La schiavitù presso gli indiani del west

A cura di Gian Carlo Benedetti, da un libro di Jacob P. Dunn del 1886

Nel 1850 la parte americana della Commissione sui Confini con il Messico, diretta da Mr. J. R. Bartlett decise di porre il suo quartier generale per qualche tempo presso le miniere di rame di Santa Rita ed una forza di trecento uomini prese possesso del luogo. I Mimbrenos, sotto il comando del grande capo di guerra Coltello Nero (Cuchillo Negro, Black Knife) erano intenzionati a resistere ma, ci pensarono meglio, e ricevettero gli americani con grande professione di amicizia. Poco tempo dopo la stabilirsi della Commissione nei quartieri giunsero tre commercianti messicani, che erano stati tra gli Apache Pinal, ed avevano acquistato da loro una giovane messicana di nome Inez Gonzalez.
La ragazza, di circa quindici anni, era stata prigioniera per circa nove mesi. I suoi genitori vivevano nella città di Santa Cruz, da dove ella aveva intrapreso un viaggio sotto scorta militare per recarsi alla festa di San Francesco a Magdalena. Erano però stati oggetto di un agguato dai Pinalenos; gli uomini erano stati uccisi e le donne ed i bambini rapiti. I messicani la stavano portando a Santa Fe verosimilmente per venderla od usarla per scopi turpi, cosa comune con le schiave. Il sig. Bartlett non esitò a farla liberare, come era stato espressamente stabilito nel Trattato Guadalupe Hidalgo (ndt. Trattato di pace firmato il 2 febbraio 1848 che pose fine alla guerra col Messico), cioè di rilasciare tutti gli schiavi ed interrompere il loro traffico. Inez fu riconsegnata ai suoi genitori dal Commissario quando transitò a Santa Cruz. Essa poi divenne la signora del Capitano Gomez, comandante delle truppe della Sonora settentrionale. La sposò dopo la morte della prima moglie e, dopo la di lui morte, Inez si risposò con l’Alcalde di Santa Cruz, il suo stato sociale non era stato per nulla intaccato dalle disavventure.


Prigionieri dei messicani

Il rilascio della ragazzina non interessò gli indiani ma, due giorni dopo, due ragazzi messicani, tenuti in schiavitù dai Mimbres, si rifugiarono nella tenda del Colonnello Cremony che accompagnava la Commissione, e si appellarono a lui per la anche la loro liberazione dai padroni. I ragazzi, Saverro Arredia e Josè Trinfan, avevano infatti udito gli indiani parlare della liberazione di Inez ed avevano deciso di chiedere la medesima protezione. Fu accordata la protezione anche a loro. Esistevano fondati sospetti che gli Apache, che li rivolevano indietro, li potessero poi uccidere e Mr. Bartlett li fece scortare di notte lontano, al campo del Generale Condè, il Commissario Messicano. Questi li inviò subito in Messico.
I Mimbrenos rimasero molto indignati della sommaria liberazione e perdita di proprietà, ritenuta una alquanto inconsistente interferenza all’epoca, allorquando era entrata in vigore negli USA la Legge sui Fuggitivi (ndt, la Fugitive Slave Act approvata il 18 settembre 1850 che imponeva la riconsegna ai proprietari sudisti gli schiavi neri fuggiti al nord) ma, dopo un consulto si accontentarono di accettare duecentocinquanta dollari di merci quale indennizzo dei due ragazzi.
Poiché l’istituzione della schiavitù nel West era la causa di molti guai con gli indiani è opportuna una breve disamina sulle sue modalità e portata, considerando le difficoltà esistenti tra le due razze.
Il sistema era praticato da tutte le tribù delle Montagne Rocciose ed anche da queste mutuato dai Kiowas e Comanches. Invece di condannare a morte i prigionieri od adottarli all’interno della tribù, come facevano gli indiani dell’Est, li tenevano per il baratto o per i lavori domestici. Lo schiavo apparteneva al suo immediato catturatore ma nel caso fosse preso da una banda apparteneva alla tribù. La proprietà cambiava spesso per vendita o gioco d’azzardo. Lo schaivo era sottoposto al capriccio del padrone, vita compresa. “Le donne” riferisce il capitano Johnson a proposito degli Apache “quando prese sono trattate come mogli da che le cattura, ma sono trattate come schiave dalle mogli di questi ultimi e costrette a portare acqua e legna; se sono carine la loro sorte è migliore e sono trattate con più attenzione dai padroni, ma in loro assenza sono maltrattate e battute senza pietà. La cosa più sfortunata che può accadere ad una prigioniera è quella di essere reclamata da due persone. In tal caso viene uccisa oppure abbandonata ad una violenza indiscriminata”.
Tale brutale metodo di decidere le controversie è adottato dagli Apache per evitare liti interne. Anche le altre proprietà sono trattate allo stesso modo. Se un cavallo viene reclamato da due guerrieri, o si accordano alla svelta o si spara all’animale.
In mano ai Comanche
Il caso di Inez Gonzalez non era affatto raro, quando un messicano era catturato dagli indiani poteva essere poi comprato e tenuto come schiavo dagli stessi messicani. Era una regola universale. Nell’estate precedente l’Agente Indiano Calhoun liberò quattro messicani, tre ragazzi ed una donna, tutti e quattro comprati dagli Apaches da messicani. Riferì: “Il commercio di schiavi è da lungo tempo tollerato in questo territorio che ha cessato di essere ritenuto sbagliato tanto che i possessori non sono propensi a rilasciare gli schiavi senza un adeguato riscatto. Nel fare leggi in materia sarebbe opportuno distinguere in base a quali circostanze i prigionieri debbano essere liberati e limitare le spese in cui si incorre. Siccome i messicani sono stati pagati per comprare i prigionieri, che ora sono nel possesso (degli apache), ben pochi saranno liberati. La loro sottomissione ai padroni è completa e questi non vogliono che vengano interpellati per la liberazione e vengono conformemente bene istruiti per rispondere agli eventuali interrogatori …Posso, in conclusione, affermare che esiste un gran numero di indiani prigionieri tenuti in schiavitù in questo Territorio e l’azione del Congresso si pone necessaria per loro, ed io sottometto rispettosamente la questione per una appropriata considerazione”.
I messicani non vedranno mai un gran male nella schiavitù. Il loro sistema di Peonaggio e la prigionia per debiti conduce, in molti casi, ad una vita di servitù poiché il salario di un peone ordinario è abbastanza solo per assicurargli la sopravvivenza. Non esiste un sentimento pubblico contro la soggezione delle donne ai piaceri dei loro padroni, poiché la virtù è pressoché sconosciuta tra loro!
E’ sistema comune, sino ad oggi, per uno che vuole una compagna messicana, scegliere una ragazza ed accordarsi coi suoi genitori pagando una piccola somma mensile.
Gli americani che si stabilivano nel territorio avevano simili idee riguardo ai messicani ed indiani considerandole razze inferiori. I trappers o i commercianti che desideravano una squaw ne compravano una, come i residenti che volevano una serva. Si adeguarono al sistema così naturalmente che si rese necessaria una legislazione per proibirlo.


Il difficile acquisto di una squaw

Molti di questi irriducibili soggetti che intrapresero l’attività di catturare o commerciare schiavi viene illustrata dal diario del Colonnello Cooke: “Ebbi una conversazione ufficiosa col vecchio Weaver che riferì. – I Tontos vivono in quei pascoli laggiù. Non li ho mai visti con più di due tende insieme; sono una banda dei Coyoteros e sono chiamati sciocchi per la loro ignoranza. Quando andai laggiù, dai Pima ai Cochanos e Mochabas (Mohaves) trovai alcune tende ed ebbi una discussione con loro.- Di che tipo? – Oh, ne uccidemmo due o tre e bruciammo le lor tende, prendemmo donne e bambini e li abbiamo venduti! – Come? – Si, spesso ho catturato donne e bambini dei Diggers Indians (nda: trattasi non di una tribù specifica ma di vari gruppi di paria del Grande Bacino, California, Utah, Idaho, Nevada ed Oregon, che si nutrivano di radici ed erano socialmente più arretrati, poveri e vulnerabili) e li ho venduti nel Nuovo Messico o in Sonora. Il sig. xxxx di Tucson mi disse che una squaw gli era scappata via per tornare dai Pima del Colorado e poi fu trovata morta, suppongo per mancanza dell’acqua. – Ma come, non hai compassione per la sua morte mentre cercava di tornare da suo padre e sua madre dai quali l’avevi strappata? – Ho ammazzato suo padre e sua madre, piaccia o no; ci avevano rubato le trappole. appena piazzavano una trappola nel fiume essi venivano e le rubavano e poi tiravaano frecce ai nostri cavalli; pensavano che glieli lasciassimo per mangiare, ma noi abbiamo fatto un grosso falò e ce li abbiamo bruciati sopra.”
Le tribù più deboli naturalmente pativano tali atrocità. I derelitti Diggers (scavatori) del Bacino del Lago Salato nei vecchi tempi erano in particolare le vittime di elezione di tali affari, come testimoniato da molti viaggiatori. Il Farnham dice: “Queste povere creature sono oggetto di caccia in primavera, quando sono deboli ed indifese, da una certa classe di uomini e quando catturate sono immobilizzate e portate su carri a Santa Fè e qui vendute come schiavi. Una ragazza teenager piacente spesso vale tre o quattrocento dollari. Gli uomini valgono meno.”
I Diggers caddero sotto il controllo dei Mormoni che, a loro onore, va detto che fecero grandi sforzi per migliorare le condizioni i questi prigionieri.
Il Male doveva essere rimosso come espresso nel preambolo di una legge (dei Mormoni) passata nel gennaio 1852:

Considerato che da tempo immemorabile la pratica di acquistare donne bambini indiani dalle tribù dell’Utah e California da parte di commercianti messicani è stata permessa ed incoraggiata da questi popoli che lo considerano un traffico permissibile e con frequenza offrono i loro prigionieri e bambini in vendita; e considerato essere pratica comune tra questi indiani giocare d’azzardo con i loro figli e donne quale posta; ed è accertato che tali bambini e donne sono procurati mediante guerra, rapimento od in altre maniere e spostati da un luogo ad altro caricati su cavalli o muli e, frequentemente, legati con strisce di pelle grezza che ne infiammano le mani e mutilano i piedi procurando dolorose ferite; quando queste sofferenze, il freddo, la fame e gli abusi li fanno cadere ammalati così da divenire un peso, sono frequentemente uccisi per liberarsene; e considerato che spesso uccidono le donne ed i bambini presi prigionieri per vendetta o divertimento o per motivi tradizionali oppure sono portati a scambiarli con merci, cosa che abitualmente fanno quando possibile, e considerato che una famiglia frequentemente ruba i figli e le donne ad un’altra e che tali ruberie ed assassinii sono continuamente commessi anche in tempi di piena pace ed amicizia; questo rastrellare bimbi e donne indiani liberi per darli schiavi e servi ai messicani condurrà pressoché alla estinzione della intera razza; e considerato che tali inumane pratiche sono condotte giornalmente sotto i nostri occhi e nel mezzo degli stanziamenti dei bianchi e nelle comunità organizzate del Territorio; e quando gli abitanti non acquistano o contrattano per quelli offerti in vendita, essi sono generalmente condannati ad una esistenza miserabile di torture di ogni specie e crudeltà, sino a che la morte li libera dai patimenti.
Considerato che quando questi fatti sono presi in considerazione, diviene dovere della gente umana e cristiana estendere a questa razza degradata e calpestata tutto il conforto che può esserele conferito ecc. ecc.
La legge conseguente a tale preambolo prevede che ogni bianco che abbia il possesso di un prigioniero dovrà presentarsi presso un uomo a tal uopo designato od un giudice provato e affidarlo ad alcune appropriate persone da questi indicate a suo discernimento, per un periodo di non superiore a venti anni. La persona a cui è stato consegnato dovrà mandarlo a scuola per tre mesi all’anno, dall’età di dieci a sedici anni, e vestirlo in maniera appropriata. Gli uomini indicati hanno il potere di acquisire tali prigionieri anche dagli indiani per affrancarli.

Nel Nord la schiavitù prevaleva su ogni cosa e veniva praticata ed incoraggiata dalla Compagnia della Baia di Hudson. Sulla schiavitù in Oregon, disse mr. Slocum: “Il prezzo di uno schiavo varia da cinque a quindici coperte. Le donne valgono più degli uomini. Se uno schiavo muore entro i sei mesi dall’acquisto il venditore restituisce metà del suo prezzo.
…In molti casi accade che un uomo venda il suo stesso figlio… Gli schiavi sono usati per tagliare legna, cacciare e pescare per i dipendenti della Compagnia e sono pronti per ogni lavoro extra. Ogni uomo delle spedizioni per le trappole ha dai due ai tre schiavi che lo assistono nella caccia e hanno cura dei cavalli e dell’accampamento. Essi perciò sollevano la Compagnia dalle spese che, come minimo, imporrebbero di duplicare il numero dei partecipanti a queste spedizioni. Sino a quando la Compagnia della Baia di Hudson permetterà di tenere questi servi, la schiavitù sarà perpetuata”.

La schiavitù, del tipo in uso in Africa ed Oriente, era più diffusa nell’Oregon che in ogni altro territorio del West. Stanley afferma che Casino, uno dei più celebrati capi Klickitat, “nella pienezza del suo potere viaggiava in gran pompa ed era spesso accompagnato da centinaia di schiavi che obbedivano ad ogni suo minimo capriccio”.


Il piccolo Santiago McKinn, prigioniero degli indiani

La medesima autorità scrive, ancora: “E’ usuale pratica tra gli Shasta, Umpqua ed indiani del Fiume Rogue vendere i loro bambini in schiavitù alle tribù stanziate sulle rive del Columbia. Durante il mio viaggio attraverso la valle del Willamette nel 1848 incontrai una spedizione de Tlickitats (Klickitats) di ritorno d uno di queste escursioni commerciali che deteneva una ventina di ragazzi che aveva acquistato dalla tribù Umpqua”.
Le tribù dell’Oregon predavano per questi commerci sopra le derelitte tribù della California ed i Modocs, Klamaths e gli indiani del fiume Pitt si guadagnarono la reputazione di feroci e crudeli conduttori di schiavi procurandoseli per la vendita ai loro vicini settentrionali.
L’approccio dei Mormoni con i nativi fu sempre migliore di quello degli altri colonizzatori bianchi. Questo perché il loro Credo riteneva gli indiani eguali e senza volontà di civilizzarli subito. Erano creduti appartenere alla stirpe de “Lamaniti”, cioè attuali esponenti delle tribù perdute di Israele, discendenti diretti di Abramo e quindi dei fratelli che sarebbero divenuti col tempo un popolo delizioso e leale. E’ chiaro che con tali principi i Santi venivano molto apprezzati dagli indiani, anche se qualche guaio l’ebbero patire anche loro. I Mormoni adopravano il loro ascendente sugli indiani, fornendoli anche di armi, contro i ” gentili” (non credenti) statunitensi. Si veda anche il famoso eccidio di Mountain Meadows in cui gli indiani vennero istigati e guidati da Mormoni travestiti nel massacrare a tradimento una pacifica carovana di emigranti provenienti dall’Arkansas settentrionale, composta da 56 uomini e 62 fra donne e bambini (alcuni dei più piccoli furono però “adottati”) con trenta carri, e circa 30 tra muli e cavalli e seicento vacche.
In tutte le Montagne Rocciose, salvo che nel triangolo nord est, si estendeva il sistema della schiavitù, talmente radicato che era difficile da estirpare. Nel Colorado era stato portato ad un picco così alto così che nel 1865 i bianchi detentori di schiavi erano arrabbiati contro gli sforzi del Governo. L’agente indiano Head accompagnato dallo vice Marshal E.R.Harris. visitò tutti i possessori di schiavi e li informò che dovevano liberarli. Riferisce il sig. Head: “Ho notificato alla gente che in futuro nessuno schiavo sarà comprato o venduto poiché arresterò entrambi gli attori della transazione. Questo passaggio porrà fine una volta per tutte a questa pratica inumana in vita con i messicani per generazioni. Vi sono prigionieri che non conoscono i loro genitori, non sono capaci di parlare la loro lingua madre e non conoscono nessuno altro che coloro che li liberati dai loro spietati padroni”.
In Arizona e New Mexico gli schiavi non sono ancora pienamente emancipati (ndt: siamo nel 1886). Ci sono venti schiavi messicani liberati tra i Navajos nel 1883. Nel 1866 il numero degli indiani in schiavitù presso i bianchi era ufficialmente stimato in duemila. Indubbiamente vi sono ancora molti indiani tenuti dai messicani in quei territori ma il sistema del peonaggio e la paura di esprimere malcontento ne rendono difficile l’affrancamento. Nel Messico settentrionale vi è un gran numero di nostri indiani tenuti in schiavitù e gli Ufficiali delle riserve in Arizona sono addirittura costantemente assediati da appelli per recuperare i parenti prigionieri.


Una prigioniera destinata ad essere una serva

La condizione di questi schiavi era scioccante, come ben esposto nel documento dei Mormoni surrichiamato. Le donne prigioniere erano pressoché costantemente sottoposte ad atti immorali sia tra i bianchi che gli indiani e, tra i primi, erano spesso costrette alla pubblica prostituzione dai possessori per incamerarne i compensi. Tra gli indiani c’era anche il costante pericolo del sacrificio per motivi religiosi. Ad ogni morte di un notabile vi era l’usanza di uccidere alcuni prigionieri che dovevano servirlo nell’aldilà, come nella narrazione della prigionìa fatta da Olive Oatman. Walker (Wacca), il famoso capo Ute, morì nel 1855 e fu sepolto su una alta montagna a 20 miglia a sud est di Fillmore (Utah) con tutti gli onori del caso. Quattro schiavi Pi-ede, tre bambini ed una donna, furono seppelliti insieme a lui. Tre furono scannati e gettati nella fossa; l’altra vi fu sepolta viva. Tra i Chinooks l’usanza funebre era di legare mani e piedi agli schiavi ed assicurarli al corpo del defunto e quindi deporli tutti nel luogo destinato a sepoltura; dopo tre giorni venivano strangolati da un altro schiavo. I particolari del trattamento potevano essere descritti anticipatamente ai prigionieri di entrambe le razze e, come si può immaginare, il sistema tendeva ad aumentare la paura e l’odio. Quando uno viene ucciso, è intuitivo, la guerra può essere in certo modo dimenticata, ma quando genitori o parenti stretti sono tenuti schiavi vi è una costante tensione per recuperarli od a vendicarli. Tale sentimento era condiviso da entrambe le parti ma, riguardo alle donne, era maggiormente sentito dagli Apaches piuttosto che dai messicani.
Il Peonage o Peonaggio è una servitù (o schiavitù) per debiti dove un sottoposto (uomo libero ma a volte anche un carcerato) deve saldare un debito con il proprio lavoro manuale. Il padrone (di solito un latifondista, mercante o proprietario di miniere) anticipava le spese trasporto, per affitto, sussistenza, sementi, animali ecc.) in maniera tale che il peone non riusciva mai a ripagare completamente il debito contratto più gli interessi, divenendo un vero e proprio “servo della gleba”. Istituto tipico del Messico, negli USA era diffuso soprattutto nel Sud ai danni specialmente dei neri dopo la “liberazione”. Fu dichiarato illegale dal Congresso nel 1867 ma, con vari escamotage legali, giunse sino al 1940. Spesso dei poveri diavoli e vagabondi venivano arrestati e condannati a forti pene pecuniarie per reati inventati (con la complicità delle autorità) che non potevano pagare e finivano stritolati in tale odioso meccanismo.
Un esempio di tortura
Le donne apache era note per la castità. Sotto tale aspetto erano molto superiori alle messicane ed uguali, se non superiori, a tutte le altre tribù indiane del continente. Il destino cui erano sottoposte le loro mogli o figlie prigioniere sovente rendeva soprattutto gli Apache estremamente infelici. Naturalmente non vi era da parte dei bianchi lo stesso sforzo prodotto per recuperare alle loro tribù gli schiavi indiani tenuti presso i messicani od americani. L’assioma di Aristotele era che “i barbari sono destinati per natura alla schiavitù” ed è sempre stato adusato dalle razze superiori nei contatti con quelle inferiori.
L’acquisto forzoso dei ragazzi messicani dalla Commissione per i Confini non fu mai dimenticata dai Mimbrenos che la ritennero una usurpazione dei loro diritti.
Il trattamento delle prigioniere da parte degli indiani era solitamente cattivo, ma quello dei nativi delle grandi pianure (ndt. Comanches, Cheyennes, Sioux) era addirittura malvagio.
Quando una donna era catturata da una spedizione di guerra ella era proprietà comune, per ogni notte, sino a quando i guerrieri rientravano al loro villaggio base, ove allora diveniva proprietà privata del solo catturatore che poteva venderla, usarla come posta per il gioco, prestarla per la notte agli amici, o farle qualunque cosa gli garbava. Se cercava di resistere veniva picchettata, cioè ancorata al terreno con i quattro arti assicurati a picchetti per vincerne ogni resistenza. Era inoltre picchiata o perfino uccisa. Se usciva quasi indenne da tale trattamento veniva poi tenuta legata od addirittura menomata nella deambulazione per impedirne la fuga ed avvertita che, in caso di nuova ricattura, avrebbe patito una morte lenta e dolorosa.
I Navahos erano preferiti agli altri indiani per essere tenuti in schiavitù a causa della natura docile, intelligenza, pelle chiara e la licenziosità delle loro donne. Il dr. L. Kennon, la cui opportunità di verifica era grande, testimoniò che: “Ritengo il numero dei Navajos catturati e tenuti come schiavi sia sottostimato. Penso che siano dai i 5 ai 6 mila. Non conosco famiglie che non possano accumulare 150 dollari per comprare uno schiavo Navajo; molti ne hanno quattro o cinque, essendo la compravendita legale come quella delle pecore o maiali. Prima della guerra il loro prezzo andava da 75 a 100 dollari ma ora è salito a 400 dollari. L’altro ieri ho visto alcuni indiani messicani in vendita a Santa Fè. Ho avuto a che fare con la schiavitù in Georgia ma qui è assai peggio non essendoci alcun obbligo di assistenza quando lo schiavo diviene inabile al lavoro o troppo vecchio. Naturalmente i Messicani si lamentano a gran voce delle incursioni dei selvaggi ma vi poca disposizione da parte dei nostri militari ad usare grande forza avverso la nazione Navaho. Essi conoscono la reale situazione avendone sentito l’esposizione da parte dei nativi stessi ed inoltre molti ufficiali hanno per compagne donne Navahos”.
Il rischio della fuga
Fuggire dalla schiavitù per le donne era difficile anche se si conoscono alcuni casi.
Un caso famoso tra gli Apaches (narrato dal figlio Jason Betzinez) è la fuga della della cugina di Geronimo, Nah Thle Tla, catturata dai messicani che riuscì a scappare da Santa Fè percorrendo a piedi 250 miglia, senza viveri, in territorio ostile, desertico e sconosciuto, sino a ricongiungersi alla sua banda.
Un altro caso, questo con finale tragico, viene narrato da Olive Oatman mentre era anch’essa prigioniera del Mohaves cui era stata venduta dai rapitori Tontos. Una bella prigioniera diciassettenne della gente Cocopah, razziata una settimana prima, una notte fuggì dall’accampamento a nuoto e si allontanò per 130 miglia nel Colorado. Ormai quasi in salvo ma esausta, fu trovata e catturata dagli Yuma che la restituirono ai Mohaves per buone relazione di vicinato. La giovane fu crocifissa, quale monito, avanti alle altre prigioniere della tribù.

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