Il destino di Johnny Ringo

A cura di Gian Carlo Benedetti


La morte di Johnny Ringo – clicca per INGRANDIRE

È noto che il 14 luglio 1882, mentre transitava per i Monti Chihuahua in Arizona, John Yost notò una persona seduta tra cinque querce nere e ritenne che stesse riposandosi. Il suo cane però lo indusse ad avvicinarsi e notò che si trattava del corpo esanime del famoso pistolero Johnny Bolton Ringo deceduto per un colpo di pistola alla tempia destra.
Nella mano il cadavere destra teneva ancora la Colt calibro 45 matricola 222 con cinque colpi nel barilotto.
Nel West si era soliti per sicurezza non caricare tutte le camere, mantenendo quella sotto il cane vuota poiché la SAA non ha il percussore a rimbalzo ed una caduta può far partire un colpo. La leggeda vuole che i cow boys tenessero nella camera una banconota da 10 dollari appallottolata a guisa di borsellino!
La canna del revolver era impigliata nella catena d’argento dell’orologio da tasca marca American Watch matricola 9339, pure esso di argento.
La matricola 222 indica che l’arma è stata prodotta dalla Colt nei primi mesi del 1875.
Appoggiato vicino al corpo stava il suo fucile. un Winchester Mod. 1876 (Centennial) calibro 45 “octagon barrel” (non è specificato se 45/60 oppure 45/75) matricola 21896 (sarebbe quindi stato prodotto nei primi mesi dello stesso 1882, quindi un arma nuova!) con un colpo in camera e nove nel serbatoio. Aveva due cartuccere una per fucile ed una per il revolver (con due soli colpi) con la relativa fondina, indossata però alla rovescia.
Nelle tasche teneva del tabacco, un pettine, 6 cartucce per la pistola ed un coltellino oltre due dollari e 60 cents.


Johnny Ringo

Non calzava stivali ed i piedi erano protetti da stracci della canottiera avvolti sopra i calzini.
I testimoni del caso sono J. Yost, H. Smith e R. Boller.
Il decesso era verosimilmente avvenuto il giorno precedente, il 13 luglio, e l’esposizione al sole lo avevano annerito per cui – dati anche i sistemi di medicina legale dell’epoca – non è provato se vi fosse annerimento, bruciatura e “tatuaggio da polvere” sulla tempia (prevedibile in quanto si usava la polvere nera), indizi di un colpo a bruciapelo, classico dei casi di suicidio. Il suo cavallo fu rintracciato dopo vari giorni.
Secondo quanto scritto da Boller – che aveva assistito il Coroner – in una lettera di molti anni dopo, uno dei cinque colpi della Colt era esploso e la palla, fuoriuscita con materiale cerebrale, si era conficcata nell’albero.
Risultava che da tempo Johnny Ringo presagiva la sua morte ed il giorno prima era stato incrociato per strada, barcollante sul cavallo, dalla sceriffo William Milton “Billy” Beckenbridge, mentre era in possesso di due bottiglie di wisky, una delle quali mezza vuota.
Johnny Ringo era ubriaco e durante una sosta gli era scappato il cavallo, con appesi alla sella gli stivali. Gli stivali venivano talvolta sistemati in quel modo per via del timore dei serpenti o degli scorpioni che li prediligevano per occasionale e… pericoloso rifugio. Si parla di sosta e non di caduta da cavallo (che potrebbe anche essere) poiché il gun-man aveva con sé il suo Winchester che, in caso di disarcionamento, sarebbe rimasto nello scabbard assicurato alla sella. Il Winchester ’76, infatti, non era certo un peso piuma!
Era normale prassi nel West il custodire il fucile in mano quando si scendeva dal cavallo, poichè la cavalcatura avrebbe potuto imbizzarrirsi (ad esempio, per la presenza di un grizzly, un serpente o anche per un attacco indiano, o altro ancora di imponderabile) e fuggire portandosi via l’arma più preziosa per la sopravvivenza in quei luoghi di frontiera. Johnny Ringo, quindi, restato senza le sue calzature utilizzò pezzi della sua canottiera di flanella per proteggersi i piedi.
Camminando sconfortato, ubriaco fradicio (due bottiglie di wisky con quel clima afoso non potevano non aver sortito un certo effetto…), si è tolto il cinturone portandolo in spalla, si è poi seduto tra i cinque alberi del West Turkey Creek riallacciando la sua “Arizona belt” alla rovescia e, completamente in linea col suo carattere strano, disturbato, per non dire un po’ pazzoide, si è sparato alla tempia.
La canna del revolver nell’agonia è rimasta impigliata nella catena dell’orologio da taschino.
Ancora Johnny Ringo
Le storie circa l’omicidio, con possibili responsabili Wyatt Earp, Doc Holliday, F. Buckskin Leslie, M. O’Rourke o altri e le dichiarazioni tardive di Josephine Marcus a J. Boyer, non reggono per le ragioni già magistralmente esposte su questo sito [CLICCA QUI!].
Un sicario, o peggio ancora, i famosi soggetti di cui sopra, suoi acerrimi nemici e che il pistolero ben conosceva, difficilmente avrebbero potuto avvicinarlo tanto da sparargli a bruciapelo: gli avrebbero magari sparato alla schiena (dato il curriculum poco rassicurante del pistolero) e da distanza di sicurezza.
Inoltre, un eventuale sicario prezzolato, si sarebbe impossessato delle armi e dell’orologio con catena d’argento e persino dei pochi dollari della vittima.
Qualcuno potrebbe obiettare che rubare le armi non avrebbe avuto senso, poiché avevano la matricola, ma all’epoca non era tecnicamente possibile effettuare accertamenti sulla loro provenienza; e lo stesso ragionamento va applicato all’orologio di materiale prezioso.
Certamente non possiamo negare che un alone di mistero ha aleggiato e circonda ancora l’episodio della morte di Johnny Ringo, tanto che nell’immaginario collettivo esso viene collocato nella “vendetta ride” di Wyatt Earp o comunque nell’ambito criminoso dell’omicidio…
Pertanto, ritengo corretta e plausibile la tesi già esposta in questo sito da Gualtiero Fabbri: si trattò probabilmente di suicidio e non dell’opera delittuosa di ignoti.

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