La nascita del mito Western nell’Ottocento: Le eroine del west – 11

A cura di Noemi Sammarco
Tutte le puntate: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16.


Le eroine del west, la nascita del Mito
L’immagine mitica del caotico e violento Far West è dura a morire. Tra sceriffi e fuorilegge, cowboy e indiani, teepee e saloon, cavalli e bisonti, canyon e praterie, frecce e Colt, il Far West è uno dei luoghi comuni più popolari dell’immaginario.
Il western nasce come prodotto culturale ed è il frutto di condizioni storiche, politiche, sociali e culturali decisamente uniche ed è caratterizzato da una costruzione mitica che ha le sue radici nella cultura ottocentesca, che della conquista del West ha sempre dato eccessivo rilievo agli aspetti sensazionali e patologici, lontani dagli aspetti storici.
L’immagine del west che tutti noi abbiamo in mente, deriva dalle dime novel, dai romanzi, dalle opere teatrali e dagli show che nell’ottocento inondarono il mercato culturale arrivando ai cittadini di ogni classe sociale.
Il West immaginato era il luogo in cui ogni lite poteva risolversi con una sparatoria, dove le donne venivano rapite dagli indiani e poi salvate da giovani avventurieri bianchi, dove i banditi erano sempre in agguato ma i cittadini erano difesi da coraggiosi sceriffi.
Questa immagine mitica, si scontra però con la realtà. Come affermano gli storici William Davis e Russell Pritchard:

“il West non era, come spesso è stato dipinto, una regione pullulante di fuorilegge e di crimini violenti. Malgrado la reputazione acquisita e l’immagine di sè che volle dare durante la sua epoca di splendore, il West fu più pacifico che violento, più costruttivo che dedito alla rovina. Per ogni giorno di scontro armato fra rossi e bianchi, per ogni sparatoria o rapina, per ogni catastrofe che l’uomo e la natura rovesciarono su quei territori e sui loro abitanti, si susseguirono decine, forse centinaia, di giorni e di settimane di pace. La vita di tutti sulla frontiera era basata in realtà sulla fatica e sul lavoro, e solitudine e monotonia caratterizzavano quell’esistenza ben più dell’avventura eccitante che tanti si aspettavano (1)”.

I New Western Historians ci hanno insegnato che la violenza era più diffusa nelle grandi e caotiche città della costa orientale, rispetto alle città di frontiera. A riprova che il West non era poi così selvaggio basta guardare le percentuali dei crimini compiuti. Nelle grandi città dell’est avvenivano più crimini che nelle città di frontiera. Inoltre i crimini che avvenivano nelle città del West erano, nella maggior parte dei casi, crimini di poco peso. Il 40% degli arresti avveniva per ubriachezza e un altro 20% per cattiva condotta; la prostituzione, dove era fuorilegge, ne spiegava un altro 10%. Inoltre, a quanto pare, la percentuale di violenza esercitata contro persone specifiche nel XIX secolo non superò quella che si sarebbe verificata nel XX (2).
Le porte delle abitazioni non venivano chiuse a chiave, e l’ospitalità era molto diffusa, questo dimostra che i cittadini non avevano paura delle aggressioni. I furti con scasso e le rapine a case e negozi, eccetto le banche, erano più unici che rari. Talvolta si verificano delle sparatorie, ma in genere erano giudicate dalla popolazione “scontri leali”. Anche le rapine a treni e diligenze non erano così comuni come credevano gli americani che vivevano lontano dalla frontiera (3). E’ probabile che gli abitanti del West, godessero di maggior sicurezza sia nella persona che nella proprietà di quanta ne godessero gli abitanti dei centri urbani dell’Est (4). Nel periodo compreso tra gli anni 1875 e 1885, vi furono pochissimi omicidi, rarissimi furono anche i duelli e altrettanto rari gli assassinati dalle Colt. I fuorilegge, i pistoleri e i banditi costituivano solo uno sparuto gruppo della popolazione complessiva.

L’ideale del West selvaggio era così radicato nella mente dei cittadini dell’Est che nacque un turismo verso le città di frontiera. Dei turisti, attratti dalle storie che leggevano sui giornali, si recarono a Virginia City e, una vota arrivati, rimasero molto delusi di non aver assistito neanche ad un assassinio prima di colazione (5).
Il movimento demografico verso occidente rappresentò un evento talmente grandioso da non aver paragoni nella storia. Servirono centocinquant’anni affinchè i pionieri, dapprima stabiliti sulle coste atlantiche, raggiunsero gli Appalachi; cinquant’anni bastarono per colonizzare i quasi milleduecento chilometri tra gli Appalachi e il Mississippi; e infine in altri cinquant’anni vennero raggiunte le rive del Pacifico, distanti ben tremila chilometri. Il processo di centralizzazione e di rafforzamento del governo federale che seguì alla guerra civile del 1861-65 non riuscì a regolarizzare l’ordine spontaneo della conquista, perché gli enormi territori dell’Ovest che si aprivano alla colonizzazione rimanevano materialmente al di fuori di ogni possibilità di controllo da parte del potere centrale. Il Far West è l’esempio più eclatante di società moderna totalmente decentralizzata.
L’assenza di un potere centrale fece si che nel West, per risolvere ogni genere di problema, i cittadini si organizzassero in associazioni volontarie. Proprio come rimase impresso a Tocqueville, gli americani erano in grado di far fronte comune senza l’intervento statale. L’abbattimento dei tronchi, l’erezione di una dimora, le opere caritatevoli, il raduno religioso o politico all’aria aperta, l’organizzazione dei campi minerari, i vigilantes, le società degli allevatori di bestiame, i patti tra gentiluomini: l’America riusciva a fare con le libere associazioni e gli accordi privati, senza bisogno di riconoscimenti ufficiali e sanzioni burocratiche, molte cose che nel Vecchio Mondo venivano fatte solo con l’intervento e la costrizione del governo (6).
Fu così che nelle terre dell’ovest si costituì un sistema di consuetudini e norme, basate sulla reciprocità, sulla lealtà, il buonsenso e l’onestà, che è noto come Legge del West, che sostituiva il codice legale dell’Est, era del tutto inadeguato alla vita sulla frontiera.
Poiché questa legge era costituita da accordi e norme non scritte da tenere, anche, in presenza di particolari necessità sconosciute agli abitanti dell’Est, questi ultimi credevano che l’Ovest fosse un luogo senza leggi. Questa opinione veniva poi appoggiata dai giornali dell’epoca che tendevano a porre l’attenzione ed esagerare gli avvenimenti del West e dai romanzi che mitizzavano e romanzavano la vita alla frontiera. La verità è che, malgrado l’assenza di un governo statale, nelle terre dell’Ovest non regnava affatto l’anarchia. Al contrario, i coloni si sentivano portatori di antiche consuetudini di libertà: le stesse che i rivoluzionari americani avevano rivendicato contro l’assolutismo “moderno” del re inglese, cioè i diritti ereditati dalla Common Law e le istituzioni d’autogoverno di origine medievale, che venivano trapiantate nelle comunità di frontiera.
Garante della legge, e del rispetto delle norme consuetudinarie era lo sceriffo, che non era eletto dal governo federale, ma era scelto o con vere e proprie elezioni o da un accordo tra i cittadini più influenti della città in cui veniva nominato. Lo sceriffo era, quindi, assunto tramite un normale contratto privato, che poteva essere concluso in qualsiasi momento.
I vigilantes, i cacciatori di taglie e gli investigatori furono quelle figure private, che insieme allo sceriffo si occuparono di mantenere l’ordine e il cui ruolo venne enfatizzato e miticizzato dai racconti western. Grazie a queste personalità il Far West fu un luogo in cui le persone e le proprietà erano efficacemente protette da istituzioni private, e la punizione dei criminali implacabile, e non il paradiso dei fuorilegge che si ci viene in mente quando pensiamo al Far West. Nel West la vita per i fuorilegge non fu certo facile. Le bande dei James, degli Younger, dei Dalton, dei Reno, dei Clanton, fecero tutte una brutta fine, i crimini venivano puniti terribilmente.

“Quali che fossero state le speranze iniziali di avventure romantiche, quando questi uomini si dedicarono concretamente alla professione di rapinatori la trovarono poco affascinante, deprimente e inevitabilmente pericolosa. Scoprirono che di solito la carriera si concludeva con un inseguimento spesso mortale, scarso guadagno e vita breve” (7).

Il tema della violenza nel west era centrale nelle dime novels, ed ha avuto una ricaduta importantissima nell’immaginario dei lettori. Man mano che le dime novel venivano pubblicate, le immagini di violenza aumentavano sempre di più per attrarre i lettori. Il ricorso così frequente alla violenza era, però, solo frutto dell’immaginazione degli scrittori. Gli abitanti del West non facevano affatto ricorso alle armi da fuoco con la frequenza mostrata nelle dime novel. Quando ne facevano uso raramente gli scontri avvenivano sotto forma di duello frontale, basato su un codice di lealtà, come avveniva nelle dime novel. È questo è dimostrato dai resoconti dei giudici e degli sceriffi che operavano nel west e dai risultati delle autopsie sui cadaveri dei morti per scontri a fuoco. Queste dimostravano che la maggior parte delle volte le vittime avevano uno o più proiettili il cui foro di entrata era nella parte posteriore del corpo (8). Se pensiamo alla morte di alcuni dei più grandi eroi questa tesi viene pienamente confermata: Wild Bill Hickok fu ucciso con un colpo di pistola nella parte posteriore della testa a Deadwood nel 1876 e anche Jesse James fu ucciso di spalle mentre stava raddrizzando un quadro in casa nel 1882. In questo gruppo di “eroi” Billy the Kid potrebbe essere l’unica eccezione: non è mai stato confermato che fosse disarmato quando fu ucciso dal suo ex amico Pat Garrett. Altri come Wyatt Earp o Doc Holliday esalarono l’ultimo respiro nel loro letto e Kit Carson morì in casa del suo medico, narra la leggenda che le sue ultime parole furono “Damn, this is funny! (9)”
Le dime novel non nascondevano del tutto la realtà della vita alla frontiera, ma sicuramente la edulcoravano. Un esempio è il caso dei cercatori di metalli preziosi. I New Western Historians (10) hanno verificato che la percentuale dei cercatori che fecero fortuna è di gran lunga più alta nella fiction che nella storia documentata. Nelle dime novel, le dure condizioni di lavoro non sono nascoste, ma costituiscono una breve tappa per il raggiungimento del successo. Tuttavia alcuni aspetti della vita sulle Montagne Rocciose sono costantemente rimossi, come è il caso dell’uso di alimenti scadenti e mal conservati, delle terribili condizioni igieniche che determinavano un altissimo tasso di malattie e di mortalità, dell’alcolismo diffuso, ecc.
I racconti che trattarono la costruzione delle tre grandi ferrovie transcontinentali, presentarono l’opera come un’impresa nazionale eroica, non raccontando però la terribile realtà in cui vivevano gli operai. Le condizioni di lavoro della manodopera sia anglosassone sia di altri gruppi etnici, soprattutto dei cinesi, erano spesso disumane.
Sono molti altri gli esempi con il cui si potrebbe continuare questo elenco, come quello delle migliaia di prostitute che vivevano in condizioni abbiette nel West, oppure del carente sistema scolastico. In tutti questi casi la ricerca produrrebbe risultati che contraddicono le credenze legate all’American Dream. Nei rari casi in cui il “sogno americano” si realizzava era in genere grazie alla fortuna oppure alla violenza.
Quando pensiamo al West la nostra mente corre a cowboy e fuorilegge, sceriffi e indiani e spesso ci dimentichiamo delle donne che vivevano alla frontiera. Le protagoniste delle dime novel, che fossero indiane o bianche, fuorilegge o ballerine del saloon anche loro fecero parte del West immaginato. Le lettrici guardavano a loro con ammirazione e sgomento. Ammiravano quelle donne coraggiose che vivevano come uomini, indossavano pantaloni e disponevano liberamente del loro denaro. Anche la vita di queste eroine era però frutto del mito, i libri nascondevano il lato oscuro e difficile di queste donne che scegliendo di vivere in maniera totalmente fuori dalle regole divennero le eroine di tante donne dell’est della classe lavoratrice. Donne che però conoscevano di questa vita solo ciò che gli scrittori raccontavano e che spesso inventavano.
Dunque nel west non tutti i cacciatori d’oro facevano fortuna, non tutti i cowboy divenivano eroi e non tutte le prostitute si innamoravano. Ma non era neanche così comune essere uccisi da banditi o derubati da ricercati, infatti se la letteratura che enfatizza il carattere violento del West fosse veramente fondata, non si spiegherebbe come mai una fiumana continua di milioni di emigranti fossero disposti a sopportare grossi sacrifici pur di raggiungere quella Terra promessa.

CONTINUA

NOTE

  1. Davis W. e Pritchard R. citazione in : G. Piombini, Far-west: l’epoca libertaria della storia americana, http://digilander.libero.it/cssc/libertarissima/99/far_west.htm
  2. G. Piombini, Far-west: l’epoca libertaria della storia americana.
  3. A.F. Rolle, Gli emigrati vittoriosi. Gli italiani che nell’Ottocento fecero fortuna nel West americano, Rizzoli, 2003
  4. C.V. Mckanna, Homicide, Race, and Justice in the American West, 1880-1920, The University of Arizona Press, 1997. Pp.1-8
  5. Karen Jones, John Wills, The American West: Competing Visions, Edinburgh University Press, 2009, p.62
  6. Karen Jones, John Wills, The American West: Competing Visions, p.67
  7. G. Piombini, Far-west: l’epoca libertaria della storia americana.
  8. S. Rosso, I progenitori del western classico, Iperstoria, Rivista semestrale ISSN 2281-4582, Numero 4 – ottobre 2014, pp 68-70.
  9. Diamine, quanto è divertente tutto questo!
  10. Duby G., A History of Private Life: Passions of the Renaissance, Harvard

Per i Commenti è possibile usare il nostro forum