Una colt, una stella d’argento, una leggenda – Tex nella storia 1

A cura di Lorenzo Barruscotto
Tutte le puntate: 1, 2.

“Tex nella storia” inizia la galoppata su Farwest.it
Una folata di vento irrompe nel locale ed un tizio impolverato dalla testa ai piedi entra nel saloon attirando l’attenzione di tutti i presenti, i quali si voltano verso la porta che sta ancora cigolando, il pianista sospende il suo allegro strimpellare e perfino il più incallito gambler seduto laggiù in fondo al tavolo da poker, solleva con un dito la tesa del suo cappello per lanciare una rapida occhiata al nuovo arrivato.
Un classico, non è vero?

[In calce all’articolo troverete la presentazione di questo contributo audio, NDR]
Hola, amigos, il tizio appena arrivato sono proprio io, lieto di fare la vostra conoscenza.
Sto percorrendo la pista di ritorno dall’Arizona e le mie povere ossa mi dolgono per aver passato l’intera giornata in sella.
Mentre il mio cavallo si gode acqua fresca e doppia razione di biada nella stalla, io ho deciso di fare tappa qui perché ho un gran bisogno di sciacquarmi la gola e già che ci sono non mi dispiacerebbe riempirmi lo stomaco con una bistecca ben cotta sepolta da una montagna di patate.
Ma non intendo far andare le mandibole a scrocco.
Lasciate che ricambi la vostra ospitalità e la cortesia per avermi fatto spazio al bancone raccontandovi di un uomo fuori dal comune, qualcuno che di sicuro molti di voi conosceranno già, ma di cui sono certo praticamente tutti avranno sentito parlare.
Personalmente, dopo tanti anni, credo di poterlo quasi definire un amico, anzi, come direbbe lui stesso, un “pard”.
E’ un tipo dai modi spicci, fidatevi quando vi dico che è necessario prenderlo con le molle: rispettato ed ammirato da ogni persona onesta ma “puro veleno” per fuorilegge, ladri, bari, assassini e farabutti di ogni risma che infestano i territori di questo selvaggio ed affascinante mondo che è il West.
Vi state ancora chiedendo chi è? Andiamo, ormai il suo nome è diventato leggendario.
Forse non tutti sanno che svolge il doppio ruolo di agente indiano ed indiscusso capo della tribù degli indomiti e fieri Navajos con il nome di Aquila della Notte, ma certamente sono in pochi a non sapere chi sia Tex Willer, il Ranger.
Ha ereditato la carica di sakem avendo sposato la figlia del grande capo Freccia Rossa, la bella e dolce Lilyth, indimenticata sposa “troppo presto perduta” a causa di un’epidemia di vaiolo, scatenata dalla crudeltà di un’ignobile cricca di trafficanti che tanti anni fa avevano provocato un contagio tramite coperte infette distribuite in molti insediamenti pellerossa.
Col tempo si è guadagnato la fiducia ed il rispetto della sua gente ed attorno ai fuochi dei bivacchi si narrano le gesta di colui che ha “pelle bianca ma cuore indiano”.
In gioventù ha passato parecchi guai essendo costretto a diventare un ricercato dopo aver vendicato la morte di suo padre prima e di suo fratello poi, barbaramente uccisi in occasioni differenti da razziatori di bestiame, il primo, e dal viscido capo di una banda di pendagli da forca della peggior specie, il secondo.
Non serve sottolineare che ormai tutti quei balordi risiedono da parecchio sotto un buon metro di terra.
Quindi per un determinato periodo è stato, almeno formalmente, inseguito dalle stelle di latta di mezza Frontiera, nonostante gli stessi tutori della legge, quando erano degni del loro compito, ne riconoscessero le grandi qualità e gli innegabili meriti nella lotta contro i veri criminali, i quali si rompevano i denti non avendo idea di che razza di osso duro da rodere fosse quel “magnifico fuorilegge”.
In ogni caso seppur trovandosi ufficialmente al di fuori della legalità, Tex non è mai stato un volgare bandito e come egli stesso affermava nella sue prime avventure, uccideva “solo chi meritava di essere ucciso”, soprattutto se commetteva l’errore di sparargli addosso.
Ve lo concedo: applicava una forma di giustizia piuttosto sbrigativa ma, ne converrete anche voi, di innegabile efficacia.
Temuto da prepotenti ed ogni genere di avvoltoi travestiti da colombe, per assurdo i suoi nemici invocavano proprio la legge, quanto meno quella degli uomini che spesso purtroppo veniva distorta e comprata, quando vedevano avvicinarsi troppo le bocche da fuoco delle sue Colt. Tex era ed è sempre stato al servizio degli innocenti, difendendo i deboli da soprusi ed angherie e nel giro di breve tempo, è stato riabilitato, divenendo il più duro e famoso Ranger del Texas: ora come allora è un simbolo, sinonimo di valore, implacabile incubo per i malviventi di ogni tipo ed instancabile difesa per gli uomini perbene.

Sapete, non è un caso se sono capitato da queste parti proprio oggi, dopo essere andato a fargli visita al villaggio centrale della Riserva, e se questa nuova rubrica vede la luce in un giorno preciso.
Sono passati infatti esattamente 70 anni da quando Tex ha iniziato la sua “carriera” galoppando in sella al fido ed intelligente cavallo Dinamite lungo le assolate praterie del Sud Ovest.
Ideato dalla vulcanica mente di Gian Luigi Bonelli e realizzato graficamente da Aurelio Galleppini, in arte Galep, Tex, con “Il totem misterioso”, primissima storia che lo presenta ai lettori tramite l’ormai celeberrima frase “Per tutti i diavoli, che mi siano ancora alle costole?”, comparve nelle edicole il 30 settembre 1948.
Era qualcosa di molto diverso dal “giornalino” che conosciamo oggi: si trattava di un piccolo formato, fatto proprio “a striscia”, in bianco e nero di dimensioni ridotte (17 x 8 centimetri) composto solamente da 32 paginette, se vogliamo essere pignoli 36 includendo anche le copertine iniziale e finale, le quali però non erano di materiale diverso dalle tavole interne. Nato così anche per essere tascabile ed agevolmente utilizzato o nascosto dai lettori.
In seguito la serie a striscia venne ripresentata subendo ripetute variazioni di aspetto costituite da svariate ristampe, raccolte e “raccoltine” delle avventure già pubblicate: queste prevedevano l’unione di un prestabilito numero di tavole con nuove cover create appositamente da Galep.
E infatti è a partire dalla metà degli anni 50 che comparvero i primi tentativi di cambio di formato. Dal ’52 inizia la prima ristampa in parallelo alle strisce: stavolta i volumi misurano circa 17 x 24 centimetri, una dimensione diversa dal solito, creata con copertine nuove ed inedite sempre realizzate da Galep.
È quella che viene chiamata “collezione degli Albi d’oro”, comprendenti sempre 32 pagine ma la differenza consisteva nel fatto che ogni pagina era creata “montando” tre strisce. Vi ricorda niente? Esatto, bravi, stava prendendo vita (e forma) il modello bonelliano che darà il passo a praticamente quasi tutte le testate fumettistiche italiane. Dopo il susseguirsi di diverse riedizioni delle storie originali, perciò incluso un primo tentativo di ristampa in formato “classico” che comprende all’epoca solamente 29 numeri (siamo tra il 1954 ed il 1957) e che è destinata a diventare la collana più rara da trovare, si giunge all’albo che vediamo nelle edicole e nelle librerie ancora oggi, quello cosiddetto “gigante” il quale allora annoverava sempre la raccolta di tre strisce, una sull’altra e racchiuse, come al solito, da un’inedita copertina ad opera dell’instancabile Galep. All’epoca si trattava di un’ulteriore ristampa dei primi numeri, un ricominciare da capo, dall’albo “La mano rossa” che nel 1958 ha segnato una nuova vita per Tex, e che, alla fine della produzione delle strisce, ha continuato a muoversi con le proprie gambe, prendendo il suo posto nell’Olimpo delle nuvole parlanti.
Un’enorme mole di lavoro per il mitico Galep che seppur con qualche aiuto nella realizzazione delle tavole in alcune storie, ne firmerà parecchie e resterà il copertinista ufficiale fino al numero 400, quando con un malinconico saluto da parte del suo Ranger, si congeda dai lettori, passando il testimone a Claudio Villa, tutt’ora realizzatore di tutte le cover. Ma Galep è stato molto di più di tutto questo: ha messo nero su bianco la leggenda ed è l’indiscusso capostipite di una vera sfilza di disegnatori.

Pensate che i primi numeri della “Collana del Tex” erano venduti a 15 lire l’uno.
Le diverse serie che caratterizzano le uscite a striscia acquistarono successivamente denominazioni accattivanti al fine di riconoscere le diverse “annate”, come Kansas, Gila, Oklahoma, Pecos, Smeraldo, Drago nero, Cobra e tante altre.
Una curiosità per chi di voi è un lettore veterano che possiede l’intera collezione, come il sottoscritto, ma anche per chi è magari un novellino che si avvicina al West di carta per la prima volta: le storie “vecchie” vedono il ripetersi del numero 32 con cadenza regolare, intervallato da mini-titoli (le cosiddette “testatine”) che costituiscono gli originali titoli delle varie strisce che settimanalmente uscivano quando il Mito era agli albori.
Tex ha anche superato notevoli difficoltà come ad esempio il controllo della censura che, per quanto non divenne mai regolamentata da una vera e propria legge, era il 1951, costrinse molti editori ad un sistema di controllo al fine di garantire la moralità dei prodotti, sia nei testi che in certe immagini. Esistono infatti versioni degli stessi albi sostanzialmente sovrapponibili, che differiscono solamente per dettagli e che testimoniano quindi il periodo storico in cui sono stati pubblicati.
E dire che all’inizio non erano in molti a puntare su di lui.
I suoi creatori, Bonelli e Galep, all’alba della sua esistenza lo consideravano un volume di secondo piano, concentrando le loro aspettative e la maggior parte dei loro sforzi su “Occhio Cupo”, una saga di cappa e spada ambientata nei territori canadesi durante le guerre anglo-francesi del Diciottesimo secolo, che però non ebbe vita lunga.
A dirla tutta, alcune caratteristiche dell’abbigliamento del giovane Tex Willer dei primi tempi subivano l’influenza del fumetto in costume, dagli stivali flosci, diversi da quelli classici western con gli speroni, alla camicia a frange.
Il nome originario pensato per il personaggio era “Tex Killer”, edulcorato poi in Willer grazie all’intervento di Tea Bonelli, a quel tempo editrice nonché iniziale scopritrice di Galleppini e madre di Sergio, il quale ha poi preso le redini della “Fabbrica di sogni”, poichè chiamarlo in tal guisa appariva troppo duro e conferiva un’impronta negativa al protagonista, senza considerare i rischi di imbattersi nella censura di quegli anni.
Oltretutto lo stesso volto di Tex quando ancora veniva disegnato nottetempo, aveva subito l’ispirazione da parte dell’autore per il volto di Gary Cooper, anche se poi le chine dell’artista, il quale allora era un maestro in divenire, hanno acquisito sempre maggiore autonomia stilistica. Somiglianza fisica mantenuta fino a circa la metà degli anni 50, ma che poi viene tralasciata parallelamente con la maturazione del tratto di Galep e la crescita del successo del personaggio.

Vi starete chiedendo il motivo di questa specie di sermone.
Beh, vedete, qui si parla e si è sempre parlato di Storia, quella vera, con la S maiuscola, ed in un certo senso ciò che vi ho raccontato finora è anch’essa storia, del Fumetto, che ha contribuito a far crescere la passione e l’interesse verso il Far West in Italia e non solo.
Perciò rimettete a posto le sedie e smettete di accarezzare l’allettante pensiero di tirarmele sul cranio per zittirmi.
Se avrete ancora un minuto di pazienza scoprirete che ho avuto le mie ragioni e vi torneranno i conti.
Tex non solo colleziona un buon numero di nemici di ogni genere, ma si vede affiancato da diversi comprimari destinati a ricomparire più o meno assiduamente, anche se sono tre i personaggi che completano il poker d’assi dalla mira infallibile che da decenni cavalca in nome della giustizia: Kit Carson, omonimo del Christopher Carson vissuto davvero tra Arizona e Texas, per gli indiani Capelli d’Argento, il più vecchio (per carità non fategli notare che non è più di primo pelo se ci tenete a poter ancora masticare) e fraterno amico di Tex ed anche suo “collega” nel corpo dei Rangers da quando non era ancora il burbero e granitico “vecchio gufo”, come viene bonariamente appellato per sottolineare la sua vena di pessimismo, ma, con baffi e pizzetto scuri, era già un abile ed esperto paladino della legge, Tiger Jack, indiano Navajo, taciturno fratello di sangue di Tex che “parla poco ma agisce molto” e Kit Willer, ultimo ad unirsi al quartetto, figlio di Tex e chiamato così proprio in onore di Carson, conosciuto tra gli uomini rossi col nome di Piccolo Falco, sensibile, spiritoso e risoluto, divenuto anch’egli ranger e per dirla in due parole, un vero “tizzone d’inferno” quanto il padre.

Durante le sue avventure, Tex, da solo o al fianco dei suoi inseparabili compagni, non di rado incontra personaggi anzi persone che hanno realmente vissuto nella seconda metà del 1800 e che hanno respirato l’afosa aria della main street di Tucson, Austin o Flagstaff ma anche che hanno camminato per le eleganti vie ed i pericolosi vicoli di grandi città dell’Est come New York e Washington, ha interagito con uomini che hanno fatto la Storia della Frontiera e del West, sia che sedessero per terra su rozze pelli di bisonte in un teepee come i capi indiani sia che appoggiassero il loro didietro su una comoda poltrona nel Congresso americano.
Sempre pronto a correre in soccorso dei più deboli senza guardare in faccia a nessuno quando c’è da dare una sonora lezione a tagliagole e disonesti, da un piccolo riccone, pallone gonfiato che si atteggia a padreterno locale credendosi il padrone del paese, ad una rivolta di trappers nei freddi e sterminati territori del Canada, da una masnada di feroci bandoleros e rinnegati che insanguinano le piste dei roventi e desertici confini tra Texas, Arizona e Messico ad ancora una vera e propria associazione a delinquere nascosta dietro una parvenza di rispettabilità in un’affollata e frenetica città.
Il cammino del Ranger spesso incrocia quello di personalità più o meno illustri, amici o nemici, che vengono citati e rappresentati senza cadere negli stereotipi o nelle “dicerie popolari” dove il mito si sovrappone alla verità storica: Custer, Cochise, Ely Donehogawa Parker, Geronimo, Wild Bill Hickok, Calamity Jane, Buffalo Bill, Allan Pinkerton sono solamente alcuni tra i nomi che anche chi non è un “aficionado del nostro polveroso universo” ha, quanto meno per la maggior parte, sentito nominare in diverse occasioni.
Esistono inoltre specifici luoghi, ben identificabili per chi volesse fare il “San Tommaso”, e lo dico perchè a me capita di incuriosirmi e voler approfondire qualche argomento che stuzzica il mio spirito da ficcanaso, come villaggi indiani, cittadine di frontiera, località geografiche naturali e forti dell’esercito talvolta esistenti ancora oggi, magari anche solamente sotto forma di rovine a testimonianza di un’altra epoca, che fanno da sfondo, da location alle indagini dei Rangers.
Per non parlare inoltre proprio di eventi e realtà anch’esse vere, fatemelo ripetere, anch’esse reali, le quali hanno segnato la nascita di una Nazione e, superficialmente o più in profondità, la vita stessa di Tex: la guerra di secessione, la creazione delle riserve indiane, i conflitti tra pellerossa e coloni, la grande corsa ai territori dell’Oklahoma, le lunghe e tutt’altro che agevoli “cattle drives” cioè gli spostamenti di immense mandrie lungo sterminate pianure, l’attentato al presidente Lincon, i Buffalo Soldiers, i famosi Mounties del Canada, vale a dire le giubbe rosse dell’esercito della regina inglese, lo stesso corpo dei Rangers…
Anche, banalmente ma nemmeno poi così tanto, lo stato del Texas, terra d’origine di Tex, con la sua storia fatta di coraggio e di sangue o l’evoluzione delle armi da fuoco, che si tratti di Colt o Winchester ma anche di altri tipi di sputafuoco, fino a singoli individui che nel bene e nel male hanno davvero calpestato i sentieri delle contee degli Stati della Frontiera, rancheros o “sbirri”, banditi o esploratori.
E proprio qui, siamo arrivati al punto, sta il nocciolo del mio sproloquio: in questa rubrica vi racconterò di come la Storia si perde nella leggenda e viceversa, prendendo in esame un avvenimento, un personaggio oppure un aspetto reale partendo da una storia (con la s minuscola) di fantasia, da un volume per poi indirizzare il cavallo dall’avventura di carta nella quale un pugno può essere più duro di un calcio di un mulo ed un “confetto” in una spalla è solo un graffio alla concretezza del mondo, alla valle di lacrime dove torniamo una volta tolto lo Stetson, dove le pallottole fanno un male cane quando mordono le carni e dove qualche ora di galoppo vi riduce peggio di un scendiletto sgualcito facendovi davvero sentire dolore in posti poco nobili da nominare ma anche in altri che neanche pensavate di avere. E dove per restare vivi talvolta si era purtroppo effettivamente costretti a mettere mano ai “ferri da tiro” ed a spezzare una vita altrui, anche se nel farlo non contava tanto la rapidità quanto la precisione nel tiro, se si voleva vedere il sole del giorno successivo.
Cercando di non indurvi troppi attacchi di sbadigli, consulterò diverse fonti e mi baserò su un lavoro di ricerca che non si fermerà al sentito dire in modo da non rifilarvi panzane, da appassionato di Storia e di West, tra e per altri appassionati.
Come già accade per questa mia presentazione, le nostre chiacchierate saranno intervallate da immagini, per la maggior parte disegni che ho fatto io: ritratti o tributi realizzati da me, omaggi all’arte di vari artisti che nei decenni hanno “materializzato” Tex ed i suoi Pards o “istantanee” provenienti da tempi passati, ispirati ai volti di chi ha visto coi propri occhi ciò di cui tutti noi leggiamo, studiamo e discorriamo. Ogni disegno sarà munito di una didascalia esplicativa in modo da fornirvi informazioni anche in questo caso, all’insegna della correttezza e della trasparenza.
Per concludere, lasciatemi aggiungere una riflessione: Tex non è “solo di un giornalino”: tra le sue pagine troverete valori nobili ed immortali come abnegazione, senso del dovere e della giustizia, sacrificio, onore, lealtà, amicizia, coraggio, odio verso il razzismo ed i preconcetti, rispetto per le diversità ed insofferenza nei confronti di qualunque tipo di prevaricazione, sopruso o prepotenza.
La violenza non diventa mai un fine ma solamente il mezzo per opporsi ad una violenza ancora più brutale, all’ignobile ed insensata crudeltà perpetrata verso coloro che non possono difendersi da soli.
Anticipando di molto i tempi infatti, per l’ex giustiziere solitario, che intreccia la propria vita con una donna di origini pellerossa (donna che continua ancora oggi ad amare intensamente senza mai poterla dimenticare, mantenendo nel suo cuore quel commovente ma leggiadro ricordo), la quale gli ha dato un figlio, Kit, gli indiani non sono sempre “i cattivi”. I pregiudizi razziali non trovano posto nell’animo di Aquila della Notte, anzi fanno saltare la dentiera a chiunque li esterni, se finisce nelle grinfie del Ranger.
Il genere umano, per chi fa la cosa giusta sempre e comunque, si divide unicamente in galantuomini e furfanti.
Finchè ci sarà qualcuno che vuole prevaricare imponendo la legge del più forte, finchè ci sarà chi invoca aiuto, Tex accorrerà alla chiamata.
Se siete uomini retti non avete nulla da temere ma se camminate sulla strada dell’illegalità allora non ci sarà buco della terra o dell’inferno abbastanza profondo dove potrete andare a nascondervi, non troverete mai un cavallo veloce abbastanza da portarvi al sicuro, non potrete mai in nessun modo scappare sufficientemente lontano o sperare che le vostre malefatte possano venire dimenticate: per i Rangers nessun crimine cade in prescrizione.
Al tempo in cui la vita di un uomo dipendeva dalla sua sei-colpi e la ragione stava dalla parte di chi aveva la mira più precisa, la verità come la differenza tra vivere o morire era affidata solamente all’inflessibile, autoritaria e definitiva voce del giudice Colt.
Avanti, date fondo al bicchiere e recuperate il vostro ronzino.
Allacciate bene la cinghia del sottopancia, fate una buona scorta d’acqua e mettete nelle sacche della sella viveri e munizioni.
Ok, ok, non serve che nascondiate la fiaschetta di bruciabudella… oggi offro io, dite al barman di tirare fuori un paio di bottiglie di quello buono.
Là fuori ci sono un mucchio di piste da percorrere.
Siete pronti a cavalcare su quella che vi porterà a guardare negli occhi la Leggenda?
Vamos, al galoppo!

Presentazione del contributo audio inserito in cima all’articolo

John Travolta, Mel Gibson, Bruce Willis, Sylvester Stallone, Nicholas Cage, Jason Statham, perfino Gargamella, lo stregone cattivo e pasticcione che ce l’aveva a morte con i Puffi… secondo voi cosa accomuna tutti questi nomi che ho elencato? Mi sono limitato a quelli maggiormente conosciuti altrimenti avremmo fatto notte. A proposito di notte, ancora al buio? Va bene, proprio perché siete voi vi fornisco un altro indizio. Magari, andando nello specifico, il discorso diventa più chiaro: “Pulp Fiction”, “Nome in codice: Broken Arrow”, “I colori della vittoria”, “La figlia del generale”, “A civil action”, “Codice: Swordfish”, “La sottile linea rossa”, “La febbre del sabato sera”, “Grease”, “Unico testimone”, “Basic”, “Pelham 123 – Ostaggi in metropolitana”. Oppure: “Arma letale 1-2-3-4”, “Maverick”, “Due nel mirino”, “Braveheart”, “Payback”, “Ipotesi di complotto”, “Ransom”, “Il patriota”, “We were soldiers”, “Signs”, “Fuori controllo”. Ancora? Vi servo subito: “Die Hard 3 – Duri a morire”, “Die Hard – Vivere o morire” e “Die Hard – Un buon giorno per morire”, “Last man standing”, “Grindhouse – Planet Terror”, “I mercenari 1-2”. Senza dimenticare: “Copland” o “Professione assassino”… Ho fatto solamente alcuni esempi. Andiamo, sono certo che adesso ci siete arrivati. Bravi: la voce! Tutti gli attori, nonché molti altri, citati sopra hanno in comune la voce, nella persona di Claudio Sorrentino, doppiatore di navigata bravura e di notevole fama. Adesso molti di voi sicuramente staranno pensando: “Che mi venga un colpo, ecco perché quel tizio mi sembrava di averlo già sentito!”. La gentilezza di colui che ha avuto la cortesia ed il tempo di leggere per me e per tutti voi le righe che costituiscono la presentazione, riprese dal mio articolo che segue, sono pari solamente alla sua professionalità ed alla sua pazienza (nei miei confronti). L’interpretazione data alle mie parole da parte dell’artista è maledettamente adatta, e non lo dico solo perché potrei essere di parte: se proverete a fare come ho fatto io e chiuderete gli occhi, dopo neanche tre secondi sarete catapultati, come colpiti da un incantesimo, proprio in quell’atmosfera polverosa e magica, che farà quasi percepire contro la vostra mano il vetro di un bicchiere colmo di whisky fino all’orlo, mentre siete seduti ad un tavolo in attesa che l’oste vi serva il piatto che avete ordinato. In occasione dei 70 anni di Tex mi è venuta in mente un’idea alla quale sto lavorando già da qualche mese, e sembra che il progetto almeno i suoi primi passi li stia compiendo, al fine di coinvolgere, di accogliere nel mondo del Fumetto, in particolare nel mondo del West per quel che mi riguarda, anche chi non è, o non è più, fortunato al nostro stesso modo: vale a dire coloro che non possono vedere. Quello che vi invito ad ascoltare nel file di poco più di un minuto costituisce perciò un preludio, qualcosa di più importante di ciò che comunque può apparire, che in ogni caso è e che calza a pennello con il compleanno del personaggio inventato dai grandi Bonelli e Galep: un omaggio, il mio omaggio al Ranger, insolito e diverso da interviste o disegni. Il motivo? Risposta facile: Tex è e deve essere per tutti. Ascoltare, e poi leggere, per credere. Grazie a tutti o come diciamo dalle “nostre parti”: muchas gracias, amigos!

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