La cultura di Chaco Canyon

A cura di Pietro Costantini


Petroglifi a Una Vida, nel Chaco Canyon

Il Parco della Cultura Chaco possiede la più densa ed eccezionale concentrazione di insediamenti nativi ancestrali del Sudovest americano. Si trova nel nordovest del New Mexico, tra Albuquerque e Farmington, in una vallata tagliata da Chaco Wash, un arroyo. Il Parco offre il più ricco assortimento di rovine di culture native ancestrali, antenati dei Pueblos e conserva una delle più affascinanti aree storiche e culturali d’America. Il parco è situato nell’arida ed inospitale regione dei Four Corners, ed è un centro culturale Chaco molto fragile; il rischio erosione causato dai turisti ha portato alla chiusura al pubblico di Fajada Butte.
I luoghi sono considerati sacri da tempo immemorabile dagli Hopi, dai Navajo e dai Pueblo, i quali continuano a tramandare tradizioni che narrano della storica migrazione da Chaco e della relazione spirituale con la terra. Gli sforzi di conservazione del parco sono spesso in conflitto con le credenze religiose dei Nativi, ed alcune rappresentanze tribali cooperano strettamente con il National Park Service al fine di condividere la loro cultura ed il rispetto del retaggio della cultura Chacoana. Al fine di salvaguardare i siti Chacoani protetti dal Bureau of Land Management e dalla Nazione Navajo, il Park Service istituì il programma Chaco Culture Archaeological Protection Site. Queste iniziative hanno permesso di classificare più di 2400 siti archeologici all’interno del territorio attuale del parco; solo una piccola percentuale di questi sono già stati scavati. A partire dal 1981 un nuovo approccio, usato a causa delle credenze tradizionali Hopi e Pueblo, portò all’eliminazione di tecniche archeologiche invasive, preferendo metodi alternativi come il telerilevamento, la ricerca antropologica delle tradizioni orali indiane e la dendrocronologia, i quali permisero la perfetta conservazione dei siti Chaco.

Il Chaco American Indian Consultation Committee venne istituito nel 1991 al fine di permettere a Navajo, Hopi, Pueblo ed altre rappresentanze indiane di avere voce in capitolo riguardo alla gestione del parco. I principali complessi Chacoani, come Pueblo Bonito, Nuevo Alto e Kin Kletso, si trovano ad altitudini tra i 1890 ed i 1963 metri.

LA SITUAZIONE AMBIENTALE

Il Chaco Canyon si trova all’interno del bacino di San Juan, circondato dalle Montagne Chuska ad ovest, dalle Montane San Juan a nord e dalle Montagne San Pedro ad est, tutte situate in Colorado. Gli antichi Chacoani usavano la densa foresta di querce, pinus pinyon, pini gialli e ginepri per ottenere legna ed altre risorse. Il canyon stesso, situato in un terreno circoscritto da dune, colline e montagne, è circondato dalla mesa. Le ampie aperture tra le pareti (i lati del canyon sono noti come rincons) incanalavano le potenti precipitazioni piovose nel canyon. Il fondo del terreno è formato da materiale alluvionale. La più capiente falda acquifera del canyon si trova ad una profondità tale da renderla inaccessibile agli antichi Chacoani; solo alcune falde minori erano dotate di sorgente. In superficie l’acqua non è quasi mai visibile, eccetto che nel caso di temporali che riempiono, temporaneamente, gli arroyo. Il Chaco Canyon si trova sottovento rispetto alle grandi montagne meridionali ed occidentali, il che causa la scarsa umidità della regione, che è soggetta a quattro stagioni diverse, con la maggior parte delle piogge concentrate tra luglio e settembre, ed il periodo secco tra maggio e giugno. L’area del Chaco Canyon è caratterizzata anche da notevoli estremi climatici: la temperatura misurata spazia dai ?39 ° C ai +39 °C; talvolta gli sbalzi termici giornalieri si misurano in 30 gradi. La flora del Chaco Canyon è quella che tipicamente si trova negli alti deserti del Sudovest: cespugli d’artemisia e numerose specie cactacee, oltre ad una boscaglia arida di pinus pinyon e ginepri in cima alla mesa. La quasi mancanza di vegetazione è riportata anche negli antichi scritti, quando la sovrappopolazione, la coltivazione intensiva, l’esagerata caccia e la siccità costrinsero i Chacoani a spogliare il canyon di vegetazione e selvaggina. Per questo, anche nei periodi più umidi, il canyon non poteva ospitare più di 2000 persone.

I POPOLI ANCESTRALI di CHACO CANYON

Intorno al 490 d.C. i Basketmakers (civiltà di abili costruttori di canestri) iniziarono la coltivazione del canyon, abitando il villaggio Shabik’eshchee ed altri insediamenti circostanti. Una piccola porzione dei Basketmakers restarono a Chaco e si svilupparono attraverso numerosi stadi culturali fino all’800, quando iniziarono a costruire complessi edifici in pietra, ognuno dei quali racchiudeva quattro o cinque appartamenti edificati sopra a kivas sotterranei. Alcune delle aree circondate da questi edifici venivano usate per cerimonie religiose. Queste strutture sono state riconosciute come tipiche delle prime popolazioni ancestrali Pueblo. Dall’850 gli antichi Pueblo – Anasazi ? si espansero rapidamente, ed i cittadini iniziarono ad abitare pueblo sempre più grandi e densamente popolati. Esistono numerose prove che testimoniano l’esistenza di un’avanzata lavorazione e commercio del turchese a partire dal 10° secolo. In questo periodo venne eretta la parte antica del Pueblo Bonito, a partire da una serie di circa 50 case che seguivano l’andamento curvo delle mura settentrionali.
Tra il 900 ed il 1150 il canyon Chaco fu uno dei principali centri culturali dei Popoli Ancestrali. I Chacoani estrassero quindici dei maggiori complessi rimasti in Nord America fino al 19° Secolo. Il sistema coeso che caratterizzava la società Chacoana iniziò a disintegrarsi intorno al 1140, probabilmente in seguito alla siccità che iniziò nel 1130 e si protrasse per una cinquantina d’anni; una cronica instabilità climatica, oltre a un’altra serie delle già citate gravi siccità, colpì la regione tra il 1250 ed il 1450. Gli altri fattori che portarono allo spopolamento possono essere riscontrati nella diminuzione dell’acqua trasportata dall’arroyo, e nella deforestazione. Ad esempio, gli alberi usati in edilizia vennero importati dalle regioni oltre le montagne, come le montagne Chuska oltre 80 km ad ovest. Le comunità periferiche iniziarono a sparire e, verso la fine del secolo, anche gli edifici centrali vennero chiusi ed abbandonati. I resti culturali ed archeologici hanno portato gli scienziati a credere che la popolazione si spostò verso sud, est ed ovest, nelle vallate e lungo i corsi d’acqua del Little Colorado River, del Rio Puerco e del Rio Grande.


Cesto della civiltà “basketmakers”

I popoli Apache e Navajo succedettero ai Pueblo a partire dal 15° Secolo; durante questo insediamento acquisirono la cultura e le abilità agricole tipiche dei Chacoani. La moderna Nazione Navajo è insediata ad ovest del Chaco Canyon, e numerosi Navajo – Diné abitano le zone circostanti.

IL SITO

I Chacoani costruirono i propri edifici lungo una parete del canyon lunga 14 km. Alcune mura erano allineate rispetto ai punti cardinali, altre servivano per la misurazione del ciclo minimo e massimo della levata e tramonto della luna (18,6 anni). Nove Grandi Case sono posizionate lungo il confine settentrionale del Chaco Wash, alla base di massi di arenaria. Altre Grandi Case sono state rinvenute sulle colline o nelle vicinanze delle aree di drenaggio. Sono state classificate 14 Grandi Case, raggruppate secondo la loro posizione geografica rispetto al canyon.
La meticolosa progettazione degli edifici che caratterizza i più grandi complessi Chacoani non emerse prima del 1030. I Chaco fusero le conoscenze di architettura a quelle di allineamento astronomico, alla geometria, alla paesaggistica e all’ingegneria per creare i loro antichi centri urbani. Gli archeologi hanno concluso che il complesso può aver ospitato poche persone, con la maggior parte della popolazione che si assiepava in occasione di cerimonie ed eventi. I villaggi più piccoli, apparentemente più residenziali, sono sparsi attorno alle Grandi Case ed al Chaco Canyon. Il canyon corre lungo uno degli allineamenti lunari, il che starebbe ad indicare che il luogo venne in origine scelto per il suo significato astronomico. Perlomeno questa struttura permetteva l’allineamento con altre strutture del canyon. Nello stesso periodo gli Anasazi stavano attraversando un boom edilizio e delle nascite. Per tutto il decimo secolo le tecniche edilizie Chaco presero piede in tutta la regione. Dal 1115 vennero costruiti 70 pueblo esterni con caratteristiche Chaco all’interno dei 65.000 chilometri quadri che compongono il bacino di San Juan. I ricercatori stanno ancora discutendo riguardo l’uso degli edifici, alcuni dei quali sono abbastanza grandi da poter essere considerati a loro volta Grandi Case.
Secondo alcuni la comunità potrebbe essere stata qualcosa più di un gruppo di agricoltori, rappresentando un vero centro di commercio ed una stazione di posta o un centro religioso. Trenta villaggi esterni erano connessi al canyon centrale, e tra di loro, attraverso una rete di sei sistemi stradali. Queste strade si estendevano per 97 km, soprattutto in linea retta, e sono state ampiamente studiate. Gli abitanti utilizzavano carreggiate interrate e costruite in caliche, larghe circa 9 metri; a volte i loro lati erano composti da muri bassi in terra o pietra. Se necessario, le strade usavano scale in pietra per scavalcare gli ostacoli più grandi, benché il loro uso non sia mai stato veramente compreso. Secondo le credenze religiose dei vicini Navajo, gli Anasazi usarono le strade per trasportare la legna.
La porzione centrale del canyon contiene i più grandi complessi Chaco. Il più studiato è sicuramente Pueblo Bonito (“Bel Villaggio”); copre quasi 8000 m², include 650 case ed è la più spaziosa delle Grandi Case; alcune parti del complesso erano alte quattro piani.
L’uso che i costruttori fecero dell’edilizia su più piani richiedeva robuste mura di mattoni spesse fino ad un metro. Pueblo Bonito è diviso in due parti da un muro che segue perfettamente la direzione nord?sud, tagliando anche la piazza centrale. Un grande kiva è presente su entrambi i lati del muro, creando una disposizione simmetrica tipica di numerose Grandi Case Chacoane. Il complesso, al culmine dello splendore, raggiunse circa la dimensione del Colosseo.

CASA RINCONADA

A poca distanza si trova il Pueblo del Arroyo. La sua costruzione venne iniziata tra il 1050 ed il 1075, completato nel 12° Secolo, e si trova nei pressi di una sorgente nota come South Gap. Contiene una Grande Casa, detta Rinconada, ed è relativamente isolato rispetto agli altri siti del Chaco Canyon. Si trova a sud del Chaco Wash, vicino alla strada che conduce a due rampe di scale che raggiungevano la sommità del Chacra Mesa. Il kiva è isolato, senza strutture residenziali o di supporto; una volta era dotato di un passaggio largo 12 metri che collegava il sotterraneo ai piani superiori.


Pueblo Bonito

Chetro Ketl si trova vicino a Pueblo Bonito, mostra la tipica forma a D di molti complessi centrali, ma è leggermente più piccolo degli altri. La sua costruzione iniziò tra il 1020 ed il 1050, e le sue 450–550 case appartenevano ad un unico Grande Kiva. Gli scienziati stimano che furono necessarie 29.135 ore?uomo di lavoro per la costruzione del solo Chetro Ketl; il materiale usato fu di 5000 alberi e 50 milioni di blocchi di pietra. Il Kin Kletso (“Casa Gialla”) fu un complesso di medie dimensioni situato 800 metri ad ovest di Pueblo Bonito; mostra evidenti prove che dimostrano la presenza di Pueblo del bacino di San Juan nella sua costruzione. La forma rettangolare e l’aspetto sono tipici del secondo gruppo culturale che abitò la regione, piuttosto che del terzo o delle sue varianti Chaco. È composto da circa 55 case, quattro kiva al piano terra, ed una torre cilindrica a due piani che potrebbe essere servita da kiva o da centro religioso. Sono state scoperte prove della presenza di una fabbrica in cui si lavorava l’ossidiana nei pressi del villaggio, struttura eretta tra il 1125 ed il 1130. Pueblo Alto, una Grande Casa di 89 case, si trova su una collina vicino al centro del Chaco Canyon, ad un chilometro da Pueblo Bonito; la sua costruzione venne avviata tra il 1020 ed il 1050 durante un boom edilizio che invase tutto il canyon. La sua posizione lo rendeva visibile alla maggior parte degli abitanti del bacino di San Juan; infatti si trovava soli 3,7 km a nord di Tsin Kletsin, sul lato opposto del canyon. La comunità era specializzata nella lavorazione di collane e del turchese che influenzò lo sviluppo di tutti i villaggi del canyon; anche la produzione di oggetti di silicio era molto comune. Un’altra Grande Casa, Nuevo Alto, venne costruita sulla parete settentrionale nei pressi di Pueblo Alto; venne fondata nel tardo 1100, quando era già iniziato il declino del canyon.

ESTERNI DEL CANYON

Al confine settentrionale del Chaco Canyon si trovavano altre Grandi Case; tra le più grandi ricordiamo Casa Chiquita (“Piccola Casa”), un villaggio costruito nel 1080 quando, in un periodo di frequenti piogge, la cultura Chaco era in piena espansione. Ha un aspetto quadrato ed è privo delle aree aperte e dei kiva isolati che caratterizzavano i loro predecessori. In edilizia venivano usati mattoni in pietra di dimensioni maggiori, ed i kiva erano progettati in stile tradizionale di Mesa Verde. Tre chilometri a valle, si trovava Peñasco Blanco (“Promontorio Bianco”), un recinto arcuato costruito sulla cima del bordo meridionale del canyon in cinque fasi distinte, tra il 900 ed il 1125. Un murale nelle vicinanze (il “Supernova Platograph”) potrebbe rappresentare la prima registrazione dell’avvistamento dell’esplosione stellare, avvenuto il 5 luglio 1054. Hungo Pavi, a soli 2 km da Una Vida, ha una circonferenza di 266 metri. Le prime esplorazioni mostrarono 72 case al piano terra, con strutture che si estendevano anche su quattro piani; è stato trovato anche un grande kiva circolare. Kin Nahasbas (costruito nel nono o decimo secolo) è un’altra delle rovine principali; si trova poco a nord rispetto a Una Vida, ai piedi del mesa settentrionale. In quest’area sono stati condotti solo scavi su piccola scala.


Le rispettive posizioni dei “Pueblo Ancestrali”

Il Tsin Kletzin (“Palazzo Charcoano”) è un complesso situato sopra alla Casa Rinconada, 3,7 km a sud di Pueblo Alto, sul lato opposto del canyon. Si trova vicino a Weritos Dam, una massiccia struttura di terra che, secondo gli archeologi, forniva a Tsin Kletzin l’acqua necessaria alla vita domestica. La diga permetteva di raccogliere l’acqua piovana accumulandola in una riserva. Il limo che si accumulava durante le alluvioni obbligava gli abitanti a ricostruire periodicamente la diga, dragando l’area di raccolta.
Più in profondità nel canyon, Una Vida (“Una Vita”) fu una delle prime tre Grandi Case ad essere costruita, intorno al 900. Era disposta almeno su due piani, era composta da 124 case, ed aveva un arco a forma di D che la rendeva simile ad alcuni suoi contemporanei, come Peñasco Blanco e Pueblo Bonito. A differenza di questi aveva un solo puntello a causa della topografia. Si trova sulle rive di uno dei principali corsi d’acqua, nei pressi di Gallo Wash, e conobbe un’espansione violenta dopo il 930. Wijiji era composto da sole 100 case, ed è la più piccola delle Grandi Case. Venne costruito tra il 1110 ed il 1115, la più recente tra le Grandi Case. Abbastanza isolato, si trovava a circa 2 km dal vicino Una Vida.


La civiltà di Chaco Canyon

Subito a nord si trovavano comunità ancora più isolate, tra cui Salmon Ruins e Aztec Ruins, disposte lungo il corso del San Juan e dell’Animas, vicino a Farmington; questi villaggi sorsero durante il periodo piovoso che iniziò nel 1100. 100 km a sud del Chaco Canyon, lungo la Great South Road, si trova un altro gruppo di comunità. La più grande di queste è Kin Nizhoni, in cima ad un mesa di oltre 2 km, circondata da terreni paludosi.

LE ROVINE

Gli enormi complessi noti come “Grandi Case” erano il fulcro dello stile architettonico e religioso Chaco. Nonostante lo stile si sia modificato nel corso dei secoli, le case mantennero molte caratteristiche tipiche. La più importante di queste è la loro dimensione; molti complessi del Chaco Canyon possiedono una media di 200 case ognuno, con punte di 700. Anche l’aspetto delle singole case era costante, con soffitti alti se comparati a quelli del precedente periodo Anasazi. Erano anche ben progettate, con intere ali costruite in un lotto unico, piuttosto che grazie a piccoli incrementi. In generale le case si affacciano a sud, e le piazze sono circondate da edifici senza sbocchi o da alte mura. Le costruzioni su più piani raggiungevano spesso i quattro o cinque livelli, con uno solo di questi che si affacciava sulla piazza.


Le case erano spesso divise in appartamenti, con le stanze frontali più grandi di quelle sul retro, e magazzini. Le strutture religiose, note come kiva, venivano costruite in proporzione al numero delle case di un pueblo. In media veniva costruito un piccolo kiva ogni 29 case. Nove complessi ospitavano anche un Grande Kiva, che poteva raggiungere i 19 metri di diametro. Tutti i kiva Chacoani condividevano caratteristiche architettoniche comuni, comprese le entrate a T e le architravi in pietra. Venivano costruite anche le mura, e le Grandi Case erano costruite principalmente con la tecnica del core?and?veneer: due mura parallele che sostenevano blocchi orizzontali d’arenaria cotti in forni d’argilla. Lo spazio tra i due muri veniva riempito con ballast (pietrisco allo stato naturale o frantumato), che formava il nucleo delle mura. A questo punto le mura venivano coperte con uno strato di piccole pietre di arenaria, pressati in uno strato di fango. Le pietre di superficie venivano solitamente disposte per creare disegni geometrici. Le costruzioni Chacoane, nel loro complesso, richiesero il legno di 200 000 conifere, trascinate a mano dalle montagne distanti 113 chilometri.

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