiarsi addosso vicendevolmente dagli alberi e dai casolari.
Sigel infine proseguì la ritirata e i sudisti si accontentarono di aver fermato l’avanzata unionista nella zona.
Le perdite nordiste furono di 13 morti e 31 feriti. Tra questi il capitano Strodtmann della Compagnia E del III° reggimento e il tenente Bischoff della Compagnia B dello stesso reggimento.
Le perdite sudiste furono più pesanti: 50 morti e 120 feriti quasi tutti provocati dal tentativo di inseguire i nordisti in ritirata mentre erano difesi dall’abile artigliere Essig.
La battaglia di Carthage fu indubbiamente un affare di non grandissima rilevanza ma ebbe ugualmente il suo rilievo. Servì infatti a sollevare il morale dei missouriani di Jackson e Price che venivano da una lunga serie di sconfitte e che prima avevano virtualmente abbandonato l’intero Missouri al deciso Lyon.


Ancora un momento di battaglia

Inoltre arrestò momentaneamente l’avanzata dei nordisti che nella zona sembrava inesorabile. Cosa che avrebbe messo in pericolo, in caso di vittoria Yankee a Carthage, anche lo stesso Arkansas.
Certamente, data la grossa superiorità numerica e il vantaggio di un’abile cavalleria, Jackson e i suoi avrebbero potuto infliggere maggiori perdite a Sigel e ai suoi tedeschi, ma tutto sommato da miliziani senza molta esperienza militare (gran parte di loro quel giorno combattè in abiti civili) non è che ci si potesse aspettare molto di più.
Da parte nordista fu una piccola battuta di arresto: Sigel dimostrò superficialità nell’ingaggiare un nemico numericamente superiore e che godeva sul terreno di una posizione più elevata, ma tutto sommato si riscattò nel gestire la ritirata con maestria anche grazie ai suoi bravi artiglieri.
Il prossimo round, molto più sanguinoso, della guerra civile in Missouri si sarebbe combattuto di lì a poco a Wilson’s Creek. Ma questa è un’altra storia.

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