Zarcillos Largos: “Americanos, esta es nuestra guerra!”

A cura di Marco Aurilio

“Americani! Le vostre motivazioni di guerra contro di noi sono strane. Per anni abbiamo combattuto i Neo Messicani, saccheggiato i loro villaggi, ucciso o catturato molti di loro. La nostra causa era giusta. Ma voi avete appena iniziato la guerra contro di loro. Siete potenti… li avete conquistati, cosa che noi tentiamo di fare da molto. Ora, ci rimproverate ciò che voi stessi avete fatto! Non riusciamo a capire perché vogliate questionare con noi per averli combattuti a ovest mentre voi facevate la stessa cosa ad est. Questa è la situazione.
Questa è la nostra guerra.
Abbiamo più ragioni di lamentarci del vostro intervento in questa guerra di quante voi non ne abbiate nel rimproverarci mentre proseguiamo una lotta cominciata molto tempo prima del vostro arrivo.
Se volete essere giusti, lasciateci risolvere da soli le nostre divergenze”.

LUNGHI ORECCHINI.

Questa fu la sferzante risposta data al colonnello Doniphan da un giovane navajo con le orecchie ornate di imponenti orecchini durante le trattative che portarono alla firma del trattato di pace di Bear Springs, il 21 Novembre 1846, tra il Governo americano ed i navajos. Spalleggiato da veterani di questa lunga guerra, Narbona, Josè Largo, Juanico, Archuleta, sarebbe diventato presto uno dei più importanti leader della sua nazione. I navajo lo chiamavano Nataallith (Parla di pace) o Ke’ntsaa (Grossi piedi), o ancora Naatani Nààdleel (Diventa di nuovo Capo) ma presto sarebbe diventato noto come Zarcillos Largos (Lunghi Orecchini). Fu Uomo di Medicina oltre che capo e guerriero. Nato alla fine del settecento o agli inizi dell’ottocento per il clan Tàabaah, si hanno poche notizie su di lui. Sembrerebbe che una sua figlia sia stata la madre del famoso Henry Chee Dodge (ipotesi a mio avviso errata) e che avesse un fratello noto come El Gordo ed un figlio chiamato Soldado Surdo. Alcuni anni dopo il trattato di Bear Springs firmò una nuova intesa di pace con il Colonnello Newby.


Capo Mariano

Con il passare degli anni la sua influenza sui Navajos aumentò esponenzialmente. Nel 1851 in risposta alla costruzione di Fort Defiance, nelle vicinanze di una località sacra per i navajo, guidò un attacco contro alcuni carri in viaggio verso il forte. I navajo ferirono numerosi soldati e portarono via materiale per la costruzione del forte. Subito dopo però, sarebbe tornato a lavorare per la pace.

QUEL GIORNO A SANTA FE…

Quando nel 1853 fu nominato un nuovo Governatore per il New Mexico, David Meriwether, Zarcillos Largos si presentò a capo di una grossa delegazione di un centinaio di navajos nella città di Santa Fè, in una scena senza precedenti per i locali cittadini: i navajos, i temuti “Signori della terra” il continuo “flagello del New Mexico”, erano li sulla “plaza”, come ospiti del Governatore.
Con loro cavalcò anche l’amico ed agente Henry Linn Dodge, o come lo chiamavano “Camicia Rossa”. Al seguito di Zarcillos Largos vi erano Barboncito, Manuelito, Armijo e Ganado Mucho. Il 3 Settembre al termine delle trattative, il Governatore consegnò a Zarcillos Largos una medaglia come “Capo della Nazione Navajo”. Due anni dopo lo stesso Meriwether si incontrerà di nuovo con lui il 16 Luglio 1855, a Laguna Negra, proponendo una notevole riduzione del territorio navajo. Per tutta risposta il giorno seguente Zarcillos Largos non si presentò e restituì tramite emissari la medaglia ricevuta due anni prima. Manuelito prese il suo posto ma il vecchio e saggio capo rimase un punto di riferimento per il suo popolo fino alla sua morte.

Durante la campagna militare di Miles nel 1858 la sua rancheria, a nove miglia a nord di Laguna Negra, fu attaccata. Scrisse il Capitano John Hatch con ammirazione: “nessuno si è comportato con più galanteria e freddezza di Zarcillos Largos. Per tre volte, è stato colpito e fatto cadere da cavallo, ma ogni volta è risalito in sella ed ha continuato a far fuoco prima con il suo fucile, poi con la pistola, fino alla fine delle munizioni”. Scrisse l’agente Yost al sopraintendente Collins :” Zarcillos Largos ha combattutto coraggiosamente. Presumo che sia morto”. In pochi mesi invece il carismatico capo sarebbe tornato a difendere il suo popolo. Alcuni anni dopo quando Manuelito, in disputa con il Maggiore Brooks sulla proprietà dei pascoli vicino Camp Ewell, condusse proprio li il suo bestiame, con chiaro intento provocatorio, fu lui a mediare tra i due. Che la sua influenza fosse ancora forte lo dimostra il fatto che in aprile i due capi restituirono 117 capi di bestiame rubati e nello stesso mese Zarcillos Largos riconsegnò ai proprietari anche otto muli rubati ad Albuquerque da membri della banda di Delgadito. Molto spesso si adoperò per restituire ciò che i navajo rubavano sia in termini di bestiame che di prigionieri finchè stanco di non ricevere lo stesso impegno, soprattutto in termini di restituzione di prigionieri navajo, nel 1859 rifiutò di “toccare la penna” con il Maggiore Simonson e l’agente Baker. Rifiuto che causerà le spedizioni militari del Maggiore Shepard e del Capitano John Walker contro i Navajos, un fiasco dal punto di vista militare.

OSCURE PROFEZIE.

L’anno precedente, nel 1858 si tenne uno degli ultimi Naachid, un consiglio tra 12 capi di pace e 12 di guerra. Zarcillos Largos sostenne la pace: ”Ho visto questo. Non voglio pensarci, ma mi ritorna in mente. Le nostre sacre montagne erano coperte da nuvole nere così che neppure gli Esseri Sacri riuscivano a vederne la cima. Per tutte le nostre valli e le nostre mesas, non un respiro o una persona si muovevano. Tutto ciò che rompeva il silenzio della morte dalle montagne fino alle profondità dei canyons, era l’ululato dei lupi ed il lamento del vento nero, la morte stessa”.
Riferendosi ad un precedente Naachid in cui sostenne la guerra disse: ”Ero molto più giovane. Scelsi la guerra per fare medicina per i guerrieri. Ho sentito i messicani piangere quando gli abbiamo bruciato le case. Ho visto i soldati cadere quando abbiamo attaccato i loro convogli verso Fort Defiance”. Riferendosi agli americani: ”Guardate come hanno sconfitto rapidamente i messicani. Quelli che vedete a Fort Defiance hanno decine di migliaia di fratelli nel loro paese. Sono molto potenti. No, il mio sangue non è debole, non ho paura di combattere, ma ho imparato in questi anni qualcosa migliore della guerra. Dal nostro amico Camicia Rossa (l’agente Henry Linn Dodge) ho imparato una via migliore. Sapete che quando parla dice il vero”. Poco dopo predisse anche la sua morte.
Nello stesso anno concluse un armistizio con Miles, al quale presentò quello che sarebbe stato il nuovo “capo, eletto dai navajos”, un giovane e bellicoso nipote di Manuelito, di nome Huero.
Nei primi mesi del 1859 accompagnato da Armijo e Manuelito ed altri sottocapi, ebbe un faccia a faccia con pochi risultati con tre capi Ute (Capote e Mohuache) Pentalion, Tamuche e Tomasico; con loro la pace era ancora più improbabile che con gli americani.
E’ incerta la sua presenza nell’attacco a Fort Defiance del 1860, durante il quale fu ucciso un suo nipote.
Durante le operazioni militari contro i Navajos del 1860, si diffuse l’errata notizia che Zarcillos Largos fosse stato ucciso. I militari avevano attaccato un gruppo di suoi seguaci, nella cui rancheria avevano trovati oggetti riconducibili ad una diligenza attaccata lungo la “Jornada del Muerto”, ma il vecchio capo non era morto. Sarebbe stato ucciso poco tempo dopo, nel mese di Ottobre del 1860. Mentre cavalcava solitario verso Oak Springs, a sud di Klegetoh, tornando da una visita agli Hopi, subì un agguato da un gruppo di indiani zuni e neo messicani. Uno degli zuni lo riconobbe e cercò di fermare i suoi compagni inutilmente. Zarcillos Largos, diresse l’arco verso di loro e con quattro frecce uccise quattro nemici, prima che il cavallo colpito dai proiettili lo fecesse cadere a terra. Da terra continuò a scoccar frecce prima di essere circondato e ucciso. Il suo corpo fu mutilato. Il figlio raccolse l’eredità come leader della sua banda. L’uccisione di Zarcillos Largos fu una grande sventura per i Navajos, ma lo fu anche per gli americani per due motivi: perché persero un interlocutore collaborativo e intento a salvaguardare la pace e perché avrebbero dovuto subire la dura reazione del suo amico Manuelito, decisamente meno incline alla pace.

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