La misteriosa casa della Signora Winchester

A cura di Gian Mario Mollar


La casa della famiglia Winchester
Non esiste un appassionato di West che non conosca il Winchester. Questo fucile a ripetizione, nato dall’incontro tra il genio imprenditoriale di Oliver Winchester e la competenza tecnica dell’armaiolo Benjamin Tyler Henry, è diventato il simbolo dell’epopea Western. Con esso le Giacche Blu vinsero la Guerra di Secessione – i sudisti lo chiamavano “quel maledetto fucile yankee che caricato di domenica spara per tutta la settimana.” Con esso gli indiani sparavano ai bisonti e i banditi attaccavano le diligenze.
Molti conoscono la storia dell’evoluzione dei suoi modelli, dallo “Yellow Boy” del 1866, chiamato così per la cassa di ottone giallo che poteva contenere 16 pallottole più una in camera, passando per il Modello 1873, definito da molti come l’“arma che conquistò il West”, più affidabile grazie all’introduzione delle cartucce 44.40 a percussione non più anulare, ma centrale, per arrivare al Modello 1876, fucile prediletto con ugual passione tanto dal Presidente Theodore Roosevelt quanto dal capo apache Geronimo.
C’è però una storia meno nota e decisamente insolita che riguarda gli eredi di Oliver Winchester e una casa misteriosa.
William Wirt Winchester
Il magnate delle armi a ripetizione ebbe tre figli e, alla sua morte, nel 1880, la conduzione dell’impresa passò all’unico maschio, William Wirt Winchester. Questi, nel 1862, aveva sposato una ragazza di nome Sarah Lockwood Pardee e da essa, nel 1866, ebbe una figlia, Anna Pardee Winchester.
La signora Winchester era una donna piuttosto attraente, era dotata di un’ottima istruzione, parlava diverse lingue straniere e suonava bene il pianoforte, proprio come si conveniva a una dama dell’alta borghesia in epoca vittoriana. Ma la sua vita agiata e serena era destinata a venire interrotta da una serie di lutti, tanto terribili quanto inattesi: a soli 40 giorni dalla nascita, sua figlia Annie morì per una forma di denutrizione infantile e anche il marito, a un anno dalla scomparsa dello suocero, morì a sua volta di tubercolosi.


Sarah Winchester

Sarah Winchester rimase così sola al mondo, con un’eredità impressionante e la metà delle azioni della Winchester Repeating Arms Company, che fecero di lei una delle più ricche donne al mondo, con una rendita mensile equivalente a 20.000 euro attuali. A questo punto, la vedova si trasferì dalla cittadina di New Haven, in Connecticut, verso la California, nei pressi di San Jose, dove, nel 1884, acquistò da un contadino di nome John Hamm una fattoria composta di otto stanze e circondata da un appezzamento di terreno.
Il resto è storia: per i successivi 38 anni, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 5 settembre 1922, la Signora Winchester si dedicò anima e corpo alla “ristrutturazione” dell’edificio, dirigendo personalmente una squadra di carpentieri che lavorava incessantemente 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno.


La porta sul nulla

Il risultato è una delle case più incredibili e strane al mondo: un labirinto di oltre 160 stanze disposte su 7 piani, anche se soltanto 4 di essi sono sopravvissuti a un terremoto del 1906. La casa è costruita prevalentemente in legno e, per dipingerla, furono utilizzati ben 78 mila litri di vernice.
In questo complesso dedalico si contano 40 camere da letto, 2 sale da ballo, 6 cucine,2 cantine, 47 caminetti, 17 camini, 13 bagni (di cui uno solo funzionante e uno accessibile soltanto dall’esterno), rischiarati da 52 lucernai, 1257 finestre e 10mila vetrate e collegati da 40 scale, con un totale di 467 gradini.


Finestra a ragnatela con 13 campi

Per realizzare questo folle progetto architettonico vennero impiegati i più moderni derivati della tecnica del tempo: la casa poggia su fondamenta fluttuanti, che le hanno consentito di sopravvivere ai frequenti terremoti della zona, ed è dotata di tre ascensori, uno elettrico e due idraulici, di cui uno estremamente raro, a pistone idraulico orizzontale (il pistone verticale viene in genere preferito per salvare spazio, ma la Signora Winchester non aveva problemi di questo tipo).Non solo, ma l’abitazione era dotata di un sistema di riscaldamento ad aria condizionata e vapore, di illuminazione a gas azionata da interruttori a parete, grazie ai quali il gas veniva incendiato da una scintilla elettrica, e di tubature e bagni interni con acqua corrente, di cui uno addirittura dotato di doccia con acqua calda, una vera sciccheria per l’epoca. La casa era inoltre termo-isolata con degli inserti di lana nelle pareti.
Ma al di là delle dimensioni pazzesche e delle raffinatezze tecnologiche, l’abitazione presenta una serie di stranezze davvero inspiegabili.


La porta grande e la porta piccola

Ci sono stanze contenute all’interno di altre stanze. Ci sono porte enormi che conducono in stanze piccole e porte piccole che conducono in stanze enormi. C’è una porta che si apre su un muro, e ce n’è un’altra che si affaccia sul vuoto. Ci sono camini ricoperti da soffitti e abbaini che anziché affacciarsi all’esterno si aprono su altre camere. Ci sono scale che finiscono direttamente contro il soffitto, altre che hanno gradini bassissimi, altre ancora le cui rampe ascendono in modo assolutamente bizzarro.
Il mistero si infittisce ulteriormente se si considera che in tutto il complesso c’è un ricorrere ossessivo del numero 13: nei gradini delle scale, nei vetri delle finestre, nei candelabri appositamente modificati per accogliere 13 candele. C’è persino un orologio che ogni venerdì 13 suona per 13 volte alle 13 in punto.
L’impressione complessiva è quella di trovarsi catapultati all’interno di un quadro di Escher, o del paese delle meraviglie in cui Lewis Carroll fece scorrazzare Alice.


Le scale che si chiudono… contro il soffitto

Questi due autori, tra l’altro, erano contemporanei a Sarah Pardee Winchester e alla costruzione di questo delirio architettonico.
Sarah Winchester morì d’infarto nel sonno nel 1922, all’età di 83 anni. Trascorse gli ultimi anni della sua vita in preda a una grave forma di artrite, che la limitò sempre di più nei movimenti, inasprendo ulteriormente il suo isolamento.
Prima di morire, compilò un testamento composto di 13 sezioni e firmato per 13 volte, con il quale lasciò la casa e il suo contenuto a una nipote.
Dal 1923 fino ad oggi, la casa è stata convertita in attrazione turistica. Nel 1924, in seguito a una visita del celebre illusionista Harri Houdini, il complesso ha assunto il nome di Winchester Mistery House, con il quale è conosciuta tutt’ora.
Nessuno conosce con esattezza le ragioni che spinsero la Signora Winchester a costruire un labirinto così insolito: in assenza di certezze, tuttavia, è possibile formulare delle ipotesi.

L’ipotesi spiritista

Una delle versioni più note e popolari della vicenda narra che Sarah Winchester, sconvolta dalla morte della figlia, del suocero e del marito, si convinse di essere perseguitata dagli spiriti. La fortuna dei Winchester, di fatto, era stata costruita producendo armi che avevano fatto scorrere il sangue di migliaia di soldati e di nativi e la vedova immaginò che le anime inquiete di tutte queste vittime avessero deciso di presentarle il conto.
Oliver Winchester
Si rivolse così a un medium, il cui nome non viene riportato da nessuna fonte, e, con il suo consiglio e attraverso innumerevoli sedute spiritiche, si mise a progettare la gigantesca dimora, che, da un lato, avrebbe potuto ospitare i corpi eterici delle “vittime” della famiglia Winchester, dall’altro, attraverso i suoi meandri e trabocchetti, li avrebbe confusi, impedendo loro di raggiungere e uccidere la padrona di casa. Si dice che Sarah cambiasse ogni notte camera da letto per evitare visite indesiderate dall’altro mondo e che il numero 13, con la sua fama nefasta, servisse da amuleto per tenere imprigionati gli spiriti. Notte dopo notte, i fantasmi, attraverso l’interpretazione del medium di fiducia, le parlavano, indicandole nuovi sviluppi per la casa e nuove stanze da aggiungere per completare un’opera infinita.
Da questo punto di vista, la costruzione di casa Winchester appare come un progetto delirante, basato su un profondo senso di colpa legato alla costruzione di armi e la stessa Sarah Winchester potrebbe apparire come una visionaria o, tutt’al più, come la vittima di una truffa orchestrata dal medium.
Sarah Winchester
Occorre tuttavia precisare che la fine del XIX secolo fu un periodo quanto mai fertile per lo Spiritismo, un movimento filosofico dalla forte connotazione religiosa che aveva una delle ambizioni più alte, da sempre preclusa all’uomo: capire che cosa c’è “dall’altra parte”. In un’epoca di positivismo, ovvero di profonda fiducia nelle possibilità della scienza, anche quest’ultima, insondabile frontiera doveva essere abbattuta: gli sforzi degli spiritisti si fusero con quelli di altri ricercatori dell’insolito, quali ipnotisti, mesmeristi e magnetisti, dando vita a una corrente di pensiero piuttosto forte.
Certo, l’ambizione di sollevare il velo per vedere oltre la morte era ben più antica: già nel mondo classico, fin dai tempi di Omero, si parlava di “negromanzia”, l’arte di divinare il futuro conversando con i morti, una disciplina che ebbe alterne fortune anche nel medioevo e nel rinascimento, ma dalla metà dell’800 questa curiosità di tipo magico si sposò con la scienza, acquisendo un nuovo vigore.


L’abbaino con la ringhiera

Mentre la Signora Winchester iniziava la costruzione della sua villa, le tre sorelle Fox, Kate Leah e Margaret, dapprima a New York e poi in tour per gli Stati Uniti e in Europa, tenevano sedute spiritiche pubbliche a cui assisteva un vasto pubblico, composto non soltanto da centinaia di semplicioni, ma anche da personaggi di spicco: intellettuali del calibro di Arthur Conan Doyle, James Fenimore Cooper e addirittura il filosofo Arthur Schopenhauer, per esempio, ebbero un forte interesse nei confronti di questa disciplina.
Durante questi “esperimenti” pubblici, le sorelle evocavano spiriti che si manifestavano con i cosiddetti “raps”, battiti improvvisi, con la scrittura automatica oppure ancora con luci spiritiche o con oggetti che si spostavano a distanza. Le sedute avevano un carattere spettacolare e di intrattenimento, ma rappresentavano anche un profondo bisogno spirituale e religioso: lo spiritismo divenne dapprima un movimento consolidato e poi addirittura una Chiesa, in relazione con la setta cristiana dei Quaccheri. Si stima che nel 1870 ci fossero circa 10 milioni di spiritisti negli Stati Uniti, ma anche oltre oceano, nella vecchia Europa, il movimento ebbe una fortuna notevole grazie alla formulazione teorica del pedagogo e filosofo francese Allan Kardec, al secolo Hippolyte Léon Denizard Rivail. In Italia, ad esempio, esistevano all’epoca più di centinaia di circoli spiritici.


Le finestre di Shakespeare

Insomma, Sarah Winchester sarà anche stata una pazza visionaria o una credulona, ma non si può certo dire che fosse l’unica!
Tra parentesi, al pari di quella di Sarah Winchester, anche la storia delle sorelle Fox ha un epilogo piuttosto triste: insieme alla popolarità, le tre medium svilupparono anche una crescente passione per l’alcol, che le portò progressivamente in disgrazia. Nel 1888, oberate dai debiti, le tre medium svelarono, dietro compenso in denaro, che le loro comunicazioni con l’altro mondo erano frutto di trucchi. In particolare, i “raps”, i colpi che si avvertivano nel corso delle sedute spiritiche non erano altro che gli schiocchi delle articolazioni delle dita dei piedi di Margaret, trasformati in segnali dall’oltretomba dalla suggestione del pubblico.
Tornando alla casa misteriosa, e interpretando la storia in chiave spiritista, potremmo vedere in Sarah Winchester una convinta aderente del movimento, che devolvé alla causa non solo una parte cospicua del patrimonio di famiglia, ma anche tutte le sue energie e competenze. Casa Winchester diverrebbe così una risposta materiale, fatta di legno e pietre, ad ansie e paure di natura spirituale.
Ma questa non è l’unica spiegazione possibile…

La pista esoterica

C’è chi preferisce vedere in Sarah Winchester una raffinata esoterista, anziché una spiritista ingenua. Coloro che seguono questa interpretazione, si concentrano sulla simbologia e sulla numerologia presenti nella casa: oltre al ricorrere del numero 13, di cui abbiamo parlato prima, ci sono numerosi simboli che sembrano alludere alla tradizione massonica e rosacrociana. Ad esempio, la casa è orientata a est, proprio come l’antico Tempio di Salomone che viene simbolicamente riprodotto dai templi massonici. Anche le colonne sormontate da un triangolo, così come le due palme antistanti l’ingresso, sembrerebbero alludere a Jachin e Boaz, le due colonne che stanno all’ingresso del tempio massonico. All’interno della casa, una strana scalinata che congiunge il primo al secondo piano, composta da 44 bassissimi gradini che formano 7 rampe, alluderebbe alla Scala di Giacobbe, simbolo biblico di una connessione tra la terra e il cielo ben noto in molti ambienti esoterici – la conoscono anche gli appassionati di rock, è la Stairway to Heaven di cui cantano i Led Zeppelin.
La scala di Giacobbe
E così via: i parquet bicolori possono alludere al pavimento a scacchi delle logge massoniche, i florilegi presenti nelle vetrate e sulle tappezzerie avrebbero dei precisi significati esoterici, così come i triskell decorativi utilizzati da Sarah farebbero riferimento alla tradizione druidica. Vanno citate anche una coppia di finestre che recano un messaggio quasi indecifrabile: la prima dice “Wide unclasp the tables of their thoughts”, la seconda afferma “these same thoughts people this little world”. La traduzione letterale di queste due iscrizioni è, rispettivamente, “Slaccia bene le tavole dei loro pensieri” e “questi stessi pensieri popolano questo piccolo mondo”, ma il vero significato di queste frasi rimane un mistero che soltanto Sarah stessa potrebbe forse svelare.
Vista da questa prospettiva, Casa Winchester cambia significato: non più una trappola per gli spiriti, ma piuttosto un percorso iniziatico, un itinerario simbolico volto a elevare l’anima dalle cure terrene a una più alta comprensione dell’universo.
Il maggiore sostenitore di questa tesi è l’esoterista Richard Allan Wagner, che, da un lato, evidenzia come la giovane Sarah sia cresciuta in un ambiente imbevuto di massoneria rosacrociana, dall’altro si dedica con grande fervore a ricercare consonanze numerologiche e simboliche nell’incongrua architettura della casa. Dal suo punto di vista, Sarah Pardee Winchester sarebbe stata la depositaria di una conoscenza iniziatica sterminata e di un grande segreto riguardante il drammaturgo William Shakespeare, le cui opere sarebbero in realtà state scritte dal filosofo Francesco Bacone!


Una delle camere della casa

Le pagine di Wagner, per quanto dotte e ben argomentate, fanno pensare a una celebre pagina di Umberto Eco, nella quale si spiega come, attraverso calcoli e misurazioni, si possono ritrovare profezie e significati esoterici tanto nella Piramide di Giza quanto in un qualsiasi chiosco di giornali. Indagata con gli occhi di Wagner, una casa qualsiasi potrebbe trasformarsi in un tempio massonico e celare profondi insegnamenti occulti. Anche se affascinanti, molte delle sue conclusioni appaiono un po’ troppo “tirate per i capelli” per apparire convincenti.
Torniamo con i piedi per terra.
Mary Jo Ignoffo, l’autrice di “Prigioniera del Labirinto”, la biografia di Sarah Pardee Winchester, sfata molti di questi miti e ci riporta a una realtà ben più prosaica. Molte delle incongruenze presenti nell’architettura di casa Winchester sarebbero da ascrivere al terremoto del 1906, che fece crollare tre dei sette piani di cui era composta la casa. Dopo il sisma, l’ereditiera diede ordine di chiudere semplicemente le falle, operazione che spiegherebbe le porte sul vuoto e le scale che non portano da nessuna parte.


La strana cucina della servitù

Anche le strane scalinate sarebbero state costruite, come gli ascensori, per agevolare la deambulazione dell’anziana signora malata di artrite, per la quale affrontare dei gradini “normali” sarebbe stato troppo difficoltoso.
Non è poi vero, dice la Ignoffo, che gli operai lavorassero senza posa: a quanto pare, invece, godevano di lunghe pause e sembra anche che fossero estremamente ben retribuiti. Forse, la costruzione continua non era altro che un modo caritatevole di garantire lavoro e sostentamento agli operai: anche il padre di Sarah, infatti, era stato un falegname, prima di fare fortuna, e, aiutando questi muratori, la ricca ereditiera voleva forse celebrarne la memoria, creando una sorta di “cantiere di beneficienza”.
La costruzione continua, poi, permetteva alla Signora Winchester di allontanare visitatori indesiderati: ci rimane una lettera in cui scrive a una parente “ti ospiterei volentieri, ma la casa non è ancora pronta”. I lavori in corso erano, forse, un grande – e costoso – alibi per difendere la propria indipendenza e riservatezza.
Il dedalo di stanze e corridoi, infine, più che avere un significato occulto e soprannaturale, rifletterebbe semplicemente l’imperizia progettuale di Sarah, un architetto amatoriale con tanti, troppi, fondi a disposizione. Dopo la spiritista e l’occultista, ritroviamo in quest’ultima interpretazione semplicemente una vedova annoiata e senz’altro un po’ eccentrica.


Una vista notturna sulla Winchester Mansion

Dov’è la verità? Chi era veramente Sarah Pardee Winchester e qual’era il suo intendimento? È molto probabile che una soluzione definitiva per questo enigma non esista o che, quantomeno, non possa più venire ritrovata. Ognuno può scegliere la spiegazione che trova più convincente, oppure combinarle tra loro.
Del resto, forse è meglio così: i misteri irrisolti mantengono intatto il loro fascino. Una volta risolti, si trasformano in banali giochi di prestigio.

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