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Sir Francis Drake in California

A cura di Gianni Albertoli

Il 5 giugno 1579 Sir Francis Drake stava costeggiando la California con la sua “Pelikan”, poi ribattezzata “Golden Hind”, un’Ammiraglia di 100-150 tonnellate, “l’aria era tanto fredda che i nostri uomini si lamentavano di non poter resistere al tormento di quel gelo, e più avanti si andava più il freddo si faceva sentire”. Gli inglesi decisero allora di scendere a terra, trovarono che “la costa non era montuosa, ma bassa e pianeggiante”, così la seguirono ed entrarono “in una bella baia riparata”. Non sappiamo con certezza quale fosse la baia in questione, difficile localizzarla correttamente, ma vi sono tre ipotesi tutte attendibili: la Drake’s Bay, la Bolinas Lagoon e la San Francisco Bay, ma la prima sembra la più probabile e nel territorio vivevano allora gli indiani Miwok della costa che costruivano abitazioni rotonde e semisotterranee.
Gli indiani avevano le loro capanne presso la costa, mandarono “un regalo al generale” e quando si avvicinarono restarono stupefatti nel “vedere le cose che avevamo portato”. Drake li accolse amichevolmente e offrì loro “degli indumenti adatti a coprire la loro nudità, per cui essi si convinsero che fossimo degli dei, e nulla sarebbe riuscito a persuaderli del contrario”; i doni che gli offrirono al generale erano “piume e copricapo di rete”, i quali erano molto comuni fra le tribù della California centrale e spesso erano ornati di piume.
Le “Loro case erano scavate nel terreno e come copertura avevano dei pali stretti in cima, come una guglia, così ben connessi l’un l’altro che le case sono molto calde. Come letto hanno dei giunchi sparsi sulla terra nuda e la gente dorme sdraiata qua e là dentro la casa, con un fuoco nel mezzo”.


Una mappa della Baia di San Francisco (CLICCA per ingrandire)

Gli “uomini vanno nudi, le donne raccolgono i giunchi e li tessono alla maniera della canapa, facendone degli indumenti ampi, sottane che allacciate intorno alla vita scendono sulle anche; sulle spalle invece portano una pelle di cervo con tutto il pelo. Sono sottomesse agli uomini che aiutano nei lavori”. Gli indiani andarono poi a trovare gli inglesi una seconda volta, “portando in regali piume e sacchetti di tabacco”; avevano raggiunto la cima della collina “ai cui piedi noi avevano piantato le tende”, uno di loro “perse il fiato per fare un lungo discorso”, dopodichè “lasciarono gli archi in cima alla collina e scesero giù con i regali; nel frattempo le donne che erano rimaste sulla collina si infliggevano dolorose torture graffiandosi la carne delle guance, da cui arguimmo che stavano compiendo un sacrificio”. Gli inglesi ne furono grandemente impressionati, ma poi il generale e i suoi uomini “si riunirono a pregare e a leggere le Scritture” con gli indigeni che assistevano attenti; “ma quando vennero la seconda volta ci restituirono le cose che avevamo donato loro precedentemente”. Queste cerimonie erano tipiche dei Miwok ed erano usate per onorare e non dimenticare i loro morti, è probabile che gli indiani abbiano ritenuto gli inglesi come dei Messaggeri del Grande Spirito, ovvero dei morti resuscitati o dei fantasmi di parenti tornati dal Regno dei Morti. La notizia dell’arrivo dei bianchi si era sparsa rapidamente in tutta la regione, e “la gente che dimorava nei dintorni venne tutta giù al mare”, e fra loro vi era anche “il re in persona, un uomo di alta statura, d’aspetto imponente, accompagnato da altri uomini alti e bellicosi”.


Un bel ritratto di Drake

L’arrivo del “re” fu preceduto “da due ambasciatori, i quali avvisarono il generale del suo arrivo, un messaggio per cui ci volle una buona mezz’ora di discorsi”. Il “Egli giunse a piedi, dignitoso come un principe, accompagnato dalle grida della sua gente”. Il corteo era aperto da un “uomo dall’aspetto dignitoso che portava lo scettro o mazza davanti al re, con due corone appese, una più piccola e una più grande, e con tre collane incredibilmente lunghe. Le corone erano decorate e intrecciate abilmente con piume di diversi colori; le collane erano fatte di un materiale simile all’osso, e poche sono le persone cui è concesso indossarle, e di queste poche alcune hanno diritto ad averne dieci, altre dodici, e così via”. Dopo l’indiano che portava lo scettro veniva subito il capo, era affiancato “ dalla sua guardia del corpo del corpo abbigliata con pelli di coniglio selvatico e di altri animali”, dopo di loro veniva la gente comune, “ognuno si era dipinto la faccia, chi di bianco, chi di nero, chi di altri colori, e tutti avevano in mano una cosa o l’altra in regalo, per non dire dei bambini, che portavano regali anche loro”. Lo scettro portato dal sottocapo era in effetti un semplice bastone usato comunemente nelle cerimonie tribali in onore degli Spiriti.


I corsari: Cavendish, Drake e Hawkins

Il Drake radunò subito i suoi uomini facendoli marciare all’interno del recinto fortificato che aveva fatto costruire, “offrendo una dimostrazione di forza guerresca, come per fronteggiare gli indigeni che si avvicinavano”; essi, a loro volta, “si erano disposti in ranghi a loro modo, e dopo una generale ovazione di saluto seguì di colpo un silenzio assoluto”. Quello che portava lo scettro iniziò “con voce vigorosa e tonante un gran discorso, ripetendo le parole che un altro, a ciò designato, gli suggeriva senza farsi udire dagli altri”; dopo il lungo discorso il re e tutto il suo seguito, di uomini e donne, “vennero giù senza armi, schierandosi in ordine ai piedi della collina ”. Gli indiani si avvicinarono alle fortificazioni e alle tende cantando e danzando, “mantenendo però un atteggiamento dignitoso”, solo le donne partecipavano alla danza “ma non cantavano”. Il Drake permise agli indiani di entrare all’interno del campo, poi “fecero cenno al generale di sedersi”; il capo e i suoi “volsero vari discorsi, ovvero preghiere propiziatorie perché consentisse a prendere il comando del territorio e del regno, e diventasse loro re”, poi posero sul capo del Drake “una corona e gli adornarono il collo con tutte le loro collane”. Gli indiani onorarono il generale chiamandolo “Hioh”, il Drake non rifiutò e “non sapendo quanto profitto, o quanta gloria ne sarebbe potuta derivare per il nostro paese” accettò scettro, corona e potere regale su quelle terre “in nome e per uso di Sua Maestà la regina”. Gli indiani Miwok usavano la parola “oiya” significante “amico”, oppure “hoipu” o “ohipa” che significava “capo”. Fu a quel punto che “gli indigeni di più bassa condizione lasciarono il re e la sua guardia del corpo insieme al nostro generale, e si sparpagliarono con i loro sacrifici in mezzo alla nostra gente, osservando curiosamente ogni persona; e scegliendo a capriccio, generalmente fra i più giovani, circondavano in folla ora l’uno ora l’altro, offrendo i loro sacrifici con pianti lamentosi, graffiandosi e strappandosi la carne dalle guance con le unghie, inondandosi la faccia di sangue”.


Un’indiana Coast Miwok

Gli inglesi cercarono di far capire loro che non gradivano queste cerimonie, “gli fermavano a forza le mani, e indicavano il cielo dove sta il Dio vivente, l’unico che essi avrebbero dovuto venerare”; gli indiani mostrarono le loro ferite “implorando che li aiutassimo a guarirle”, per cui i bianchi dovettero dar loro “lozioni, bende e unguenti”. I Miwok avrebbero però continuato i loro sacrifici per altri tre giorni e quando il generale li avvisò che sarebbero partiti, ciò li rese “sgomenti”, “tanto che la loro gioia si mutò in cupo dolore”, poi si prepararono a nuovi sacrifici. Il Drake avrebbe poi fatto visita ad alcuni dei loro villaggi dell’interno, dove “trovammo branchi di cervi di mille capi l’uno, di grandi dimensioni e ben nutriti”, inoltre, trovarono “tane di conigli di una razza strana” – forse i castori – che “hanno il corpo grosso come i conigli di Barberia, la testa come quella dei nostri conigli, zampe di talpa e coda come quella del topo, assai lunga”.


Lo sbarco di Drake e dei suoi in California

Gli indiani mangiavano la carne di questi animali e consideravano pregiate le pelli, con cui “era fatto il mantello del re”; Sir Francis Drake avrebbe battezzato questa terra col nome di “Nova Albion” per due motivi, “sia per i banchi di sabbia e le bianche scogliere che si spingono verso il largo, sia per una qualche affinità con il nostro paese, che anticamente portava questo nome”. Le bianche scogliere sono proprio tipiche della Drake’s Bay, posta circa 30 miglia a nord-ovest di San Francisco. Al momento della partenza il generale avrebbe fatto erigere un monumento che ricordasse la sua venuta e “testimoniasse i diritti e il titolo che poteva vantare la nostra regina su quel paese: era una targa di metallo inchiodata su un ben palo alto, con incisi il nome di Sua Maestà la regina, il giorno e l’anno del nostro arrivo, la dichiarazione di spontanea sottomissione di quel paese e di quella popolazione a Sua Maestà, e la scritta era accompagnata dall’effige e dallo stemma di Sua Altezza su una moneta da sei pence posta sotto la targa, e più sotto c’era scritto il nome del generale”.


Battaglia nei mari

Una targa di ottone sarebbe poi stata ritrovata nel 1934, essa non era lontana dalla Drake’s Bay e portava l’iscrizione relativa alla visita del Drake in quella terra. A quanto sembra gli spagnoli non erano mai arrivati in questa parte della California e non avrebbero neppure esplorato il territorio più a sud per molti gradi di latitudine.